Fino Alla Fine

By seicomeungirasole

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La complicitร  batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei รจ Gwen. Una giovane ragazza... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16 parte 1
Capitolo 16 parte 2
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
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Capitolo 75
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Capitolo 91
Capitolo 92
Capitolo 93
Capitolo 94
Capitolo 95
Capitolo 96
Capitolo 97
Capitolo 98
Capitolo 99
Capitolo 100
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
RINGRAZIAMENTI
Freedom
โœ‹๐Ÿป๐Ÿ‘†๐Ÿป
Oh capitan,my capitan!
AAA
Civico 182
Sorpresa
Annuncio
Hoplites

Capitolo 101

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By seicomeungirasole

Mykonos

Sembrava di essere stati sbalzati in un posto totalmente diverso rispetto a quello che avevo visto con Mat ,online, quando ormai un anno fa avevo proposto di andare in vacanza per poi finire a Tunisi.
- ti piace?- Paulo venne fuori,in quella piccola terrazza, per accettarsi che andava tutto bene, io mi voltai a guardarlo interrompendo la continuità tra i miei occhi e l'infinito che percepivo attorno a me.
-è meraviglioso- si vedeva una distesa d'acqua blue infinita, forse rovinata da due grandi navi crociere che per turismo la navigavano ma, era bello come non mi sarei mai aspettata.
-come te- si portò la mia mano sulla sua bocca baciandone delicatamente i polpastrelli.
Avrei voluto una vita intera così, piena di riconoscenza e tutto quello che ci teneva uniti.
L'amore senza se e senza ma.
Amore.
Avevamo la valigia piena di vestiti estivi bianchi, giusto per distinguerci da tutto il contorno, e sapevo per certo che mi sarei ricordata questa vacanza per sempre.
Ogni singolo edificio di questo resort da extra lusso , il Cavo Tagoo, era smaltato di un bianco latte e le imposte erano dipinte di blue, in perfetta sintonia con il resto dell'isola.
Nel blue dipinto di blue.
Il sole bruciava sulle nostri pelli e speravo vivamente di acquisire un po di colore, forse anche più di un po giusto per non avere come sempre quella solita aria da ragazza del nord che, da quando frequentavo Paulo era molto più evidente di prima.
Respirai a pieni polmoni l'odore del mare, l'odore d'estate la stessa stagione che aveva il volto di Paulo pieno di gioia, di serenità.
Eravamo atterrati in aeroporto poco dopo l'ora di pranzo e in camera erano stati cosi gentili a farci trovare una colazione abbondante su cui io e Paulo ci eravamo letteralmente fiondati, assaggiando frutta e pancake ricoperti da sciroppo d'acero.
L'ultima volta che avevo mangiato dell'anguria risaliva ad almeno sei anni fa, quando ero andata in vacanza a Mondello, nella casa a mare di mio nonno Alessandro.
-non credevo ti piacesse cosi tanto- effettivamente non è che fosse proprio il mio frutto preferito ma, più che altro era il fatto che addirittura no ne ricordavo nemmeno più il sapore.
-non la mangiavo da anni- Paulo mi guardò stranito quasi sbalordito
-non mangi da anni l'anguria? Ma a Torino la vendono- annui concorde con lui
-si, ma sai quanti pesticidi ci metteranno? E poi, mio padre non è proprio bravo a capire quale è la più buona- nei miei ricordi da ragazzina avevo presente nitidamente l'immagine di mio nonno che toccava il cocomero, battendogli le mani sopra.
Diceva che tutto dipendesse dal tipo di suono che emetteva, io personalmente no ne capivo un fico secco.
-sai quando è stata l'ultima volta che l'ho mangiata?- mi guardò incuriosito
- probabilmente il quindici di Agosto del duemiladodici; ero a Mondello e mio nonno l'aveva comprata la mattina da uno di quei venditori ambulanti con la Lambretta- sorrise forse ricordando anche lui una scena del genere.
-ombrellone a righe bianco e giallo, e torso rigorosamente nudo con tanto di pancetta da birra- risi annuendo con lui
-proprio cosi- gli dissi
-quante cose mi piacerebbe rivedere di Palermo- la sua espressione di pura gioia mi commosse.
Quella città avrebbe sempre avuto un posto d'élite nella sua vita.
-ti va  di fare un bagno?- mi chiese all'improvviso ed io annui accettando la mano che mi porse.
Entrammo nuovamente dentro  pronti a disfare le nostre valigie che ancora giacevano chiuse ai piedi del letto.
Adoravo il fatto che avesse scelto un posto sufficientemente in grado di darci l'intimità che entrambi cercavamo.
In Argentina ci eravamo spostati da una parte all'altra,curiosa io di vedere tutti quei posti che raccontavano un pezzo della sua infanzia e lui era più che contento di ripercorrere per me ed insieme a me quei momenti che custodiva nel cuore.
Una vita piena di ricordi.
Persa nei miei pensieri, i miei occhi furono catturati dal sul corpo sinuoso e sempre indubbiamente perfetto e proporzionato.
-vuoi che ti dia una mano?- mi chiese mentre tiravo fuori uno di quei costumi, che compri ma non pensi mai di indossare.
Erano costumi belli ma, forse li avrei fatti con qualche pezzo di stoffa in più e ci avevo provato a cercarli per tutta Torino, nella speranza di trovarne qualcuno più decente ma,non c'era stato verso.
-sono certa che dovrò andare in acqua in pantaloncino- gli risposi mentre mi guardai allo specchio posto di fronte al letto, girandomi da un fianco e dall'altro e costatando quanto il mio sedere era decisamente nudo.
-se ci fossero state altre persone, mi sarei occupato personalmente di cucirti il pantalone sulla pelle ma- si avvicinò mettendosi dietro di me e incollando il suo sguardo al mio, all'interno di quella lastra di vetro argentea.
-siamo solo io e te e mi godrò tutta questa meraviglia- mi baciò la spalla nuda poggiando le sue mani sui miei fianchi.
La mia pelle era in netto contrasto con la sua e sembravano quei biscotti che vendono al super mercato, ripieni al centro di crema alla vaniglia o crema al cacao.
