Last Chance

By Camrenismorethanreal

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Lauren Jauregui, 30 anni, neurochirurgo prodigio di fama mondiale. Nonostante la giovane età, ha già avuto tr... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
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Capitolo 26
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Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
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Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Ultimo capitolo

Capitolo 45

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By Camrenismorethanreal


"Camila?" - esclamò la corvina, sorpresa di vedere una sua chiamata -

"Ti devo parlare! Subito! Ci vediamo nella tua stanza!"

La cubana non disse nient altro. Cominciò di nuovo a correre verso l'hotel, questa volta con la voglia e la consapevolezza di poter mettere fine a quell' incubo in cui si trovava: il solo pensiero di potersi riavvicinare alla donna che amava, le donava gioia.

Camila però non aveva considerato con chi aveva davvero a che fare. Durante il tragitto, una macchina dai vetri scuri, si accostò al marciapiede in cui si trovava, iniziando a seguirla lentamente. La cubana inizialmente non ci fece molto caso, proseguì dritta per la sua strada. Quando però vide che la macchina non se ne andava, iniziò a correre più velocemente, cosa totalmente inutile visto che il mezzo, la raggiunse in pochi secondi, sbarrandole la strada.

Poteva sentire il rombo del motore che le ringhiava contro. Lo sportello posteriore si aprì lentamente, mentre una scarpa con il tacco nera e lucida fece capolino, poggiandosi aggraziatamente sull asfalto.

Dall'auto uscì in tutto il suo potere, Clarissa che indossava un tailleur nero sprovvisto di camicia. Sotto alla giacca, si poteva intravedere solamente il reggiseno di pizzo nero, che le dava quel tocco sexy in più. Sembrava una scena da film: il cattivo che arrivava in tutto il suo splendore, per rovinare la vita del protagonista.

"Clarissa?" - sussurrò la cubana spaventata -

" Buongiorno Camila!"

La donna le si avvicinò lentamente facendo ondeggiare con leggiadria quelle gambe lunghe e snelle che la rendevano ancora più elegante. I capelli, ondulati, le scendevano morbidi sulle spalle. Una folata di vento, fece sì che il suo profumo si propagasse nell'aria ed arrivasse dritto alle narici di Camila, inebriandola. La cubana rimase immobile ad osservare ogni suo movimento.

"Sali in macchina!" - le ordinò -

"Ehm non posso, devo tornare in hotel , ho un sacco di cose da fare.."

Clarissa scoppiò a ridere di gusto. Infilò entrambe le mani nella tasche laterali dei pantaloni, alzò i rayban neri sulla testa e finalmente, mostrò il suo sguardo, che aveva così tanto in comune con quello di Lauren, che quasi era terrificante.

Camila in quel momento si sentiva minuscola, schiacciata da quei due occhi verde smeraldo che aveva amato così tanto e che adesso, proiettati su quella donna, le mettevano i brividi. Il suo sguardo era freddo, penetrante, due lame che avrebbero tagliato qualsiasi cosa. Clarissa tolse la distanza tra di loro, avvicinando i loro visi a pochi centimetri l'uno dall'altro.

"Tu non vai da nessuna parte se non lo decido io. Ti ho detto sali in macchina.." - affermò con tutta la calma possibile -

"Clarissa io non..." - le afferrò il braccio -

" Se pensi che ti lascerò andare e raccontare tutto questo alla tua amichetta, significa che ancora non hai ben capito chi io sia. Quindi è meglio che te lo faccia capire una volta per tutte. Sali. In. Macchina.!" - scandì perfettamente queste ultime parole mentre la stretta diventò sempre più forte -

Camila non ebbe altra scelta e dovette seguire l'ordine di quella donna. Salì in quella macchina, non sapendo neanche dove l'avesse portata. Per tutto il tragitto, la cubana si sentì in trappola, sotto stretta osservazione, come se ogni suo minimo movimento dovesse essere giudicato. Alla fine, l'auto si fermò davanti ad una casa, che a giudicare dall'esterno, sembrava essere abbandonata. I muri erano crepati, in molte parti mancava l'intonaco e le finestre, del piano superiore, erano completamente assenti. Intorno non vi era nulla, solo un enorme campo desolato ed alcuni alberi, che ormai sembravano essere passati a miglior vita.

"Do-dove siamo?" - biascicò Camila dopo essere stata tirata fuori di forza dalla macchina -

"Muoviti! Cammina!" - le ordinò Clarissa trascinandola dentro al casale -

Il locale era angusto: l'odore di muffa e di umido, sovrastava l'aria. La luce del sole veniva soffusa dalle pareti e la stanza era completamente vuota, tranne per una sedia, posta al centro del salone, con davanti un PC aperto.

"Siediti!"

La cubana non fece neanche in tempo a sentirlo, che venne spinta sulla sedia e le braccia le furono bloccate dietro lo schienale.

