Last Chance

By Camrenismorethanreal

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Lauren Jauregui, 30 anni, neurochirurgo prodigio di fama mondiale. Nonostante la giovane età, ha già avuto tr... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
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Capitolo 30
Capitolo 31
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Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Ultimo capitolo

Capitolo 43

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By Camrenismorethanreal


"Potete spiegarmi perché mi trovo qui? Di nuovo? Non avete ancora finito di rovinarmi la vita?" - imprecò Lauren, dopo essere entrata nella sala riunioni -

"La prego signorina Jauregui si sieda, anche lei Camila..." - ordinò la donna mentre prendeva posto vicino ai suoi colleghi - " vi abbiamo convocato per darvi una notizia importante..."

" Wow, non sto più nella pelle per ascoltarla..." - disse ironicamente Lauren, guardando la cubana che non sembrava essere sorpresa -

" Abbiamo parlato in questi giorni e siamo arrivati alla conclusione che dovreste partire per Lisbona..." - tirò fuori la donna mentre Camila stava quasi tremando -

"Lisbona?" - esclamò la corvina stupefatta -

" Si, credo faccia bene a lei ed all ospedale visto le ultime vicende, fare questo viaggio e dimostrare il suo talento anche oltre oceano..." - sorrise la donna fintamente -

" Cioè fatemi capire..." - Lauren si alzò, camminando lentamente intorno al tavolo - " fino a due giorni fa, mi avete denunciato e per questo, sarò costretta ad affrontare un processo ed ora, dovrei andare a Lisbona? Ma vi siete drogati?" - esclamò Lauren facendo scappare un sorriso leggero a Camila -

"Signorina Jauregui la prego di usare un lessico più adeguato al contesto ed alle persone con cui sta interloquiendo. Le ribadisco, che noi, abbiamo fatto solo il nostro lavoro, quello che tutti avrebbero fatto nei nostri panni..." - rispose la donna apaticamente -

" Ve lo dico io cosa avete fatto, signora?" - Lauren guardò al petto della donna per cercare il suo cartellino -

"Melissa Waterfield..." - le comunicó la donna mentre Lauren pensò di aver già sentito quel nome -

" Lei e i suoi colleghi, che diciamocela tutta, non sono poi più così tanto giovani..."

Gli uomini presenti in sala, cominciarono a borbottare e lamentarsi dell offesa appena ricevuta dalla ragazza davanti a loro, che odiavano con tutto loro stessi. Lauren non era mai stata vista di buon occhio da loro, soprattutto da quando otteneva risultati stupefacenti ed il suo talento, aveva fatto il giro del mondo. L'odio e l'invidia regnavano sovrani ed avrebbero fatto di tutto, per allontanarla da quell' ambiente.

"Signori, per cortesia!" - li redarguí Melissa -

" Esattamente, proprio voi, che ve ne state li seduti con le pance piene ed i vostri completi eleganti inutili, trattando i pazienti come fossero un numero, aspettando di ricevere il vostro assegno mensile a quattro zeri e finire una carriera che non ha mai avuto alcun riconoscimento. Fare il medico non è questo e fin quando mi sarà possibile, io difenderò questo mestiere con tutto ciò che è in mio potere.." - disse la corvina con tutto il fiato che aveva in corpo -

Camila, in quel momento, non poteva che essere più fiera della donna che aveva di fronte. La guardava ammirata, pensando, che un giorno, avrebbe voluto essere come lei: pronta a tutto per difendere ciò in cui aveva sempre creduto. La cubana era sempre rimasta colpita dall amore che la corvina dimostrava nei confronti della professione, ogni volta le brillavano gli occhi al solo pensiero di aver aiutato qualcuno. Fu proprio in quell'istante che il senso di colpa di Camila inizió a farsi sempre più prepotente. Tremava, sudava freddo ed il respiro cominciava a farsi sempre più corto, tanto che anche i presenti se ne accorsero.

"Signorina Cabello? Tutto bene?" - domandò Melissa -

"Hey! Ti senti male? Che hai?" - Lauren le sì avvicinò, tastandole il polso e sentendo il suo battito molto accelerato - "siediti un secondo, sei pallida. Datele un bicchiere d'acqua per favore!" - ordinò la corvina -

"Signorina Cabello?" - Melissa la fulminó con lo sguardo, facendole segno di riprendersi - "è tutto okay, non è vero?" - le mostrò il numero di Clarissa sullo schermo mentre Lauren era di spalle -

"S-si è va tutto bene, è stato probabilmente solo un calo di pressione" - si giustificò Camila cercando di essere credibile -

"Sicura? Sei pallida, non vorrei che.." - la corvina fu bruscamente interrotta -

"STO BENE OKAY?" - alzò la voce la cubana, rifiutando le attenzioni di Lauren - "possiamo continuare grazie.."

