Last Chance

By Camrenismorethanreal

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Lauren Jauregui, 30 anni, neurochirurgo prodigio di fama mondiale. Nonostante la giovane età, ha già avuto tr... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 53
Ultimo capitolo

Capitolo 52

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By Camrenismorethanreal


"La situazione è grave. Gli organi interni stanno vedendo, l'abbiamo recuperata per pura fortuna. Ha bisogno di un trapianto di cuore immediato, altrimenti non supererà la notte..."

Queste, furono le parole del chirurgo che Camila riuscì ad ascoltare da fuori la camera. Dovette appoggiarsi al muro, perché quasi, non riusciva più a sentire le gambe. Lauren stava morendo, sul serio e lei, non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo. La stava perdendo ed il dolore che sentiva dentro, era dilaniante.

"Come facciamo a trovare un donatore in poche ore? È impossibile!" - gli rispose la madre disperata -

Ed aveva ragione. La donazione di organi era una faccenda molto complicata e soprattutto lenta. Non avrebbero mai fatto in tempo a trovare un cuore sano in poche ore e Lauren aveva i minuti contati. La cubana si accasciò a terra, mentre le lacrime le scorrevano sulle guance. Al suo fianco, Natalia, che in qualche modo, cercò di darle un minimo conforto.

"Si prepari a dirle addio signora Jauregui! Mi dispiace tanto!"

L'uomo brizzolato di mezza età, uscì dalla stanza dando un'occhiata a Camila, per terra, singhiozzante.

Era finita.

Lauren se ne stava andando.

"Ancora qui sei? Non ti avevo det..."
- la donna fu subito interrotta -

" Mi pare sufficiente no? Sua figlia sta morendo, la smetta di fare la stronza ed urlare all'unica persona che la ama quanto lei. In questo momento dovreste stare vicino e farvi forza. Non serve più a nulla litigare, non migliorerà le condizioni di Lauren. Quindi la smetta di fare la bambina capricciosa e si dia da fare per provare a salvarla. Fino all' ultimo secondo!" - sbottò Natalia contro la madre di Lauren -

La donna rimase sorpresa da quella ragazza così sfrontata che ebbe il coraggio di dirle le cose in faccia. Aveva ragione, non serviva a nulla tutto quello odio. Sua figlia stava morendo e nonostante fosse uno dei più bravi medici al mondo, non poteva farci nulla.

"Va-vado a fare alcune telefonate!"
- disse la donna, dando un'occhiata dispiaciuta a Camila -

"Grazie!" - affermò tra le lacrime Camila - "non avrei sopportato altre cattiverie da parte sua ora!" - si asciugò le lacrime con la felpa che indossava -

"Che riesca almeno a salvare una delle due figlie, visto che con l'altra ha fatto letteralmente schifo!" - esclamò Natalia -

Con quelle parole, Camila si risvegliò imrpovvisamente. Guardò la ragazza come se le avesse appena rivelato un segreto vitale. I suoi occhi brillavano e sulla sua bocca si formò un sorriso strano. Si alzò in piedi e cominciò a camminare velocemente lungo il corridoio. Natalia, senza sapere cosa le stesse succedendo, la seguì senza fare domande.

"Dove stai correndo?" - le chiese infine, facendo fatica a starle dietro -

All improvviso la cubana si fermò. Di fronte alla porta due poliziotti in divisa, erano immobili ed imperturbabili. Natalia capì subito: quella era la stanza di Clarissa, sorvegliata a vista, perchè non potesse scappare, anche se, non avrebbe mai potuto farlo, visto le condizioni in cui si trovava.

"Camila?" - Natalia l'afferrò per un braccio - "che vuoi fare?" - le chiese mentre lei si staccò dalla sua presa -

" Quello che avrei dovuto fare non appena siamo arrivate qui..." - disse seria, bloccandosi davanti agli agenti che non la fecero entrare -

"Signorina, l ingresso in questa camera è vietato a tutti tranne che al personale.." - affermò uno dei due uomini con voce grossa -

"E' una questione urgente, potrebbe dipendere la vita di una persona, mi lasci passare..."
- Camila provò a spingere ma i due, erano irremovibili - " Lasciatemi passare ho detto, brutti.."