Sorrisi non appena gli vidi indossare il solito cappello di paglia che si portava in giro dagli ultimi due giorni in Argentina, l'aveva acquistato in una di quelle bancarelle a Buenos Aires e gli stava divinamente o forse erano i miei occhi che lo vedevano costantemente bello.
Quando tutto il mio corpo si immerse nell'acqua, mi sembrò finalmente di stare in vacanza, lontana da tantissime cose e soprattutto da tantissimi impegni.
L'Argentina era stata una vacanza strepitosa ma c'era freddo e sia io che Paulo volevamo qualcosa che ci tenesse al caldo e odorasse d'estate quella che avevo atteso con tanta ansia.
- sai che senza la crema da sole ti scotterai?- mi chiese incastrandomi tra il bordo della piscina che si affacciava su quella meraviglia di paesaggio e il suo corpo altra meraviglia del mondo.
-ti prenderai cura di me?- gli chiesi e lui mi sorrise annuendo e baciandomi la punta del naso.
-ho promesso a tutti che mi prenderò cura di te per sempre- poggiai le mie braccia sulle sue spalle e sorrisi non appena mi mordicchiò il mento.
Quanta fortuna avevo avuto ad incontrarlo e soprattutto quante volte ancora mi sarei guardata intorno per capire se non fosse una favola.
Avevo intenzione di divertirmi e di godermi la mia giovane età insieme al mio giovane uomo, prendendo questi sei giorni e rendendoli speciali.
Mi bagnai la testa, emergendo alcuni secondi dopo e trovando il suo volto sorridente che fece sorridere il mio di riflesso.
Poggiò le sue braccia sulla lastra di marmo bianco e si perse ad osservare il mare.
I suoi occhi gli somigliavano parecchio, forse perché il sole che li stava attravarsando li rendeva ancora più chiari del solito.
Lo abbracciai da dietro, stringendomi al suo corpo e baciandogli la spalla nuda, rimanendo in un silenzio confortante interrotto ogni tanto dalla voce di qualche bagnate che si intravedeva sulla spiaggia.
Alla bellezza di questo posto si aggiungeva anche la comodità di poter raggiungere la sabbia e quindi il mare, grazie ad una scalinata in pietra.
Il resort aveva tesserato Paulo come un ospite vip ma, quando avevamo saputo che da li gli altri turisti non sarebbero più potuti passare, entrambi avevamo preferito che cosi non fosse.
Cosi come eravamo in vacanza noi, lo erano anche gli altri e a maggior ragione riconoscevamo quanti sforzi lavorativi le persone facevano durante l'anno per potersi godere una buona vacanza per cui, volevamo essere trattati come tutti gli altri, senza troppi privilegi.
-sai che, per i tratti somatici che possiedi, a parte la polvere fatata con cui ti sei tinto i capelli, potresti facilmente essere scambiato per uno di questo posto?- si girò tra le mie braccia a sorridermi
-polvere fatata? Cosa sono una winx?- risi baciandogli il volto
-conosci le winx?- annui
-Dols li guardava tutti i pomeriggi e obbligava me e suo fratello a giocare con lei- immaginai velocemente la scena.
-scommetto che volevi fare Sky- mi guardò scuotendo negativamente la testa ma ridendo.
-no, era biondo e troppo stupido. Io volevo essere Brandon- mi sembrava assurda la discussione che stavamo avendo
-ovvio, perché volevi la winx tutta tette e culo- rise annuendo e ricevendo da me un piccolo schiaffo sul braccio.
-sei prevedibile Dybala- mi baciò e dentro di me sapevo invece che non era per niente cosi.
-scommetto che tu invece volevi essere quella dei fiori, com'è che si chiamava?- non rimasi per niente stupita del fatto che avesse effettivamente azzeccato il mio personaggio preferito.
-Flora, ed era la migliore di tutti- mi piaceva perché era timida e perche rispetto alle altre mi sembrava quella meno fuori di testa.
-certo, perché aveva il fidanzato più misterioso di tutti- ridacchiai nascondendo la faccia sulla sua spalla.
-devi smetterla di leggere la mia mente- gli sussurrai e lui mi strinse il corpo tra le braccia.
-in realtà mi sarei fatto anche lei- mi fece scoppiare a ridere e lui si lasciò trascinare dalla mia risata baciandomi la bocca.

-come sto?- gli chiesi girando su me stessa, stretta in un vestitino bianco.
Mi sorrise rimanendo con le mani ferme in procinto di abbottanare la camicia.
-mia- disse semplicemente mentre il mio cuore letteralmente pazzo di lui,scalpitò.
Indossai ai piedi un paio di comodi sandali estivi e lasciai che i miei capelli cadessero morbidi sulle spalle che bruciavano un po per il sole che avevo preso nel pomeriggio.
-io sono pronto- fermai le mie mani mentre stavo spalmando della crema idratante sulla pelle del mio volto e quando osservai la sua immagine riflessa nello specchio, mi si azzerò la saliva.
-ti sono saltati gli altri bottoni?- commentai il fatto che avesse chiuso si e no due soli bottoni di tutta la camicia; lui in risposta venne dietro di me abbracciandomi.
-gelosona- annui concorde con lui
Chissà quante ragazza l'avrebbero guardato stasera.
Mi voltai a guardarlo e dimenticai persino il mio nome.
-sono tuo baby- mi baciò mentre le mie mani si posarono automaticamente sulla pelle calda e rossa del suo petto scolpito.
Gli lasciai da prima un bacio e poi un morso delicato in modo da svegliare la sua pelle e lo guardai lasciando in sospeso un'aspettativa carica di tante cose.
-sono pronta anche io- gli dissi sorridendo
Guardò me e se stesso, tre o quattro volte e poi passandosi una mano sui capelli e sulla faccia provò a riprendersi.
-tu mi farai morire- ridacchia e gli baciai le labbra.
