Fino Alla Fine

De seicomeungirasole

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La complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza... Mai multe

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Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16 parte 1
Capitolo 16 parte 2
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
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Capitolo 32
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Capitolo 34
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Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 107
Capitolo 108
RINGRAZIAMENTI
Freedom
✋🏻👆🏻
Oh capitan,my capitan!
AAA
Civico 182
Sorpresa
Annuncio
Hoplites

Capitolo 106

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De seicomeungirasole

-sono tornata- annuncio il mio arrivo dopo una stancante giornata di lavoro.
Tolgo immediatamente i tacchi dai piedi e assaporo la bellezza di farli scontrare con il pavimento super pulito del salotto.
Santa donna, Pamela.
Mentre vado ad appendere la giacca nell'attaccapanni vicino l'ingresso, i miei occhi cadono sulla parete dove Paulo tiene alcuni trofei vinti in partite giocate quando era un bambino e molte cornici con le foto.
Mi accorgo che ha fatto stampare quella foto del muretto a Mykonos e accanto ad essa ci sta un bicchiere di vetro con il test di gravidanza dentro.
Davvero inquietante come cosa ma, so che l'ha fatto perché da allora sembra che la sua vita si sia letteralmente portata su livelli superiori.
-amor?- mi chiama non trovandomi come si aspettava nel salotto
-estoy aqui- gli rispondo mentre lo vedo arrivare sorridente
-hola nenita- mi bacia dolcemente e da una carezza al mio ventre ancora coperto dalla camicia del tailleur.
-è andata bene a lavoro?- annuisco e lo seguo in cucina, guardandolo aprire il frigo e riempirmi un bicchiere di succo di frutta alla pera, il mio preferito.
Me lo porge sedendosi nella sedia di fronte alla mia e guardandomi in attesa di una risposta.
Come una bambina bevo il succo gustandone il buon sapore e  mi sporco le labbra che poi pulisco con la lingua.
-tutto bene, sono stata a Villar per sistemare le ultime cose- ultime si fa per dire dato che, come ogni anno alla fine fino a pochi secondi prima dell'arrivo della squadra, ero li a controllare che tutto fosse perfettamente in ordine.
-a te come è andato l'allenamento?- con il solito modo di fare si tocca i capelli.
-benissimo, siamo ritornati tutti e abbiamo fatto il primo allenamento con la squadra al completo- sorrisi contenta di vederlo cosi entusiasta.
Alla fine, nonostante il periodo di vacanza che ci eravamo concessi, entrambi sapevamo benissimo che ritornare a lavoro era talvolta gratificante.
-prepariamo da mangiare?- gli chiesi e lui annui.
-niente roba pesante perché sono certa che crollerò appena toccherò il letto- anche lui mi sembrava parecchio stanco anche perché adesso gli allenamenti iniziavano ad intensificarsi.
Dal porta pane di legno, tirai fuori la baguette di grano duro, come piaceva a Paulo e anche a me, quella piena di sesamo che mi faceva letteralmente impazzire.
Quando ero piccola di nascosto lo rubavo dal coppo di carta e con i denti ne graffiavo la crosta per tirarli via; una volta ero addirittura arrivata a comprare la confezione dal panificio e l'avevo mangiata come si fa con i semi di girasole.
Che goduria!
-preparo l'insalata?- mi chiese ed io annui afferrando un coltello dal cassetto e tagliando delle fette da far insecchire nel forno.
Le bruschette con il pomodoro e la Philadelphia erano uno dei piatti leggeri che più preferivo inoltre con ancora questo caldo ci stavano perfette.
Dal frigo oltre che prendere il formaggio spalmabile e il pomodoro , tirai fuori una bottiglia d'acqua fresca utile per dissetare la sete che stavo avvertendo e poi dal cassetto del mobile presi la tovaglia da tavolo per prepararla.
Paulo aveva uno strano modo di tagliare l'insalata perche a lui piaceva utilizzare il tagliere e nonostante sapesse che ci avrebbe impiegato il doppio del tempo, alla fine continuava a farlo perche nella sua autonomia l'aveva imparato a fare cosi e chi ero io per cambiargli una abitudine cosi innocua?
-hai preso l'appuntamento dal medico?- mi chiese, ricordandosi come sempre tutti gli impegni della mia vita.
Anche questa era un'altra dimostrazione tra le tante che mi amava davvero.
-non ancora, ho provato subito dopo l'ora di pranzo ma nessuno ha risposto a parte la fastidiosa segreteria telefonica e dopo ho avuto tanto lavoro da sbrigare- annui  semplicemente e capii che non gli fosse del tutto piaciuta la mia risposta.
