Last Chance

By Camrenismorethanreal

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Lauren Jauregui, 30 anni, neurochirurgo prodigio di fama mondiale. Nonostante la giovane età, ha già avuto tr... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
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Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
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Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Ultimo capitolo

Capitolo 53

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By Camrenismorethanreal

Erano passati tre giorni da quella notte. Tre giorni in cui Camila non aveva mai chiuso occhio: sentiva la testa scoppiare, gli occhi bruciare ed il cuore assente. Da quando era svenuta, l'avevano ricoverata per fare sì che si riprendesse, ma non sarebbe bastato di certo una piccola flebo per farlo.
I sui genitori, preoccupati, avrebbero preso il primo volo per Lisbona, ma la cubana, glielo aveva impedito. Non voleva parlare con nessuno. Voleva stare sola, con il suo immenso dolore. Le infermiere continuavano a portarle da mangiare, ma ogni volta, il cibo rimaneva quasi sempre nel piatto. I medici continuavano a dirle che non avrebbe potuto continuare in quel modo, ma Camila non ascoltava nessuno. Per lei, nulla era più importante, neanche la sua salute. Aveva appena perso una delle persone più importanti della sua vita e non si era mai sentita così vuota prima.
La cubana se ne stava li, in quella camera fredda ed asettica, a fissare un punto nel vuoto per tutto il giorno, senza mai dire una parola a nessuno. Più trascorrevano i giorni, più diventava difficile andare avanti. Più le ore passavano, più sentiva le forze venire meno.

Natalia era stata con lei tutto il tempo, ma non era cambiato nulla. Camila avrebbe voluto accanto a sé solo una persona, che però, non sarebbe potuta esserci mai più.

Quello era il giorno del funerale di Lauren. La madre aveva deciso di celebrarlo li, per poi riportare la salma in America e seppellirla nella tomba di famiglia. Anche per lei fu molto dura, nonostante Clara sembrasse una donna rigida ed impenetrabile. Aveva appena perso una figlia ed il suo cuore non si sarebbe mai più ripreso. Doveva però andare avanti, per dare a Lauren anche dopo la morte, il meglio che mai avesse potuto darle.

"Perché non sei ancora vestita?"
- Natalia entrò nella camera della cubana, distesa a letto, sotto il lenzuolo bianco -

Camila non rispose, ma anzi si girò dall' altra parte, in modo che la ragazza non potesse più disturbarla.

" È inutile che mi ignori. Oggi ti alzi da quel letto e vieni al funerale!"
- esclamò dura Natalia -

La cubana, a quella parola, perse un battito. Chiuse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime che stavano per scenderle prepotenti sul volto. Quella parola rendeva il tutto più reale. Se n'era andata. Per sempre. Aveva deciso di non andare al funerale, non avrebbe potuto sopportarlo.

"Non vengo!" - quelle furono le prime parole pronunciate dalla cubana dopo giorni -

"Che cosa? Alza quel culo Camila, non sto scherzando! Se c'è bisogno, ti ci porto con la forza!" - la minacciò Natalia, togliendole di dosso il lenzuolo -

" Ma che fai?" - si alzò improvvisamente, fulminandola con gli occhi - " si può sapere che cazzo vuoi da me? Hai 18 anni, non hai uno straccio d' amico o un fidanzato e la tua vita è così patetica che stai appresso ad una sconosciuta che però non ti vuole qui. Vattene Natalia, vattene!" - gridò con tutto il fiato in corpo -

La ragazza c'era rimasta sicuramente male da quello scatto improvviso della cubana, ma nonostante quelle parole, aveva capito che le erano uscite soltanto per rabbia e dolore e che in quel momento, Camila non era proprio in sé. Decise di non dare peso a quella sfuriata e provò a parlarle con calma.

" Pensi che insultandomi, il dolore che provi passerà? Quello non se ne andrà mai, diventerà più tenue si, ma il vuoto che ti lascerà questa perdita, rimarrà sempre intrinseco dentro di te!" - disse Natalia, come se sapesse di cosa stava parlando -

" Ma brava! Hai scoperto l'America! Lo stesso posto dove tu non metterai mai piede perché sei troppo stupida per studiare medicina e diventare qualcuno!"

Camila sapeva di star esagerando e che Natalia, non meritava tutto quell odio, ma non riusciva a controllarsi. Era come se il cervello formulasse dei pensieri e lei non avesse più l'abilità di pensare o filtrare ciò che diceva. La ragazza sorrise amareggiata, perché stavolta aveva colpito uno dei tasti a cui maggiormente teneva.