"Mi fai male!" - si lamentò Camila mentre sentiva i polsi bruciare -

" Bene, è quello che voglio ragazzina!" - disse Clarissa dopo essersi assicurata di aver stretto bene la corda -

"Vedi, io non ho molta pazienza, quando dico una cosa deve essere fatta, senza alcun dubbio o rimostranza! E tu, mia cara Camila..." - la donna le girò intorno sfiorandole i capelli -

"È già la seconda volta che provi a sfidarmi credendoti forte e questa cosa non mi piace." - Clarissa le afferrò i capelli, tirandole indietro la testa - "quindi, oggi avrai il mio ultimo avvertimento. Considerati fortunata, molti non hanno neanche avuto il tempo di provare a sfidarmi..." - le sussurrò all orecchio mollando la presa -

"Sei solo una pazza psicopatica! Non appena Lauren saprà tutto, finirai a marcire in prigione!" - ringhiò piena di rabbia la cubana -

"Può darsi, ma Lauren non sarà viva per vederlo e se continui, forse nemmeno tu!" - sorrise soddisfatta, aprendo il PC -

"Allora vediamo di spiegarti meglio la situazione tesoro.." - iniziò Clarissa mentre delle immagini apparvero sullo schermo -

" Come puoi vedere, abbiamo due differenti location: a destra, Sofia al McDonald insieme ai suoi amichetti, a sinistra, la tua squallida amante al bar dell'hotel che ti aspetta..."

Camila cominciò a capire il piano di quella donna e sentì un vuoto allo stomaco. Provò in tutti i modi a divincolarsi da quella corda che le stava segando i polsi ma non ci fu nulla da fare, il nodo era stato fatto alla perfezione.

"Lasciami andare, non appena sarò fuori di qui, provvederò personalmente a fartela pagare!" - esclamò la cubana infuriata, sotto le risa di Clarissa -

"Certo piccola, mi stanno già tremando le gambe!" - continuò a ridere soddisfatta - " tornando a noi.." - tornò a tirarle i capelli, fissandole il capo sullo schermo -

"Dentro ad ognuna delle due stanze, è presente una mia collaboratrice: ciao Normani, ciao Megan!"

In quell' esatto istante le due donne, vestite da cameriere dei locali, sorrisero guardando la telecamera di servizio che le stava inquadrando. Entrambe erano dotate di un auricolare che trasmetteva loro in diretta, tutto ciò che Clarissa avrebbe voluto. Le due stavano interagendo come se nulla fosse, con le persone più importanti della vita della cubana, che in quel momento, si sentì morire.

" Come puoi vedere, mi basta soltanto una parola ed una delle muore, mentre tu sei qui a goderti lo spettacolo!" - sorrise beffamente Clarissa -

"Non lo faresti! C'è troppa gente intorno" - provó a dire Camila -

" Certo che sei testarda eh! Se non fossi così carina, ti avrei già ucciso, insieme alla tua patetica famiglia e la puttana della tua fidanzata!" - tornò quel luccichio inquietante negli occhi di Clarissa - "però..." - si fermò un istante e cominciò a fissarla - "non posso rovinare tutto soltanto perchè una ragazzina cerca di fare l'eroina quindi, ci passerò su. Ti spiegherò brevemente ciò che succederà se tu non obbedirai ai miei ordini e te lo ripeto, questa è l'ultima volta. Alla prossima, sarai responsabile della morte di una persona a te cara..."

Camila non si stava neanche rendendo conto di quello che stava succedendo, talmente la situazione sembrava essere irreale. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi nella sua vita, reclusa in una casa abbandonata, legata e sotto minaccia di una psicopatica che se non avesse fatto ciò che voleva, le avrebbe ucciso la famiglia. Sembrava uno di quei film polizieschi che a lei tanto piacevano, soltanto che ora, a trovarcisi nella realtà, tutto era un po' diverso. Non sapeva come comportarsi: non poteva chiamare aiuto, nessuno l'avrebbe sentita, non poteva scappare, il casale era troppo lontano dal centro città e non possedeva un'auto. Era inerme ancora una volta, sotto il volere di quella donna.

Di fronte a lei scorrevano le immagini che ritraevano due delle donne più importanti della sua vita: la sorella che si stava divertendo insieme ad i suoi amici nel posto in cui le chiedeva di portarla sempre e Lauren, che nonostante i mille litigi e dissapori, amava più di ogni altra cosa e che la stava aspettando impaziente al bancone del bar, sorseggiando forse un martini.

"Ad entrambe, salvo mio ordine contrario, verrà offerto un bicchiere al cui interno sono state poste cinque gocce di tallio, che se non sai cos'è, è un veleno incolore ed insapore che le ucciderà lentamente in pochi minuti. Ecco vedi, quelli sono i due bicchieri.." - le due donne li alzarono senza dare nell' occhio -

"Ora, a me non interessa nulla se una delle due muore, però credo che a te importi. Per Lauren, non cambia nulla, tanto morirà comunque, ma per la tua sorellina io ci penserei un attimo!" - esclamò clarissa disinvolta -

"Hai due minuti per decidere, il tempo scorre!"