Che ci tenesse alla salute, in generale, non era una mistero ma che tenesse alla mia era ancora più evidente.
Anche io a dirla tutta ero come lui una particolarmente fissata con le visite mediche, dopo le mie vicissitudini di certo non avevo la ben che minima idea di incappare in qualche strana malattia del secolo.
Adesso avevo la responsabilità di un bambino, nostro figlio, e mai avrei voluto fargli del male.
-ti giuro che se domani non rispondono, vado direttamente in clinica a prendere un appuntamento- mi avvicinai a lui cingendogli le spalle.
-voglio solo che stiate sempre bene- me lo disse con cosi tanta dolcezza che mi sentii in colpa per farlo stare cosi in ansia.
-noi staremo bene, tutti e tre- perche anche lui sarebbe stato bene e la gravidanza non avrebbe dovuto farlo stare in ansia. Certamente era la prima volta per entrambi e magari ci saremmo preoccupati per cose anche inutili ma, dovevamo godercela giorno dopo giorno senza fasciarci la testa con l'eventualità di rompersela.
Mi baciò dolcemente ed io ricambiai poi, lasciai che continuasse a tagliare l'insalata mentre io tirai fuori la teglia girando dall'altro lato le fette di pane.
Il pomodoro rosso e maturo come piaceva a me, emanava un odore straordinario, anche questa era una cosa strana della mia vita.
Mi piaceva molto il pomodoro per insalata e ne apprezzato il sapore ma, la salsa di pomodoro meglio conosciuta come sugo, la mangiavo una volta ogni tanto perche non mi piaceva molto il suo sapore.
A Palermo però, ricordavo che quando nonno Alessandro faceva il sugo con il pomodoro raccolto nel mese di Agosto o di Luglio, mi leccavo i baffi ed ero cosi golosa che mi sporcavo persino i capelli.
A lui veniva buonissimo, con quelle foglie di basilico che mio padre puntualmente tirava via con la forchetta perché gli davano la sensazione che si stesse materializzando l'orto dentro al suo piatto ma, lui era sempre stato uno dai gusti particolari e difatti, era colpa sua se ero cresciuta con la fobia dei cibi viola.
L'uva, le melanzane, le prugne, i mirtilli...mi facevano davvero impressione eppure con Paulo stavo piano piano imparando ad apprezzarne il buon sapore, senza considerare il loro colore del tutto macabro.
Le melanzane però, erano una cosa su cui purtroppo non riuscivo a passarci sopra, nonostante il buon odore della parmigiana che mia madre cucinava ogni tanto, tipo quando mio padre era via di casa per convegni medici.
-mi sono informato con il mio nutrizionista- mi disse di punto in bianco
-su cosa?- ogni qualvolta che parlava con Giuliano io tremavo perché quei due erano capaci di escogitare diete assurde che solo a vederle sul palmare ti chiedevi il perché dell'esistenza di alcuni cibi.
-sull'alimentazione per la gravidanza- cioè, noi ancora non l'avevamo detto a nessuno a parte Mat e Dols , e lui aveva già chiesto informazioni del genere a Poser?
Si vedeva che tra quei due ci fosse un legame che prescindeva dall'amicizia.
Paulo si fidava di Giuliano perché più volte i suoi consigli l'avevano fatto sentire bene e gli avevano regalato prestazioni fisiche migliori.
Dopo l'infortunio contro il Cagliari, Paulo era davvero stato male e solo la consapevolezza che i giusti esercizi e la giusta dieta l'avrebbero rimesso in sesto, guarendolo dalla lesione distrattiva ai flessori della coscia destra, avevano allontanato i cattivi pensieri dalla sua testa.
-e che ha detto?- mi sorrise contento che non mi stessi lamentando come invece si aspettava.
Alla fine, mangiare sano come aveva consigliato anche a me, mi aveva dato indietro ottimi risultati al partire dal fatto che si erano allontanati da me tutti quei grandi e terribili periodi di stitichezza che mi colpivano almeno una o due volte al mese.
-ha detto che non puoi mangiare carne cruda ne salumi ma che il pesce lo puoi mangiare benissimo, quello crudo fino ai cinque mesi di gravidanza poi è meglio evitare- annui.
Separarmi dal prosciutto crudo per nove mesi mi sembrava una punizione madornale ma, alla fine sapevo che era davvero così perche Valentina ormai già al sesto mese di gravidanza, ogni mattina tornava in ufficio con un diavolo per capello lamentandosi della sua dieta verde, o cosi la chiamava.
