𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚...

By bluelliestories

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"Se potessi rivivere un solo giorno della mia vita, sarebbe sempre lo stesso, in loop, senza interruzioni, e... More

Introduzione
❦ Trailer & Cast ❦
1. Now you're just somebody that I used to know
2. I wonder if I'll ever see you again
3. Before our innocence was lost
4. Even my phone misses your call
5. We were silenced by the night
6. We're not who we used to be
7. Somewhere only we know
9. Just nineteen, a sucker's dream - quattro anni prima
10. I'm Mr. Brightside
11. I'm coming out of my cage
ANNUNCIO IMPORTANTE
12. When I run out of road, you bring me home
13. She's walking on fire
14. Hey there Delilah
15. Taffy stuck and tongue tied
16. Big lights will inspire you
17. Just let me know, I'll be at the door
18. I'm gonna pay for this
❦ Playlist ❦
19. Crawling back to you
20. Your lips, my lips, apocalypse
21. Here to take my medicine
22. Another star, you fade away
23. Half of me has disappeared
24. Palm trees are candles
25. Kiss in the kitchen like it's a dance floor
26. Strawberry fields forever
27. I call my baby Pussycat
28. Well, are you mine?
29. Remember when you used to be a rascal?
30. The blood in my veins is made up of mistakes
31. Jealousy, turning saints into the sea
32. Remember me, special needs
33. It's New York baby, always jacked up
34. Times Square can't shine as bright as you
35. It'd be so sweet if things just stayed the same
36. Everyone knows she's on your mind
37. I'm better off on my own
38. We met with a goodbye kiss
39. When we made love you used to cry
40. With your hands between your thighs
41. Leave me hypnotized, love
42. Does he take care of you?
43. Lamb to the slaughter
44. The things I'm fighting to protect
45. With everything, I won't let this go
46. Don't turn away, dry your eyes
47. I will save you from all of the unclean
48. Head in the clouds but my gravity's centered
49. I see the truth in your lies
50. It was a perverted thing to say
51. I almost died in my dreams again
52. The bed was left in ruins
53. Won't stop til it's over
54. And the sex and the drugs and the complications
55. Meet me in the hallway
56. This is your last warning, a courtesy call
57. Every little lie gives me butterflies
58. Tell them the fairytale gone bad
59. You can drag me through hell
60. Your knee socks
61. Type of sex you could never put a price on
62. Should've done something but I've done it enough
63. Birds fly in different directions
64. Baby, can you see through the tears?
65. In the end, it doesn't even matter
EPILOGO - if it wasn't for you
BONUS - You can even fly up here
❦ Trailer e Ringraziamenti ❦
-DEVIANT-
❄️GIVEAWAY Natalizio❄️

8. Where are you now when I need you most?

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By bluelliestories


Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a chiederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo
tu non darglielo in fretta






Harry dovette salire in macchina prima di realizzare tutto quello che era successo quella notte.
Fu costretto a sedersi, ascoltare il proprio respiro e rilassare i muscoli in tensione per realizzare che le sue mani profumavano di lei e che nella sua bocca c'era ancora il suo sapore.
Sospiró socchiudendo gli occhi ed immaginando di avere ancora tra le mani la bocca di lei, che come un bocciolo di rosa si schiudeva di fronte ai suoi implacabili affondi.

Si chiese se non fosse stato tutto frutto di una gigantesca suggestione, semplicemente il risultato della nostalgia di un qualcosa che era rimasto irrisolto, indefinito. Se non si fossero lasciati trascinare da un momento che portava con sé una tensione accumulata internamente, che non conosceva altri sbocchi al di fuori di quel battito di ali a turbargli ancora di più l'esistenza.

Lei era stata un pensiero immancabile delle sue giornate solitarie, e non avrebbe mai pensato che sarebbe riuscito di nuovo ad avvicinarla. Perché Estelle era un carattere tenace e fragile allo stesso tempo: terrorizzata dal suo troppo sentire, innalzava una corazza di cristallo grezzo contro tutto ciò che avrebbe potuto farla vacillare. Ed Harry l'aveva fatta oscillare, tremante come un ramoscello piegato sotto la tempesta battente, almeno un milione di volte.