Lauren rimase spiazzata da quella reazione, credeva che Camila l'avesse perdonata per ciò che aveva fatto il giorno prima, ma evidentemente non era così. La trovava assente, incómoda, come se stare lì dentro, per lei, fosse un peso enorme. Continuava a rigirarsi sulla poltrona ed a torturarsi le mani. Era agitata e la corvina, non ne capiva il motivo.

"Benissimo allora possiamo continuare, dove eravamo rimasti?" - chiese Melissa, scrutando i suoi colleghi -

" Al fatto che non andrò per nessun motivo al mondo a Lisbona.." - affermò dura Lauren - "Non per esaudire i vostri porci comodi sicuramente..."

"Dottoressa Jauregui le faccio notare che non si trova nella posizione di dettare delle regole, quindi le consigliamo di accettare senza troppe storie..." - si innervosí la donna -

Per un attimo, Lauren, volse lo sguardo verso Camila, come se fosse alla ricerca di un consiglio, il suo. D'altra parte però, la cubana, mantenne rigorosamente la testa bassa, fissando il pavimento sotto di lei. La corvina non riusciva davvero a capire cosa le stesse succedendo, la conosceva e sapeva che le stava accadendo qualcosa. Si guardò intorno cercando di pensare attentamente a cosa avrebbe comportato questo viaggio sia nel bene che nel male.

"Okay, però partirò alle mie condizioni. È chiaro?" - i membri del consiglio alzarono gli occhi al cielo -

" Dipende, quali sono queste condizioni dottoressa Jauregui?" - chiese Melissa -

" Non dovrete interferire in alcun modo. Pagherò tutto io, dall' albergo al volo, alla mia permanenza a Lisbona. Gli interventi e le conferenze le deciderò io, secondo il mio criterio di valutazione." - disse sicura la corvina -

"Okay, però con lei verrà un membro dell ospedale, sa per essere più sicuri.." - sorrise con un ghigno verso Lucy -

"Io suggerirei la signorina Cabello no? Che dici Camila?" - le domandò Lucy cogliendola alla sprovvista -

"Io no-non credo sia una buona idea, voglio dire no..." - balbettò la cubana -

" Peccato che non era un consiglio signorina Cabello, lei accompagnerà la dottoressa Jauregui nel suo viaggio a Lisbona, adempiendo al suo dovere." - Melissa le fece un cenno - " Fine della discussione e ora possiamo tornare al lavoro. Lei dottoressa, si prepari, che avrà un lungo lavoro da fare, non vorrei mai andasse male..."

Tutti i membri del consiglio uscirono dalla stanza, compresa Lucy, non prima però di aver sussurrato qualcosa all' orecchio di Camila. Da quando, le due, erano così in confidenza? Lauren era interdetta, confusa, da una situazione che non capiva fino in fondo.

"Se non mi vuoi accanto, chiederò a Lucy di partecipare solo alle cose lavorative e poi..." - la cubana fu interrotta -

"Che c'è tra te e quella donna?" - domandò senza giri di parole Lauren -

" Che ci dovrebbe essere?" - rispose Camila infastidita dal tono della corvina -

"Lo sto chiedendo a te. Tutto quel parlottare, quei sussurri, quegli sguardi, non mi sembrano cose che fanno due semplici colleghe.." - fece notare Lauren -

" E anche se fosse? A te cosa interessa?" - Camila si avvicinò alla donna di fronte a lei -

" Mi interessa perché..." - alzò il tono di voce la corvina, mettendosi faccia a faccia con la cubana -

Susseguirono secondi di puro ed interminabile silenzio. La tensione esplodeva nell' aria. I loro sguardi intrecciati l'uno nell altro, caddero sulle labbra, tremanti e calde come non mai. La voglia di farle incontrare di nuovo, era innegabile, ma nessuna fece il primo passo, troppo orgogliose per ammettere che il sentimento che le lega, avrebbe potuto superare tutto.

"Lascia stare, fai quello che vuoi!" - esordì poi Lauren, allontanandosi -

"Lo farò e scusa se ho rovinato i tuoi piani  di portare a Lisbona il tuo nuovo giocattolo..." - replicò acida la cubana -

" Se ti riferisci a Demi, lei non è nessun giocattolo, come non lo sei mai stata tu e se pensi questo di me, vuol dire che non hai proprio capito nulla!" - Lauren aprì la porta ma si fermò propri davanti all' uscio - "sei stata importante. Lo sei ancora"

Senza dire niente altro, chiuse la porta e sparì dietro ad essa, lasciando sola una Camila visibilmente sconvolta. I sensi di colpa la stavano divorando dentro , l'unica sua piccola consolazione era che per ora, la sua famiglia era in salvo. Non avrebbe mai potuto fidarsi di Clarissa e delle sue parole, anche se il suo obiettivo sembrava abbastanza concreto.

