Fino Alla Fine

By seicomeungirasole

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La complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16 parte 1
Capitolo 16 parte 2
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
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Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
RINGRAZIAMENTI
Freedom
✋🏻👆🏻
Oh capitan,my capitan!
AAA
Civico 182
Sorpresa
Annuncio
Hoplites

Capitolo 97

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By seicomeungirasole

-ma che hai fatto?- risi divertita per i suoi capelli decisamente da uno fuori di testa.
Eppure gli stavano da Dio.
Come diamine facesse? Boh,non lo capivo.
-ti piaccio?- annuii contenta e divertita allo stesso tempo, picchiettando le dita delle mie mani sulle labbra a nascondere uno di quei sorrisi che mostravano quando dannatamente lo amassi.
-sembri Cosmo, il maschio dei fantagenitori- sperai che come me,anche lui, da bambino vedesse questo stupido ma super divertente cartone animato.
Scoppiò in una risata genuina annuendo concorde con me, tra l'altro se non ricordavo male, c'era proprio la versione con i capelli platinati.
-no anzi, sai chi sembri? Danny Phantom- oddio ci somigliava per davvero
-Non lo conosco- gelosone, risi perche chissà chi gli era sembrato
-è un cartone animato,scemo- gli mandai la foto tramite whatsapp
-guarda la foto che ti ho mandato- annui guardandola e sorridendo
-che figo pero ,eh?- scossi positivamente la testa sospirando.
L'avrei voluto baciare immediatamente
-mia mamma mi costringe a tenere il cappello a casa altrimenti me li taglia con le forbici da cucina- risi di cuore.
Non che Alicia potesse essere una da considerare squinternata, piuttosto suo figlio doveva aver bevuto parecchio per fare una roba simile; fortuna per lui che i capelli gli crescevano alla velocità della luce.
-sempre meglio di biondo canarino- sapevo che tra le follie della sua mente, una roba simile non l'avrebbe fermato per niente.
-no, quello la prossima volta- mi rispose ridendo
- la tua amicizia con Paul ti sta dando alla testa- e dire che Pogba era uno che di certo non voleva passare inosservato.
Com'è che ancora non gli avessero dato un premio in merito a questo,non riuscivo a spiegarmelo .
Era arrivato persino a farsi i capelli maculati, e con questo ho detto tutto.
-secondo te, ora che ha vinto il mondiale non pensi che ne combini una delle sue?- sicuro, quello era estroso di suo, figuriamoci adesso che era sotto i riflettori, come minimo si sarebbe fatto impiantare le extentions solo per costruirsi la Tour Eiffel sulla testa.
-stasera glielo chiedo, mi ha invitato a cena- svuotai il sacco e mi guardò serio, già mi pentii di aver accettato ma quando scoppiò a ridere quasi non gli staccai la chiamata in faccia.
-mi ha chiamato stamattina, ci ha girato attorno venti minuti buoni ma poi me lo ha detto- era un modo come un altro per dirmi che Paul in un certo senso gli aveva chiesto il permesso.
-grazie Papà- non mi trattenni per niente.
Sapeva quanto odiassi avere una sottospecie di  controllore.
Non c'era riuscito nemmeno mio padre e doveva riuscirci lui?
Ne dubitavo!
-è lui che mi ha chiamato- mise le mani davanti
-non litigo con te solo perche non ci vediamo da una settimana- puntualizzai mentre lui rise mandandomi un bacio, stringendo le labbra e facendomi ridere.
-sei proprio brutto lo sai?- lo presi in giro
-quanto brutto?- mi chiede
-tanto tanto,tantissimo- solo quarantotto ore a dividerci.
-niente vestitini- mi disse non appena capì bene che stessi valutando cosa mettere.
-non ho vestitini genio, anzi...non ho proprio vestiti per uscire- e quindi, sarei dovuta andare per i negozi a Mosca.
Strepitoso proprio!
-niente vestiti e non per Paul, mi fido di mio fratello ma per quel coglione- inarcai le sopracciglia non capendo a chi si riferisse.
-il deficiente delle rose- aha, si Kylian.
Non riusciva in alcun modo a farselo andare bene, mi sembravano dei gatti pronti ad urinare in qualsiasi superficie per marcare il territorio e benché Paulo tra i due era quello più anziano, considerando che Kylian avesse solamente diciannove anni, a conti fatti era però l'argentino ad avere un piede di guerra sempre pronto a fare rissa.
L'idea che Paulo potesse fare a pugni con qualcuno non mi piaceva per niente, sarebbe stato enormemente distante dall'uomo che avrei voluto sposare e dal padre che avrei voluto dare ai miei figli.
-non preoccuparti su questo, dopodomani sono in Argentina da te per dire ai tuoi parenti che ti sposo, pensi che mi possa importare qualcosa di lui?- mi sorrise e fui enormemente contenta di averlo distratto.
Eppure Kylian non  mi sembrava un cattivo ragazzo, forse però la fama che stava collezionando, soprattutto per le incredibili giocate durante questo mondiale, cosa che avevo notato e apprezzato evitando di parlarne ai microfoni perché ero sicurissima che se solo avessi accennato a qualche complimento puramente di natura calcistica su di lui, chissà che teatrino squallido si sarebbe messo in piedi e cosi avevo deciso di non dare ai giornalisti l'opportunità di costruirci sopra storielle di corna.
Troppo banali e prevedibili.
-ma quindi mi sposi davvero?- mi chiese dolcemente e con quegli occhi cosi colmi di gioia e luminosi
-proprio cosi- gli risposi mentre pensai a come mandare indietro il magone che mi stava salendo in gola.
-non farmi piangere sempre- gli dissi mentre lui ridacchiò mandandomi baci come se fosse un bambino.
Lo salutai qualche minuto più tardi, preparandomi per il mio pomeriggio di shopping.
Non sapevo bene che genere di serata mi si prospettava davanti ma, Paul era un tipo a cui le cose piacevano solo se erano fatte in grande quindi, non mi sarei dovuta per niente stupire se mi avesse portata a mangiare in uno di quei locali all'ultimo piano di un palazzo di settanta metri, dove praticamente sembrava di planare sulla città.
Le strade di Mosca erano enormi, ancora più grandi rispetto quelle di Torino e forse più strette rispetto NewYork ma ,per via del fatto che fortunatamente non fosse una città affollata come la grande mela, se ne apprezzava l'immensità.
Al mio fianco Roberto, anche lui come me ancora qui fino a domani mattina e poi, ritorno a casa per entrambi,con l'unica cosa che io avrei fatto Mosca-Milano, poi da li a Torino e poi nuovamente a Milano per raggiungere Barcellona e da Barcellona a Cordoba.
Una follia, ma per Paulo avrei fatto anche peggio.
-allora?- uscii dal camerino mentre Roberto mi guardò poi, scattò una foto e la mandò a Paulo dal mio cellulare.
-per me ti sta benissimo, come gli altri dieci che ti sei provata- sorrisi e rimasi a guardarmi allo specchio altri due minuti.