"Sai, io ti capisco, il tuo dolore l ho provato anni fa, quando è morta mia sorella. Credevo di non poter andare avanti, che la mia vita fosse finita. Ma oggi sono qui, a vivere anche per lei. Mi manca? Si, come l'aria ed ogni giorno penso a lei. Non ti servirà a nulla fare la stronza con il mondo. Credimi. Comunque qui, ti ho portato un mio vestito.." - Natalia poggiò sul letto un suo abito nero - " spero di vederti alla funzione. In caso, contrario, te ne pentirai, per tutta la vita"

La ragazza se ne andò e Camila rimase alquanto scioccata da quella confessione. Non sapeva avesse perso una sorella. La conosceva da poco e le loro vita erano praticamente sconosciute una all'altra, anche se in quel poco tempo, avevano passato dei momento, che in qualche modo, le avevano legate molto più in fretta. La cubana ora si sentiva in colpa, aveva ferito gratuitamente, l'unica persona che le era stata sempre vicino, nonostante non fosse mai stata obbligata.
Incominciò a fissare quell'abito nero accanto a lei, domandandosi se davvero avrebbe voluto indossarlo. Qualche istante dopo sentì qualcuno bussare alla porta. Non fece in tempo a dire nulla, che vide fare capolino, la madre di Lauren, Clara.

"Signora Jauregui.." - esclamò sorpresa Camila, non avendola più vista dalla morte della figlia -

"Scusami se passo solo ora, ma sai, sono stata abbastanza impegnata"
- la donna si riferiva al funerale -

"Non si preoccupi.." - disse Camila -

"Come stai? Mi hanno detto che non vuoi mangiare, alzarti dal letto?"
- la donna, inaspettatamente, le accarezzò il volto stanco ed incavato -

"Lauren non avrebbe voluto vederti così. Eri la sua forza Camila, colei che le aveva cambiato l'esistenza. Il suo sorriso, era merito tuo e non potrò mai ringraziarti abbastanza" - una lacrima scese sul volto della cubana -

" Devo darti una cosa..." - la donna tirò fuori dalla pochette una busta bianca-

" Questa, l'ho scritta io, mentre Lauren, quel poco che è rimasta sveglia, mi dettava le parole. Sei stata il suo primo pensiero nonostante tutto. Non se ne sarebbe mai andata senza salutarti, ma purtroppo, non ha resistito a lungo. Ha lottato, ogni secondo, lo sai come era fatta. Tieni.."

Le mani di Camila tremavano. Non se lo sarebbe mai aspettata. Una lettera. In quei fogli, ci sarebbe stata lei, la sua essenza, impressa nero su bianco. L'aveva pensata. Era consapevole se ne stesse andando. La cubana scoppiò a piangere, ancora prima di aprirla. Quel pensiero, le faceva male. Clara la lasciò da sola, in modo che potesse leggere in tranquillità, le ultime parole della figlia per lei.

Camila aveva quasi timore ad aprire quella busta, perché sapeva che ogni parola che avrebbe letto, le sarebbe rimasta impressa dentro per sempre. Fece un lungo respiro, prese forza ed iniziò la lettera. Già dalle prime due parole, sentì una fitta lacerante allo stomaco.

" Ciao Camz,
ti chiamo così, perché so quanto ti piace questo nomignolo che ho inventato per puro caso e so anche, che ora, mentre lo avrai letto, un piccolo sorriso, sarà spuntato sul tuo volto."

Ed era vero. Camila stava sorridendo. La corvina la conosceva, sapeva ogni minima cosa di lei, era come se con un solo sguardo, avesse potuto sempre leggerle dentro.

" Quando leggerai questa lettera, io non potrò essere accanto a te, almeno non fisicamente. Sono un medico e so, quando la situazione sta precipitando. Voglio che tu sappia, che nonostante tutto, in questo momento sono felice, felice perché nella mia testa, ci sei solo tu. Non posso pensare ad altro, se non a quanto io sia stata fortunata ad averti con me."

Le lacrime ora, scendevano copiose sul volto di Camila. Non era arrivata neanche a metà di quella lettera, eppure il foglio incominciò a bagnarsi tutto. Prese un fazzoletto, asciugandosi gli occhi, perché altrimenti non avrebbe potuto continuare la lettura.