-tu invece mi hai fatta rinascere- gli dissi sincera
A cena, nel nostro tavolo circondato da gente che non faceva altro che guardare dalla nostra parte, provai con tutta me stessa a dimenticarmi di questa cosa e fui eternamente grata allo staff quando spensero la luce lasciandoci in un buio soffuso, interrotto dalla luce di quei cosi scintillanti che si mettono nelle torte e che io ho sempre detestato per paura che mi prendessero fuoco i capelli.
La canzone dell'anno, "Bella ciao", nella sua versione remix, risuonò per dieci minuti circa e copri le chiacchiere delle persone.
Paulo al mio fianco mi sorrise baciandomi,ancora.
Le nostre sedie si erano decisamente avvicinate per poi costringere me ad alzarmi e sedermi sulle sue gambe coperte da un paio di bermuda blue notte.
Era la mia droga personale.
-non farmi spostare troppo, finisco con il sedere di fuori- gli dissi ridacchiando ma costatando che un vestitino per quanto coprente potesse essere, rimaneva comunque un vestitino.
Accarezzò l'orlo del vestito e la pelle delle mie gambe si infiammò come se avessero appiccato un rogo spruzzandogli sopra dell'alcool.
Lo stesso che stava circolando dentro di me e che mi rendeva parecchio intraprendente.
-ti avessi conosciuta qui, credimi che ti avrei comunque voluta nel mio letto- fu quasi una confessione carnale che sussurrò sul mio collo per poi baciarlo lascivamente.
-ci sarei venuta, credimi- ora come ora sarei andata da qualsiasi parte con lui.
La canzone ,che da minuti risuonava nel locale, la conoscevamo a memoria, io addirittura l'avevo imparata in spagnolo perche su Netflix io e il mio bell'argentino, seguivamo la serie tv "la casa de papel" in lingua originale.
-Así la gente cuando la vea
se dirá ,qué bella flor!- canticchiò vicino al mio orecchio per sovrastare il chiasso.
Sapeva quanto mi piacesse sentirgliela cantare; nonostante in italiano la canzone aveva decisamente il suo perché e raccontasse un pezzo di storia per niente felice, quando la cantava lui in spagnolo perdeva tutta la tristezza di cui era intrisa e diventata semplicemente il testo di una canzone della serie tv che ci aveva appassionati.
-e questo è il fiore, del partigiano.
Oh bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao. E questo è il fiore del partigiano..- continuai con il testo originale.
-muerto por la libertad- completò al mio posto.
-poco infognati mi dicono- rise consapevole che in quest'inverno appena passato era proprio un appuntamento imperdibile.
Io lui, la coperta del salotto di casa mia e l'immancabile tazza di mate.
La stessa che si era portato persino qui.
Mi alzai sistemando il vestito e porgendogli la mano che accettò immediatamente;la bellezza dell' all-inclusive fu decisamente apprezzata nel momento esatto in cui potemmo tornare indietro nella nostra stanza immediatamente,senza dover aspettare il conto.
Come ragazzi di sedici anni, corremmo sugli scalini di pietra per giungere nel più breve tempo possibile, quelle quattro mura che ci riparavano da occhi indiscreti .
C'era un buio soffuso nel cielo ,spezzato da quelle canne ornamentali,accese con lo scopo di allontanare gli insetti; Paulo mi baciò il collo spostando i capelli da un solo lato di esso e nel momento esatto in cui l'umidità delle sue labbra si scontrò con la mia pelle rovente, senti un brivido di freddo attraversarmi tutte le trentadue vertebre della mia schiena.
La sdraio di legno fu il primo punto stabile in cui gli diedi giusto il tempo di sdraiarsi prima che il mio corpo si sedesse sul suo e la mia bocca divorasse la sua.
Se a sedici anni l'avessi conosciuto, ero certa che di cazzate ne avrei fatte il doppio, forse anche il triplo.
Ma per fortuna, le cose belle arrivano a chi sa aspettare ed io avevo aspettato cosi tanto e mi era arrivato lui che era la migliore di tutta la mia vita.
Le mie orecchie, cosi come la mia mente si concentrarono sui suoni che abbandonavano la gola di Paulo, erano per lo più sconnessi e privi di parole, solo suoni gutturali che nonostante tutto erano bellissimi da sentire, in quel silenzio della notte dove si percepiva la musica dei pub; le mie mani fecero tutto il resto, più di quando coscientemente avrei potuto fare.
Era passione, forte dirompente e giovane.
-no-non smettere- fu una supplica che mi scoppiò nel cervello mentre gli andavo incontro con il corpo ancora coperto dai vestiti a riparare il suo un meno coperto.
Mi beai letteralmente del suo corpo, della sua mente totalmente in balia di emozioni che sapevo lo stavano scuotendo da dentro.
-sei dannatamente mio- gli sussurrai sul mento prima di baciargli il pomo d'adamo e lasciargli l'opportunità di arrendersi.
Ogni tratto del suo viso era contratto e poi rilassato,con una ritmicità dettata dalla passione che lo stava divorando, la bocca socchiusa in cerca di un respiro, i capelli scombinati sulla fronte e le mani strette sulla carne dei miei fianchi.
Era un quadro che aveva dipinto la natura e nemmeno il Louvre o il Moma, o la Galleria degli Uffizi sarebbero stati degni di poterlo conservare.

Mi svegliai con qualche minuto di anticipo su di lui, giusto perché il primo raggio di sole colpì dritto la mia faccia; aprii gli occhi infastidita e ancora dormiente scesi dal letto a chiudere tutte le imposte.
L'orologio della stanza segnava le dieci e diciassette del mattino e benché fosse un orario ottimo per scendere giù dal letto, noi avevamo comunque ancora troppo sonno dato che erano circa le sei del mattino quando decidemmo di abbandonarci a Morfeo.
Mi sdraiai nuovamente sul materasso e automaticamente il mio corpo cercò il suo per abbracciarlo; quasi come se fosse un riflesso spontaneo ma non riuscii più ad addormentarmi, anche per il semplice fatto che la musica in spiaggia arrivava in casa,come se mi trovassi sulla sabbia sdraiata in un lettino, piuttosto che nella nostra personale camera.
Paulo fortunatamente, per lui, dormiva ancora e sul letto mi stavo decisamente annoiando e se l'avessi anche solo per sbaglio svegliato, si sarebbe scatenato il putiferio più totale per cui, decisi di scendere giù, indossare il mio costume preferito color oro e gettarmi in piscina.
