Fino Alla Fine

By seicomeungirasole

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La complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16 parte 1
Capitolo 16 parte 2
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
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Capitolo 70
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Capitolo 99
Capitolo 100
Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
RINGRAZIAMENTI
Freedom
✋🏻👆🏻
Oh capitan,my capitan!
AAA
Civico 182
Sorpresa
Annuncio
Hoplites

Capitolo 94

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By seicomeungirasole

Ero in doccia, me lo ricordo ancora come se fosse accaduto oggi e non due giorni fa.

Mi stavo sciacquando i capelli dopo averli insaponati per bene e mentre l'acqua ,che mi sciovolava dalla testa,ovattava i rumori esterni da quel box doccia dove mi ero infilata almeno mezz'ora fa, fuori qualcuno sembrava che a momenti avrebbe buttato giù la porta della mia camera qui al resort di Bronnitsy.
Praticamente uscii fuori da lì dentro alla velocità del suono, guardando l'orologio digitale sul comodino, notando che no...no ero assolutamente in ritardo con il lavoro.
Quindi, non mi avrebbero licenziata ne avrei fatto la peggiore delle mie figure.
Quando guardai dallo spioncino e vidi la faccia stravolta di Romina, mi sbrigai immediatamente ad aprirle la porta.
-è successo un casino- mi travolse in pieno.
Letteralmente.
A momenti mi schiacciò le dita dei piedi per la tanta furia con cui si intrufolò dentro, tirandosi me che ero praticamente nuda a parte il telo bianco di spugna che trattenevo stretto sotto le ascelle per evitare che mi scivolasse di dosso.
-calma, che sta succedendo?- si mosse nervosa passandosi circa una decina di volte le mani tra i capelli tinti di biondo e il fatto che stesse riordinando le idee per comunicarmi ciò che era accaduto o che addirittura stesse accadendo, mi fece preoccupare.
Pensai immediatamente che Paulo fosse impazzito e avesse alzato le mani contro Jeorge Sampaoli.
Non era per niente un ragazzo violento ma, avrei sfidato chiunque a sopportare un tipo del genere che sulserio, ti conduceva fino alla esasperazione.
Fu però Romina a svuotare il sacco e a chiarirmi ogni dubbio.
-Lautaro ha trovato Dolores e Federico- spalancai la bocca portandoci davanti una mano.
Cazzo!
-come...in che senso li ha trovati?- ebbi sulserio paura a conoscerne il reale significato ma, da sola di certo un'idea me l'ero fatta.
-Lauti si è fatto fare la copia della scheda della camera di Dols- la fermai annuendo e capendo da me il resto di quello che probabilmente era accaduto.
Scappai in bagno a vestirmi con una fretta che nemmeno Bolt avrebbe potuto reggere il confronto e sempre con altrettanta fretta e con i capelli bagnati, attaccati in testa con un elastico, ero uscita fuori da quella stanza come un fulmine.
Lungo le scale incontrai la moglie di Leo che mi sorrise mentre lei al contrario stava salendo verso la sua camera.
-dove corri cosi di fretta?- mi chiese
-mi tengo allenata- rise mentre io sentii l'acqua dei miei capelli bagnati che mi scorreva lungo la schiena, scendendo direttamente dal collo.
Mi sarei beccata un raffreddore di quelli colossali.
Dovetti necessariamente toccare il muro della tromba della scala per evitare di precipitare per terra sugli scalini e quando arrivai davanti l'edificio che ospitava il resto della famiglia di Paulo, ne trovai alcuni in piedi fuori da quella stanza.
Sembrava che attendessero il medico per sentirsu dire:"È nato!".
Alicia mi guardò preoccupata ma quasi sollevata di vedermi lì; Mariano invece mi venne incontro forse volendo spiegazioni ma io, stavo già componendo il numero di Paulo.
-ho già chiamato io- mi disse Alicia e allora mi tranquillizzai un po.
Bussai a quella porta e nessuno mi venne ad aprire, allora bussai ancora senza sosta.
-Dols sono Gwen, apritemi!- ci furono attimi di silenzio interrotti poi dallo scattare della serratura.
Mi lasciarono entrare a momenti strisciando tra la porta e il muro e quando arrivai dentro, mi accorsi che era stato Federico ad aver aperto la porta.
Mi sentivo in uno di quei film texani dove gli sceriffi ,di due posti diversi, si preparavano allo scontro e quando vidi il volto di Lautaro e poi quello di Dolores, mi sembrò che le cose potessero addirittura peggiorare ancora.
-tu lo sapevi?- mi chiese Lautaro ed annui senza alcuna esitazione.
Io, capivo che fosse suo fratello e che magari tra fratelli si crea una linea di gelosia, avrei capito persino se il suo essere cosi acciecato dalla rabbia dipendesse dalla forte preoccupazione che qualcuno avrebbe potuto fare del male a sua sorella ma, con tutta franchezza non avrei però tollerato in alcun modo il tono con cui si stava rivolgendo, non a me che di base contavo meno di niente per lui ma, con sua sorella.
Odio gli uomini burberi e prepotenti così come odio anche le donne in questa versione.
Mi guardò con uno sguardo indecifrabile e non capii bene cosa realmente provai a riguardo ma, momentaneamente sembrava proprio l'ultimo dei problemi di cui dovevo occuparmi.
-mi fai schifo- disse a sua sorella, non so se lo facesse per la prima volta o se fosse l'ennesima ma, mi toccò trattenere Federico.
Si sarebbe messo in guai ancora più grandi di quelli dove già navigava.
-ragazzino, stai esagerando- era come stare con due galli in un pollaio.
Già immaginavo l'assurda quantità di piume che si sarebbero venute a creare se solo Paulo non si fosse sbrigato a venire.
-calmiamoci- suggerii ad entrambi, guardando gli occhi di Federico e sperando che lui, che era il più adulto tra i due, avesse la lucidità giusta per non continuare.
-fatti i cazzi tuoi- Lautaro mi rispose sgarbato, con un modo ed una voce che stonava totalmente con quello che era sempre stato con me ma, fu poi immediatamente zittito da uno schiaffo bello forte che gli arrivò dritto dritto sulla guancia destra.
Riconobbi quelle due bande sul braccio e sospirai dal sollievo sapendolo li dentro.
-intenta decirlo de nuevo y tu tragaré tus dientes-il tono di voce di Paulo fu praticamente più affilato di una sciabola cinese.
-chiedile immediatamente scusa!- Lautaro mi guardò, mortificato e mi chiese scusa.
Paulo si voltò versò di me, affiancandomi immediatamente e facendo scontrare la pelle delle nostre braccia.
Mi sembrò come se mi avesse appena fatto capire che c'era lui , per difendere me e rimettere ordine.