-mr Dybala dice che sei troppo bella e quindi no- presi il cellulare chiamandolo direttamente perché ero li dentro da due ore.
Mi stavo scocciando parecchio.
-hola amor, sai che qui è notte vero?- importava poco.
-quindi quale prendo?- gli chiesi
-tutti? Nessuno- mi sarei sbattuta la testa al muro.
-dai Pau, dico davvero- sospirò, manifestando il suo non bene stare.
-il terz'ultimo, solo perché è quello che mi fa meno sangue e...prendi anche il secondo e l'ultimo. Te li voglio vedere addosso- scoppiai a ridere
-scemo, buonanotte- arrossii violentemente per la sconceria che mi disse e misi velocemente giù la chiamata, prima che prendesse fuoco persino il cellulare .
Voi, non ce l'avete mai avuta la paura che qualcuno da qualche altro posto del mondo stesse ascoltando le chiamate delle persone?
Mannaggia a mio padre e ai suoi telefilm su FBI e CIA.
-prendo questi tre- Roberto si alzò ad abbracciarmi.
-grazie al cielo. Per un attimo ho pensato di dover rimanere per i negozi ancora altro tempo- giusto, non tutti i ragazzi erano come Paulo, a cui piaceva comprare vestiti praticamente tutti i giorni della sua vita.
-no no, abbiamo finito- entrai dentro il camerino, cambiandomi e rimettendomi i miei comodi jeans.
Quando pagai e uscimmo fuori , mi sembrò il minimo offrirgli qualcosa e cosi persi altro tempo al bar, notando come i tifosi francesi avevano momentaneamente riempito gli spazi con i loro colori.
Il mio cuore, per sempre italiano, riuscì solamente a pensare che questo mondiale non lo ricorderemo di certo per la vittoria della Francia ma per l'assenza dell'Italia.
Quindi, in uno modo o in un altro gli avremmo comunque rubato la scena.
Risi di me stessa e dei miei stupidi pensieri da ragazzina capricciosa.
-dove vai in vacanza?- gli chiesi interessata a capire che facesse; a volte sembrava uno di quei super eroi che di notte si travestivano per salvare il mondo e mi immaginai il suo covo alla batman.
-rimango a Torino fino a sabato prossimo e poi parto per un safari in Africa- strepitoso, sarebbe piaciuto un sacco anche a me, ma Paulo non mi sembrava uno a cui la vita da selvaggio lo attirasse parecchio.
Certo, a lui gli animali piacevano ma neanche troppo e forse l'unico posto in cui l'avrei potuto costringere a fare un safari sarebbe stato uno zoo.
Se lo pungeva una zanzara,si lamentava per tutto il tempo e la mano gli finiva costantemente li sopra per grattarsi la zona e allora io lo rimproveravo come si faceva con i bambini e lui mi guardava innocentemente poi però, appena voltavo lo sguardo riprendeva.
Non era assolutamente difficile immaginarsi come sarebbe stato poter crescere insieme a lui un bambino, perché ero certa che in qualche modo sarebbe stato o sarebbe stata la versione più piccola di Paulo.
Questo ovviamente perche lo desideravo ardentemente, volevo con tutta me stessa che somigliasse a Paulo perche sarebbe stato bello e mi avrebbe riempito la vita di gioia, come stava attualmente facendo suo padre.
-tu vai in Argentina?- annui contenta, mandando giù l'ultimo sorso del succo di frutta e provando a smettere di pemsare ad un bambino.
Ormai era una costante fissa nella mia mente, proprio da quella sera su quel campetto a Bronnitsy.
-ed indovina? Lì piove - rise della mia faccia imbronciata.
Io che la pioggia l'avevo sempre amata ma che  per quest'anno mi era addirittura andata di traverso, dovevo nuovamente indossare maglioni e cappotti perché da quel lato del mondo era in pieno inverno.
Com'è che Paulo non fosse ancora impazzito non lo capivo, ma pensavo continuasse ad essere felice per il semplice fatto che era a casa sua, con i suoi amici tra quei spazi che lo rendevano solamente Paulo senza nient'altro.
In hotel, rimasi in vasca un'oretta provando a rilassarmi del tutto, preparandomi al ciclone Paul Pogba.
Ci impiegai due buone ore per rendermi presentabile, nascondendo come potessi la stanchezza e lo stress che avevo accumulato in questo mese di mondiali.
Fortunatamente era finito, non che non avessi apprezzato l'esperienza ma, avevo decisamente bisogno di prendermi una vacanza che a mio parere mi meritavo.
Fu un cameriere del lussuoso hotel a chiamarmi in stanza, avvisandomi che monsieur Pogba era già arrivato e mi aspettava giù all'hall.
Recuperai l'elegante sciarpa per coprirmi dal freschetto della sera e presi la pochette controllando che dentro ci fosse tutto, a partire dal cellulare e dalla scheda con la quale avrei potuto avere nuovamente accesso alla mia stanza.
Scesi con l'ascensore e Paul mi aspettò proprio lì davanti, immaginando che sarei uscita da quelle porte automatiche.
-oh mon dieu, mon bell amie tu es magnifique- mi baciò la mano e mi fece girare su me stessa mentre il vestito ruotò insieme a me e ai miei piedi stretti nei tacchi.
Quanto avrei voluto che Paulo osservasse come il vestito che avevo scelto mi facesse apparire in qualche modo una donna del sud e per niente una ragazza di Torino; erano decisamente i colori scuri dei miei capelli e dei miei occhi che avevo ereditato da mia madre e da mio nonno, a rendermi in un certo senso meno nordica di quello che avrei potuto essere se solo ad esempio avessi avuto i capelli biondi come il grano.
-merci Paul- mise il mio braccio sul suo e si diresse all'uscita,dove un'elegantissima macchina ci aspettava.
-Paulo è proprio fortunato ad averti incontrato- arrossi per l'indiretto complimento
-ed io sono fortunata ad aver incontrato lui- Paul annui sorridendo
-concordo con te, è proprio un bravo ragazzo- e lo sapevo bene e ne andavo enormemente fiera che con chiunque parlassi di lui, sia che mi incontrasse in strada mentre ad esempio portavo Abba a fare una passeggiata quando lui, che la prendeva in custodia quei pochi giorni che sua madre veniva qui per rilassarsi con suo figlio, se ne dimenticava comunque pure che il piccolo volpino l'avesse costretto a cambiare la porta di casa dopo averla graffiata inizialmente e scorticata per finire.
Era una bestiola piccola ed adorabile ma, se si fosse innervosita c'era da preoccuparsi perché mordeva come un roditore seriale.
-chiamiamo mio fratello?- mi disse contento ed io annui ben più che volentieri.
Paulo rispose quasi immediatamente come se avesse il cellulare tra le mani pronto per la chiamata e risi tra a me e me di questa cosa perché non era poi cosi tanto assurdo.
-tu has ido a buscar mi reina?- gli chiese in spagnolo, dimenticando che Paul non l'avrebbe minimamente capito.