"Ora glielo dico, si va bene, sarà fatto. A dopo" - all' improvviso entrò nella stanza Lucy, impegnata in una conversazione al telefono -

"Eccola qui miss sensi di colpa. Ti rendi conto che stavi per mandare all' aria tutto con la tua patetica scenetta?" - si alteró Lucy -

" Che diavolo vuoi ancora? Non ti basta ciò che sto facendo, lasciatemi in pace!" - sbottò Camila arrivando quasi alle lacrime -

"Poverina! Mi fai quasi pena sai. Clarissa non è contenta!" - disse subito -

" E chi se ne frega! Mi sono rotta di stare alle minacce di quella criminale, sto facendo quello che ha chiesto, che si accontenti!" - le urlò contro la cubana con tutta la rabbia possibile -

"Hey, Hey, Hey, sentitela! La bambina vuole ribellarsi. Lascia che ti faccia vedere una cosa, me l' ha appena mandata Clarissa per spronarti" - Lucy tirò fuori il cellulare dal taschino del suo camice -

"Che cos'è?" - domandò confusa la cubana,  vedendo solo un immagine sgranata -

" Fammi vedere..." - Lucy osservò l'orologio annuendo - " sono le nove, a quest'ora, tua sorella, è a scuola no?" - chiese retoricamente la donna - " questa è la prospettiva da dove Normani la sta osservando giocare, guarda che bel cortile, quanti bambini..." - fece notare -

"Credi di farmi paura? Non le farebbe mai del male in mezzo a tutta quella gente.." - azzardò la cubana -

"Tu credi? Da dove si trova ora, nessuno verrebbe mai a conoscenza della sua presenza. Se premesse il grilletto, il proiettile arriverebbe dritto dritto nella testa della tua sorellina e sai, la percentuale di Normani di mancare l'obiettivo, è molto molto bassa, ma se vuoi proviamo. La chiamo e le dico di procedere..."

Lucy fece per comporre il numero ma venne immediatamente bloccata da Camila, che era consapevole la donna stesse bleffando, in quanto senza l'ordine di Clarissa, nulla si sarebbe mosso, ma non voleva rischiare.

"Per quale motivo fai tutto questo? Tu non sei così!" - le disse la cubana -

" E tu che ne sai di come sono Cabello? Credi di avermi conosciuta perché abbiamo parlato per un po'? Tu non sai niente di me e smettila di cercare di convincermi con i tuoi patetici discorsi filosofici sulla vita, non tradiró mai Clarissa!" - le rispose dura Lucy - " vedi di migliorare il tuo atteggiamento, la prossima volta non ci sarà un avvertimento. Procederà e basta!"

Camila rimase di nuovo sola in quella stanza grande e silenziosa, divorata dai mille pensieri che le offuscavano la mente. La voglia di prendere in mano la situazione era tanta, ma non aveva né i mezzi né le idee per riuscirci. Clarissa era troppo potente e se la cubana fosse andata dalla polizia, anche lì, sicuramente ci sarebbe stato qualche suo scagnozzo infiltrato. Aveva le mani legate nel peggior modo possibile.

Come se non bastasse, non appena uscí, incontrò nel corridoio, una Demi abbastanza infastidita e gelosa che iniziò a farle una scenata. L'ultima cosa che avrebbe voluto la cubana in quel momento, era dare spettacolo e mettere in pubblico tutta la sua vita privata: aveva già abbastanza problemi per occuparsi anche delle amanti gelose della sua ex fidanzata.

"Mi dispiace Lovato, c'era un posto e lo hanno dato a me. Sarà per la prossima volta..." - le schiacciò l'occhiolino Camila soddisfatta -

"Non c'erano dubbi Cabello, quando ti scopi mezzi piani alti, è ovvio che sei sempre in prima fila..." - cercò di ferirla Demi -

" Che brutta la gelosia tesoro, mi dispiace per te. Impegnati magari viene bene anche a te..." - le rispose ironica Camila -

" Non ne ho bisogno. Io ho già quello che tu hai perso."- Demi si riferí a Lauren e l'espressione della cubana cambiò immediatamente - " che c'è? Ho toccato un punto debole?" - ridacchiò la ragazza -

"Sei una povera illusa se credi che Lauren sceglierà te, ora è solamente confusa..." - si autoconvinse Camila -

" Mh non lo sembrava tanto quando mi diceva che avrebbe voluto provare con me e che tu le stavi rovinando solamente la vita..."

Quelle parole la colpirono dritta al cuore. Non sapeva se fossero vere o frutto di invenzione da parte di Demi per farle del male,ma raggiunsero comunque il loro scopo. La cubana rimase pietrificata senza parole mentre la ragazza di fronte a lei, felice di averla ferita, se ne stava lì sorridendo fiera.

"Buon viaggio Cabello! Portami una cartolina, mi raccomando" -

La sicurezza di Demi urtava ancora di più Camila perché l'unica persona ad avergliela data, era proprio Lauren. Nella testa della cubana risuonavano ancora le parole appena dette dalla ragazza e se davvero la corvina pensasse quelle cose di lei?

L'unica cosa di cui era certa al momento, era che Lisbona, una delle città più belle al mondo, sarebbe stata per lei, il suo più grande incubo da cui non avrebbe avuto più ritorno.






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