" Sei entrata nella mia vita, nel momento peggiore. Ero persa, completamente. Nulla aveva più senso, persino il mio lavoro, che amo e amerò per sempre, non riusciva più a darmi nessuno stimolo. Poi sei arrivata tu, con quel sorriso lucente, i capelli spettinati e le converse ai piedi. Non avevo mai visto una ragazza più bella di te, ma non solo esteticamente. Sin da subito, hai emanato positività, tranquillità, serenità. Tre cose, di cui avevo maggiormente bisogno nella mia vita. Non sono stata proprio gentile con te all'inizio, il modo in cui, pur non conoscendoci, riuscivi a catturare i miei pensieri, mi spaventava e quindi cercavo di allontanarti."

Camila ripensò subito a quei momenti, a quanto, appena l'aveva vista li, tutta rigida e tirata in quella sala conferenze e nei corridoi dell'ospedale, avrebbe potuto odiarla ma sin da subito, sapeva dentro di sé, che qualcosa sarebbe cambiato.

" Sei stata in ogni modo, tutto ciò che nessuno, avrebbe mai potuto essere. Una compagna, un'amica, una fidanzata. Mi hai insegnato a sognare, a vedere il mondo da una prospettiva più bella.
Ci sono tante cose che avrei voluto dirti, guardandoti dritta in quegli occhi marroni, che tanto, mi hanno fatto innamorare di te, ma non posso. Il destino ha voluto questo per me e va bene così. Non sono arrabbiata.
Ora sento di avere un po' paura. Non paura della morte, quella è inevitabile, un giorno arriverà per tutti. Paura di non poter più rivedere il tuo sorriso, i tuoi occhi così puri ed innocenti, paura che un giorno, mi dimenticherai.
Tienimi nel tuo cuore, che d'ora in poi, in un altro mondo, io ti starò sorridendo. Nello stesso mondo in cui io non sarò andata via e tu non mi hai perso.
Abbiamo litigato, tanto, ma ogni discussione mi è servita a capire quanto fossi fondamentale nella mia vita, quanto anche urlarci contro, potesse essere bello, se fatto insieme a te. Ogni litigio ci ha portato comunque a crescere insieme, ad avere più consapevolezza di noi e del nostro rapporto. L'unica cosa che posso davvero dirti, è grazie, grazie per aver fatto sì che il mio cuore e la mia anima tornassero a vivere.
Non piangere per me.
Quando ti mancherò, ripensa a tutti i bei momenti che abbiamo passato insieme e fa si che il tuo cuore sorrida. Io sarò felice così.
Non fare svanire il ricordo. Porta i tuoi occhi a ricordare i posti in cui siamo state felici. Ricorda i momenti, le ore, i nostri corpi stretti tra le lenzuola che si sono amati, le mani intrecciate, i giorni in cui, accanto a te, tutto aveva un senso.
Ti chiedo solo di non arrenderti. Di combattere per tutto quello in cui credi e di rimanere sempre la persona buona e sincera che io ho conosciuto.

Nel quadro dietro alla mia scrivania, c'è una cassaforte. All' interno ci sono tutti i fascicoli e i dati sulla cura per la malattia di Sofia. Non te l'ho ancora detto, ma abbiamo fatto dei progressi. Volevo fosse una sorpresa. Ora lo sai.
Porta avanti questa ricerca, lotta per dare al mondo ma soprattutto a tua sorella, un futuro migliore. Io credo in te e so, che un giorno, diventerai il chirurgo migliore del mondo. Non c'è nessun altro destino per te.

Ti amo Camila. Ti amo con tutto il mio cuore. Sei e rimarrai per sempre l'amore della mia vita. Purtroppo non riuscirò a vederti diventare grande, a vedere quel meraviglioso sorriso formarsi quando i tuoi sogni diventeranno realtà ma sappi, che io sarò sempre con te, in un modo o nell'altro.

PS. Il codice della cassaforte, è la data del tuo compleanno.

Ciao Camz, mi raccomando, sii felice. È l'unica cosa che per me conta.

                      Con tutto il mio amore.
                              Per sempre.
                                         Tua Lauren. "

Camila non riusciva neanche più a respirare. I singhiozzi erano talmente forti che faceva fatica. Quella era Lauren. La magnifica persona di cui si era innamorata follemente e che aveva perso troppo in fretta.

La cubana ripose la lettera nella sua borsa, facendo attenzione a non rovinarla. Era l ultima cosa che avrebbe avuto di lei, l'avrebbe conservata con tutta la cura del mondo. Si asciugò le lacrime, indossò il vestito di Natalia e decise di andare a quel funerale.

Lauren si sarebbe meritata il suo ultimo saluto e nonostante farlo, le dilaniava il cuore, se non ci fosse stata, non se lo sarebbe mai perdonato.

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