Quelle circostanze che lo avevano portato di nuovo fino a lei sembravano disegnate a tavolino, in un gioco perverso che tendeva solo a farli capitolare l'uno verso l'altro. A metterli alla prova.
A riportare a galla nella memoria i pezzetti di felicità e gli stralci di sofferenza che invadevano l'anima con tutta la loro prepotenza, perché forse loro si erano rifiutati troppo a lungo di guardare in faccia alla realtà delle cose.

Ma lui l'aveva sentita tremare tra le sue braccia e fremere di struggimento al contatto dei loro corpi così stretti e così vicini.
E gli occhi potevano indurre in errore, ma le mani non mentivano mai.
E tutto il resto perdeva improvvisamente importanza, vedendo sfumare i propri contorni come un orizzonte rarefatto in una bollente giornata di agosto.

Improvvisamente, seppe perfettamente cosa doveva fare.





Nella penombra della cucina, Ivonne sistemò i suoi lunghi capelli rossi leggermente ondulati in una morbida coda.
Poi allungó verso Estelle una tazza fumante e colorata che profumava di fiori.
«Grazie.» Rispose lei, ancora con lo sguardo imbarazzato e leggermente distante. «Anche se forse avrei più bisogno di una birra.»
«Fatti andare bene la tisana, per stanotte. Voglio veramente andare a dormire.»
Ivonne pensó ad Oliver che era già nel suo letto, al piano di sopra, senza di lei, ma non poteva proprio evitare di sentirsi responsabile per sua sorella e di essere lì per lei, in quel momento.
Sapeva di aver esagerato, sapeva di essersi lasciata trascinare dal suo carattere focoso incline a reazioni eccessive, ma era solo la sua afflizione per quella sorella che lei vedeva sempre così malinconica e abbattuta, a parlare al posto del suo buon senso.
Quella preoccupazione latente di non riuscire ad esserci sempre, per lei.
L'angoscia che fosse da sola, abbandonata a se stessa in un mondo vorticoso che non si faceva scrupoli a risucchiare tutta la vitalità e le energie che lei sapeva che Estelle possedesse come qualità naturali e innate.

«Fosse per me, ci sarei già andata da un pezzo. Vorrei che questa serata finisse il più presto possibile.»
Ammise Estelle, e non sapeva davvero in cuor suo come avrebbe voluto che quella serata fosse andata a finire. Una timida sensazione di mancanza si stava facendo largo a passi impacciati nella sua coscienza sgretolata.
La pendola che scandiva i secondi le rimetteva alla mente il silenzio che l'aveva investita poco tempo prima, quando i suoi sensi dimenticavano di comprendere qualsiasi percezione che non fosse Harry, tutto intorno a sé.

«Spiegami almeno a chi dovrei spaccare la faccia.» La riportò alla realtà sua sorella maggiore.
Estelle prese un sorso di tisana bollente e sorrise lievemente, pensando al fatto che quel fuscello di sua sorella non poteva far male nemmeno a una mosca.
«Non devi disturbarti. Ci ha già pensato Harry.»

Ivonne sgranò gli occhi, puntando le mani sul tavolo. «Stai scherzando?»
Lei fece un lungo sospiro scuotendo la testa in segno di negazione, e poi cominció a raccontare.
«Logan è venuto assieme ad una coppia di amici di Londra che stava andando a Leeds, erano di strada e si sono fermati a cena qui.»
Ivonne continuò a non capire.
«Ma tu e Logan avete chiuso da mesi. Perché lo hai fatto venire?»
Era una bella domanda. Estelle continuava a chiederselo insistentemente, senza riuscire a trovare il modo di sbrogliare quella matassa di moti emotivi e istinti arcaici che angustiavano il nocciolo del suo essere.
«Erano giorni che insisteva per parlarmi. Diceva di avere dei problemi, e io sono una delle persone che conosce meglio quali siano.»
Cominciò a giocherellare con il cucchiaino, mentre si rendeva conto che quella notte neanche qualche sorsata di liquido caldo riusciva a scenderle in uno stomaco sigillato e disgustato, che aveva deciso di non collaborare.
«Ma l'unico problema che aveva stasera era quello di aver bevuto troppo, e chissà cos'altro si era preso. Gli altri sono andati via presto perché dovevano proseguire in macchina, mentre lui.. è rimasto qui.»
Nello sguardo di Ivonne si accese una scintilla di frenesia inquieta.
«Cosa ha fatto?»