Natalia fu costretta a trattenerla ed allontanarla, visto che i due poliziotti cominciavano ad irritarsi e la cubana, li stava per prendere letteralmente a calci. Era fuori di sé, non ragionava. Aveva gli occhi pieni di rabbia.

" Camila! Che diavolo stai facendo? Ti vuoi calmare?" - la strattonò la ragazza, cercando di farla ragionare -

" Devo entrare e farmi dare il suo cuore, è l'unica possibilità!" - urlò la cubana tra le lacrime -

"Che cosa..." - esclamò Natalia esterefatta -

"È la sua sorellastra, sarà sicuramente compatibile..." - disse fredda Camila -

"Camila ma ti stai ascoltando? Stai dicendo di fare morire apposta una persona per prenderle un organo e darlo a Lauren. Per quanto Clarissa sia malvagia, non merita questo..."

"Lei sta morendo ed io non posso permetterlo.." - sibilò la cubana -

" Anche se fosse compatibile, poi? Cosa hai intenzione di fare? Ucciderla?" - la cubana rimase in silenzio, rivelando così le sue vere intenzioni -

" Spero tu stia scherzando Camila! Non te lo permetterò mai!" - la cubana sorrise -

"Non ho bisogno del tuo permesso! Spostati!"

Camila si diresse verso la sala infermiere dove al bancone, vi era Dolores, intenta a scrivere qualcosa su un foglio.

"Camila? Che succede?" - le chiese preoccupata la donna -

"Mi serve la cartella clinica di Clarissa" - affermò seria, sbattendo i pugni sulla scrivania -

"Non gliela dia per piacere!"
- intervenne subito Natalia -

"Allora me la prendo da sola!"

Camila iniziò ad aprire ogni singolo cassetto della stanza, tirando fuori decine di fogli e mettendo tutto in disordine.

"Camila fermati! Che diavolo fai!"
- urlò l'infermiera cercando di limitare i danni -

"Trovata!" - esclamò la ragazza, iniziando a sfogliarla - " Cazzoooo!!"
- gridò di rabbia, gettando a terra la cartella -

" È A negativo, non ha lo stesso gruppo! " - disse la cubana a denti stretti, prima di tirare un pugno sul muro - " Porca troia!" - esclamò mentre il sangue iniziava uscire dalla mano -

" Camila, vieni, andiamo a medicare la mano.." - disse la donna -

"Non mi interessa nulla della mano! Non può finire così!"

Camila si rialzò in piedi dopo essere sprofondata su una delle sedie della sala infermiere. La mano, ora violacea e sanguinante, le faceva male, ma al momento, non era quella la sua priorità.

"Dolores hai la macchina?" - la donna annuì - "dammi le chiavi.." - chiese la cubana - "ti prego, te la riporto, lo giuro.."

La donna, anche se del tutto titubante, le consegnò in mano le chiavi della sua auto. Camila corse fuori dall'ospedale seguita da Natalia, che non voleva lasciarla sola, visto che non sembrava essere proprio nel pieno delle sue facoltà cognitive. Guidò come una pazza, rischiando di fare schiantare entrambe, per fermarsi poi di fronte ad un palazzo, al cui esterno vi era il cartello "centro trapianti".  La cubana avrebbe tentato ogni via piedi conseguire un cuore per Lauren, anche quella meno etica.
Non ci avrebbe messo un secondo ad andare da clarissa se fosse stata compatibile. Era colpa sua se Lauren stava morendo e lei, non l'avrebbe mai perdonata. Per questo, l'unica cosa buona che avesse potuto fare, sarebbe stata morire e donarle il suo cuore.

"Salve, sono qui perché mi serve urgentemente un cuore. La mia ragazza sta morendo ed ha ancora poche ore, possiamo controllare se c'è disponibilità?"