Era logico che il suo ginecologo le consigliasse un'alimentazione ricca di frutta e verdura e poi, a quanto pare era arrivata a prendere due chili in tre settimane e il suo medico l'aveva rimproverata.
-ed io prometto che seguirò alla lettera la dieta che Poser vorrà farmi, per far stare tranquillo te - gli presi il volto tra le mani baciandoglielo.
-sei già un papà apprensivo lo sai?- rise annuendo con quegli occhi luminosi dalla felicità.
Era da ormai una settimana che aveva questo bel sorriso in volto, complementare al mio e si faceva fatica a dover nascondere una contentezza tale quando, tutti intorno a noi si accorgevano di quanto stessimo bene.
Pensavo che una notizia simile mi avrebbe scombussolato la vita, che mi avrebbe fatta sentire troppo piccola ed inesperta dinnanzi alla consapevolezza di diventare genitore ma, invece mi sentivo semplicemente fortunata.
Come se avessi appena ricevuto il miglior regalo della mia vita e sapevo che era cosi, perche diventare mamma era qualcosa davvero difficile da spiegare a parole.
Avevo passato due notti intere sveglie insieme a Paulo a ridere dalla felicità, ubriachi di felicità , così tanta che mi sembrava che stessi fluttuando in un cielo fatto di zucchero filato.
Non avevo ancora il ventre gonfio, ma mi guardavo ogni mattina allo specchio prima di vestirmi e anche Paulo lo faceva insieme a me.
Ci mettevamo di profilo nell'attesa che crescesse e quasi avrei voluto avere una cannuccia per soffiarci dentro e gonfiare la mia pancia.
Mi sentivo migliore.
Più bella e mi sentivo donna.
Mentre sistemai il pane con il pomodoro sopra su un piatto di porcellana, Paulo alle mie spalle prese a massaggiare la pelle della mia schiena.
-grazie- a momenti mancava poco che mi addormentavo sulla sedia.
Mi baciò la testa e ispirò il profumo dello shampoo che utilizzavo lasciandoci poi, un bacio.
Lo guardai senza fiato e senza parole che fossero anche lontanamente paragonabili a tutto quello che avrei voluto realmente fargli sapere.
Come glielo spiegavo a parole tutto quello che nasceva dentro di me ogni singolo istante in cui la mia coscienza si rendeva conto di che uomo avessi al mio fianco.
Con gli occhi gli chiesi di avvicinarsi e di congiungere le nostre labbra, in bacio semplice dolce e lento.
-sei la mamma più bella del mondo- mi sussurrò e il mio cuore più che una capriola fece un triplo salto carpiato.
Dopo cena ci accomodammo nel divano del salotto, Paulo mi fece coricare tra le sue gambe perché cosi in questo modo avrebbe avuto la mia schiena sul suo petto e la sua mano avrebbe potuta intrecciare alla mia per poggiarla sulla pancia.
Sembrava vivere per questo e io vivevo per lui e questa gioia che lo stava vestendo rendendolo ancora di più l'uomo più bello dell'universo.
-sai che nella mia famiglia, c'è la possibilità di avere gemelli?- eravamo messi bene allora.
-anche nella mia ma...Dybala, tu spera di non averne messi due perché ti costringerò a portarmi a spasso sulla tua schiena- rise e il suo petto vibrò.
-ma io li voglio due gemelli- la faceva facile lui
-vuoi anche partorirli?- mi guardò tra lo spaventato e il traumatizzato.
-no!- disse immediatamente
-allora, sta zitto- mi morse leggermente una spalla come a protestare
-però due bambini insieme sarebbe perfetto. Magari saranno due bambine ed io sarò innamoratissimo di loro e saranno mie fino a quando non faranno cinquanta anni- scoppiai a ridere divertita dai suoi pensieri.
-vuoi due bambine? Sicuro che poi non diventerai pazzo per i loro fidanzatini? Tutti vorrebbero le baby Dybala- mi guardò pensandoci su
-ma nessuno le avrà a parte il loro papà- gli baciai la bocca presa da un impeto di amore infinito.
-io voglio un bambino- sul serio, impazzisco per i bambini neonati.
Li amo alla follia.
-non vuoi una bambina?- mi chiese stupito.
Si, perché io forse ero una di quelle poche che volevano un maschio.
-si, così può proteggere la sua mamma quando il suo papà farà lo stronzo- mi guardò trattenendo un sorriso
-lo stronzo?- ripetè
-si, almeno so che avrò un altro uomo da cui potermi andare a coricare- strofinò il suo naso sul mio.
-il suo papà non farà lo stronzo e si terrà la sua mamma accanto a se per sempre- e mi baciò zittendo tutto.