Estelle sospiró di nuovo e si infiló le mani tra i capelli.
«Ha cominciato a dire cose folli. Che saremmo dovuti tornare insieme. Poi ha detto che gli sono arrivate delle voci poco gradevoli sul mio conto, e che lui non poteva sopportarlo.»
L'espressione delineata sul volto di Ivonne si veló di un orribile presentimento.
«Quel tossico del cazzo. Ti ha messo le mani addosso?»

«Non ci è riuscito. Ma ci ha provato. Era completamente fuori di sé, faceva dei discorsi irripetibili.»
Estelle si mise ancora le mani tra i capelli, come per placare un'agitazione sotto pelle, e sua sorella si accorse che le sue mani tremavano.
«Ha provato a sovrastarmi, io gli ho urlato di fermarsi, e qualche istante dopo, mi sono ritrovata con Harry dentro casa che lo prendeva a pugni. Penso che lo avrebbe ammazzato, se avesse potuto.»

Ivonne ascoltó tutto quello che una sorella maggiore non avrebbe mai voluto sentirsi dire, con il cuore il gola: era sconcertata e non riusciva a tollerare che si fosse verificato tutto quello, dentro casa loro.
«Dio mio, che pezzo di merda.» Disse quasi sussurrando, abbassando il viso e stringendo i pugni.
«E io che ho anche accusato Harry. Avrei dovuto ringraziarlo.»

Le tornó in mente l'espressione di quel ragazzo accartocciato nel gelo di una notte invernale: nei suoi occhi scorgeva pennellate amabili di emotività e dolcezza, fuori casa di Marcus, mentre lei gli parlava di Estelle.
Solo una mente annebbiata come la sua avrebbe potuto pensare che fosse stato lui a potersi scagliare contro qualcuno che, Ivonne lo aveva percepito, era così prezioso per entrambi.

«È stato un caso che stasera ci siamo ritrovati in giardino io e lui da soli, e io gli ho detto che non rispondevi al telefono. Deve aver avuto un sesto senso, o qualcosa del genere.»
Estelle rovesciò il capo verso il tavolo e si tenne la testa con le mani, perchè le sembrò davvero che le stesse per scoppiare.

«Quanto a Logan, l'ho sempre saputo che fosse un gran bastardo. Con la scusa dei soldi e delle sue problematiche pensa di poter fare quello che vuole! Dovresti denunciarlo, e chissene frega se la sua famiglia è ricca e potente. È uno abituato ad avere il culo parato. Dio mio..»
Continuò, colta da un ultimo moto di collera, per poi ragionare ancora sull'avvicendarsi degli eventi.
«Chissà cosa sarebbe potuto accadere, se non fosse arrivato Harry.»

Anche Ivonne aveva un netto sesto senso, da quando aveva messo piede dentro casa, nonostante non si fosse azzardata ad esternarlo.
Aveva percepito nettamente la tensione che si respirava nell'aria quando era tornata, scambiandola inizialmente per un litigio, e soprattutto aveva bene impressi gli sguardi che avevano Harry ed Estelle nel trovarsi lei ed Oliver piombati di fronte a loro.
«E poi che cosa è successo?»

Estelle la guardó con aria interrogativa, come se non sapesse dove volesse andare a parare. Ma probabilmente voleva solo evitare che lei glielo chiedesse esplicitamente.
«Niente, Logan se n'è andato, e spero che lo abbia fatto per sempre.»
«Ok. Ed Harry?»
«Anche Harry stava andando via.»
Mentì spudoratamente. Sentiva ancora la pelle bruciarle sotto i vestiti, dove lui l'aveva toccata, come se ogni fibra del suo corpo urlasse a gran voce per richiedere ancora quel contatto violentemente interrotto.
«Ah si? Non mi sembrava affatto.»
O stavano discutendo animatamente, come lei aveva immaginato, oppure..
«Sembravate abbastanza concitati.»

