Last Chance

By Camrenismorethanreal

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Lauren Jauregui, 30 anni, neurochirurgo prodigio di fama mondiale. Nonostante la giovane età, ha già avuto tr... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Ultimo capitolo

Capitolo 40

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By Camrenismorethanreal

Camila rimase a fissare quella donna di fronte a lei che conosceva da poche ore e già le aveva sconvolto l'esistenza . In quei pochi istanti insieme, aveva scoperto delle cose sconvolgenti, che mai avrebbe immaginato. La sua testa era nel pallone, mille pensieri, le attanagliavano la mente. Si guardò intorno per qualche minuto, notando come quella casa, fosse rigorosamente in ordine. Nulla era fuori posto, tutto era disposto secondo un ordine logico, quasi maniacale.

"Accetto!" - rispose improvvisamente la cubana -

*ALCUNE ORE PRIMA*

"Chi è Clarissa?" - domandò Camila visto il repentino cambio di Lucy non appena vide il suo nome sullo schermo -

"Una persona che ti cambierà la vita, come ha cambiato la mia. Pronto?" - Lucy rispose al telefono che continuava a squillare - "Scusa stavo parlando con...no...ora? Io non credo che...okay...arriviamo..."

Camila osservava attentamente il cambio repentino di Lucy che sembrava essere improvvisamente agitata e sotto pressione. Il suo respiro si fece più intenso e poteva dire di vederle le mani tremare. La donna che era al di là della cornetta e l'aveva appena chiamata, di certo, aveva una grande influenza su di lei. Non l'aveva mai vista in quello stato, di solito era sempre sicura di sé, trattando tutti con una certa superiorità e fermezza. Ora Lucy sembrava spaesata quasi nel panico più totale.

"Vieni, andiamo!" - prese la cubana per un braccio -

"Andiamo? Ma dove? Hey! Fermati!" - si lamentò Camila, svincolandosi dalla sua presa - "che ti prende?"

" Clarissa vuole parlare con te.." - disse , come se la cosa fosse normale -

" E chi se ne frega! Non so nemmeno chi è, perché dovrei correre da lei?" - esclamò la cubana contrariata -

"Perché quando Clarissa ti dà un ordine, tu lo esegui e basta! Forza!" - Lucy le prese un polso, trascinandola alla macchina -

"Lasciami! Ma che cazzo ti prende? Già sono furiosa di mio con quella deficiente di Lauren, non ti ci mettere pure tu!" - le urlò contro la cubana -

" Camila..." - Lucy fece un respiro profondo - " ora che sai che tipo di persona è Lauren, cosa vogliamo fare? Restiamo a piangerci addosso tutta la notte pensando a lei? Ha fatto la sua scelta, come tu farai le tue e ora andiamo...fidati di me, la tua vita sta per cambiare..." - le porse la mano, facendola salire in auto -

Il tragitto fu abbastanza lungo, anche se le strade di New York a quell'ora, risultavano meno trafficate. Questa donna, doveva abitare in periferia, visto che si erano allontanate di molto dal centro caotico della grande mela. Camila era pensierosa, non sapeva bene dove stesse andando o a cosa stesse andando incontro. Aveva deciso di buttarsi, travolta dalla rabbia e dalla delusione che in quel momento, sentiva. Continuava a guardare fuori dal finestrino, mentre il paesaggio stava incominciando a cambiare: gli enormi grattacieli pieni di vetrate, venivano sostituiti da enormi mansioni corredate da un folto giardino verde. Camila non aveva mai visitato questo quartiere, che doveva essere abitato da persone molto abbienti. La macchina si fermò davanti ad un cancello nero con le estremità ricoperte interamente di oro ed ai lati, due figli dello stesso materiale. Le porte si aprirono automaticamente, segno che Lucy era stata spesso in questa casa. La cubana rimase ad ammirare l'enorme villa che le si presentò davanti: due colonne in marmo bianco, segnavano l'entrata.

"Vieni, che fai li impalata.." - la risvegliò Lucy -

Camila non aveva mai visto niente del genere. Era cresciuta in un quartiere di basso livello, dove la casa più grande possedeva al massimo,come la sua, due camere. Non era abituata a vedere tanto lusso, nemmeno la casa di Lauren, che abitava nel centro di Manhattan, era così grande e bella.

Non appena entrò, le si presentò davanti un enorme salone, il cui pavimento era ricoperto da un tappeto nero che contrastava i due divani color panna. Dietro di essi, un bellissimo quadro, che doveva risalire al periodo impressionista, dava risalto alla parete con i suoi colori vivi e sgargianti. Camila non era esperta di quadri, ma se quello fosse stato originale, sarebbe valso decine di migliaia di dollari.