Ordinai la mia colazione a base di frutta e indossando un copri costume bianco, di quelli intrecciati, scesi al bar del resort pronta a gustarmi il mio fresco succo di arancia.
-buongiorno- mi salutò il ragazzo all'ingresso della sala
-buongiorno- ricambiai, cercando un tavolo vuoto che fortunatamente trovai.
Giusto il tempo di accomodarmi e bere un bicchiere d'acqua, che le cose mi furono portate .
Profumavano d'estate ed i colori del piatto mettevano cosi di buon'umore che dimenticai di avere a malapena quattro ore di sonno.
Con il coltello tolsi tutti i semi neri dell'anguria e poi la gustai non prima di avergli spremuto del limone sopra; lo so che probabilmente la gente mi avrebbe presa per pazza ma a me piaceva da morire.
A parte il fatto che io, il limone l'avrei voluto mettere su tutto.
Ne amavo l'aspetto, il profumo ma ancora di più il sapore aspro a tal punto da farmi strizzare gli occhi.
Ero strana, me lo dicevano in molti.
Ai tavolini attorno a me, molti altri ragazzi si stavano strafogando come tacchini prima del giorno del ringraziamento; era una cosa che non capivo ma che sapevo facessero tutti.
Fare delle colazioni cosi abbondanti che non credevo sarebbero stati in grado di galleggiare.
Piatti stracolmi di dolci e di salumi, tutti insieme a creare un incontro di gusti a volte anche orribilanti, eppure loro mangiavamo tranquilli, abbinando latte e cereali con panino al salame e uova sbattute, l'idea faceva già schifo cosi.
-gradisce qualcos'altro?- mi chiese un cameriere passando di lì
-un caffe ristretto e amaro, grazie- annui tornando indietro
Per me il concetto di colazione,contemplava unicamente caffè e cornetto o frutta, niente cibi fritti o super calorici che avrebbero innalzato il tasso del colesterolo alle stelle.
Paulo ad esempio era invece uno di quelli che preferiva il salato, mangiava dai tre ai quattro albumi d'uovo e una tartina con il prosciutto cotto, roba che se avessi provato ad ingerirli appena sveglia, avrei stomacato nell'arco di un paio di minuti.
-prego- mi portò la tazzina sorridendomi gentilmente
-grazie- ricambiai il sorriso e mi gustai il buon aroma del caffè mattutino.
Guardai il cellulare assicurandomi che Mat fosse sveglio cosi da potergli chiamare.
-ma tu, non dormi mai?- mi rispose al cellulare
-buongiorno anche a te- gli risposi sarcastica mentre rise dall'altro lato del telefono.
-buongiorno amore, pensavo ti saresti dimenticata di me ora che sei in Grecia- mi fece sorridere il fatto che rosicasse perché voleva esserci pure lui.
-non rosicare troppo, mi raccomando- mi mandò a quel paese facendomi scoppiare a ridere
-è stupendo- continuai ad infierire mentre lui era già tornato a lavorare in studio da mia madre.
-ti conviene portarmi cosi tanti regali, altrimenti ti do fuoco ai capelli- protestò manifestando quanto odiasse trovarsi chiuso in un ufficio.
-che tempo fa li a Torino?- gli chiesi sperando che almeno il brutto tempo si fosse allontanato
-piove ma appena smette sembra di trovarsi in una sauna- immaginavo il tasso d'umidità quanto fosse alto.
In casi come questi era quasi impossibile respirare senza avvertire la sensazione di soffocamento e nonostante i gradi effettivi che potessero aggirarsi attorno ai ventotto massimo trenta gradi , quelli percepiti erano molti, ma molti di più.
-torni a casa o a Casellette?- gli domandai
-a casa, a proposito ti è arrivata la bolletta dell'acqua- mi informò
-ho lasciato i soldi al solito posto, la andresti a pagare tu?- mi scocciava troppo fare la fila alla posta.
-cheppalle Gwen- risi sapendo che alla fine l'avrebbe fatto.
-ti amo- gli dissi mentre mi insultò bonariamente.
-appena torni non voglio scuse, dobbiamo prenderci un weekend per stare insieme- fui totalmente d'accordo con lui.
Mi mancavano un sacco i nostri momenti Gwen-Mat e nessuno sarebbe stato in grado di separarci.
-prenoto in una spa- gli dissi sapendo quanto gli piacessero i centri di benessere.
-all inclusive, non provare a risparmiare con me- quasi lo urlò
-stronzo! Quanto mai ho risparmiato con te?- ogni volta mi costava un occhio della testa, fare le cose per lui e non mi pesava nemmeno, avrei dato la mia vita per lui e lo sapeva bene.
-mi andava di lamentarmi, qualcosa in contrario?- si, pur essendo un uomo anche lui aveva i suoi periodi da belva inferocita e si comportava peggio di una ragazza mestruata.
-no, sua maestà- gli dissi lasciando che si comportasse da prima donna come faceva praticamente tutti i giorni della sua vita.
-ma Dybala? L'hai ucciso?- mi chiese di Paulo mentre io giocavo con la porcellana della tazzina, facendola girare sul piattino.
-dorme- gli dissi
-lui si che ha bene in mente il concetto di vacanza; mica come te che rompi già alle dieci del mattino- lo insultai in risposta
-torna alle tue pratiche noiose mentre io vado a buttarmi in piscina, con tanto di sole ad accarezzarmi la pelle- lo salutai
-annegaci. Ti amo- mi fece ridere il suo modo alquanto bizzarro di augurami una buona giornata.
Lasciai una mancia al cameriere e poi tornai sopra in camera, aprendola senza fare rumore per lasciare a Paulo l'opportunità di continuare a dormire.
Mi spogliai del copricostume, piegandolo e poggiandolo sul lettino della piccola veranda, mentre mi tuffai in acqua bagnandomi del tutto.
L'acqua era caldissima e il sole bruciava come un fuoco accesso, esso baciava la mia pelle arrossandola tenendomi al caldo.