-eh?- gli chiese difatti mentre mi scappò una risata che fece scattare il volto si Paulo come se muovendosi lui, lo schermo del cellulare si sarebbe mosso di riflesso.
Mi mancò il respiro a vedere i suoi occhi illuminarsi come i miei, nel momento esatto in cui lo vidi.
-amor- mi sussurrò dolcemente.
-mis amor- Paul ci sorrise e si intrufolò nello sfondo.
-frate, te la tengo d'occhio io perché è davvero una bella principessa- Paulo sospirò ed io insieme a lui.
Quando diamine avrei voluto averlo al mio fianco.
-non perderla d'occhio per nessuna ragione- gli intimò facendomi ridere.
-frate, ti fidi di me?- gli disse e Paulo annuì immediatamente
-allora stai tranquillo-
Staccò la chiamata dopo avermi detto ti amo con i suoi occhi, così semplici da leggere per me che lo amavo con la stessa intensità.
-siete adorabili- mi disse mentre io mandai giú l'ennesimo magone.
Paul mi abbracciò in un gesto di confidenza che in quel momento apprezzai perché ne avevo bisogno.
Paulo mi mancava cosi disperatamente tanto che avrei fatto di tutto per accelerare le cose, il tempo.
Quando la macchina si fermò davanti all'immenso ristorante, illuminato come se fosse una centrale elettrica e di una eleganza sconvolgente, rimasi un po' spiazzata da tanta maestosità.
La Russia era proprio un gran bel posto.
Blaise era in piedi con la moglie poco più a destra dell'ingresso, mi aspettavo che molti della squadra di Paul me li sarei ritrovata nello stesso locale ma, fortunatamente Pogba era un ragazzo corretto e sincero, cosi legato a Paulo che lui non aveva dubitato nemmeno un secondo, dicendomi che non c'era persona di cui si fidava di più di come si fidava di Paul.
-vieni- mi disse porgendomi una mano e accompagnandomi sui gradini delle scale.
Ci scattarono delle foto ma questa volta tutti e tre avevamo giocato d'anticipo scherzandoci sopra così che il gossip da quattro soldi non avrebbe guadagnato su storie campate in aria.
Salutai Blaise che ci venne incontro, riconoscendoci.
-Gwen?- mi chiese contento e meravigliato.
- champion - gli dissi complimentandomi ancora una volta con lui.
Mi sorrise e guardò me e Paul in cerca di una risposta e la cosa mi fece sorridere.
-porto a cena la sposa del mio migliore amico, gli faccio qualche discorsetto prima che mi rubi il mio Paulino- risi divertita.
Era impossibile non affezionarsi ad uno come Paul, la cui risata era capace di far nascere la vita pure in terreni arridi.
Nemmeno per una volta si permise di poggiare le sue mani sulla mia schiena per accompagnarmi dentro il locale e solo da quello capii veramente quale fosse la differenza tra un ragazzino e un uomo.
La mia mano era  salda sul suo braccio che mi garantiva una presa più sicura, fino a portarmi dentro l'ascensore per questa graziosa cena che ci si prospettava davanti.
-allora campione, impressioni a freddo su questa vittoria- gli dissi mentre il cameriere stappava il vino con tutto quel teatrino.
Avesse visto come io e Paulo lo facevamo, da veri trogloditi a cinque stelle.
-vuoi la verità?- annui
-non penso di averlo ancora realizzato ma, credo che domani mi sveglierò e penserò che ho portato a casa la coppa per eccellenza- annui contenta sperando dentro di me che prima che la carriera di Paulo finisse, il che ancora era un periodo fortunatamente lontano, potesse gustare la gioia di vincere Champions e mondiale.
-sono contenta per te...un po meno per la Francia- rise ed io insieme a lui.
Sapeva bene che scherzavo e che tra tutte le squadre, la loro era quella che effettivamente in questo mondiale si era dimostrata la più completa e competente.
-pensavo la Francia ti piacesse- ed effettivamente era proprio cosi.
A partire dal fatto che da Torino al territorio francese c'erano non più di un'ora e mezza di macchina, essendo paesi confinati.
-ho vissuto in Francia per un anno intero, è naturale che mi piaccia- rimase stupito della notizia e mi chiese di raccontargli il perche.
Non scesi nei particolari ma gli raccontai solamente della mia irrefrenabile voglia di provare sempre nuove esperienze per poi arricchire la mia solita valigia di sempre di ricordi ed esperienze che nella vita mi avevano cambiato inesorabilmente.
-Lione? Perché non Parigi?- mi domandò prima che i suoi ravioli gli fossero serviti su un elegante piatto di porcellana bianco e candido.
-Parigi era troppo caotica e per niente il posto che stavo cercando, volevo uno spazio di terra che fosse comunque un grande centro abitato ma che sapesse di vintage, come piace a me- annui cercando di capire cosa realmente volessi dirgli.
-l'Inghilterra o addirittura l'America non erano posti più grandi e adatti a te?- bevvi un sorso del costoso vino rosso e poi gli risposi.
-effettivamente ma, con il senno di poi ti dico che non me ne pento affatto della mia esperienza francese, forse se fossi andata in America non avrei più fatto ritorno a casa e la mia vita attualmente sarebbe totalmente diversa, chissà che non avessi scelto di lavorare in qualche laboratorio di ricerca o avessi scelto la medicina ma, sto bene cosi come sto e non mi manca nulla, soprattutto adesso che ho conosciuto Paulo con cui ho in cantiere un matrimonio che so per certo mi darà nuove esperienze- era la prima volta che finalmente riuscissi ad esprimere liberamente il mio pensiero, questo perché Paul era molto più serio e maturo di quello che lasciava intendere.
C'erano le acconciature discutibili, la risata da bambino svampito e tante altre cose che lo facevano irrimediabilmente sembrare un ragazzino ancora immaturo ma poi, se lo conoscevi davvero ti accorgevi che era un uomo per davvero la cui vita, prima del successo calcistico l'aveva fatto crescere in fretta.
-sai che in due anni che ho giocato insieme a Paulo, mai una volta ha parlato di chiedere in sposa l'altra ragazza?- annui perché anche Mariano suo fratello mi aveva detto questa cosa.
C'era però da tener conto che Paulo era ancora giovane, più di adesso e che il momento in cui la loro relazione avrebbe potuto avere una svolta decisiva, Paulo aveva allo stesso tempo ricevuto il suo spazio e il momento giusto per la sua carriera e avesse scelto di mettere al primo posto quella.
Ecco perché anche adesso, continuavo a pensare che Antonella non era una cattiva ragazza, a parte l'ultimo periodo in cui aveva usufruito della notorietà di Paulo per farsi un posto nel mondo del lavoro e se ci pensavo bene non la biasimavo nemmeno, certa che qualcun'altro avrebbe potuto farlo allo stesso modo.
Le candele sul tavolo continuavano a sciogliersi con lentezza e fortunatamente non caddero sul delicato tovagliato che ricopriva il tavolo dandogli quell'aspetto di perfezione, tipico di ristoranti super lussuosi.