"Finalmente ho l'onore di conoscere la famosa Camila Cabello"

Quando la donna spuntò dalla stanza adiacente, alla cubana prese un colpo: di fronte a lei vi era una persona quasi identica a Lauren. Gli stessi capelli corvini che scendevano ondulati sulle spalle, gli stessi occhi smeraldo truccati da una linea apou marcata di eye liner, le stesse labbra rosse e carnose.

"Che c'è, hai perso la lingua?" - domandò Clarissa vedendo Camila scioccata -

"No è che, che..." - le parole non le uscivano di bocca -

"Assomiglio molto ad una tua cara amica no?" - Clarissa mosse qualche passo verso la cubana -

"È impressionante! Sembri quasi la gemella..." - Camila continuava a scuotere la testa, cercando di capacitarsi -

" Prego, accomodati" - clarissa fece segno di sedersi su uno dei divani di fronte a lei - "puoi lasciarci sole un attimo Lucy?" - domandò alla ragazza -

"Ma veramente io..." - Camila si sentì in imbarazzo a rimanere sola con una donna che neanche conosceva -

"Tranquilla, vedrai che molto presto ti sentirai a tuo agio..." - Clarissa sorrise alla cubana che non sapeva cosa aspettarsi - " che cosa bevi?"

"Nulla grazie, ho già dato per stasera..." - l'espressione di Camila cambiò improvvisamente ripensando a ciò che era avvenuto poche ore prima -

"Ho sentito che la tua ragazza perfetta, non lo è poi così tanto no?"

Clarissa si versò un bicchiere di whisky e tornò a sedersi sull'unica poltrona presente nel salone. Quel posto le dava un'aria molto regale, raffinata, o forse era semplicemente il suo modo di essere. La donna indossava un tubino nero aderente che segnava le sue forme, un paio di collant dello stesso colore e delle scarpe con il tacco che le slanciavano le gambe.

"Conosce Lauren?" - domandò Camila stupita -

"Chi non la conosce. È sempre presente in ogni rivista, descritta come la dottoressa perfetta, la donna dei sogni, un angelo caduto dal cielo..." - esclamò schifata la donna - "ma a quanto pare, non è così.." - sorrise -

" E lei come fa a saperlo?" - la cubana non capiva come potesse sapere certe cose -

" Dammi del tu Camila e voglio che tu sappia già da ora, che io so tutto. Le mie fonti, sono infinite..." - Clarissa diede un'occhiata in giro, sottolineando il lusso della sua casa - " quello che desidero è sempre mio e faccio di tutto per ottenerlo." - il suo sguardo si incupí leggermente -

" Andiamo al sodo, perché sono qui?" - disse diretta Camila - "non credo sia solo un incontro conoscitivo, o sbaglio?"

" Sei sveglia! Mi piace!" - sorrise Clarissa soddisfatta. - " quindi forse, è davvero arrivato il momento di farti sapere il motivo per cui stanotte sei qui..."

Clarissa si alzò dalla sua poltrona che usava come una specie di trono e si avvicinò ad una delle tre vetrate che davano sul giardino, illuminato da alcuni fari di luce calda, dove si potevano notare, l'ombra degli insetti, che volteggiavano nell' aria.

"Non avrò mezzi termini con te. Stanotte saprai tante cose che non ti sarà permesso rivelare per nessun motivo, se non sotto mio diretto ordine.." - si voltò e la sua espressione era cambiata -

"Altrimenti?" - replicò Camila stupefatta - "Mi stai minacciando?'

" Oh Camila..." - sorrise divertita la donna, scuotendo il suo bicchiere di whisky - "Vedi, non ho bisogno di minacciare nessuno, perché quando dico una cosa, è quella e so già da ora che tu farai esattamente ciò che ti dirò..." - ora fu la cubana a scoppiare a ridere -

"Io me ne vado, non ho intenzione di farmi trattare in questo modo da una donna che conosco da neanche cinque minuti..." - Camila si alzò ma fu subito bloccata dalla stretta della mano di Clarissa sul suo braccio -

"Non così in fretta!" - la pressione si fece sempre più consistente -

"Lasciami! Mi stai facendo male!" - si lamentò la cubana -

" Mettiti seduta ragazzina!" - la spinse indietro e cadde di peso sui cuscini - "ora mi ascolterai senza fiatare, che sto perdendo la pazienza " - il tono di voce della donna divenne più basso e roco -

Clarissa, assomigliando così tanto a Lauren, rappresentava per la cubana, una sorta di alterego, ciò che la sua ragazza, fino ad ora, non era mai stata con lei. Vedeva in quella donna dei lati che non aveva mai notato nella corvina: la rabbia, la cattiveria, il desiderio di vendetta negli occhi, anche se però, non aveva capito dovuti a cosa. Il suo ruolo, fino a quel momento, era rimasto incerto.