Mi rilassai divertita dal fatto che sembrava mi trovassi in un villaggio turistico del sud America, costatando che la musica latina-americana era il vero tormentone estivo.
Mi sdraiai sul muretto di marmo bianco, con la pelle bagnata dall'acqua della piscina a rinfrescarmi; ebbi la scaltrezza di togliere gli occhiali da sole dal viso altrimenti avrei preso un'abbronzatura del tutto ridicola.
Godetti del rumore dell'acqua del mare, lontano pochi passi da noi; la gente faceva baldoria e guardai distrattamente quanto affollata fosse la spiaggia e di persone , ce ne erano parecchie.
Sciolsi la coda perché mi dava fastidio, appoggiando definitivamente la testa sul marmo e provando a non addormentarmi altrimenti sarebbe stata la fine, dal momento che stavo sfidando la sorte,evitando di mettere la protezione solare.
Alcuni minuti più tardi arrivò Paulo, con un costume rosso con fantasie bianche e la faccia ancora gonfia dal sonno; a differenza mia scese cautamente dentro l'acqua bagnandosi solo il busto e la gambe.
Lo guardai divertita dal fatto che tenesse gli occhi chiusi, proteggendoli dal sole che evidentemente gli dava fastidio.
Mi presi il mio delizioso bacio del buongiorno, lasciando che mi accarezzasse dolcemente, bagnando la pelle del mio ventre con le sue mani.
-vuoi scottarti?- mi chiese
-può darsi- gli risposi ribaciandolo.
-ti va di scendere in spiaggia?- domandò passandomi una mano tra i lunghi capelli neri.
-si- mi tirai su a sedere immergendo le gambe nell'acqua e lasciando che con le mani mi prendesse per i fianchi trascinandomi insieme a se dentro l'acqua della piscina.
Quando arrivammo sopra la spiaggia, Paulo cercò velocemente il gabbiotto per affittare due lettini mentre io mi resi conto che molti telefonini erano puntati su di noi.
Mi aspettavo già un fila di persone a chiedergli foto e autografi ma, era il prezzo da pagare e non mi sembrava poi cosi tanto insopportabile.
-prendiamo due lettini vicino al mare?- mi chiese
-si, cosi non dobbiamo metterci tanto per andare in acqua- sopportavo poco i percorsi a slalom tra i lettini delle altre persone.
Lo aspettai alcuni minuti mentre tornò dietro con i numeri delle nostre sdraio e un ragazzo davvero molto abbranzato.
-seguitemi- ci disse mentre Paulo passò un braccio attorno alla mia vita, in un gesto di protezione.
La sabbia scottava come non mai e ringraziai il cielo per aver indossato il mio paio di infradito di gomma, nonostante mi dessero parecchio fastidio all'alluce.
-eccoli- ce li indicò
-arrivano immediatamente i vostri asciugamani- Paulo annui sfilandosi le ciabatte dai piedi e sfilandosi la maglia, rimanendo a torso nudo.
Era già leggermente abbronzato e lo invidiai parecchio, dal momento che ci avrebbe impiegato due giorni per riacquistare del tutto il suo naturale colore olivastro.
Pochi attimi più tardi arrivarono due ragazze con i nostri nuovi e personali teli da mare, mentre il mio mi fu consegnato in mano, quello di mister Dybala fu addirittura sistemato perfettamente sul lettino.
Risi  dalla cosa, pensando a quanto divertente fosse la situazione che puntualmente si ripeteva ogni volta come un giradischi rotto.
-who is the king?- mi chiese, stravolgendo completamente gli accenti e sorridendo vantandosi del fatto che a lui l'avessero sistemato.
-king, sistematelo - gli lanciai il telo da mare che avevo ancora in mano  mentre mi accomodai comodamente sul suo ormai ex lettino.
Scoppiai a ridere della sua faccia, completamente allibita della cosa mentre io iniziavo a scorpargemi di olio abbronzante le gambe.
Lo guardai mentre srotolò il telo e lo sistemò sul lettino, provando a metterlo nel miglior modo possibile fino a quando non mi alzai dandogli una mano e poi lo baciai sorridendo.
-loro non sanno che mordo- gli sussurrai strizzandogli un occhiolino e sfilandomi di dosso il copricostume.
Paulo mi sorrise guardandomi in quel modo cosi caldo e intimo che mi fece sospirare mentre tirai fuori la pinza per capelli dalla borsa e la attaccai alla spallima sinistra del mio costume.
Guardò un attimo il mare, attendendo che finissi di sistemarmi e poi fece il primo passo verso l'acqua cristallina in quella infinita distesa di blue.
Lo osservai mentre i muscoli della sua schiena si contraevano ad ogni passo, follemente innamorata di lui e non era solo una questione fisica, era proprio una connessione mentale che si mescolava al desiderio di stargli accanto.
Lo raggiunsi in acqua, immergendomi per bagnare i capelli e poi accarezzandogli la schiena per abbracciarlo.
-quasi stento a crederci che ti sto vedendo in un posto che non sia freddo- mi fece ridere
-detta cosi sembra che sono un vampiro- si girò guardandomi e trattenendo malamente una risata
-stronzo!- gli dissi capendo chiaramente che stava per fare una battuta sulla mia pelle chiara.
-me l'hai offerta su un piatto d'argento- poggiò le sue mani sui miei fianchi mentre le mie braccia si intrecciarono sulle sue spalle, dietro il collo.
-vedrai quanto figa sarò quando mi sarò abbronzata e ti permetterò solo di guardarmi- rise baciandomi e zittendomi
-impossibile, perche io ti voglio sempre- mi strinse al suo corpo baciandomi la spalla e mordicchiandola subito dopo.
Passai le mie mani sui capelli, portandoli tutti all'indietro e sistemando meglio il costume,evitando spiacevoli inconvenienti mentre Paulo si accorciò il costume sulle cosce per muoversi meglio.
-diosa- mi sussurrò baciandomi subito dopo
-mio- gli risposi , mentre mi guardai un po intorno, cercando di trovare quanti più dettagli possibili, in grado di rendere il posto un luogo unico da ricordare per sempre.