-vorrei tanto poter ritornare alla Juventus- gli sorrisi
-credimi, molti lo vorrebbero- ma, in attacco la Juve era messa bene, anzi avrebbero dovuto cedere Gonzalo e la cosa mi faceva stringere lo stomaco e i denti.
-sapevo che la Juventus entro il duemilaventi avrebbe fatto il botto del secolo- lo disse con affetto, dimostrando come ancora fosse affezionato alla squadra.
Era stato lui a voler andare via per ambizione e non gliene si poteva fare una colpa, talvolta i sogni ci portano lontano e bisogna inseguirli, altre volte se eri più fortunato potevi andare più piano e costruire il tuo sogno la, dove ti trovi bene.
-sei un grande giocatore, vedrai che tornerai a splendere...questa non è già una dimostrazione che la tua carriera sta riiniziando ad andare per il verso giusto?- volli spronarlo a non buttarsi giù, nonostante Conte l'avesse allenato alla Juve, poi lì Murinho non aveva per niente capito come utilizzarlo in campo con la squadra del Manchester United, dove lui già aveva giocato con la maglia dei red devils prima di approdare in campo bianco nero.
Seppure con Antonio si era trovato bene, era con Max che aveva instaurato un rapporto di grande affetto, e solo con Paul e Paulo ero riuscita a vederlo meno allenatore e più padre.
-ogni tanto capita che Max e Paulo tirino fuori qualche ricordo degli allenamenti e cerca di farsi aiutare da Paulo quando vuole ricreare in campo con Douglas o con il Pipita, azioni simili a quelle che eravate capaci di fare tu e il mio bell'argentino- Paul sorrise probabilmente ricordando anche lui qualche momento.
Mi sarebbe piaciuto arrivare anche un solo anno in anticipo alla Juventus, ad esempio avrei voluto fare quel tirocinio post laurea lì, potendo vedere Paul e Paulo allenarsi.
Tutti, da Gigi ad Andrea Barzagli, parlavano di come fosse divertente vederli allenare insieme ed io dentro di me un po rosicavo.
-sai che se vieni a Torino puoi contare su di me e ancora di più su Paulo- adesso più che Pogba con la maglia bianco nera a cui già a priori ero immensamente affezionata, ci stava di mezzo anche un affetto nato per l'amicizia splendida che stavamo piano piano creando, grazie al fatto che tra lui e Paulo il legame venutosi a creare in quello spazio non si era mai interrotto.
-so che Paulo ti ha lasciato la sua maglia della nazionale- gli dissi e lui annui contento facendomi vedere una foto dalla galleria del suo cellulare, dove già la indossava mentre si allenava prima della finale di coppa del mondo.
Lo trovai divertente e bizzarro.
-mister Dechamp non ti ha detto nulla?- rise
-come no? Ha un po' polemizzato ma sai come sono gli allenatori no? Parlano parlano ma poi alla fine si arrendono, a parte Allegri quello è un osso duro- risi genuinamente costatando che avesse ragione.
Avevo visto prima Mihajlović e poi Brocchi, allenare il Milan in quell'anno in cui avevo lavorato per la Mediaset e per ovvi motivi ero stata invitata ad alcuni allenamenti a cui, a dire la verità mi era comunque piaciuto andarci.
Mi reputavo una sportiva, amante del calcio in tutto anche se la parte da tifosa c'era comunque, ero abbastanza matura da costatare ad esempio che altre squadre come l'Inter o il Milan o la Roma, per cui andavo pazza, oppure ancora la Fiorentina o il Bologna e l'Atalanta, erano comunque squadre che avevano il loro perché e le seguivo in campionato tifando per loro in alcune partite.
Ad esempio io amo la Roma, non come amo la Juventus ma certamente è senza alcun dubbio la mia seconda squadra preferita.
A partire dal fatto che per me Francesco Totti sarebbe potuto pure andare a giocare nel Toro ed io l'avrei comunque sempre amato.
Certi calciatori li amavo a prescindere la colore e dalla maglia per cui giocavano.
C'era Daniele De Rossi il mio vichingo preferito, Alessandro Florenzi oppure ancora , Federico Chiesa, Mattia Caldara, Mauro Icardi, Raja Il Ninja ,Ciro Immobile, Emmanuele Geccherini, Il Papu e Dries Mertens.
Insomma, un po di giocatori sparsi per molti club calcistici italiani.
-per Pasqua Paulo è venuto alla grigliata a casa mia con la maglia del Palermo, giusto per sentirsi più nel contesto; mia madre è di Palermo e non fanno altro che parlarne sempre- gli dissi mentre lui si abbassò più vicino e mi indicò di ascoltarlo bene perché l'avrebbe sussurrato piano.
-ho la maglia di Paulino del Palermo, è l'unica che mi sono fatto dare fino ad ora a parte adesso che mi ha dato quella della Nazionale- risi di cuore.
-e non la vuoi la numero dieci della Juve?- gli chiesi fintamente shoccata ed offesa.
-quella che doveva dare a me se l'è presa qualcun'altro che si chiama Gwen, tu la conosci?- mi disse
-ops- finsi di sentirmi in colpa quando invece andavo fiera di quella maglia e di tutte le altre versioni che mi ero appropriata senza nemmeno chiedere.
Arrivavo la indossavo era mia, come la tre o quattro felpe che avevo infilato nella valigia pronta a Torino per partire alla volta dell'Argentina.
Mi piaceva da impazzire indossare qualcosa che fosse suo, in primis perche erano di due taglie più grandi delle mie e praticamente mi ci perdevo dentro, poi perché a periodi gliele restituivo, giusto il tempo che le riempisse nuovamente del suo odore e poi tornavano indietro dalla sua nuova proprietaria, cioè io.
-io ho pure le calze, se ti interessa saperlo- rise appena glielo dissi con quella punta di orgoglio nella voce.
Era un privilegio poterle indossare e poi mi sentivo un'ultras bianco nera in prima linea.
-non sei innamorata di Paulo, proprio no- mi rispose prendendomi bonariamente in giro.
-no, solo impressione tua- gli risposi mentre ruppi la mia panna cotta assaggiandone subito dopo il sapore celestiale.
-allora è vero che ti piacciono i dolci- annui
-proprio cosi- gli dissi
-ce l'hai una sorella gemella da presentarmi? Cosi me la sposo io- quasi non mi affogai pensando a Mat.
-sono naturalmente figlia unica ma se può interessarti ho un fratello gemello acquisito che si chiama Mat, sono certa che ti amerebbe fin da subito- in realtà lo amava di già, lui ad esempio era uno di quelli ossessionati prima dai Pogbata e poi dai Dybata, rispettivamente le coppire Pogba-Dybala e Dybala-Morata, non aveva fantasticato sui Dybaguin, solo perché gli era severamente vietato toccare il mio Pipita.
-ti prego, organizzaci un matrimonio lampante- apprezzai infinitamente tanto che non lo disturbò minimamente il fatto che Mat fosse omosessuale e che in certo senso involontariamente l'avevo messo in una posizione scomoda.