È troppo squallido se ammettessi che il suo comportamento stesse sortendo un particolare effetto su di me?
Scossi leggermente la testa scacciando via le immagini che mi correvano nella mente e provai a concentrarmi nuovamente su quella stanza.
Mariano insisteva dietro la porta e cosi, fummo obbligati a farlo entrare per evitare che a questo casino si aggiungesse Gustavo che, avrebbe sicuramente perso le staffe.
-mi spiegate che cosa è successo?- ci chiese ma poi si ammutolì quando vide Federico dentro.
-che cazzo ci fai tu qui?- Dols provò a parlare ma le parole non vollero abbandonare la sua bocca.
Era seduta sul lettone, indossava un vestitino e i capelli lunghissi le ricadevano sciolti sulle spalle fino a toccarle la pancia.
Era bella, struccata con ancora qualche linea immatura del suo volto ma le sue forse lasciavano perfettamente intendere che era cresciuta e che stava a tutti gli effetti diventando una donna.
Il bene che provavo nei suoi confronti era sincero, onesto e leale perché lei lo era stata con me fin da subito.
Mi ci sedetti vicino ad accarezzarle una spalla e Paulo ci guardò con un mezzo sorriso, compiaciuto che le donne della sua vita in un certo senso fossero capaci a leccarsi le ferite insieme, condividendo come le gioie anche i "dolori".
-Mar- poi mi avvicinai a lui e gli afferrai il braccio, tirandomelo dietro.
Mi guardò cercando di capire che ruolo avessi in tutto questo ma, fortunatamente non diventò ne pazzo ne fuorioso.
-tu, siediti lì- Paulo indicò a Lautaro una sedia vicino l'armadio e suo nipote fece quello che gli disse senza opporre resistenza.
Ebbi il quadro completo del ruolo che avesse Paulo nella loro vita.
Era si il loro migliore amico e condividevano un sacco di cazzate ma, il capo gruppo era lui e a lui dovevano dar retta.
Rimise ordine in quella stanza, come se fosse un vero e proprio leader e Mariano ,nonostante fosse più grande di lui, fu costretto a lasciargli la parola su praticamente tutto.
-che ci facevi con la chiave della camera di tua sorella?- gli chiese giustamente
-per andarla a svegliare perché altrimenti siamo sempre in ritardo per colpa sua - Paulo sospirò.
Non c'erano cattive intenzioni dietro ma, non era comunque una scusa plausibile.
-mi avresti potuta trovare nuda- si difese Dols ma, peggiorando le cose
-perché, vorreste per caso dire che eravate vestiti? Ti stava sc..- Paulo lo ammonì con lo sguardo e Lauti si ammutoli.
Mariano in piedi accanto a me, fece un scatto in avanti volendo spiegazioni da Paulo e per questo poggiò una mano sulla sua spalla, sforzandolo a girarsi.
-che cazzo sta dicendo?- sembrava non volerci credere e allora mi resi veramente conto in che atmosfera familiare vivesse Dolores.
Nessuno sembrava essersi reso conto che fosse cresciuta.
- stanno insieme, Federico e Dolly- specificò
-da Febbraio-aggiunse poi evitando di dire invece che si frequentavano da metà novembre.
-perche non me lo hai detto?- Mariano lo chiese direttamente a Dols.
Mi sembrò ferito da questo, dal fatto che gli avesse tenuta nascosta una roba simile e per questo Dols si alzò andandogli incontro e buttandosi tra le braccia di suo zio.
Non la respinse e questo mi fece sospirare di contentezza perché almeno su questo Paulo e Mariano erano totalmente diversi.
Per lo stesso motivo Paulo si era imbestialito ferito che la sua Dolly avesse dei segreti con lui mentre Mariano nonostante tutto, non lasciava che niente gli offuscasse l'affetto che provava verso la sua unica nipote femmina.
-perché ho paura che papà si arrabbi- la sua voce venne ovattata dal tessuto di cotone della maglia di Mariano che la scostò da lì ,leggermente ,per asciugarle le lacrime agli occhi.
-papà non farà proprio un bel niente. Sai che ci sono sempre io- diamine, avrei voluto uno zio cosi, anche io.
Federico sorrise della scena insieme a me e Paulo che , geloso, andò vicino Lautaro poggiandogli una mano sulla spalla.
Lauti lo guardò, come in attesa di qualcosa e mi sembrò che per lui suo zio Paulo fosse molto più di un normale zio e amico.
Ci vedevo in quello sguardo, infinito e sconfinato affetto e segno di riverenza , quasi come se fosse un idolo da seguire.
-non aprirai bocca con tuo padre- Paulo fu lapidario e Lauti annui senza ribattere.
-Dolly, dobbiamo comunque dirglielo...entro la fine del mondiale e non rimanderemo oltre- l'ultimo pezzo lo disse più in direzione di Federico forse, volendo conferme che a quel punto non si sarebbe tirato indietro.
-dimentichiamoci di questa mattinata e io dovrei tornare ai miei allenamenti che avete interrotto. Tu, cammina avanti- indicò Federico che lo segui.
Mi venne da ridere per come Fede non avesse obiettato minimamente e fosse uscito da quella porta praticamente come se gli stesse attaccato al culo.
Dols mi venne ad abbracciare e Mariano ci guardò sorridendo poi, abbracciando l'altro dei suoi nipoti gli disse qualcosa che lo fece tornare a sorridere.
Uscii da quella stanza avvertendo la sensazione di aver perso cinque anni della mia vita e quando non trovai ne Alicia ne Romina dietro la porta, pensai che Paulo avesse consigliato loro di affacendarsi in tutt'altre cose per evitare che Gustavo si insospettisse.
Io me ne tornai dritta in camera per andarmi ad asciugare i capelli ma, quando aprii la porta trovai Paulo e Federico in piedi che parlavano.
Non si stavano me insultando ne picchiando.
Stavo per uscire fuori , pet lasciargli della privacy, quando Paulo mi trattenne dentro afferrandomi un polso.
-va ad asciugarti i capelli- mi consigliò e lo trovai adorabile e assurdo allo stesso tempo.
Lui che i capelli non voleva mai asciugarseli.
Mi chiusi nel bagno ad accendere il phon per asciugarmi i capelli e loro probabilmente continuarono a parlare.
Non ero preoccupata del fatto che sarebbero arrivati alle mani, Paulo non mi sembrava decisamente il tipo e per questo ne ero estremamente felice e a dirla tutta nemmeno Federico mi sembrava uno dal pugno facile.
Certo, l'assurda quantità di tatuaggi traevano facilmente in inganno ma questo unicamente perché c'è una stupida quanto assurda associazione tra tatuaggi e cattiveria.