Quella notte, lo sognai ancora.
-allora ?- gli chiesi impaziente forse più di lui, per sapere se dentro di me una vita stava crescendo.
Urlò, non scherzo per niente.
Urlò cosi forte che pensai che a momenti sarebbe potuta arrivare la polizia per arrestarci per disturbo della quiete pubblica.
Mi afferrò a mo di sposa e mi fece vorteggiare su se stesso mentre dentro di me si annidava la consapevolezza che saremmo diventati genitori.
Una famiglia.
-Pau- gli dissi ridacchiando provando a capire se l'avessi  potuto calmare o se invece mi sarei dovuta rassegnare alla sua euforia incontenibile.
-amore- provai ancora mentre piano piano iniziò a ridere e a piangere contemporaneamente.
Di questo passo si sarebbe fatto venire qualcosa e non mi sembrava il caso dato che qui, tra i due ancora non era arrivato il mio momento, quello tipico in cui effettivamente tutto di me prendeva coscienza di ciò.
-grazie grazie grazie- mi disse baciandomi ripetutamente le labbra e facendomi sorridere.
Non l'avevo mai visto cosi euforico, sembrava che qualcosa l'avesse colpito all'improvviso ed effettivamente la notizia di diventare padre non è che fosse qualcosa a cui ci si poteva abituare, arrivava e andava presa sul momento.
Bene o male che andasse era comunque una grande notizia, capace di sovvertire molte cose nella vita di una persona.
-grazie? Amore siamo in due ad averlo fatto lo sai vero? Lo ricordi?- mi fece sorridere cosi innamorata di lui.
I suoi occhi verdi brillavano davvero, come se fossero smeraldi appena estratti.
Si sedette nel letto e mi tenne in piedi poggiando le sue labbra all'altezza dell'ombelico e le tenne li per almeno due minuti.
Era chiaro che la notizia l'avesse presa molto più che bene, come se lo desiderasse da tutta una vita ed in fin dei conti anche io, ci avevo sperato fin da quando avevo lasciato che Mat acquistasse per me quei due test di gravidanza.
Mi sedetti lentamente al suo fianco, circondandolo con le mie gambe e abbracciandolo come più potessi; era decisamente un momento che non avremmo mai più dimenticato nella nostra vita e in qualche modo segnava un nuovo inizio, stavolta molto più dirompente di sempre.
Portò la mia mano sul suo cuore che batteva all'impazzata e mi fece sorridere il fatto che fosse cosi letteralmente emozionato da non sapere più come esprimere tutta quella contentezza che lo stava attraversando.
-devi calmarti babe, altrimenti ti sentirai male- lo trascinai con me sul letto poggiando le teste sul cuscino e baciandogli dolcemente tutto il volto.
Questo ad esempio era un momento che mai prima di adesso mi ero immaginata e per me non fu per niente strano il fatto che tra i due, momentaneamente e attualmente, lui fosse quello più bisognoso di attenzioni.
-Gwen, diventeremo genitori- mi disse ed io annui come a dimostrargli che lo avevo capito e che ero pronta per diventarlo insieme a lui.
-lo so, io e te- sfiorai il mio naso con il suo e chiusi gli occhi provando a dettare il ritmo del suo cuore con i miei baci lenti che si posavano delicatamente sulle sue labbra, cosi morbide e salate dal pianto.
Non mi stupì affatto il suo spontaneo ed istintivo gesto di accarezzarmi la pancia, più volte anche io in precedenza l'avevo fatto, a partire da quel famoso pomeriggio a Mykonos.
Era lì che per la prima volta mi si era istillato il dubbio che qualcosa dentro di me stesse cambiando e sempre lì , quella notte quando rimasi insonne seduta a bordo della piscina, con i piedi a mollo, desiderai ardentemente che il nostro amore avesse finalmente fatto un frutto.
Quante cose nella mia vita, erano cambiate in maniera cosi apparentemente veloce eppure, non avevo paura che le cose mi avessero potuta schiacciare, cogliendomi in anticipo.
Paulo mi guardò in silenzio, lasciandosi sopraffare dai suoi pensieri che gli creavano un sorriso sul volto e gli occhi lucidi e allo stesso modo io, mi fermai a trattenere il tempo incastrato in quel momento che dovevamo e volevamo assaporarci lentamente.
Domani mattina, al mio risveglio ero certa che non sarei stata la stessa di adesso perché durante la notte la mia mente avrebbe piano piano realizzato la notizia che tra nove mesi sarei diventata mamma a tutti gli effetti.
-yo...yo te amo- lo sussurrò abbandonandosi nuovamente ad un piccolo pianto silenzioso.