Sullo schermo del PC apparve un timer rosso che iniziò a scorrere, togliendo secondi dai due minuti che le erano stati offerti. Camila voleva piangere, urlare, alzarsi e picchiare quella donna che le stava rovinando la vita. Le emozioni che provava in quel momento erano così amplificate che sentiva quasi scoppiarle il cuore. Continuava a deglutire anche se la saliva non esisteva quasi più. Faceva respiri profondi cercando di trovare quell' aria che le stava mancando sempre di più. Sentiva freddo, ma non esteriormente, i brividi le stavano sfiorando gli ossi.

Mancavano esattamente trenta secondi e Camila non faceva altro che fissare con lo sguardo perso nel vuoto, le immagini di fronte a lei. Come sempre non avrebbe potuto scegliere, ma neanche lasciarle morire entrambe.

Una specie di timer interruppe il silenzio assordante, suonando fastidiosamente, decretando che i due minuti a sua disposizione, erano terminati.

"Allora? Muoiono entrambe o fai quello che ti dico senza disobbedire?"

Camila non rispose subito. Abbassò la testa cercando di non farsi vedere debole. A quella donna piaceva sentirsi la più forte, avere tutto sotto controlla. Godeva nel vedere le persone soffrire e la cubana, questo, non glielo avrebbe più permesso. Strinse i pugni, chiuse gli occhi cercando di recuperare tutta la forza di cui aveva bisogno ed infine la guardò fissa, con uno sguardo di chi non aveva più paura.

"Hai vinto!" - affermò dura - "Farò quello che dirai senza oppormi. Però, vieni qui..." - la cubana chiese a Clarissa di abbassarsi, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso - " Non appena tutta questa follia sarà finita, mi assicurerò personalmente di fartela pagare.." - Clarissa sorrise, prendendo alla leggera quelle parole -

"Stai attenta, non sai di cosa sono capace non appena si feriscono delle persone che io amo. Fai pure quello che vuoi, sottovalutami, poi alla fine, i conti li farò io!"

A queste parole si susseguí un intenso scambio di sguardi: gli occhi di Camila avevano subito una metamorfosi, da impauriti e persi si erano trasformati in rabbiosi e pieni di forza, tanto che l'usuale marrone cioccolato brillante delle sue iridi, era diventato cupo e molto scuro.

"Sai avrei cominciato ad avere paura se ti fossi impegnata un po' di più, comunque brava, mi sei piaciuta!" - la prese in giro Clarissa -

" Ah e per la cronaca..."

La donna si alzò in piedi, ponendosi di fronte a Camila. All' improvviso aprì la mano e senza neanche che la cubana avesse il tempo di accorgersene, sentì le sue dita sbattere con forza contro la sua guancia, che subito divenne rossa e dolorante. Clarissa le aveva appena tirato uno schiaffo, così forte, che poteva sentire la sua pella pulsare.

"Nessuno può minacciarmi!" - disse infine prima di slegarla - "e ora muoviti, che hai del lavoro da fare"

Clarissa chiuse il PC e si avviò alla macchina che avevo atteso fuori. Camila dopo essersi massaggiata i polsi, segnati dalla corda con cui erano stati stretti fino a poco prima, tastò se il suo viso, fosse ancora tutto intero. La mandibola le faceva davvero male, il colpo era stato molto potente.

Nel viaggio di ritorno, nessuna disse una parola. Clarissa rimase fredda come sempre e Camila, con il suo uragano di emozioni, decise di rimanere in silenzio per non peggiorare ulteriormente la situazione. In quel momento non era lucida e se si fosse scagliata contro quella donna, ne avrebbero rimesso soltanto le persone a lei care. Avrebbe dovuto giocare d'astuzia, calcolando ogni suo singolo movimento.

Erano arrivate di fronte all' ingresso dell' hotel. L'autista provvide ad aprirle la portiera. Camila si prestó a scendere, fino a quando la mano di Clarissa, afferrò il suo polso dolorante.

"Sei avvertita. Fai quello che ti ho detto. Ricordati che io so tutto. Tradiscimi un'altra volta e tua sorella muore. Chiama la polizia e tua sorella muore. All' istante. Buona giornata!"

Clarissa si mise gli occhiali neri e voltò il viso verso il finestrino, sicura di non aver altro da dire. La cubana scese dall'auto, incamminandosi dentro l'hotel, certa che avrebbe trovato una Lauren infastidita dall'attesa.

Sospirò pesantemente, come se dovesse portare con sé un enorme masso che le impediva di respirare adeguatamente. Si fece forza e senza indugiare oltre, indossò la sua maschera, quella che negli istanti successivi, avrebbe completamente rovinato la sua relazione con Lauren, senza alcuna possibilità di ritorno.

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Ciao a tutti :)
Scusate per il ritardo, lo so sono pessima.

Grazie a chi leggerà, commenterà e voterà.

A presto! ( Stavolta davvero)


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