Forse perché un tempo i tatuaggi ce li avevano i carcerati?
Ma, non li facevano anche agli schiavi,ai tempi dei Romani?
Ad ogni modo, bastava osservarlo con più attenzione e lo capivi subito che Federico era un tipo che non arrivava alle mani, certo però che se gli toccavi Dols, aveva ben dimostrato quanto cattivo potesse potenziale diventare.
Venni distratta dai miei pensieri dall'ingresso di Paulo nel bagno.
Mi sfilò il phon dalle mani e  continuò ad asciugarmi i capelli.
Iniziavo a credere che fosse un gesto che gli piacesse particolarmente perche ogni qualvolta ne aveva l'occasione, me li asciugava addirittura mettendoci più cura e dedizione di quella che ci avrei messo io.
Mi baciò un lembo di pelle della spalla che non era coperta dal cotone della maglia,che mi ero infilata di fretta questa mattina , ed io gli sorrisi innamorata di lui e dei suoi dolci gesti.
-Lautaro non si permetterà mai più- era stata la rabbia.
Era un ragazzo per bene e super educato, io già non mi ricordavo più l'episodio.
-mi ha chiesto scusa e sappiamo entrambi che è stata la rabbia a parlare per lui- annui ma ovviamente gli diede comunque fastidio il fatto che suo nipote mi avesse parlato in quel modo.
In queste cose ci vedevo tutte le origini argentine di Paulo.
Ero la sua donna e nessuno avrebbe nemmeno dovuto sfiorarmi con un fiore tra le dita; mi strinsi a lui con la consapevolezza che la sua vigorosità mascolina, la stessa che si era impossessato di lui in quei tre metri quadri di camera, un'ora fa, mi facesse sentire protetta e desiderata.
-posso confessarti una cosa?-annui immediatamente mentre io, nonostante tutto quello che avessimo già condiviso, arrossii al pensiero di dovergli esporre come mi ero sentita a riguardo.
-quando fai il maschio alfa- virgolettai con le dita le ultime due parole, facendogli capire che non lo consideravo mica un animale da branco.
Lui, sorrise forse già pregustando ciò che gli avrei detto e per questo mi baciò la punta del naso.
-mi fai sentire strana- rise brevemente
-strana come?- ovvio, mi avrebbe per forza costretta ad esprimermi con totale chiarezza.
-lo sai- nascosi un piccolo sorriso imbarazzato mentre lui scosse negativamente la testa però mantenendo un accenno di un sorriso malizioso in volto
-non lo so- spense il phon lasciandolo sul lavandino di porcellana bianca e io ne tirai immediatamente la presa per evitare eventuali disastri.
-allora?- insistette ed io chiusi gli occhi arrossendo in maniera tremenda.
-niente, lasciamo perdere- sussurai con la gola secca perche la saliva era letteralmente terminata.
Mi afferrò da sotto le cosce e mi fece sedere sul lavandino, mentre la gonna di jeans che stavo indossando si accorciò terribilmente.
-ti senti come se potessi possederti?- baciò il mio collo rosicchiandolo persino e se fossi stata lucida gliel'avrei dovuto severamente vietare perché non sarei stata per niente contenta che una delle truccatrici fantasticasse su quanto io e il mio uomo andassimo a letto ma, non volevo che lui si allontanasse dal mio corpo.
-lo so che mi vuoi. Mi vuoi Gwen?- come diavolo eravamo finiti cosi?
Da qualche parte, qualcosa di me stava iniziando a bruciare.
-devi parlare- scostò quel sottile pezzo di stoffa e mi morsi così forte le labbra che rischiai seriamente di tagliarmele.
-mi vuoi?- inizio a muovere la mani sul centro del mio corpo e mentre mi tenevo salda alle sue spalle per evitare di cadere da li sopra, annui incapace di parlare.
Lo volevo, disperatamente tanto e per questo fui io a sfilarmi via la maglia e lanciarla contro il pavimento mentre già stavo tirando via la sua dal suo petto.
Erano neri i suoi occhi, neri e lucidi dalla lussuria che sapevo avesse divorato anche me.
Con le gambe strinsi il suo busto a me per baciarlo, come se da questo dipendesse la mia possibilità di rimanere in vita.
Mi riprese in braccio da sotto le cosce e si sedette sulla tavoloccia di legno bianco, del water.
Stavo per fare l'amore con l'uomo della mia vita in una maniera che forse da adolescente non mi ero nemmeno sognata di fare ma, che attualmente mi stava facendo letteralmente impazzire.
Mugulò di piacere, un suono che vibrò dentro il mio corpo e persa totalmente nella passione , lasciai che ci congiungessimo.
Quasi mi sentii piena, di tutte quelle emozioni che mi stavano scuotendo, piena di lui, piena di noi e alla stessa velocità e con la stessa forza con cui la carne delle mie cosce sbatteva su quella di Paulo, lasciai che mio cuore accelerasse.
Era inferno e paradiso.
Le sue mani sul mio seno nudo e sensibile al suo tocco, poi sempre lì la sua bocca ad incendiarmi con maggiore prepotenza.
Bruciavo per lui.
C'erano le nitide immagini del suo sguardo autoritario, della sua voce virile  e di come tutto lì dentro sembrava girare attorno a lui.
Più ci pensavo più il mio corpo si muoveva con maggiore intensità e velocità.
Tutto si spense qualche minuto più tardi quando entrambi fummo letteralmente stremati dalla fretta con cui la passione ci aveva consumati.
Avevo il volto incastrato nell'incavo del suo collo, lo percepivo anche dentro di me perché nessuno dei due ancora si era mosso e le braccia di Paulo mi tenevano stretta a se.
Avrei detto mille e mille cose.
Gli avrei detto che mi era follemente piaciuto il modo in cui il mio corpo si infuocasse al suo passaggio, il modo in cui il mio cuore accelerava la sua corsa per gettarsi quanto più velocemente possibile in mezzo a quelle alte fiamme, gli avrei detto che quando mi sfiorava con quegli occhi cosi neri da farmi ammattire, nessun neurone del mio cervello sembrava più appartenermi.
-maschio alfa- invece dissi ancora, per racchiudere un concetto ancora più carnale.
Mi baciò la bocca una due, tre volte consecutive.
-solo per te- annui.
Ricordavo la confessione che mi aveva fatto la prima volta che avevamo fatto l'amore, sul letto di casa mia a Torino, ore prima della vigilia di Natale.
"Nessuno dopo di me, toccherà la tua pelle e amerà il tuo cuore".
Me le sarei fatta incidere con il fuoco.

Mi sedetti su quella sedia di plastica nera, insieme a Roberto in mezzo al resto dei giornalisti, suoi colleghi in questo mondiale.