Appena dall'amplificazione dell'elegante sala all'aperto dove stavamo cenando, si diffuse la musica di Edith Piaf, entrambi ci guardammo alzandoci dal tavolo.
-me lo concede un ballo, mrs Dybala- fu strano che qualcun'altro che non fosse Paulo mi chiamasse cosi.
-certo mr Pogba- gli porsi la mano e altri come noi si alzarono.
Era parecchio strano sapere che la stragrande maggioranza dei commensali erano francesi e quasi tutti avevano a che fare con la nazionale francese, appena vincitrice di questo mondiale.
-ti immagino più una ragazza da musica spagnola ma questo unicamente perche il mio cervello ti associa inevitabilmente a Paulo- mi fece sorridere il suo modo carino di dirmi indirettamente che anche lui come me, pensava che Paulo in questo momento ci sarebbe stato perfettamente.
La canzone poi, sembrava calzare a pennello con quello che pensavo che Paulo facesse alla mia vita.
Rendendo la mia vita rosa
Je vois la vie en rose.
Era un discreto ballerino di balli di coppia e evitando di pestarmi i piedi, fu abbastanza bravo a farmi volteggiare lentamente da una parte all'altra.
Inevitabilmente il mio cervello immaginò Paulo mentre mi trascinava insieme a se in un passionale tango argentino; mi aveva promesso che mi avrebbe portata in una balera quando sarei arrivata lì.
-è stata un bellissima serata, grazie Paul- lo salutai in piedi davanti l'ascensore del mio hotel, augurandogli tanta fortuna.
-ci vediamo presto mon belle amis- mi baciò la mano e aspettò che le porte dell'ascensore si chiudessero.
Immediatamente presi il cellulare per vedere se Paulo avesse ricevuto il mio piccolo video dove gli canticchiavo un po del testo della vie en Rose, ero certa che riconoscendola si sarebbe andato a cercare la traduzione del testo.
Non mi deluse, come sempre e mi mandò una foto del suo volto immerso nei cuscini della sua camera mentre i suoi occhi erano troppo lucidi per nascondere che si era per forza dovuto fare un pianto.
Erano le cinque del mattino in Argentina e lui era ancora sveglio per cui, a che c'ero tanto valeva che gli tenessi compagnia mentre io mi svestivo per prepararmi al volo che avrei preso tra qualche ora per Milano.
-ciao mon cheri- mi salutò stupendomi per il suo francese
-ciao mon amour- piegai i vestito infilandolo dentro la valigia, quasi pronta per essere chiusa.
Tirai fuori il mio paio di pantalonci di jeans perché in Italia sapevo facesse un caldo madornale e una canottiera comoda.
-domani arrivo da te- gli dissi facendolo sorridere
-io e il mio letto da ragazzino pervertito ti aspettiamo- lo inquadrò per un attimo mentre il sole li stava per fare il suo arrivo.
-ed io non vedo l'ora di arrivare- gli mandai un bacio che finse di acchiappare per portarselo alla bocca.
-vuoi che ti porti qualcosa?- gli chiesi
-solo te stessa, ho davvero bisogno di te - mi scappò una e poi due e ancora tre lacrime.
-giurò che costringo il pilota a volare più veloce- rise per la mia matta follia che era figlia dell'immenso amore che provo per lui.

"Attenzione prego, si comunica l'apertura del gate ventidue per il volo Vueling VY7783 diretto a Barcellona El Prat; i signori passeggeri sono invitati a recarsi con ordine allo sportello imbarchi, muniti di documenti" .
Guardai rapidamente i gates in fila uno accanto all'altro e mi diressi a quello giusto, per imbarcarmi senza perdermi in questa enorme vastità di aeroporto di Milano-Malpensa.
-Buonasera- mi salutò l'hostess
-Buongiorno- ricambiai e gli consegnai le due valigie che mi portavo dietro e i documenti per il check in.
Non vedevo l'ora di mettermi su quell'aereo e raggiungere Paulo, dall'altro lato del pianeta, a casa sua.
L'unico posto in cui davvero, ci tenevo tanto a vederlo.
-prego, può già dirigersi ai controlli. Buon viaggio- mi consegnò indietro il mio passaporto e la ringraziai andando verso le scale mobili.
-fa buon viaggio tesoro e mi raccomando, fatti sentire tutti i giorni- mio nonno mi strinse forte a se mentre piantò sulle mani di mio padre il solito quotidiano che acquistava tutte le mattine.
Oltrepassai i controlli, riappropriandomi dell'orologio che ero stata costretta a sfilarmi e soprattutto dell'anello, che mai avrei voluto perdere ne far toccare agli altri, ripresi in mano il mio bagaglio a mano e mi diressi verso l'ennesimo steward aeroportuale.
La Russia era stata più di una semplice bella esperienza, aldilà del posto che indubbiamente sapeva il fatto suo e aldilà del mondiale che contro ogni aspettativa aveva sorpreso tutti, nessuno escluso.
Sul cellulare erano appena le dodici e venti e la quantità di persone che aveva visto passare questo aeroporto, almeno nell'ultimo mese, scommettevo dovesse essere assurda.
Aspettai quei soliti quindici minuti prima che ricontrollassero i documenti e ci lasciassero passare per raggiungere l'aereo.
Mi sedetti al mio posto, fortunatamente sempre vicino al finestrino e guardai la pista di atterraggio e decollo, per la prima volta fui enormemente felice di fare un volo cosi lungo compreso di uno scalo.
Venni distratta dall'arrivo di un messaggio di Mat a cui risposi perche ancora mancavano alcuni minuti prima che avrebbero chiuso le porte dell'aereo per partire ed inoltre se fosse stato possibile avrei pagato per la connessione cosi da non annoiarmi troppo.
" mi mancherai troppo, che noia andare in vacanza senza la mia stronza preferita"
Sorrisi accarezzando il telefono come se una carezza potesse sfiorarlo, mentre lui era partito ieri per la sua vacanza Asiatica.
"Goditi il Giappone e mi raccomando non mangiare nulla che vendono sulla strada. Siamo gemelli siamesi quindi se mangi  da schifo lo saprò pure che sono dall'altra parte del mondo. Ti amo strò" e glielo inviai pensando al fatto che un anno fa stavo progettando con lui le nostre vacanze Tunisine.
Il volo era pieno di gruppi di ragazzi che come ogni anno preferivano la spiaggia spagnola per passare le loro vacanze in un posto di mare dove era facile divertirsi con intense nottate piene di musica e alcool.
Come al solito chiusi il bocchetto dell'aria ed indossai i miei occhiali da sole per nascondermi da possibili riconoscimenti e poi indossai le mie air pods, ascoltando la musica fintando che non fossi stata costretta a mettere il cellulare in modalità offline.
Il volo fu tranquillo, tra l'altro in Spagna faceva un caldo madornale e quando misi piedi sulla pista con il mio ulteriore bagaglio a mano, mi sentii come se stessi per andare incontro ad un falò estivo, di quelli che si fanno in spiaggia.