Estelle si agitò vistosamente, alzandosi in piedi e posando la tazza ancora semipiena nel lavandino.
«Non ci aspettavamo che qualcuno entrasse in casa. Eravamo ancora parecchio scossi.»
Ivonne decise di non insistere oltre, ma sua sorella non aveva mai imparato a mentire come si deve.
La attiró a sè e la strinse in un caldo abbraccio, perché comprese che solo di quello aveva bisogno in quel momento, e di nessun altro giudizio sterile che avrebbe fatto come la nebbia, che quando arriva lascia il tempo che trova.
Estelle rimase a farsi cullare per un po' fra quelle dolci braccia familiari, delicate e leggere come una brezza estiva appena accennata.

«Non vedo l'ora di tornare a casa, di tornare a lavorare, e di lasciarmi tutti questi casini alle spalle.» Sussurrò con il volto affondato nell'incavo di quelle spalle un po' ossute, così sottili e amorevoli.
Non era del tutto convinta che a New York i suoi fantasmi non l'avrebbero più perseguitata, perché li vedeva ogni notte quando chiudeva gli occhi prima di addormentarsi, ma sicuramente lì avrebbe avuto più distrazioni che in quel paesino dimenticato da Dio, dove non faceva altro che pensare, e vedersi come attraverso un grande specchio fisso costantemente puntato su se stessa.

E in quel momento le riaffiorava tutto dentro come una valanga, perché era stanca, era esausta di trascinarsi dietro quelle sue valigie pesanti, perché la vita con lei era stato troppo benevola per certi versi e troppo meschina per altri, e lei non ne poteva più di doversi sentire a tutti i costi fortunata quando quella spina trafitta nel cuore l'aveva nel tempo portata ad odiarsi. Ad essere piena di rimorsi, di sensi di colpa, di rabbia.
Strinse con forza le braccia di sua sorella e finalmente le lacrime che teneva dentro da troppo tempo scesero copiose a graffiarle le guance, e non ci fu più bisogno di parlare oltre.








Il giorno successivo per Estelle fu pervaso da una strana sensazione che percepiva a livello corporeo, quasi come se fosse tangibile, che non seppe bene decifrare, almeno inizialmente.
Fu come se quello sfogo con sua sorella, e l'alba di un giorno nuovo, avessero contribuito a far fiorire in lei una consapevolezza del tutto particolare, mai provata prima.
La presa di coscienza di un distacco che faceva male, come una linea indelebile tracciata sul terreno della sua psiche.
E continuò ad arrovellarsi pensando che forse era proprio quello, che le aveva fatto più male durante tutto quel tempo: più di tutto il resto, quel resto che aveva incolpato come unico responsabile giorno dopo giorno, senza dargli mai tregua.

Durante quella lunga giornata scandita da attimi infiniti, si ritrovò senza volerlo a passare più tempo a sperare che lui la richiamasse, o si facesse vivo in uno di quegli strani modi che erano sempre tutti suoi, unici e particolari, che a pensare a quello che era successo a causa di quel viscido personaggio, che si era infilato in casa sua solo per umiliarla.
E si stupì di come Harry gli avesse fatto quasi dimenticare un qualcosa che avrebbe potuto traumatizzarla e spezzarla in due.

Gli occhi iniettati di sangue che minacciavano solo di volerla ferire, di quella bestia invereconda, erano stati spazzati via da un paio di occhi caledoiscopici che scalpitavano solamente per prometterle protezione, presenza e tutto quello che non avevano mai avuto.
E lei a quel punto, ricaricata da una nuova giornata, come catturata da un vincolo incantato, della sera precedente ricordava solamente la stretta benevola e rassicurante di Harry, e il suo sguardo che suggellava una promessa, e quella passione straripante che avevano represso disperatamente, che soggiaceva inascoltata nel loro petto fino all'istante prima.