-yo tambien amor- mi avvinai al suo corpo e lasciai che mi avvolgesse e poi, chiusi gli occhi per addormentarmi.

L'indomani mattina fu l'odore del cibo a svegliarmi; aprii un occhio e poi l'altro notando Paulo che teneva un vassoio in mano mentre provava a mettersi sul letto senza far rovesciare nulla.
Mi alzai sul busto per dargli una mano ma mi guardò storto ma comunque sempre innamorato.
-rimettiti coricata, devo svegliarti io- mi fece ridere ma lo feci volentieri.
Se per svegliarmi mi avrebbe riempita di baci, beh, allora forse ci avrei potuto persino impiegare un'oretta buona prima di decretare il mio risveglio.
Si abbassò sul mio volto a baciarlo piano piano e lentamente, soffici e delicati baci che atterravano come caramelle gommose in bocca.
-buongiorno neña- sfiorò le sue labbra con le mie e poi le baciò.
-ancora un altro pochino- gli dissi con gli occhi chiusi facendolo ridere
-abbiamo qualcuno bisognoso d'affetto?- annui
-tanto affetto- che provenisse unicamente da lui che era come la mia lanterna cinese.
Quel desiderio espresso in riva al mare con il rumore leggiadro delle onde basse che si infrangono sulla sabbia, i piedi scalzi e i capelli sciolti e mossi mentre le braccia rivolte verso il cielo, trattengono ancora un po un sogno, uno dei tanti ma ancora una volta sempre lo stesso, pronto per toccare il cielo.
Quando le sue labbra toccarono ancora le mie le trattenni per più tempo, gustando il sapore di dentifricio alla fragola che più che altro sapeva di BigBabol.
Poi mi decisi finalmente ad aprire gli occhi, e mi ritrovai i suoi cosi vicini ai miei e sorrisi per quanto diamine erano belli.
-speriamo abbia i tuoi occhi- lo dissi con naturalezza come se da mesi ormai, convivessi con questa notizia quando invece la sapevo solo da pochi giorni ma forse, il mio inconscio l'aveva saputo fin da sempre.
-ma a me piacciono i tuoi- e a me i suoi, non potevamo mica pretendere che venisse con un occhio di un colore e uno di un altro colore.
-io lo tengo per nove mesi, quindi ascolterà a sua mamma è avrà gli occhi verdi- Paulo si imbronciò.
-non vale, io non ho la possibilità di tenerlo nove mesi- mi fece sorridere il cuore
-ma puoi tenere me, che ti assicuro sarò peggio di un bambino- ovviamente stavo scherzando ma, con tutta la sincerità mi sarei goduta la gravidanza senza minimizzare nulla.
Dopo la doccia raggiungemmo insieme la Continassa e non mi raccomandò altro che non fosse prendere quel benedetto appuntamento dal ginecologo.
"Possibilmente femmina, sono geloso".
Praticamente il mio medico da sempre all'improvviso non andava più bene.
Ovviamente io avrei comunque chiamato nello studio del professor Fideli perché conosceva la mia storia clinica e sapeva cosa era meglio per me, per noi.
Così, se il mattino aveva l'ora in bocca io invece avevo la cornetta del telefono, sempre in attesa da almeno mezz'ora, mentre firmavo carte su carte.
Mi sentivo più che altro in qualche ufficio dello stato più che alla Juventus e questo perche stavamo ancora lavorando al mercato e ogni volta acquistare e vendere un giocatore era un impresa tipo l'Odissea.
-Pronto, studio ginecologico del dottor Fideli, sono la segretaria ..chi parla?- risposero dalla cornetta
-Ludo, sono Gwen- la salutai molto amichevolmente perché mi conosceva da praticamente quando avevo dodici anni
-Gwen!! Tesoro come stai?- avrei voluto dirle che mai mi ero sentita cosi bene come adesso.
-tutto bene. Senti, ho chiamato per avere un appuntamento- la sentii mentre sfogliava le pagine della sua agenda dove li annotava.
-ha uno spazio libero, giorno nove settembre- praticamente tra due settimane.
Paulo non sarebbe stato d'accordo nemmeno sotto tortura.
-cosi tardi?- lei annui desolata non sapendomi cosa altro dire.
Mi scocciava dover utilizzare il numero privato del professore, me lo aveva dato per casi eccezionali e una gravidanza..la potevo considerare un caso eccezionale?
-stai male?- mi chiese preoccupata
-no, solo devo fare una visita di routine- tergiversai il discorso e poi staccai la chiamata ringraziandola ugualmente.