Apprezzai la frescura dell'aria condizionata una volta entrata nell'aeroporto internazionale barcellonese, cercai velocemente la scritta toilette e mi ci diressi immediatamente, dovevo bagnare il mio collo con dell'acqua fresca e poi prendere un caffè per continuare a reggermi in piedi dato che non avevo nemmeno due ore di sonno.
-gracias- ringraziai la barista e bevvi il caffè, non proprio buono nonostante fosse fatto con la macchinetta.
Mi guardai intorno nei negozi e scelsi di entrarci dentro per dare un'occhiata e per passare le due ore e mezzo di scalo che mi attendevano prima che il volo per Cordoba partisse.
C'erano Zara, Adidas, Victoria's Secret e una cioccolateria.
In quale secondo voi misi per prima piede?
No, non fu sorprendentemente la cioccolateria ma Adidas.
Il fatto che ebbi il coraggio di fare spese persino lì mi stupì, Dols e Paulo mi stavano contagiando.
Ovviamente non potevo andarmene senza passare da Zara e poi, non ce lo vuoi mettere che da Victoria Secret mi sarei potuta fare un regalo che il mio sudamericano preferito avrebbe potuto apprezzare, e ovviamente pensai a Dols e poi ad un certo punto con sette buste tra le mani, pieni di felpe, pantaloni di tuta e jeans con top, perché i jeans e i top non sarebbero mai mancati nel mio guardaroba, mi diressi nuovamente all'imbarco, mentre lo steward mi guardò trafficare con i sacchetti da un braccio all'altro mentre gli mostravo biglietto e passaporto, dandogli l'opportunità di poterlo timbrare.
Adoravo parecchio il fatto che fosse pieno di timbri e mai mi sarei potuta stancare di vederlo sempre più pieno, quasi avessi la smania di doverne fare uno nuovo perche quello vecchio ormai troppo pieno.
Sull'aereo una giovane hostess mi aiutò a sistemare il bagaglio a mano e i miei sacchetti, scrivendogli il mio nome e portandoseli con se, evitando che andassero confusi com i bagnagli degli altri passegeri.
-thank you- gli dissi prima di sistemarmi nel mio posto.
Fortunatamente questi voli cosi lunghi erano fatti su aerei in cui tra una fila e l'altro, il passeggero non doveva trattenere il respiro per entrarci dentro ma addirittura aveva la possibilità di allungare le gambe per sgranchirle.
Le file erano fatte da due posti, e sperai vivamente di trovare un compagno di fila che fosse assonnato tanto da non pretendere di intavolare una discussione.
Qualche minuto più tardi, mentre controllavo di non aver perso nulla, come invece era tipico di me, mi accorsi che fu una ragazza cinese o comunque asiatica a sedersi al mio fianco.
Mi sorrise ma non parlò, una manna dal cielo per me che volevo addormentarmi, sapendo che sarei arrivata in Argentina che sarebbe stato nuovamente mattina e quindi con ancora tutta una giornata che mi si prospettava davanti.
Fortunatamente il viaggio in parte si sarebbe fatto di notte per cui confidavo che tutte le altre persone avessero la saggia idea di riposare senza darsi agli isterismi tipici di quelle persone che viaggiavano poco e che poi ad una certa si lasciavano prendere dall'ansia.
"Ladies and gentlemen, the Captain has turned on the Fasten Seat Belt sign. If you haven't already done so, please stow your carry-on luggage underneath the seat in front of you or in an overhead bin. Please take your seat and fasten your seat belt. And also make sure your seat back and folding trays are in their full upright position.
If you are seated next to an emergency exit, please read carefully the special instructions card located by your seat.
At this time, we request that all cellular phones, pagers, radios and remote controlled toys be turned off for the full duration of the flight, as these items might interfere with the navigational and communication equipment on this aircraft. We request that all other electronic devices be turned off until we fly above 10,000 feet. We will notify you when it is safe to use such devices.
We remind you that this is a non-smoking flight Lufthansa Airlines is proud to offer its passengers a smoke-free environment. Smoking is prohibited on the entire aircraft, including the lavatories. Tampering with, disabling or destroying the lavatory smoke detectors is prohibited by law.
If you have any questions about our flight today, please don't hesitate to ask one of our flight attendants. Thank you."
Lo dissero in francese, tedesco e spagnolo, prima che le porte fossero definitivamente chiuse e l'aereo iniziasse a muoversi sulla pista per decollare.
-scusi, per accedere alla rete dell'aereo?- domandai allo steward in piedi accanto al nostro posto
-bisogna pagare la tariffa- mi disse cordiale
-può per favore collegare il mio dispositivo ed accreditare il costo su questa carta?- l'avevo già fatto altre volte per cui gli consegnai direttamente la carta di credito e il mio cellulare, vedendolo allontanarsi e sapendo per certo che non l'avrei riavuto indietro non prima di venti minuti minimo.
-signorina, lei è italiana?- mi voltai verso un anziano signore seduto proprio di me ed annui, immaginando immediatamente che mio nonno sarebbe potuto trovarsi nelle stesse condizioni ed avrei desiderato vivamente che qualcuno gli desse retta piuttosto che ignorarlo.
-si, ha bisogno di aiuto?- annui un po imbarazzato e questo me lo fece adorare immediatamente
-non capisco queste lingue, hanno detto qualcosa poco fa- sorrisi
-non si preoccupi hanno solo chiesto di spegnere i cellulari, allacciarsi la cintura , che è severamente vietato fumare e che se abbiamo bisogno di loro di non esitare a chiedere- mi sorrise
-grazie- mi disse
-si figuri- e cosi mi sistemai giusto in tempo prima che l'aereo si staccasse da terra e decollasse definitivamente.
Mezz'ora dopo mi venne restituito tutto e costatai che avevo un casino di notifiche e la maggior parte erano tutte di Dols.
Sembrava la più impaziente di tutti e potevo immaginare quante cose aveva voglia di farmi vedere e in quanti posti portarmi.
Mi mandò la foto di tutta una serie di teglie con un sacco di cibo, avvertendomi che sua madre e sua nonna stessero praticamente organizzando una festa di accoglienza che nemmeno alla casa Bianca per l'ingresso del nuovo presidente degli Stati Uniti, si ammazzavano cosi tanto.
Che erano enormente ospitali, non c'erano dubbi, che li amo ed ero grata di averli avuti nella mia vita era ancora più ovvio e palese.
"Mi volete far ingrassare? Paulo non si sta opponendo?" Le scrissi mentre il buon umore iniziava ad impossessarsi di me.
" No, quello sta sempre a giocare a calcio come se non si stancasse mai. Cheppalle i maschi sono cosi noiosi" mi fece ridere.
Cosa si aspettava? Che Paulo la accompagnasse a fare la manicure?
Ma, sarei andata in suo aiuto a rinforzare la parte femminile della famiglia Dybala.