Io non ero per niente brava a scrivere articoli di giornali ma di certo, ero adatta a fare domande, a volte anche troppo scomode.
Sorrisi non appena lo vidi entrare da quella porta aperta e strabbuzzare gli occhi per la vasta quantità di giornalisti che vi erano seduti, pronti a inondarlo di domande.
Che ci facevo io lì?
Compagnia a Roberto che mi aveva buttato giù dal letto alle cinque e dieci del mattino, assillandomi con le sue domande.
Paulo mi guardò, trattenendo lo stesso sorriso che c'era sul mio volto.
Quanto lo amavo!!!!
Dopo di lui entrò Cristian andandosi a sedere al suo fianco.
Conoscevo Cristian perche giocava nel Toro e non era di certo una scoperta che i Granata e gli Juventini non si stessero propriamente simpatici ma, Cristian io lo trovavo comunque un bravo ragazzo.
Mi salutò senza curarsene troppo e ridacchiai perche Paulo aveva fatto il massimo per non attirare l'attenzione e adesso era tutto praticamente andato in fumo.
Gli disse qualcosa e Paulo rise prima che sistemasse il microfono dinnanzi la sua bocca  a qualche centimetro di distanza e poi svitasse il tappo della bottiglietta di plastica per berne qualche sorso, giusto per rinfrescarsi la gola.
Roberto al mio fianco, con la gamba accavallata come la mia, pigiava in continuazione la penna facendole fare qual fastidiosissimo rumore ma, immaginavo fosse una forma come le altre per intrattenersi o per controllare il nervosismo da prestazione.
Trovarsi da questo lato del palco e non lì sopra, come di solito mi capitava per le conferenze stampa pre partita o per quelle di presentazione dei nuovi giocatori o della stagione, mi fece uno strano effetto.
Praticamente per loro era molto più facile concentrarsi sul nostro volto e da quello capirne quanto sincere le nostre risposte potessero essere.
Osservai Paulo che non allungava troppo l'occhio da questa parte proprio per non creare polemiche e mi divertì parecchio il modo professionale con cui si manteneva dritto sulla schiena.
Era bello da impazzire e me ne sarei innamorata altre mille e mille volte.
Il primo ad intervistarlo fu un giornalista di una testata messicana per questo Roberto indossò gli auricolari per poter avere la traduzione contemporanea mentre io mi godetti letteralmente il modo sensuale con cui le sue parole lasciavano la sua bocca.
Credevo che fosse una mia ossessione, quella di immaginare l'accento argentino o spagnolo in generale come qualcosa di sexy a tal punto da perderci la testa.
-Ciao Paulo, sono Sebastian e ho una domanda per te: da quando è iniziato il mondiale ci aspettavamo tutti che il vostro allenatore Jeorge Sampaoli mettesse in campo te insieme a Messi e al vostro compagno di squadra Gonzalo Higuain ma, così non è stato.
Quanto ti ha stupito questo?- Roberto si scrisse la domanda ad una velocità impressionante quasi sembrava avere la mano aliena per come si era mossa su quel pezzo di carta.
-buona sera a tutti- salutò educatamente tutti i giornalisti e poi pensò a come rispondere forse nella maniera più professionale per tutti.
-non è stata una sorpresa. Quando siamo partiti da casa, il CT aveva già espresso il modo in cui avrebbe voluto che la squadra scendesse in campo. Ognuno di noi ovviamente vorrebbe avere l'opportunità di giocare ma siamo in tanti e solo undici posso giocarsi il match. In questi casi non si pensa mai a chi scende in campo ma a portare a casa la vittoria per tutto il nostro popolo che ci tifa sia allo stadio che da casa- mi sembrò una risposta cosi matura e cosi perfetta che quasi gli avrei applaudito non solo con le mani ma persino con i piedi.
Volendo avrebbe potuto dire che non gli andava giù e che come il mondo intero anche lui pensava che Sampaoli avesse sbagliato mestiere nella sua vita ma, invece si era dimostrato superiore a quell' uomo che apriva la bocca solo per dargli aria.
Io, potessi l'avrei fatto rimanere in debito di ossigeno per il resto della sua vita.
-buonasera Paulo, mi chiamo Angelica e sono del giornale sportivo Marca della Spagna- Paulo le sorrise cordialmente
-quando ci siamo incontrati a Madrid, avevamo parlato del fatto che fossero uscite fuori possibili incompresioni tra te e il tuo compagno di squadra Messi; mi avevi detto che in realtà l'unico problema che stavate provando a risolvere era trovare il modo più efficace per entrare in sintonia in campo: il fatto che tu non sia mai partito da titotale, dipende da qualcosa che ancora non siete riusciti a trovare?- Paulo trattenne un sorriso
-io e Leo giochiamo nello stesso ruolo, sia lui al Barça che io alla Juve, è chiaro che per noi sarebbe più semplice mantenere la stessa posizione anche qui ai mondiali ma, non si può e qualcuno deve adattarsi altrove.
Tra i due io ero quello che si era adattato più volte lungo il corso della carriera e mi sono offerto volontario di cambiare ruolo in parte invertita e in allenamento abbiamo trovato il nostro equilibrio ; è chiaro però che Sampaoli avendo un'ala destra in rosa, scelga quella per stare sicuro- che poi continuasse a ternerlo in campo pure che non concludevano un tubo, quello purtroppo era un dubbio diciamo pure amletico.
Solo Sampaoli vi trovava una spiegazione plausibile e non pretendeva nemmeno che il resto del mondo la condividesse o anche solo la capisse.
-buongiorno Paulo, Gustavo da Mundo Deportivo de Espana: quale è il tuo vero umore in questo mondiale? Ce lo siamo chiesti in molti perché nessuno si aspettava che Joya non giocasse da titolare- e si però, così era come mettere il dito nella piaga.
-il mio umore è lo stesso di sempre. Non possiamo giocare tutti e ognuno di noi sa che non potrà per forza essere il regista ne il protagonista di questo mondiale. Ci accontentiamo anche di pochi attimi purché diano alla squadra una marcia in più quando qualcuno di noi accusa il colpo e la fatica.
Personalmente quando scendo in campo e mi siedo in panchina, mi tengo pronto sia fisicamente che mentalmente e questo è lo stesso atteggiamento che adotto in allenamento.
Non sai mai quando potrebbe essere il tuo momento e per questo devo tenermi sempre pronto- Roberto mi guardò sorridendo, forse esprimendomi quanto quella risposta gli fosse piaciuta.
Era piaciuta anche a me perche mi sembrava come se alla fine dei conti avesse detto: non importa se scendo in campo al primo minuto o all'ottantanovesimo: per me quando scendo in campo conta solo il calcio, sia che lo stia giocando sia che lo stia semplicemente guardando.