La donna alla reception la guardò alzando il sopracciglio sinistro e poi scoppiò a ridere, provocando l'ira di Camila che non era in vena di scherzare.

"Senti tesoro, qui non siamo al supermercato, gli organi non si ordinano quando finiscono. E poi tu chi saresti per venire qui?" - la donna si tolse gli occhiali che aveva poggiati sopra la testa e li mise sopra il naso-

"Non è importante di chi io sia, deve solo dirmi dove io possa trovare un cuore..." - Camila strinse i pugni -

" Senta signorina, posso capire che lei sia sconvolta e non voglia che la sua amica muoia, ma io non posso fare nulla qui. Gli organi non possono essere dati come frutta al mercato, c'è una procedura, una lista, dei controlli.  Ora se mi vuole scusare.."

Camila afferrò il polso della donna, stringendoglielo così forte, da lasciarle il segno. La tirò verso di sé, in modo che i due visi fossero a pochi centimetri uno dall' altro.

" Camila lasciala!" - cercò di fermarla Natalia, ma anche lei venne spinta via-

"Io non voglio farle del male, ma lei mi deve ascoltare! Ho bisogno di un cuore! Subito! Chiami chi le pare, anche il presidente se necessario, non mi interessa!" - la donna si staccò dalla presa, massaggiandosi il polso -

"Lei è pazza, ora chiamo la sicurezza!"

Camila, prese la cornetta del telefono e la sbatté sulla scrivania, staccando a forza l'apparecchio dalla propria presa, gettandolo a terra.

"Basta!" - urlò Natalia - "Smettila! Ritorna in te! Non vedi che cosa stai facendo? Minacci una donna di darti un cuore? Ma ti vedi? Secondo te Lauren vorrebbe vederti così?"

"Lauren vuole vivere!" - le urlò contro-

"Come tutti Camila! Ma non a discapito di qualcun'altro! È una tragedia che tutto questo sia capitato a lei e mi dispiace davvero tanto anche se non la conoscevo, ma non puoi comportarti così!" - disse la ragazza -

"Non parlare al passato! Non è morta!" - disse acida la cubana -

"Troveremo un altro modo per salvarla!" - Camila scosse la testa -

"Non c'è!"

In quel momento il suo cellulare cominciò a squillare. Sul display vide il nome della madre di Lauren. Non l'aveva mai chiamata prima. Rispose immediatamente.

" Camila vieni subito, Lauren ha aperto gli occhi e chiede di te.."

Il cuore di Camila perse qualche battito. Le mani le tremavano così tanto che non riusciva nemmeno a tenere il cellulare in mano. Un sorriso enorme comparve sul suo viso. Il respiro si fece pesante ed affannato.

"Si è svegliata!" - disse per poi correre in macchina e raggiungere l'ospedale -

Nel viaggio di ritorno trasgredì qualsiasi codice della strada, rischiando anche di farsi male, soltanto per arrivare nel minor tempo possibile. Non vedeva l'ora di rivedere quei meravigliosi occhi smeraldo che la guardavano con tutto l'amore del mondo. Le erano mancati così tanto, che quasi non riusciva a respirare. Non sapeva neanche cosa aspettarsi, visto che comunque era rimasta quattro giorni in coma, avuto due arresti cardiaci ed il cervello era rimasto senza ossigeno per un po'. Ora, l'unica cosa che le importava era che si fosse svegliata, al futuro ci avrebbe pensato poi. Di certo, le sarebbe stata accanto in ogni passo della sua riabilitazione.

Non appena furono davanti all' ospedale, Camila lasciò la macchina parcheggiata in seconda fila, con le chiavi ancora nel cruscotto e corse come non aveva mai fatto. L'ascensore era già occupato, così prese le scale, salendole a due a due, rischiando di cadere più volte. Non appena arrivò al reparto, con il fiatone e le guance rosse, vide la madre di Lauren fuori dalla sua camera. Non aveva un'espressione molto felice, non quella di una madre che aveva appena visto la figlia svegliarsi dal coma.