Paulo era questo, nato per vivere in un ambiente del genere, baciato dal sole rovente mentre il blue dell'acqua cristallina si fondeva con il verde dei suoi occhi.
Era l'estate il suo momento dell'anno e mai come adesso ne capivo realmente il perché; tutto si intonava a lui apparendo lo sfondo perfetto per la migliore opera d'arte del mondo.
L'odore del cocco mi arrivò dritto al naso e mi distrasse a tal punto che cercai con lo sguardo da dove provenisse, prima di individuare un piccolo carretto di legno poco distante dal chiosco.
-prendiamo il cocco?- gli chiesi contenta mentre mi sorrise annuendo, sapendo bene quanto caspita mi piacesse.
Non a caso avevo sia bagnoschiuma che shampoo del medesimo gusto e anche lui, per fare felice me, ne aveva comprati dei flaconi da tenere in doccia da lui, per quelle volte in cui mi fermavo a dormire a casa sua.
Gli afferrai la mano, dirigendomi fuori dal mare e poi subito dopo verso quella bontà.
Ne comprai un piccolo sacchettino, sapendo che alla fine avevo influenzato Paulo che ne prese difatti un pezzetto portandoselo interamente in bocca; camminai sulla spiaggia sporcando i miei piedi di sabbia che si incollò alla pelle bagnata ,dall'acqua salata.
Mi sdraiai di pancia sulla sdraio, sbattendo i piedi per scrollarne un po evitando che finisse sul mio telo e mi infastidissi.
-amor, voltate- mi disse asciugandosi i capelli con un telo più piccolo mentre indossava il suo immancabile paio di occhiali da sole, rigorosamente rayban ,e si metteva a sedere sul bordo del suo lettino, accarezzandomi poi lei gambe.
-por que?- gli chiesi confusa prima che il suo sguardo cadesse sul mio sedere.
Ridacchiai inarcando un sopracciglio facendogli notare quanto assurdo fosse quello che aveva detto.
-non te preocupes, nadie me mirarà. Hay dos mil chicas en esta playa- gli mandai un bacio volante mentre si sdraiò sul suo lettino, avvicinandolo maggiormente al mio.
Si mise a pancia in sù, flettendo le gambe e guardandomi mentre gonfiavo uno di quei piccoli cuscini di gomma.
-vuoi una mano?- mi chiese sorridendo ed io glielo passai molto più che volentieri, evitando che mi spolmonassi.
Lui aveva due pompe al posto dei polmoni, non a caso correva per centoventi minuti di fila e sembrava tutto okay, accusando una leggera stanchezza ,come se avesse fatto due chilometri piuttosto che ottanta.
-tieni- me lo porse,giusto in tempo prima che un gruppo di ragazzi si avvicinasse chiamandolo.
Fui coinvolta nella cosa dal momento che mi chiesero di scattare la foto e domandandomi di Ronaldo a cui provai in tutti modi a sviare l'argomento.
Ero in vancanza, la Juventus era momentaneamente relegata in un cassetto che avrei riaperto lunedì prossimo.
-Grazie Paulo- lo ringraziarono mentre si allontanarono e Paulo tornò a sdraiarsi per pochi minuti.
Sorrisi divertita dal fatto che trattenesse le urla e si mostrasse dolce e gentile nonostante io ,che lo conoscevo meglio, potevo accorgermi di quanto fosse scocciato.
Apprezzai molto che comunque avesse un sorriso per tutti e non era cosi scontato perché eravamo comunque in vacanza e meritava un po di privacy.
-possiamo farci una foto?- gli chiesi mentre si sdraiò venti minuti dopo.
Mi guardò rapidamente giusto il tempo di rialzarsi dal lettino e venirsi a mettere nel mio.
-cosi sono certo che almeno i ragazzi non mi chiameranno. Si chiama solidarietà maschile- mi fece poggiare la testa sul suo petto solido.
-idiota- gli dissi mentre mi sorrise sistemandosi meglio.
-non muoverti e tutto andrà bene- spiegò velocemente il punto e mi fece ridere.
-sei tu che stai occupando la mia sdraio- gli feci notare
-che despota stronzo che sono- si insultò ironicamente facendomi alzare gli occhi al cielo prima che mi sistemassi meglio accanto al suo corpo, evitando che finissi per terra come una deficiente.
Ebbe totalmente ragione dal momento che dalle lenti scure dei miei occhiali da sole, notai una decina di ragazzi passare più volte davanti la sdraio ma senza mai avvicinarsi.
Risi della cosa, capendo quanto basica fosse la mentalità dei maschi e gli baciai il petto automaticamente in un impeto di affettuosità incontrollabile.
-tu tienes razon- gli comunicai sapendo che fosse sveglio
-yo se- mi sussurrò sistemandosi meglio la testa sul cuscino.
-sono un po' inquetanti- costatai perche stavano li da almeno cinque minuti non smettendo di guardarci.
Paulo alzò di poco la testa guardandoli a sua volta e ridendo divertito.
-tu non girarti assolutamente altrimenti mi toccherà fare a botte con quei ragazzini- strinse la presa sui miei fianchi poggiando la mano,troppo pericolosamente vicino alle mie curve posteriori.
-Dybala, allunga ancora la mano e ti prendo a sberle- lo avvertii fancendolo ridere
Ci mancava solo che finissimo online con una roba simile, non sarei mai più riuscita ad uscire di casa.
Non si arresero fino a quando, uno di loro molto più coraggioso venne ai piedi della sdraio titubando qualche secondo prima di parlare.
-Paulo?- lo chiamò ed io fui la prima ad alzare gli occhiali da sole dal ponte del mio naso.
Paulo lo fece subito dopo, guardando entrambi un giovane ragazzo che non era sicuramente italiano perché il suo accento sembrava tedesco.
-si?- gli chiese
-can we take a photo, together?- confermò le mie supposizioni
Paulo prese un grosso respiro, slacciando le sue mani da attorno il mio corpo e tirandosi su in piedi, allontanandosi dal lettino e seguendolo dagli altri.
Poggiai la testa sulla sdraio sospirando anche io, consapevole che non era qualcosa a cui potersi sottrarre .