Dario lavorava tranquillo nel suo angolo dell'ufficio e ultimamente mi era davvero d'aiuto con parecchie pratiche.
Stava crescendo molto dal punto di vista lavorativo e il suo più grande pregio stava nel saper ascoltare.
Se avevi un consiglio da dargli lui lo ascoltava volentieri e si lasciava guidare dalle persone che reputava degne o della quale si fidasse.
-pronto Ginevra- mi stupì il fatto che avesse il mio numero memorizzato sul telefono.
-pronto Professor Felici- lo salutai contenta di sentirlo sempre con un tono della voce di uno che sta perfettamente in forma.
-sai che stavo parlando di te con tuo padre? Ci siamo salutati dieci minuti fa- sorrisi all'idea che quei due fossero inseparabili.
-è successo qualcosa?- mi chiese dopo, forse nel momento esatto in cui si assicurò che nessuno potesse ascoltare la nostra chiamata.
-devo prendere un appuntamento, ho chiamato Ludovica ma l'unico posto libero è giorno nove di Settembre- annui ed io continuai a parlare
-ho fatto un test di gravidanza, beh in realtà tre- rise dall'altro lato del telefono
-tre? Cosi tanti?- si, mica lo sapeva che ne avevamo altri tre a disposizione e che Paulo nell'attesa sarebbe stato capace di farmeli fare
-si, sono risultati positivi ma volevo fare una visita per esserne certa- concordò con me che quella fosse l'idea migliore.
-guarda tesoro, io sono libero per l'ora di pranzo...posso inventare una scusa con tuo padre e mi trovi nello studio- lo ringraziai enormemente e lui mi disse che mi avrebbe aspettato.
Bene, ora non rimaneva altro che dirlo a Paulo.
Quando mi alzai dalla scrivania, Dario alzò gli occhi dai documenti guardandomi curioso ed io gli sorrisi facendogli capire che era tutto okay.
Scesi le scale per raggiungere la palestra e poi aprii le porte antipanico fino ad affacciarmi sul campetto dove si allenavano.
Non potevo mettermi ad urlare perciò sbracciai per alcuni secondi prima che il mister mi notasse e si avvicinasse.
-qual buon vento, Meneghini - mi salutò schiacciandomi un occhiolino
-mister Allegri- ricambiai il suo saluto
-ti serve qualcuno?- annui
-mi serve proprio la sua Joya- mi sorrise
-la mia? No, cara è la tua - Paulo ed il mister si volevano bene , capitava che qualche volte avessero delle piccole incomprensioni ma, tutto tornava apposto nell'arco di dieci secondi.
-Dybalaaa!!- urlò cosi forte che pensai che da un momento all'altro mi si sarebbero potute staccare le orecchie.
Paulo, smise di fare gli addominali e guardò dalla parte nostra, appena si accorse del mio corpo, scattò in piedi e corse verso di noi.
-que pasa?- parlò in argentino
-no pasa nada ma, devo parlarti per quell'appuntamento...- sperai mi intendesse al volo e fortunatamente fu cosi
-mister, posso?- gli chiese il permesso di potersi allontanare dagli allenamenti
-hai dieci minuti a partire da ora- il mister si allontanò ed io fui velocissima.
-abbiamo un appuntamento per l'ora di pranzo. Ti aspetto alla macchina e non metterci troppo. Il professore ci sta facendo un favore- mi sorrise contento e poi mi baciò prima di tornare nuovamente ai suoi allenamenti.
Passai il resto della mattinata a lavorare e a guardare quel dannato orologio alla parete, non vedendo l'ora che fosse mezzogiorno.
-aspettiamo qualcuno?- mi chiese Dario
-no, perché?- gli chiesi spontanea
-guardi quell'orologio da quando sei tornata -ah, quindi l'aveva notato
-aspetto un'email di lavoro entro mezzogiorno e tengo l'ora in mente- non sapevo che altro dirgli a riguardo
-se vuoi ci penso io- fu gentile ad offrirsi volontario
-no, è per un lavoro che mi chiesto di sbrigargli il Presidente e vuole che me ne occupi di persona- annui sorridendomi e così tornò al suo lavoro.
Evitai di guardare l'orologio ma in compenso guardavo il cellulare mentre sbrigavo le carte per i rinnovo del contratto di Miralem Pjanic.
Ero strafelice che stesse rinnovando fino al duemilaventidue e poi, avevo anche le pratiche di Mario Mandzukic che aveva deciso di ritirarsi dalla nazionale Croata e dovevo ancora contattare il suo procuratore.