Era una metafora malcelata  che racchiudesse in se il significato che aveva il calcio nella vita di Paulo.
Quando era su quell'erbetta verde, tutto il resto spariva e si focalizzava solo sulla palla e sulla rete.
La seguiva con gli occhi anche se non era lui stesso a doverla calciare e sebbene ne soffrisse ,perche nessun calciatore avrebbe mai voluto rimanere in panchina, questo comunque non avrebbe in alcun modo alterato il suo rapporto con la palla e con il calcio in generale.
-buon pomeriggio ragazzi, sono Diego di A Bola, giornale del Portogallo, ho una domanda per entrambi: Cristian, come ti sta sembrando questo mondiale?- una merda, grazie prego ciao.
-buon pomeriggio Diego. Come si è sentito un po' in giro ci sono state molte critiche per l'Argentina perche ci si aspettava di più però, se ti guardi intorno anche le altre squadre più grandi stanno trovando qualche difficoltà nel superare i gironi. La Germania veniva da un europeo vinto solo due anni fa eppure è stata mandata a casa. Certo, magari possiamo dare di più per noi stessi e per i nostri tifosi ma, gli avversarii in campo la pensano esattamente come noi e alla fine ci deve pur sempre essere un vincintore ed un vinto, sta a vedere chi terrà più a lungo- pareva troppo brutto dire che non era per niente soddisfatto di come l'Argentina, in cui giocava, stesse scendendo in campo.
- e tu Paulo, pensi che con qualche manovra di modulo, riuscireste a vincere la coppa?- si, magari da domani si sarebbe fatto chiamare Nostradamus e ci saresti andato per farti leggere la mano.
Ma perche certe domande erano proprio cosi stupide?
-non dipende dal modulo di gioco, dipende da tantissimi altri fattori. Ognuno di noi scende in campo per dare il massimo perche è questo che ti insegna la Nazionale, ma cosi come vale per noi vale per tutti gli altri e quindi, ciò che fa la differenza può essere quel passaggio preciso, quell'intesa dell'ultimo secondo che ti stravolge la partita. Una gambata in più, la fortuna di intuire il momento esatto in cui l'avversario piuttosto che crossare, tira direttamente in porta , quel salto in più e la testata. Sono tutte una serie di cose che in allenamento non puoi prevedere e che vengono lì , a volte senza neanche pensarci troppo- perche a me le sue risposte mi sembravano poesia?
Mi sa che era una manna dal cielo se non mi fossi laureata in giornalismo perche altrimenti mi sarebbe finita veramente male.
-ciao Paulo, Roberto da Sky sport- Paulo gli sorrise conoscendolo bene ed io evitai di guardarlo perché altrimenti mi sarebbe venuta una ridarella idiota ed imbarazzante.
-ciao Rob- lo salutò in maniera informale potendoselo permettere perché non era un mistero che Roberto lavorasse per la Juventus.
-come pensi giocherà Mario Mandzukic? Sarà strano per te , nell'eventuale ipotesi, doverci giocare contro?- sarebbe stato strano se si fosse scontrata l'Italia con l'Argentina ed io mi sarei messa in prima fila dall'altro lato della tribuna con tanto di tricolore che nemmeno Sergio Mattarella al giorno dell'investitura a presidente della Repubblica e sarebbe stato strano proprio perche poi sarei andata in campo a festeggiare con lui, fregandomene se addosso avesse  la bandiera diversa della mia perché entrambi sapevamo che un conto era l'amore un'altro era la nazionale.
-Mario non farà sconti a nessuno come è giusto che fosse. Siamo abituati all'ipotesi di dover giocare contro qualche nostro ex compagno di squadra. Mi è capitato parecchie volte negli ultimi anni, domani sarà come sempre e con Mario ci siamo sentiti per augurarci un "che vinca il migliore"- me lo immaginavo Mario mentre dall'altro lato del telefono gli diceva " che vinca il migliore e mi dispiacerà quando perderete", mi divertiva per questo suo modo anticonformista di essere simpatico a modo suo.
Era impossibile non affezionarsi al Manzu.
-sempre io: ti è dispiaciuto che l'Italia non abbia giocato il mondiale?- mi guardò ed io inarcai leggermente un sopracciglio trattenendo uno stupido sorriso di quelli pieni di emozioni che ci scambiavamo quando le parole proprio non potevamo dircele.
-tantissimo! È il mio primo mondiale e l'Italia è una squadra che impari a voler bene da bambino perché per noi Argentini è sempre stata come una seconda casa. Mi è dispiaciuto per i miei compagni che sono dovuti rimanere a casa e per tutti i tifosi italiani a cui sono molto affezionato ma so che faranno il tifo per noi- mi morsi leggermente il labbro sapendo perfettamente che il sorriso era apparso eccome e che probabilmente stessi avendo gli occhi a cuoricino.
L'intervista andò avanti ancora per altri minuti e io mi persi ad osservarlo, contenta che nonostante tutto si stesse comunque godendo il momento.
Quando l'intervista fini, molti dei giornalisti rimasero lì dentro come al solito a confrontarsi e a parlare tra di loro, cosi anche Roberto fu risucchiato dalla massa ma io preferii decisamente andarmene.
Camminai per i corridoi messaggiando con Paulo per sapere che fine avesse fatto ma, una cosa mi turbò parecchio.
Feci tre passi indietro in quel lungo corridoio per essere certa di non avere le allucinazioni e quando quei due si voltarono a guardarmi, ebbi la conferma che no, non ero diventata pazza.
-Gwen- Nahuel mi venne incontro sorridendomi ed io anche se un po forzatamente ricambiai il suo abbraccio.
-ciao- salutai poi Antonella.
Che diamine ci faceva qui?
E come cazzo aveva fatto ad avere il pass?
Okay, io sulserio ero paziente e tutte le altre cose ma, non capivo perche continuassi a trovarmela sempre in mezzo ai piedi.
Fu la suoneria del mio cellulare a interrompere il suo discorso e quando risposi a Paulo, purtroppo il mio tono scocciato finì per riversarsi su di lui.
-che c'è?- gli dissi
-Neña...todo bien?- mi chiese confuso
-si, sono con Nahuel e Antonella- il fatto che non avesse detto "Antonella?" con tono confuso come se fosse sorpreso dalla cosa mi fece incazzare ancora di più.
Lo sapeva e me lo stava tenendo nascosto e per questo direttamente staccai la chiamata.
Ma vaffanculo.
-scusatemi, vado di fretta che attendo l'arrivo di mio padre e del mio migliore amico- li salutai immediatamente senza voler rimanere un solo altro singolo istante in quel posto.
-ci vediamo stasera- forse, talmente ero infastidita che probabilmente Paulo ci sarebbe andato con Antonella a mangiarsi la carne al barbecue dei miei maroni.