Lo guardai distrattamente mentre afferrai la bottiglietta d'acqua bevendone alcuni sorsi.
Tornò indietro alcuni minuti dopo mentre si piegò a baciarmi.
-andiamo?- mi chiese supplichevole e lo capii immediatamente.
Indossai nuovamente il mio copricostume e lasciai che mi accompagnasse sulle scale per salire sul nostro piccolo appartamentino a Cavo Tagoo.
Quando entrammo dentro la stanza lo baciai immediatamente provando ad alleggerire il suo nervosismo.
-è tutto okay- gli dissi rassicurandolo.
-non possiamo stare un attimo da soli- immaginavo quanto snervante dovesse essere per lui e alla fine infastidiva anche me ma, non potevamo farci nulla.
-è un modo come un altro con cui ti dimostrano il loro affetto- provai a mettergliela sotto un'altra prospettiva.
-voglio solo farmi una vacanza con la mia fidanzata- si lamentò un altro poco
-e ce la faremo, te lo prometto- mi spogliai andando incontro al bagno chiamandolo con l'indice e invitandolo a raggiungermi.
Uscimmo da li per l'ora di pranzo, vedendogli indossare quella discutibile camicia leopardata che si era comprato da Versace una mattina,prima che entrambi andassimo a lavoro.
Gli scattai una foto scrivendogli sopra: " il mio ♥️Dybala è fanatico della un savana🐯 ", attimi dopo molti ragazzi della squadra commentarono.
Federico scrisse: "gliel'hai prestata tu? 😳😂🤭", Douglas commentò con una sfilza di faccine sorridenti ed un: " ti lascio solo due settimane e mi diventi pazzo fratello?".
Miralem stentò a crederci e scrisse: " prima i capelli d'argento e ora la camicia rubata a Katy Perry? Fraté che mi combini".
Glieli feci leggere e gli chiamò, trovando una scusa come un'altra per non tenersi mai troppo lontano da quelli che fossero ormai diventati suoi amici.
Mariano, suo fratello, invece chiamò me che gli risposi immediatamente.
-ciao Dybala 2.0, ti manco di già?- ormai era praticamente come mio fratello
-troppo chiquitita, ma quel deficiente di mio fratello fa sul serio?- mi chiese divertito
-proprio così, ormai la Milano fashion week vive in lui e nel suo discutibile armadio- Paulo mi guardò mentre indossavo il vestitino, provando a reggere il cellulare tra la spalla e l'orecchio.
-allora mi conviene fare un giro da quelle parti, prima che la sua reputazione finisca nel cesso- risi osservando Paulo che si sistemava i capelli passandogli un po di gel con le mani.
-ti avviso, potrebbe rimanere nudo - erano veramente poche le cose sobrie che possedeva.
-gli blocco le carte di credito; questo è spendere male i propri soldi- e non aveva visto il nuovo borsone che si era comprato e con cui pretendeva di andare agli allenamenti.
Di un arancione accecante, capace di abbagliare persino peggio dei fari in piena notte.
Distrattamente i miei occhi finirono sul costume che stava indossando e mi seccò la gola.
Il ricordo di quel paio di bermuda da mare Dolce e Gabbana, risalivamo ad almeno un mese e mezzo fa, e non ricordavo minimamente quanto diamine gli stessero bene.
-Mariano devo lasciarti, ciao ti voglio bene- misi giù la chiamata facendolo ridere e buttando il cellulare sul materasso.
-non puoi uscire cosi- gli dissi mentre si spruzzava del buonissimo profumo
-non ti piacciono?- mi chiese allarmato
-impossibile, anzi mi piacciono fin troppo e l'hai presente le due mila ragazze di oggi? Bene, non sono disposta a condividerti con nessuna di loro- mi sorrise sporgendosi a baciarmi mentre mi chiuse la cerniera del vestitino nero.
Quella caspita di abbronzatura gli stava da Dio e lo rendeva dannatamente bello che mi sarei cavata gli occhi per evitare alla mia mente di immaginare momenti poco vestiti.
Anche mentre stava seduto nella comoda sedia del ristorante,mentre leggeva l'etichetta del vino interessanto a capirne la provenienza.
Non capii se ne suoi progetti futuri potesse entrare a far parte un possibile acquisto di un vigneto, d'altronde tra i giocatori della Juventus non era di certo una novità.
Mi sporsi verso di lui provando a leggere anche io qualcosa ma, la scritta grigio fumo  sul fondo nero della carta, non facilitava per niente l'impresa .
-non mi stai aiutando- mi sussurrò guardando lo scollo del vestito, e non era neanche troppo profondo, mentre aspettavamo che ci portassero il dolce a tavola.
Ridacchiai poggiando il mento sulla mia mano, a sua volta poggiata sul tavolo, mentre lo guardavo da sotto le mie lunga ciglia nere.
-colpa tua- gli risposi sorridendo e spostandomi di poco affinchè il cameriere poggiasse il mio tortino al cioccolato fondente.
-stasera voglio ballare tutta la notte- gli dissi e lui annui rompendo il dolce dal mio piatto e mangiandone un pezzo, imbrattandosi le labbra di cioccolato che leccò accuratamente, facendomi venire le vertigini.
Che stronzo, lo faceva apposta!
Peccato che non teneva conto che fosse un gioco a cui poter comodamente giocare in due e tra di noi, cosi ad occhio e croce ero certa che la resistenza maggiore ce l'avevo io dato che madre natura mi aveva fatta donna.
-stasera c'è la serata all'italiana- mi disse guardando velocemente il programma della settimana al resort.
-tanto meglio- gli risposi prima di bere un bicchiere d'acqua fresca.
Mi guardai velocemente,scuotendo negativamente la testa tra me e me.
-devo cambiarmi- gli feci notare, per niente intenzionata ad andare alla serata con questo semplice vestitino, non quando dovevo giocare allo stesso gioco a cui stava giocando lui.
Era avanti di un paio di mosse ma, lo scacco matto mi sembrava ancora troppo lontano ed io ci avevo appena preso gusto.