"Eccomi signora Jauregui! Come sta? Ha detto qualcosa oltre il mio nome? Posso vederla? Come sono i parametri vitali? È stabile ora?"

Camila iniziò a fare alla donna una raffica di domande che lei ascoltó in silenzio, limitandosi a guardarla con degli occhi che urlavano dolore e tristezza. Vedere la giovane così felice, così in ansia per rivedere sua figlia, le faceva male, male perché in quei pochi minuti che erano passati dalla telefonata, era successo l impensabile.

"Camila.." - provò a fermare la cubana-

" Non può capire! Mi sto sentendo male, da quanto sono felice! Lo sapevo che non mi avrebbe lasciata, ora entro e le dico un sacco di parole!"

"Camila.." - Clara le prese il braccio, fermandola -

"Che c'è? Non vuole che io la veda? Pensavo avessimo superato questa fase no? Mi ha anche chiamato, per quale motivo io non po..."

Camila smise di parlare. A Clara scese una lacrima che cadde rovinosamente a terra. L'espressione sul volto della donna era triste, persa, piena di dolore. La cubana spostò lo sguardo verso Natalia, che aveva già capito tutto.

"Camila è meglio se..." - la cubana spinse via la ragazza -

"Non toccarmi!"  - chiuse gli occhi, cercando di respirare profondamente - "Dov'è?"

"Camila non.." - la madre cercò di calmarla -

"Ho detto dov'è?" - ripetè in tono duro -

"E' ancora in camera, fra poco verranno a prenderla..." - disse la madre, scoppiando a piangere -

"Non può essere, non mi avrebbe lasciata, non senza dirmi addio..è uno sbaglio..."

Camila sembrava in una sorta di momento trans, in cui non riusciva bene a rendersi conto dell'effettiva realtà. Continuava a parlare da sola, dicendo cose per autoconvincersi che ciò che stava accadendo, fosse solo un enorme sbaglio. Fissava un punto nel vuoto, con gli occhi persi e camminava su e giù per il corridoio, borbottando frasi senza senso. All improvviso si fermò davanti alla porta della camera di Lauren, la guardò per qualche istante e poi, con timore, aprì lentamente la porta.

La luce bianca del neon acceso sopra al letto, illuminava il viso pallido della corvina, rendendolo ancora più lucido e liscio. I macchinari erano stati spenti. Lauren aveva il corpo ricoperto da un lenzuolo leggero di colore azzurro chiaro, che lasciava libere, solo le braccia, accostate lungo il letto. Sembrava una di quelle bambole di ceramica, bellissime e tanto fragili. Camila sentì freddo entrando in quella stanza, una sensazione strana visto che il riscaldamento era completamente acceso.  Fuori aveva incominciato a piovere a dirotto. La pioggia batteva prepotente sul vetro della stanza, interrompendo quel rumoroso silenzio.

Camila avanzò, mettendo un piede dopo l'altro davanti a sè. Più si avvicinava a quel letto, più si sentiva morire. Nell esatto momento in cui arrivò a poterle toccare la mano, fredda e senza battito cardiaco, la cubana crollò pesantemente sul pavimento.

"NOOOO!!!!!"

Un urlo straziante, pieno di dolore che veniva dal profondo della sua anima. Un dolore che le fece sbarrare gli occhi, un urlo così forte da modificare la realtà esterna. Poi, perse i sensi, accasciandosi a terra, inerme.

Era svenuta, dopo aver visto l'amore della sua vita, essersene andato senza nemmeno dirle addio.

Lauren era appena morta.

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CIAO A TUTTI =)

VI PREGO NON ODIATEMI DOPO QUESTO CAPITOLI, MA UNA FF UN PO' DIVERSA DOVE NON TUTTO FINISCE NEL MIGLIORE DEI MODI CI DEVE STARE. gRAZIE A TUTTI PER LEGGERE E COMMENTARE. VI ADORO.
SIAMO QUASI ARRIVATI ALLA FINE, ORA CI SARA' IL FUNERALE, PREPARATEVI A PIANGERE.

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