Seguii la segnaletica per evitare di perdermi e quando raggiunsi la porta del camerino ,che mi era stato dato dalla Sky, vi trovai Paulo davanti che mi aspettava.
-non voglio sentirti- gli dissi immediatamente mentre inserivo la chiave nella serratura a la aprivo a momenti volendola staccare dai cardini.
Se c'era una cosa che mi mandava in bestia erano le persone che credevano di potermi prendere in giro e ancora di più se lo facessero quelle di cui mi fidavo ciecamente.
Fu lui a chiudere la porta alle sue spalle, guardandosi intorno come se non ci fosse mai entrato prima di adesso ed effettivamente era cosi e nell'esatto momento in cui provò a parlare lo precedetti nuovamente.
-no, non dirmelo. Scrivilo da qualche parte, lascialo in giro magari lo trovo mentre cammino per il corridoio. Appena lo scopro poi ti farò sapere la mia risposta- questo era uno dei miei più grandi difetti.
Se mi sentivo attaccata, attaccavo a mia volta.
Nessuna cazzata del: se ti danno uno schiaffo tu porgi l'altro guancia.
Tutt'altro!
Se mi davano uno schiaffo io prendevo e gliene davo cento giusto per soddisfazione personale.
-Neña no..- lo trucidai con lo sguardo
-non chiamarmi nena e ora lasciami andare. Devo andare a prendere mio padre e Mat- vaffanculo pure alla sorpresa che avrebbero dovuto fargli.
Non mi stava interessando più niente e mi sentivo ferita al punto che dal forte nervosismo gli avrei lanciato la prima cosa addosso ma, non volevo fargli del male per cui uscii da quel posto con più fretta possibile.
Ebbe la giusta considerazione di non mettersi ad inseguirmi perche io non ero una ne che si lasciava pregare ne che si lasciava supplicare.
Non ero una che potevi nemmeno consolare perche io avevo tutto un modo mio per reagire alle cose che mi colpivano e quando di mezzo c'era la rabbia, era meglio che rimanessi da sola.
Il taxy che mi venne a prendere dallo stadio centrale di Mosca, mi portò poi all'aeroporto con ben due ore di anticipo.
Era praticamente assurdo esserci arrivata così presto ma, non volevo ritornarmene nella mia stanza perche senza alcuna distrazione sarei impazzita.
Avevo letto in qualche libro che c'era gente che ogni tanto veniva in aeroporto a vedere la vita scorrere così velocemente che sembrava più un flusso di coscienza che altro, cosi anche io provai a ritagliarmi un mio piccolo spazio in quel vasto edificio.
Tirai fuori dalla borsa, il solito libro di turno che ci infilavo dentro promettendomi che quando avrei avuto quei fatidici cinque minuti liberi, l'avrei letto.
Oggi, sembrava proprio l'occasione giusta.
Mi sedetti nella fila vuota, volendo dello spazio libero che mi circondasse e mi misi immediatamente a leggere le parole di inchiostro per impedire alla mia mente di arrovellarsi su altri pensieri.
Tipo che cosa ci facesse Antonella in Russia ma soprattutto perché Paulo non me lo avesse detto.
Lessi senza sosta e senza staccare gli occhi da quel diamine di libro, mi sforzai persino per trovare la concentrazione e non ridurre a tutto ad una sterile lettura senza emozioni.
Già, proprio sterile come mi stavo attualmente sentendo.
Il cellulare in modalità offline, lasciava che il cd di De Gregori scorresse traccia dopo traccia e se piansi, silenziosamente, diedi la colpa ai testi e alle parole, non di certo a Paulo.
Odiavo i segreti, non ero fatta ne per averli ne per mantenerli.
Non mi piaceva il sapore che avessero ne l'angoscia che mi trasmettevano.
Perche avere un segreto?
Sembrava quasi come se dovessi vergognarti di qualcosa fatta.
Avevo sempre detto a Paulo che non c'era bisogno di giustificazioni tra di noi perche stare insieme non equivaleva ad avere degli obblighi.
Il mio amore per lui era vero e naturale, nulla di costruito e obbligato, come se avessi messo giacca e cravatta al mio amore solo per farlo apparire più bello e più giusto.
No, volevo che il mio amore si sentisse libero di essere se stesso e per questo odiavo i segreti perché li vedevo come stupidi vestiti utili a coprire la gente.
Maschere.
Ci vu un giovane uomo, non saprei dire con esattezza l'età ,che in silenzio mi portò una bottiglietta d'acqua.
Gli accennai un sorriso a mo di ringraziamento e lui semplicemente tornò a sedersi al suo posto.
Giocava con uno scontrino ad arrotolarselo tra le dita mentre guardava con regolarità il terminal per gli arrivi.
Il volo dall'Italia portava solo sette minuti di ritardo, ma ancora di tempo ne mancava.
Pensai a come uno scrittore potesse vedere questo posto e non capivo come facesse a dire che fosse un bel posto.
Io mi sentivo come quella fotocellula delle porte automatiche.
Vedevo orde di gente entrare da un lato e altra gente uscire dall'altro lato; mi sembrava come un enorme torre di Babele fatta di emozioni.
Inutile nascondere che per quanto mi sforzassi il mio cervello non fece altro che finire li.
Non era stata una reazione normale la mia e me ne rendevo perfettamente conto perche ero stata la prima a dire a Paulo che non avevo paura di Antonella perche non la temevo ne avrei voluto vivere con l'ansia che Paulo sarebbe tornato indietro da lui.
Non tenevo Paulo con un guinzaglio, era libero di andare dove voleva solo, credevo di meritare almeno la cortesia di dirmi quali erano le sue intenzioni.
Non avrei fatto alcuna scenata ne alcun pianto isterico, decantando quanto mi avesse distrutto il cuore.
Purtroppo non sapevo esternarle le mie emozioni e questo aveva negli anni tenuto tutti a debita distanza ma, non ce la sapevo a soffrire e a disperarmi.
Io i dolori e le sofferenze le vivevo diversamente, come se ad un certo punto diventassero l'ennesima crepa invisibile nei miei occhi.
Stavo guardando fuori, dalle vetrate enormi, e nonostante fosse quasi ora di pranzo, fuori il tempo era leggermente grigio da dare l'impressione che fosse più tardi.
Fu la mano di mio padre che si posò sulla mia spalla a farmi scattare in piedi spaventata.
-tesoro?- mio padre mi guardò preoccupato ma io finsi un mega sorriso abbracciandolo e lasciandomi stringere.
Mat mi guardò quasi assottigliando gli occhi e non parlò fino a quando mio padre non fu il primo a dirigersi fuori.