Quando Dario si alzò dalla sedia, quello fu il chiaro indizio che fosse l'ora di pranzo, cosi attesi nel mio ufficio circa un quindicina di minuti,calcolando il tempo che Paulo ci avrebbe potuto impiegare per farsi una doccia e cambiarsi e poi scesi fino al parcheggio.
Agnelli stava appena mettendo piede alla Continassa e appena mi vide mi venne incontro.
-Gwen, buongiorno- mi salutò abbracciandomi
-buongiorno Andrea- lo salutai sorridente come sempre
-pranzate fuori?- chiese direttamente a Paulo nell'esatto momento in cui lo vide arrivare.
Paulo lo salutò mentre metteva il suo borsone nei sedili posteriori della macchina e poi chiudeva lo sportello.
-si, ci sono ancora due miei amici per questi ultimi giorni e chiudiamo con questo pranzo- sorrisi per la balla che si era inventato però era stata geniale.
-divertitevi allora. Buon pranzo e..Gwen, ti lascio un fascicolo sulla scrivania quando torni vieni da me in ufficio che ne parliamo - mi aspettavo già cosa avrei dovuto trovare.
Il signor Marchionne non era proprio in ottima salute e Agnelli ed John Elkan non avevano fatto altro che andare e venire dalla Svizzera in questi ultimi quattro giorni, perciò sicuramente doveva essere qualcosa sulla FCA.
In macchina Paulo guidò tranquillamente seguendo le indicazioni sul gps per raggiungere la clinica.
Fortuna che eravamo venuti a lavoro con la jeep e non con una delle sue auto sportive altrimenti passare inosservati sarebbe stato impossibile.
Nel parcheggio riservato riconobbi la mercedes di mio padre e sorrisi all'idea che da un momento all'altro l'avrei potuto rendere davvero felice .
-tu lo sai perché mettono delle panchine fuori dagli ospedali?- mi chiese all'improvviso Paulo, mentre ci dirigevamo verso le porte scorrevoli dell'ingresso.
-non lo, forse per dare un pasto a sedere magari a quelli che vogliono fumare- annui
-ma non è strano che all'ospedale ci sia un'area fumatori se è il primo a dire che non si dovrebbe fumare?- ora che mi ci faceva pensare effettivamente era proprio assurdo.
-l'ansia ti fa fare molte domande?- gli sorrisi mentre lui prese un respiro.
-e che mi sento ancora peggio di quando devo andare a giocare una partita ad eliminazione diretta- gli afferrai la mano stringendogliela e lui mi baciò sorridendo.
Conoscevo il percorso che dovevo fare e dovevo sbrigarmi se non volevo incontrare mio padre nell'ascensore pronto per andare a pranzo in mensa.
-pensi che sarà solo uno?- mi chiese leggendo quell'infinità di nomi scritti con il pennarello nelle pareti di acciaio dell'ascensore.
-non lo so, ma andrà bene comunque- annui contento e poi le porte dell'ascensore si aprirono.
Ludovica non era dietro la sua elegante scrivania perciò andai direttamente alla porta sbattendoci leggermente le nocche sopra.
-Avanti!- al suono spinsi la porta e Paulo mi seguì immediatamente
-Ginevra!- si alzò venendomi ad abbracciare
-dottore- nonostante la confidenza avevo sempre preferito chiamarlo con il ruolo che esercitava.
-lui è- non mi fece finire di parlare
-Paulo Dybala, tuo padre parla sempre di lui- Paulo arrossì e lo trovai adorabile.
-allora, miei giovani ragazzi accomodatevi- ci fece sedere e capii che lo stesse facendo per mettere Paulo a suo agio.
Ecco perché mai avrei voluto cambiarlo, lui era bravo a capire le persone.
-so che sarebbe la vostra prima gravidanza e con il passato di Gwen, sono contento che abbiate immediatamente pensato a chiamare qui; Le dico sempre che non deve esitare a chiamarmi quando sono cose così importanti- Paulo guardava lo studio e chiaramente i numerevoli poster clinici lo attiravano molto.
-Gwen, scopriti la pancia- a quello Paulo immediatamente guardò me sul lettino mentre il medico afferrava un cilindro di plastica bianca, agitandolo verso il basso.
-è un po' freddo- si, lo ricordavo perfettamente.
Paulo in piedi dall'altro lato del lettino, teneva stretta la mia mano e osservava tutto curioso senza perdersi alcun dettaglio.
Quando apparve il mio addome in bianco e nero su quello schermo, anche io lo guardai alla ricerca di qualcosa,ben consapevole che ci avrei capito praticamente nulla.
Mosse quell'affare da una parte all'altra della mia pancia e poi pigiò su un piccolo tasto bloccando un immagine.