"Proviamo a calmarci okay?" - lo stato d'animo di Clarissa, cambiò nuovamente - "parliamo un po' di te ora. Come stai?" - chiese, cercando di essere il più afabile possibile -

" Incazzata, delusa, triste e soprattutto voglio andare via di qui!" - ringhiò Camila -

"Sei testarda! Buon segno! E come mai sei così tanto arrabbiata? Non mi dire per Lauren, non ne varrebbe la pena.." - Clarissa spostò i capelli da un solo lato del collo -

"Vedi che non sai tutto? È proprio qui che ti sbagli, Lauren valeva la pena, avrei fatto di tutto per lei e mi ha ripagato in quel modo.." - Camila cercò di trasformare le lacrime in forza -

"Bla bla bla...l'amore mi fa vomitare e vedere delle persone ridursi così per qualcun'altro, altrettanto! Ricorda che l'unica cosa importante nella vita, è l'amore verso sé stessi, nessuno vale così tanto!" - Clarissa finí il suo whisky, gustandolo fino all' ultima goccia -

" Forse hai ragione, ho dato troppo a coloro che non meritavano niente" - disse Camila avvalorando la tesi della donna -

"Sapevo fossi una ragazza intelligente Cabello" - Clarissa si alzò andando verso un mobile in legno scuro del salone - " sai, ho sempre creduto in un unica cosa da quando sono nata: il bene, che tutti professano..." - estrasse dal cassetto un plico di fogli - "non esiste..." - si voltò di scatto verso Camila, stringendo al petto quei documenti -

"Quelle patetiche forme di "amore""- sottolineò schifata questa parola - " palesemente finte e molto spesso obbligate, mi fanno capire quanto io sia stata fortunata a crescere da sola..." - disse Clarissa con una sorta di nostalgia -

"La tua espressione dice il contrario. Non sembri poi così felice di questo..." - affermò Camila -

"Per caso ti ho chiesto di farmi da psicologa? Se ne volevo una, andavo da una persona un po' più qualificata che una specializzanda, non credi?" - replicò Clarissa infastidita -

"Ho trovato un tuo punto debole. Sembri così tanto di ghiaccio, ma invece.." - disse Camila provocandola -

"Parlando di punti deboli..." - Clarissa sbatté i fogli sul tavolo di fronte alla cubana - " cosa vedi scritto?"

Camila iniziò a leggere dei fogli con impresse sopra delle date, dei luoghi e tantissime frecce rosse, che quasi non si capiva nemmeno più dove finissero. La cubana non sapeva minimamente di cosa si trattasse, infatti la sua espressione parlava già da sola.

"Che cosa sarebbe?" - domandò la cubana -

"Miami, 27 giugno 1988, cosa ti dice?" - domandò Clarissa, lasciando Camila a pensare -

" Il 27 giugno è il compleanno di Lauren...la sua data di nascita?" - chiese perplessa mentre la donna annuì -

" Continua a leggere..." - le ordinò Clarissa -

Più continuava, più la cubana non capiva e la confusione aumentava.

" Orfanotrofio Saint Joseph, Suor Matilda, 27 giugno, 3 luglio, tutti questi luoghi, date, frecce. Che cosa è tutto questo?" - esclamò Camila -

"Il passato della tua ragazza, o dovrei dire ex a questo punto?" - ghignò Clarissa dopo averle tirato la frecciatina -

"Lauren? Che c'entra lei con un orfanotrofio? I suoi genitori l'hanno cresciuta, sua madre è uno dei più famosi chirurghi al mondo e suo padre praticamente amministra mezza New York..." - la cubana vide scuotere la testa alla donna di fronte a lei -

"Quella sgualdrina..." - sussurrò Clarissa ma comunque fu sentita da Camila -

"Chi? Mi spieghi che sta succedendo?" - la cubana iniziò a preoccuparsi e sentirsi veramente fuori posto -

"Stanotte dovrai prendere una decisione..." - il volto di Clarissa diventò serio - "o con me o contro di me. Dovrai decidere prima di varcare quella porta. Scegli bene Camila, in ogni caso, entrambi i lati in cui starai, ti cambieranno la vita.."

"Io mi sono stancata di tutto questo mistero, di queste minacce, me torno a casa a maledire il giorno in cui ho deciso di innamorarmi e piangere..." - si alzò Camila ma venne immeditamente bloccata dallo scatto della donna -

"Non ti muovere!"

Improvvisamente, la cubana si ritrovò puntata in mezzo agli occhi una pistola. Il sangue le si raggelò nelle vene. Sentì un brivido freddo scorrerle lungo la schiena. Restò immobile ed iniziò ad eseguire ciò che quella donna dagli occhi di ghiaccio, le stava per ordinare.

La vita di Camila sarebbe cambiata radicalmente. In quei pochi minuti, qualunque decisione avesse preso, le avrebbe fatto perdere tutto.







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