Con un nuovo taxy arrivammo dinnanzi l'ingresso dell'hotel che avevano prenotato e Mat con una banale scusa mi trascino dentro la sua camera.
-che ti prende?- mi chiese immediatamente senza nemmeno lasciare il borsone per terra.
-Antonella- il suo sguardo si indurì immediatamente.
-lo ammazzo- quella scintilla di rabbia che lessi nei suoi occhi mi fece capire che Mat sul serio avrebbe potuto combinare un disastro e per questo gli feci promettere che invece si sarebbe goduto la partita, tifando per l'Argentina come avrebbe fatto e che si sarebbe comportato da essere superiore .
Purtroppo io dovetti poi lasciarli lì , per andarmi a cambiare e quando mi toccò indossare la maglia, preferii una elehante canottiera nude da abbinare al paio di tacchi che stavo indossando.
Avrei giustificato il tutto, ostentando professionalità dato che Mario Mandzukic sarebbe stato il diretto rivale dell'Argentina ma allo stesso tempo un giocatore del club per cui lavoravo.
Quando scesi davanti l'ingresso del personale autorizzato, ovviamente a parte i soliti flash accecanti, si aggiunse qualche scomoda domanda sul perché Antonella, storica ex di Paulo, fosse presente al match.
Non risposi, passando avanti e mantenendo i miei occhi perfettamente nascosti dal paio di occhiali da sole anche quando tutto questo sole non c'era.
Mi sedetti nella postazione con il mio nome , sempre fortunatamente accanto a Maradona e stavolta lontano da Javier.
Se Maradona poteva tenere addosso gli occhiali da sole, pensai che anche io me lo sarei potuta permettere per cui, li tenni lì con un'espressione neutra.
Non si poteva di certo dire che mi sentissi come un vulcano pronto ad esplodere.
Si stavano riscaldando in campo, Gonzalo correva accanto a Paulo ma mi sembrava che gli stesse riservando uno sguardo da rimprovero.
Gli occhiali da sole dalle lenti scure mi consentirono di poter mantenere uno sguardo fisso ma di poter di nascosto muovere gli occhi per osservare ad esempio Paulo che dal suo posto mi stesse guardando.
Il cellulare mi squillò dentro la tasca della giacca e ricevetti la chiamata da parte di Alicia.
Le risposi immediatamente preoccupata che le fosse successo qualcosa.
-hola?- Maradona si voltò di scatto nella mia direzione
-hola querida- mi rispose dall'altro lato del telefono
-Alis, pasó algo?- le domandai se fosse successo qualcosa e dal sospiro che fece mi preparai ad un eventuale catastrofe.
-Hay algún lugar libre cerca de ti?- mi fece sorridere e quando mi affacciai cercandola qualche fila più sotto di me, la trovai seduta e accanto a lei ci stava Antonella.
-No te gusta tu chica compañera de lugar ?- si voltò nella mia direzione e le sorrisi.
Anche Antonella si girò nella mia direzione e il fatto che stesse indossando la maglia di Paulo della selection, non mi diede fastidio, proprio no!
Gliel'avrei strappata di dosso con le sue stesse unghia di plastica o acrilico che fosse cosi come avrei spento quel sorrisetto idiota che mi stava rivolgendo.
Sorridi un cazzo!
Guardai Paulo volutamente e gli feci capire quanto cazzo mi desse fastidio questa situazione.
Fortunatamente venni poi distratta da Diego Maradona che intavolò un discorso, dicendomi quanto fosse stupido del mio accento argentino.
Non credevo di aver fatto miglioramenti ma evidentemente doveva essere cosi e sapevo che il merito fosse tutto di Paulo e dell'aiuto che mi avesse dato.
Quando iniziò il match, ero ben consapevole che l'attenzione mediatica si sarebbe scatenata su di me non solo perché c'erano quattro dei giocatori juventini, due per parte, a sfidarsi in campo ma perché a quanto pare tutti si erano resi conto dell'arrivo di Antonella Cavalieri.
A momenti sembrava più importante della partita stessa.
Non ci volli pensare e per questo bevvi un sorso di birra fresca, direttamenre da quel bicchiere di plastica con tanto di bollini a rappresentare le bandiere delle due squadre in sfida .
Il fatto che Sampaoli lasciasse in panchina Paulo e Gonzalo non mi stupi nemmeno un po' perché ormai mi ero rassegnata all'idea che fosse cosi stupido da sembrare un asino con i para occhi.
Per come ero nervosa, sapevo che non dovevo aprire bocca altrimenti mi sarei messa nei guai e in tutto ciò mi sentivo la moglie cornuta e contenta.
Che diamine di viaggio mentale mi stavo facendo?
Perché improvvisamente Antonella inziasse a starmi simpatica come l'ortica strofinata sulla pelle?
Mi alzai in piedi, a nemmeno tre minuti dal fischio di inizio e senza rovinare la visuale agli altri, presi a fare piccoli passi a destra e a sinistra.
Ferma non credevo di riuscirci a stare.
Con i denti avevo rosicchiato la plastica del bicchiere e avvertivo quella strana sensazione che la partita si sarebbe chiusa di merda.
Per lo più la sento, piuttosto che guardala, perché conoscendomi sapevo che i miei occhi sarebbero finiti su quel posto occupato da Antonella e non da Andres.
Già Andres, mi chiedevo se anche lui ne fosse a conoscenza.
Mio padre era accanto Lautaro e Mariano e stavano discutendo non sapevo di cosa ma potevo immaginarlo.
Paulo in panchina contro degli avversari del genere era una vera e propria bestemmia.
Croati che partono fin da subito con uno sprint forte, la loro prima occasione del match gli arriva al quinto minuto con : il tiro ad incrociare di Perisic che viene però ben deviato da Caballero in calcio d'angolo.
C'è uno stadio che esulta di gioia perché subire un goal a pochi minuti dall'inizio di certo non sarebbe stato il massimo.
La difesa albinceleste , Mercado, Otamendi, Tagliafico, viene messa a dura prova pochi minuti più tardi dal lob perfetto di Rakitic a scavalcare la retroguardia, un pallonetto che mi fa trattenere il respiro.
La palla sembrava aver eseguito una parabole cosi perfetta che quasi ne avresti potuto disegnare la curva nell'aria.
Tornata a sedermi, noto che anche Maradona sta rimuginando su quanto sia stato impeccabile quel tiro.
Pensai al modo in cui paulo pronuciasse pallonetto, lo diceva con una sola l e una sola t come se fosse "paloneto" e mi piaceva da impazzire.
Sospirai.
Più tardi la Croazia sembra accusare qualche colpo a causa dell'imprecisione del centrocampista Rebic ,beneficiario del passaggio , che fa male la sponda a favore dei suoi compagni in attacco, favorendo invece l'intervento a liberare di Tagliafico.