-eccolo qui- lo indicò con il suo dito e ci sorrise mentre noi guardavamo quella macchia bianca lunga forse pochi centimetri.
-è di tredici settimane- feci un rapidissimo calcolo e corrispondevano a quando eravamo in Russia.
Paulo si chinò a baciarmi la fronte mentre il dottor Felici stracciava un pezzo di carta dall'enorme scottex che aveva e me lo porgeva.
Asciugai via il gel e poi mi riabbassai la camicia infilandomela nuovamente dentro il pantalone.
-auguri ragazzi, siete diventati mamma e papà- ci sorrise abbracciandoci contento e poi ci diede la copia dell'ecografia.
Parlammo ancora altro tempo per pianificare la gravidanza, prendendo di già tutti gli appuntamenti e facendo in modo che Paulo potesse esserci a tutti tranne che a due a causa degli impegni con la Nazionale.
Fece una copia personale a Paulo, sapendo bene che l'avrebbe spedita a sua mamma e lo trovai un gesto meraviglioso.
-allora ci vediamo tra tre settimane- ci salutò e per me riservò un abbraccio.
-andate a dirlo a Marco?- ci chiese e Paulo annui immediatamente.
Nel corridoio per raggiungere l'ascensore, Paulo mi tenne stretta e lui baciandomi con ritmicità la testa.
-mi hai reso l'uomo più felice del mondo- mi piaceva il sorriso del suo volto
-e tu mi hai reso la futura mamma più fortunata di questo mondo- mi baciò la punta del naso e poi la bocca, mentre il  ting delle porte dell'ascensore ci annunciò che era arrivato.
Chiamai mio padre per telefono dicendogli che mi avrebbe trovata davanti la porta del suo studio e lui incuriosito mi chiese che ci cosa facessi da quelle parti.
Gli dissi che ero venuta a trovare il mio adorabile papà e lui mi disse che sarebbe arrivato, il tempo di prendermi una fetta di torta dal bancone.
Sorrisi all'idea.
Quando arrivò e vide anche Paulo, un po' il suo volto si preoccupò ma, ci fece ugualmente entrare dentro.
Conoscevo lo studio di mio padre a memoria, per tutte quelle volte che c'ero venuta da ragazzina a rubargli tutta quella cancelleria super figa.
-allora, è successo qualcosa?- gli sorrisi annuendo prima di prendere la foto dell'ecografia fatta pochi minuti fa per poi porgergliela tra le mani.
La guardò per brevi istanti prima che la sua bocca si spalancasse e le lacrime iniziassero a venirgli giù senza sosta.
-Papà?- mi venne ad abbracciare baciandomi la fronte come aveva sempre fatto.
-questo è mio nipote?- sembrava shoccato dalla notizia.
-proprio cosi- rispose Paulo, beccandosi poi un Marco Meneghini decisamente esaltato.
Abbracciò Paulo come se dovesse sparire da un momento all'altro.
Accarezzò la foto con amore e sembrò che la sua faccia si fosse paralizzata in un sorriso.


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♥️
Penultimo capitolo babes, sono super emozionata nel postarvelo perche so che dopo questo ci sarà il famoso e definitivo punto che metterò a questa storia di cui, vi giuro, non mi aspettavo minimamente che ci fossero cosi tante persone che nel tempo si sono affezionate a Gwen e Paulo.
Ho conosciuto ragazze che per la maggior parte delle volte si sono identificate in Gwen ma, ho avuto anche l'immensa fortuna di conoscerne qualcuna che si è identificata in Paulo.
Sono emozioni grandi quelle che provo per ogni singola stellina che vedo comparire sotto al capitolo, per i commenti cosi ricchi di pathos e per i messaggi privati di chi, molto più timido mi scrive li e mi manifesta tutto l'affetto.
Avete reso me una persona migliore, una ragazza nuova per certi versi e questo lo devo soprattutto alla scrittura che ho da sempre considerato il primo modo per provare a fare qualcosa di bello nella vita.
Credo nel potere delle parole e spero che anche voi un giorno, quando sarà il giusto momento, vi accorgiate di quanto una anche sola singola e breve parola abbia la capacità di ribaltare il mondo.
Non voglio dilungarmi troppo perche lascerò i sentimentalismi, quelli veri e sentiti, nei ringraziamenti che ho scritto per voi tutte/i.
Se vi va, potete trovarmi su Instagram al: 6comeungirasole.
Con tutto il mio affetto, sinceramente girasole 🌻.

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Raccolta di immagini totalmente inventate su diversi calciatori, se avete richieste particolari scrivetele nei commenti.