"Si scatena adesso perche dopo quando arrivo io, sa bene che deve portarmi in giro per l'Argentina" anche se sapevo bene che una palla nel bagagliaio non sarebbe mai mancata.
"Approposito, diglielo tu che io devo venire con te in giro...vuole lasciamei a casa ,lo stronzo!" povera Alicia, povera davvero.
Quei due, anzi tre se consideravamo che Lautaro era sempre pronto a schierarsi dalla parte di suo zio, erano impossibili.
"Non sono ancora arrivata e già vi litigate? Siete sempre i soliti"
"Ci ami per questo" mi rispose velocemente
" Dybala 5.0, si vede che sei sua nipote. Paraculi miei" e cosi avevo lasciato la conversazione per intrattenermi con suo fratello e suo zio Mariano che contemporaneamente mi riempivano la chat con messaggi scritti con un unica parola per volta, li ad intasarmi il cellulare.
Stronzi che erano!
"Stasera dormi da me nel mio letto. Ho già detto a mamma che rimarremo sveglie"
Lessi velocemente il messaggio già immaginando la guerra che si sarebbe scatenata.
" l'hai detto a tuo zio, my hurricane?" Le avevo promesso che sarei andata a dormire da lei per una notte ma non immaginavo che fosse la prima.
" no, tanto lui ha un letto piccolo e stareste stretti per cui nonna ti ha sistemato il letto della stanza degli ospiti. Vuoi dormire da sola o con un membro Dybala figo 😎 come me? 😙😏"
Sorrisi pensando a quanto fosse una peste.
"Appena arrivo ne parliamo e non fare la peste e lascia in pace tuo zio" mi mandò un audio che ascoltai trattenendo a stento le lacrime dalle risate mentre sentivo Paulo gridare che non ne parlava affatto che io andassi a dormire da lei mentre Dols gli rispondeva che ero andata in Argentina per lei per cui toccava a lei avere la precedenza.
Solo Alicia mi avrebbe potuta salvare.
Mi decisi a riposare e fortunatamente tutta la stanchezza mi colpi al punto che dormii come se fossi nel mio letto non percependo nient'altro che non fosse il sonno profondo.
Verso le tre e mezzo della notte, mi svegliai perché avvertivo la necessità di dover fare la pipì, cosi come se fossi improvvisamente diventata una delle protagoniste di "vite parallele" provai a raggiungere il corridoi dell'aereo senza svegliare la dolce ragazza.
Come al solito, la Carlotta Ferlito che era in me, mi consenti di andare in bagno senza nemmeno risciarmi ad entrare in contatto con la tavoloccia de wc e cosi, più leggera di prima me ne ritornai al mio posto.
Controllai il cellulare e non mi stupi per niente nel trovare una quantità infinita di messaggi vocali da parte di Paulo.
Senza neanche sforzarmi troppo, avrei douto immaginare di cosa si trattassero.
Dols e Paulo, smebravano due appena entrati in guerra.
"Puoi dire a quella mocciosetta che non andrai da nessuna parte, ne domani ne mai?"
Fu il primo vocale dei molti che ascoltai.
Mi divertiva parecchio il fatto che nonostante i suoi anni, era alla stregua di Dols che ne aveva diciassette , praticamente sette anni di differenza.
" mocciosetta? Ma chi te le insegna queste cose?
Andrò a dormire nel lettone con tua madre, tra i due litigandi la terza gode"
Gli risposti provocando il bimbo capriccioso che era in lui e che, amavo infinitamente tanto.
Non mi rispose, chissà che non fosse a farsi l'ennesima partitella con gli amici.
Poi, ritornai ad accucciarmi portandomi le gambe al petto e provando a riacquistare il sonno.
Fu una hostess a svegliarmi delicatamente alcuni minuti prima che l'aereo si preparasse per l'atterraggio e quando aprii il finestrino, fui ancora in tempo per godermi lo splendido paesaggio sudamericano, nonostante gli alberi fossero spogli, poiché inverno.
Mi allacciai la cintura e mi sgranchii gambe e braccia, evitando di sbadigliare come invece avrei fatto se mi fossi svegliata a casa mia a Torino.
L'atterraggio fu morbido ma fuori pioveva e mi pentii di avere addosso vestiti estivi, non considerando che qui cosi vestita avrei patito il freddo.
Presi il mio baglio e fui una degli ultimi ad uscire, perché odiavo le folle che si creavano per essere i primi a mettere piedi fuori dall'aereo.
-buona permanenza- mi augurarono ed io li ringraziai sorridendo, stando attenta a scendere le scalette senza cadere per terra.
Mi bagnai, e non poco, prima di entrare dentro e poi rimasi dieci minuti buoni ad attendere che le altre mie due valigie fossero arrivate e uscissero via dal rullo.
Le recuperai con l'aiuto di una giovane coppia, probabilmente venuta qui in viaggio di nozze sbagliando decisamente il periodo; mi aiutarono poi a metterle bene su quella specie di carrello di metallo e poi legando i miei capelli umidi sulla testa, mi apprestai a spingerlo fino alle porte automatiche.
Quando si aprirono per il passaggio di  alcuni di noi che erano più avanti, intravidi Paulo più avanti degli altri e insieme a tre uomini robusti della sicurezza.
Sorrisi a vederlo mentre lui parlava con loro e non notando che stessi arrivando.
Quando uscii fuori, guardai tutta la sfilza di gente li in trepidante aspettesa dell'arrivo dei loro cari.
Lasciai il carrello,nell'esatto momento in cui sforzai una leggera tosse per richiamare l'attenzione di Paulo che si voltò nella direzione del suono come se l'avesse riconosciuta e si mosse velocemente per prendermi in bracciò e con tanta spontaneità mi baciò con fretta, troppo stanco di aspettare ancora.
-finalmente- mi sussurrò facendomi battere il cuore.
-finalmente- ripetei come lui avvertendo quella magnifica sensazione di sentirmi nuovamente completa.
Mi rimise a terra prendendo le redini del carrello mentre mi sorrideva cosi contento che era impossibile non esserne contagiati.
-fuori fa un freddo assurdo amor- mi disse guardandomi meglio
- lo so, ma quando sono partita era impossibile vestirsi con roba pesante - si spogliò del suo giubbotto e me lo porse per farmelo indossare.
-in macchina c'è la stufa accesa cosi ti riscalderai meglio- lo abbracciai da dietro mentre rise e lasciò che rimanessi incollata a lui poi si fermò e mi fece sedere sulle valigie, trascinando me oltre che i bagagli su quel carrello aeroportuale.
Pioveva, anche parecchio fittamente e i tergicristalli della porche nera di Paulo, si muovevano sul vetro con una certa ritmicità.
Stavo in silenzio,perché troppo emozionata.
Negli ultimi mesi, avevo atteso questo giorno con tanta ansia e adesso mi sentivo strana, ma in senso positivo.
Il maltempo costrinse Paulo a camminare piano e questo fu una vera e propria fortuna per me che in questo modo mi sarei potuta godere il paesaggio.