Si inverte il gioco e i giocatori di Sampaoli provano ad affacciarsi dalle parti di Subasic, senza però mai disturbarlo seriamente.
La migliore occasione per gli Argentini arriva in maniera causale al ventiduesimo minuto quando il cross laterale di Acuña finisce però malamente sulla parte alta della traversa.
Inizio a pensare che ci debba essere una specie di maledizione contro questa squadra.
Poi però vedo Sampaoli a bordo campo e capisco che no, il vero dannato problema è lui.
Al trentesimo minuto opportunità madornale per Perez a causa di un incompresibile disastro della difesa croata: Lovren interviene sulla palla in maniera troppo morbida , la recupera Vida che nel tentativo di anticipare Aguero in agguato.
L'ambiceleste è favorito dal fatto che il portiere crotato Subasic si trovasse fuori posizione, così calamitato dalla sfera pericolosa prova il tiro ma viene respinto centralmente sui piedi del centrocampista.
Paulo si è alzato mettendosi letteralmente le mani nei capelli.
Come diamine si fa a mangiarsi un goal del genere?
La porta vuota, vuota!
Il giocatore del River Plate, con la porta spalancata, mette il pallone sul fondo e Messi si porta le mani in faccia per la frustazione.
Sempre loro si ritrovano sul fronte opposto pochi minuti dopo: è il trentatresimo quando Mario Mandzukic sbuca alle spalle della difesa, con quelle gambe lunghe chilometri e prova ad indirizzare di testa il cross tagliato di Vrsaljko, spendendola però a lato.
Sorrido, forse confondendo Maradona e il resto ma, non trattengo ne nascondo il fatto che Mario Mandzukic è un diamine di giocatore indispensabile.
La Juventus non se ne priverebbe mai.
Rebic ,in pieno recupero fa un disastro : l'ex Viola sparabola il perfetto assist di Modric in contropiede, prima difettando nel controllo e nel tempo, facendo riposizionare gli avversari argentini, poi colpendo malissimo il pallone che vola in tribuna.
Una cometa sarebbe andata meno lontana.
Al fischio di fine primo tempo, mi auguro che Sampaoli rimanga in campo perché non sono certa che al ritorno, potesse ancora contare della vista.
Vado a recuperare una bottiglietta d'acqua fresca e metto una gomma in bocca al gusto della menta provando a non pensare al pacchetto di sigarette che ho nella borsa e al fatto che Maradona mi stia fumando accanto.
Nella ripresa il primo tiro verso lo specchio della porta è del Kun proprio al cinquantatresimo minuto , ma a passare in vantaggio è però la Croazia, in maniera clamorosa e  solo pochi secondi dopo.
Con un retropassaggio per Caballero che rinvia in maniera pessima proprio su Rebic, comodo a due passi dal portiere argentino e cosi va in conclusione al volo, una palla , la follia dell'estremo difensore del Chelsea, ed ex Verona ,che si riscatta con gli interessi dopo il primo tempo sotto tono.
Ma di che cosa stiamo parlando?
Ma si possono fare robe simili ad un mondiale?
Puoi tu, convocare persone del genere?
Di questo passo io all'Argentina non gli avrei dato nemmeno la coppa del nonno.
La Selección prova a spingere per agguantare almeno il pareggio tramite l'ingresso di Gonzalo al cinquataquattresimo minuto, attualmente l'unica cosa decente fatta da Sampaoli.
Nemmeno entrato che il Pipa prova un cross basso in doppia conclusione prima di Meza, poi di Messi.
Ad opporsi e mettere in calcio d'angolo è Subasic con la compartecipazione del compagno Rakitic.
Sembra che il goal effettuato gli abbia appena dato una carica che al primo tempo non hanno avuto.
Al sessantaseiesimo ,altra occasione per Mandzukic, che pericoloso e facilitato da Vrsaljko la tira da fuori del limite dell'area ma la sbaglia anche grazie alla pressione di Tagliafico.
Due minuti più tardi Sampaoli trova il secondo cambio.
Fuori Perez e dentro Paulo.
Incrocio le dita e tifo per lui.
Fanculo Antonella, quello lì è il mio uomo e se dovesse servire di certo non mi tirerò indietro nel dimostrarglielo.
Mat si gira verso di me ed io annuisco.
Mi si è aggrovigliato lo stomaco dall'agitazione, quasi sembra che insieme a Paulo sia scesa anche io su quell'erbetta.
Ci prova al settantunesimo con un tiro a giro che finisce però lontano dai pali croati.
Era l'unico modo per non perdere la palla e rendersi leggermente più pericolosi.
Quella poi, non è nemmeno la sua posizione in campo.
Il match prosegue in un limbo infinito, con l'Argentina sempre più in debito di ossigeno e alla disperata ricerca di aria che solo un pareggio gliela potrebbe fornire.
Arriva invece il raddoppio croato all'ottantesimo minuto con Modric che recupera palla e, dal limite dell'area, tira fuori una magia da vero fuori classe.
Un destro pesante su cui Caballero può fare poco, anzi assolutamente nulla.
Secondo voi, Modric non è esteticamente il Montolivo italiano?
Peccato che non lo sia anche a livello calciatico.
Con il proseguire dei minuti gli animi si accendono e si sfiora la rissa, sedata dal direttore di gara con un giallo ad Otamendi.
Meritatissimo.
Perdere brucia.
C'è però ancora tempo per il legno di Rakitic, colpito direttamente su punizione dalla distanza all' ottantasettesimo minuto lì ad atterrare sul palo di destra.
Dopo aver sfiorato il tre a zero non demordono e sigillano la partita con un assisti di Modric,
giocatore del Real Madrid, che tutto solo e tenuto in gioco dalla difesa albinceleste, serve in cross Rakitic al centro dell'area.
La intercetta e non sbaglia il tap-in, un leggero tocco come una carezza e la mette in porta.
Tre a zero.
Nulla in più da aggiungere.


*******************************************
Sono in enormissimo ritardo ma, 8116 parole, in un solo capitolo, capite bene che sono complesse da ordinare.
Senza considerare che ho dato qualche aggiustatina perche l'avevo scritto quasi un mese fa e mi ero ripromessa di leggerlo in mattinata ma con "the Devil in Me "mi sono lasciata prendere la mano e si capisce come è andata a finire.
Spero il capitolo non sia troppo lungo, anche se mi rendo conto che praticamente mi sono lasciata prendere un po troppo la mano.
🙈🙈🙈🙈🙈
Aiuto.
Basta, vi lascio in pace e ci vediamo martedì con il prossimo aggiornamento.
Vi adoro.
Stellinate babe ♥️♥️♥️

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