Si sfiorava le labbra con le dita e si chiedeva il significato di quel bacio, il sapore di essere tornati a casa dopo tanto peregrinare, e continuava a desiderare quel contatto contro la propria stessa volontà.
Forse non avrebbe dovuto rispondervi con tanto abbandono, e men che meno avrebbe dovuto anelarlo ancora, perché lo sapeva che era tutto sbagliato.
Era sempre stato tutto sbagliato, con lui.
Eppure non avrebbe cancellato nemmeno un singolo momento, perché era tutto ciò che l'aveva sempre resa viva.
E quello che era successo la sera prima non si poteva rinnegare, come non poteva non ammettere il modo in cui l'aveva fatta fremere per poi infliggerle quella separazione forzata che l'aveva svuotata tutta d'un botto, lasciandola inerme a guardarlo allontanarsi da lei. Ed era tornata ad esistere come un semplice ammasso di carne e nervi, come privata in un lampo del suo soffio vitale.

Mentre faceva questi ragionamenti, si ritrovò per l'ennesima volta a scivolare inesorabilmente verso di lui, che era sempre stato l'unico in grado di smuoverle tutto ciò che aveva dentro.

Verso sera cominciò a chiedersi se avesse senso continuare a combattere contro tutta quella sensazione di privazione che la investiva quotidianamente.
Se fosse giusto continuare a negare a se stessa che le mancava qualcosa e qualcuno per compiersi, ma anche quell'impellenza di versare la vita che traboccava dal suo corpo e dalla sua anima su qualcosa e qualcuno che riteneva comunque insostituibile, nonostante tutto il dolore.
In fondo cosa poteva essere quella spinta instancabile verso Harry che sfuggiva alla ragione, a colmarsi di lui e riversarsi in lui, se non un barlume di un piccolo nucleo pulsante di sé che lei nascondeva gelosamente, persino a se stessa?

La notte arrivò ad appesantire i tetti, ed Harry quel giorno non la richiamò, ne si fece vivo, mentre lei si ritrovò di nuovo a dondolare sulla giostra dell'attesa illusoria e dell'inquietudine ansiosa che conosceva fin troppo bene.








Passò un'altra nottata a tormentarsi in preda ad un sentimento impaziente e ad un sonno disturbato e disorientato che non la lasciava in pace.
Fu poco dopo le prime luci di un timido sole asettico che non riusciva a scaldarla, che Estelle si svegliò trafelata, il corpo che sembrava essere reduce di uno sforzo intenso e prolungato.
Senza nemmeno pensarci sopra, compose un numero che conosceva a memoria, con ansia febbrile a farle tremare le labbra schiuse.
Bastarono un paio di squilli, prima che lui rispose.
"Harry?"
"Estelle."
Sembrava vagamente incredulo, forse era per l'orario, ma lei realizzò che era passato veramente tanto tempo da quando lui non riceveva le sue telefonate.
"Ho bisogno di parlarti."
"Quando?"
"Adesso. Ho bisogno di parlarti subito, immediatamente."
Udì un lungo sospiro, dalla parte opposta della telefonata, e qualche attimo di silenzio che precedette una notizia inattesa.
"Non sono più a Holmes Chapel.
Sono andato via."
"Cosa? Dove sei?"
"A Londra, a Heathrow."
"Sei all'aeroporto??"
"Si. Ho un volo per i Caraibi che parte a breve. Te l'avevo detto, mi pare."
Estelle rimase per qualche istante in silenzio, attonita.
"Ma.. io.. non credevo, che tu.." Tentennò, prima di essere interrotta.
"Non posso restare lì. Non posso, lo sai. Impazzisco." Sembrò quasi arrampicarsi su una giustificazione che non era dovuta.
"Ok, ma.."
"Elle.."
Di nuovo quel nomignolo. Estelle chiuse gli occhi. Non aveva voglia di sentire quello che lui le stava per dire. Non di nuovo.
"No, senti, io.. fa come se non avessi chiamato." Si affrettò a troncare la conversazione.
"Elle. Ascoltami."
"Davvero Harry, non c'è problema."
"Sta zitta. E ascolta, per una volta in vita tua."
Estelle rimase in silenzio: finalmente Harry fu soddisfatto, e potè parlare. Lo sentì allontanarsi da una zona rumorosa per mettersi in disparte.
"C'è una cosa per te nella cassetta della posta."
Lei aggrottò la fronte, chiedendosi se avesse capito bene.
"Che cosa?"
"Ti ho lasciato una cosa. È per te. Vai a prenderla, prima che la veda qualcun altro."
Estelle era sbigottita.
"Ma.. ma.. cos'è?"
"Non me ne sarei andato, senza pensare a te."
Non seppe cosa rispondere, ma un brivido indefinibile le percorse tutto il costato, e si chiese se lui stesse provando la stessa cosa.
"Adesso ho l'imbarco, devo andare."
Lei provò a dire qualcosa, ma le parole rimasero incastrate lì, tra la gola e lo stomaco, annichilite dalla notizia della sua partenza.
"Buon viaggio, Harry."
"Ciao, Elle. È stato bello rivederti."
"A.. anche per me." Balbettò, ma ebbe come l'impressione che Harry avesse già riattaccato.