-mamma pensa che Laguna sia troppo piccola per te che vieni da Torino ma, io sono convinto che il mio paese a grandezza d'uomo possa diventare uno dei tuoi posti preferiti- e se lo diceva lui, allora bisognava che gli credessi.
Le strade erano strette, fatte da due sole corsie ognuna delle quali garantiva un solo singolo senso di marcia; il tetto del cielo di questo paese era attraversato da lunghi cavi elettrici che si appoggiavano a tralci di legno, alcuni dei quali usurati del tempo.
Non esistevano alti ed imponenti palazzi come a Torino ma, le case e persino i negozi erano piccoli edifici non più alti due ,massimo tre piani.
I marciapiedi lungo le strade ,talvolta erano inesistenti, ospitando invece pezzi di terreno umido dalla pioggia e a volte ricoperto da della rigogliosa erba di campo.
Sorrisi continuando a guardare fuori dal finestrino; notai molti pick-up, macchine che a Torino erano del tutto inusuali e poi, in alcuni muri erano appoggiati tranquillamente dei motocross, verniciati di verde e di rosso, quanto mi piaceva quest'aria che si respirava.
Indubbiamente Stephenie Meyer aveva influito su molto,lungo il corso della mia adolescenza.
Davanti ad ogni abitazione, simile ad una piccola villetta, oltre a trovarsi un bel giardino anche parecchio curato, vi stavano degli alberi da frutto del tutto insoliti e sotto di essi, in quelle costruzioni che già da fuori lasciavano intendere quanto vecchie fossero, si trovavano delle macchine degli anni ottanta o degli anni novanta.
Questo, mi fece pensare a mia madre e al suo maggiolino color ruggine, parcheggiato nel garage della casa a Mondello.
Chissà quando era stata l'ultima volta che il motore di quella macchina avesse rombato.
-ti va se prendiamo del pollo arrosto? Ho preferito che mamma non cucinasse almeno per il pranzo- annui perfettamente d'accordo con lei.
Aveva già organizzato la cena con tutti i familiari e potevo solo immaginare quanto lavoro avesse fatto, anche sotto le mie proteste che non volevo assolutamente che si affaticasse.
Paulo parcheggiò di fronte, a lato della strada, ad una rosticceria.
"Pollo a las braces" stampato su quelle tipiche insegne dei negozi di queste parti con tanto di polletto sorridente a lato.
Scesi dalla macchina, fregandomene se mi fossi bagnata le mie converse bianche, ormai diventate nere grigie dal fango.
Quando entrai dentro insieme a Paulo, il buon odore mi investì letteralmente le narici.
-potrei svenire- gli dissi in italiano, attirando l'attenzione di quelli presenti.
Arrossi, un po intimidita sentendomi in soggezione , come se fossi una straniera il che , essenzialmente non era poi cosi tanto diverso da quello che apparivo.
-è la miglior polleria del paese- mi rispose, parlando anche lui in italiano e stringendomi a lui.
Quando fu il nostro turno, senza che ci fu necessario prendere il numeretto come invece era d'obbligo a Torino perché la gente, non era per niente disponibile come qui, Paulo ordinò quattro polli arrosto e mi chiesi, a quante persone realmente aveva intenzione di dare a mangiare.
Mi guardai intorno curiosa, in ventiquattro anni mai ero andata a comprare del pollo arrosto in una rosticceria perché in genere me lo facevo portare sempre a casa.
Notai il forno particolare e quella lunga barra di ferro con cui venivano infilzati i polli prima di essere messi sopra la brace e poi, giravano automaticamente per dorarsi e cuocersi.
-Paulito, quien es la chica?- gli chiese uno dei due uomini vestiti di bianco, si fa per dire, che stava aldilà del bancone.
-mi novia- gli rispose, afferrando il sacchetto di carta da sopra il bancone e pagando il conto.
-hola Italiana- mi salutarono cortesi
-hola- ricambiai più timida e poi fortunatamente venni tolta dall'imbarazzo dal loro essere cosi amorevolmente, cordiali e infinitamente disponibili.
Passarono oltre il bancone, venendo direttamente dal lato dei clienti e asciugandosi e ripulendosi le mani sulla loro maglia, poi me la porsero.
Gliela strinsi, fregandomene di tutto il resto e gli sorrisi emozionata che stessi per conoscere gente che popolava il paese in cui Paulo era nato e cresciuto, in un certo senso.
-excusa, yo no habla italiano- uno dei due si scusò perché credeva che non avremmo potuto comunicare.
-non ve preocupes, yo hablo espanol muy bien y soy muy encadada de conoscer esta ciudad- in realtà non vedevo l'ora di poterla percorrere anche a piedi, per piccoli tragitti alla volta.
Quando ritornammo sulla macchina, sempre lungo la strada notai una cosa che mi fece ridere.
Gli argentini erano fenomenali, nei loro modi alternativi e parecchio efficaci di rimediare agli inconvenienti.
Davanti all'ingresso di alcuni garage, molti avevano preferito sostituire il solito cartello con divieto di sosta, direttamente con dei fusti di plastica tagliati a metà e pieni di sabbia e pietre.
-geniale- gli dissi spontanea.
Quante volte mi era capitato di dover parcheggiare duecento metri più avanti o più in la del mio portone, perché il solito demente di turno, mancava poco che decidesse di parcheggiare direttamente dentro l'androne del palazzo.
-somos originales nosotros- adorai infinitamente tanto il fatto che Paulo stesse parlando in spagnolo, rispettando a pieno il posto dove ci trovavamo.
Cinquanta minuti più tardi arrivammo a casa di Paulo e il rumore della macchina annunciò il nostro arrivo tant'è che uscirono fuori davanti la porta rimanendo sotto il tetto della terrazza.
-ti aspettavamo tutti- mi disse mentre ci slacciammo la cintura pronti a scendere.

******************************************
Eccolo, tutto per voi.
Da qui comincia  il viaggio argentino di Paulo e Gwen, che mi auguro io abbia saputo scrivere bene perche, come ormai avete capito, tengo molto al sudameria proprio per questioni personali legate ai miei nonni materni e a mia mamma che sono peruviani ed io sono super orgogliosa di essere italoperuviana ♥️.
In Argentina non ci sono mai stata, ma sono andata in Perù 🇵🇪 più di una volta 😍😍, l'ultimo viaggio prima dell'inizio di questa estate , e sebbene Argentina e Perù non sono la stessa cosa, si tratta comunque di posti sudamericani e per questo ho provato a descrivere in generale i posti ma molto di più le persone.
Sappiate, in anticipo, che ci stiamo avvicinando alla fine (che non ho ancora avuto il coraggio di scrivere) e questo mi rende via via sempre più sentimentale ed ecco spiegato perché andando avanti troverete molte introspezioni di Gwen utili anche a chiudere quel meraviglioso cerchio che ho aperto mesi e mesi fa.
Grazie ♥️.
Stellinate se vi va e scrivetemi nei commenti o nei direct sia qui che su Instagram al: 6comeungirasole
Sono avida delle vostre domande.
Vi adoro 😘

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