Volò giù per le scale, e uscì a piedi nudi dalla sua villetta riconsegnandola al silenzio, calpestando l'erba umida del giardino ingrigito dalle nuvole che minacciavano una nuova ondata di pioggia.

Nel suo rapido incedere, il torpore che il suo corpo aveva accumulato durante la notte si disperdeva nell'aria gelida, mentre pensava al fatto che lui era stato lì, forse il giorno prima: e si era preso la briga di aprire la sua cassetta della posta, anche se in quel momento le sfuggiva il motivo.
La aprì rapidamente con gli occhi illuminati di curiosità e aspettativa, ma con quella sensazione di sconforto che non allentava mai il suo triste abbraccio.
Riconobbe la calligrafia di Harry quasi istintivamente, come se fosse un qualcosa che appartenesse ad una larga parte del suo cuore.

E poi improvvisamente si ritrovò davanti alle porte del suo futuro, quello che sarebbe dovuto essere, e quello che non sarebbe dovuto essere, quando tutta la loro vita era stata trafitta dalle lame del destino. La loro destinazione finale sarebbe potuta essere il bisogno dell'impatto con il suolo, dello schianto, dopo tanto orbitare e precipitare nel vuoto.

Oppure sarebbero rimasti nel limbo dell'indeterminatezza, permeati da quella tensione inesausta a completarsi e raggiungere una perfezione sempre negata o rinviata, mai interamente e stabilmente posseduta.
E adesso erano di nuovo incompleti, sospesi a mezz'aria e irrisolti, pezzi di rottami abbandonati con ancora una volta un oceano e un continente a separarli.

Ma allo stesso tempo, tra le sue mani stringeva il suo passato, il loro passato, e quello era immodificabile: per Estelle non esisteva più possibilità di scelta, ma il loro vissuto la travolse, perché il passato si svolge eternamente ed è principio e fine, e tutto le scorreva davanti agli occhi come se non potesse non venirne risucchiata.
Tutto era eternato dallo specchio d'acqua dei suoi occhi come un insetto dall'ambra, adagiato sul fondo dell'iride, in un sonno immortale e senza sogni.

Perché il passato si perdeva nel futuro, e il futuro nel passato: come due eterni fiumi confluivano in una cascata senza fine, e il tempo si condensava in quello che Harry le aveva lasciato e che lei stringeva tra le mani, nell'attimo assoluto ed eterno del presente.



..o resterai più semplicemente
dove un attimo vale un altro
senza chiederti come mai,
continuerai a farti scegliere
o finalmente sceglierai?










Ciao ragazze!
Se vi ho lasciato un po' spiazzate e in sospeso con questo capitolo, vorrei dirvi che era esattamente la mia intenzione.
Voglio che sappiate che a tutto c'è un senso, e che Harry non è affatto impazzito. Niente è lasciato al caso, non una singola parola.
Dal prossimo capitolo torneremo indietro nel tempo per ripercorrere cosa li ha portati fino a questo punto. E di cose ne succederanno un sacco!
Grazie a chi ha seguito la storia fino a questo punto, ci tengo a dirvi che mi riempite di gioia 🖤

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