In realtà Paulo era proprio un bravo giocatore di scacchi, ed un paio di sere in Argentina mi ero molto divertita a giocarci insieme, battendolo e facendomi battere a mia volta.
Prima di allora non sapevo affatto che fosse un gioco a cui era particorlamente affezionato e perciò mi stupi parecchio il fatto che Mariano cosi come Gustavo e tutta la sua famiglia, si stupì quando a Laguna ci eravamo giocati una serata in disco attraverso una partita a scacchi.
Mariano mi aveva confessato che Paulo non ci giocava mai e questo perche era un gioco che gli aveva insegnato suo padre quando era piccolino e sebbene in parte mi sarei dovuta meravigliare in realtà, mi sentii come se avessi un posto tutto mio e speciale nel suo cuore, un posto che mi permetteva di confrontarmi con Adolfo Dybala e i suoi ricordi legati all'infanzia di un bambino ormai divenuto uomo.
Il mio uomo.
Mi alzai dal mio posto lasciando che mi guardasse confuso.
-dove vai?- mi chiese
-vado a cambiarmi, aspettami qui- mi chinai a baciarlo e gli sfilai la scheda della camera dal taschino della camicia.
Quasi corsi per raggiungere la stanza e tirai fuori dalla valigia il vestitino color oro, quello corto che avevo indossato per la festa dello scudetto, lo stesso che mi lasciava la schiena nuda e a causa di questo il mio seno per forza di cosa doveva rimanere senza reggiseno.
Legai i capelli in una coda alta, lasciando molta più pelle scoperta , poi mi pizzicai le gote dandogli un po di colore naturale e mi sorrisi allo specchio.
Ora vediamo chi tra i due sarebbe arrivato prima a fine serata.
Quando uscii fuori dalla stanza, un paio di persone stavano lasciando la loro stanza e scesero insieme a me le scale esterne, proprio per impiegare meno tempo.
-hai da accendere?- mi chiese di punto in bianco un ragazzo.
Il solito italiano in vacanza con la solita scusa banale per rimorchiare.
-no- gli dissi secca scendendo con più fretta gli scalini.
-non fumi?- mi chiese ancora
-non adesso- Paulo era in piedi davanti il bancone del bar mentre girava la cannuccia nera dentro il bicchiere del suo cocktail.
Sorrisi nel vederlo.
-sei da sola o con quale amica?- domandò provando ad attacare bottone
-con il mio ragazzo- lo dissi più forte facendo sentire la mia voce a Paulo che si girò immediatamente alzandosi e venendomi leggermente incontro .
-ciao amore- gli dissi baciandolo mentre la sua mano calda si posò immediatamente sulla mia schiena nuda.
-Dybala!- gli disse il ragazzo immediatamente contento di essere riuscito a beccarlo .
Ormai si era sparsa la voce e c'erano parecchie nostre foto online.
-in persona, e niente foto per te che ci provavi con la mia ragazza- gli rispose scocciato e adorai la sua schiettezza, perciò risi guardandolo negli occhi prima di rubargli un sorso del suo buon drink.
-posso averne uno uguale?- chiesi al barista che annui iniziando a versare liquori dentro un bicchiere di vetro e mischiandoli tra loro.
Paulo mi coprì con il suo corpo, lasciando che il suo petto aderisse perfettamente alla mia schiena che per riflesso si inarcò adattandosi al suo .
-mi diosa- sussurrò al mio orecchio, accarezzandomi le braccia con lentezza,mentre la mia bocca si stringeva attorno alle cannucce, bevendo in fretta per terminare il più velocemente possibile il drink.
Lasciai il bicchiere unicamente pieno di ghiaccio, prima che spingessi il corpo su quello di Paulo per farlo allontanare dal bancone e darmi la possibilità di andare via da li.
Mi voltai due secondi prima di sorridere e intrufolarmi in mezzo a tutti quei corpi che si muovevano.
La sentivo chiara e forte la consapevolezza che fossi appena ritornata la Gwen ragazzina, la stessa che usciva il venerdì e il sabato sera per le discoteche di Torino, con Mat al mio fianco pronto a fingersi il mio ragazzo non appena qualche demente di turno iniziava a romperci più del dovuto.
Non capii perché definirono la serata "all'italiana" quando la musica che usciva dalle casse era mista e per la maggior parte inglese.
-stiamo giocando?- mi disse terribilmente vicino al mio volto, non appena le sue mani finirono nuovamente sui miei fianchi che ondulavano al ritmo della musica.
-no?- gli chiesi a mia volta sapendo quanto poco sopportasse che rispondessi alle sue domande con altre domande.
Volutamente feci scontrare i nostri bacini mentre risi divertita del fatto che chiuse gli occhi sospirando e stringendo le labbra.
Stavolta non c'era nessun presidente ad inibirmi, ne giocatori con cui l'indomani mattina avrei dovuto lavorare.
Eravamo io e lui, in mezzo a tanti altri giovani ragazzi pronti a divertirsi come noi.
Respiravo la consapevolezza di una giovinezza ancora prorompente in noi, come una fiamma incapace fortunatamente di affievolirsi e così , fui Gwen al più che potessi.
Gli baciai il pomo d'adamo, porzione del suo collo per cui andavo pazza e allacciai le mie braccia dietro il suo corpo mentre le sue mani si poggiarono sul fondo della mia schiena, avvicinandomi il più possibile al suo corpo.
I miei occhi liquidi si mischiarono ai suoi, scuri e peccaminosi, mentre la musica ci avvolgeva in una notte fatta di luci a neon e passione.
Era l'alba quando entrambi aprimmo il piccolo cancelletto di ferro, spogliandoci velocemente e lanciandoci nella piscina.
Il mio petto nudo fu sapientemente coperto dalle sue braccia che mi strinsero mentre il sole sorgeva lentamente all'orizzonte infinito, linea sottile tra cielo e mare, senza che nessuno potesse realmente capire dove finisse l'uno ed iniziasse l'altro.
Come me e Paulo.
-te amo- mi disse prima di poggiare delicatamente le sue labbra,che sapevamo di alcol fruttato , sulle mie.
Eravamo cosi vulnerabili nella nostra bolla d'amore, creatasi realmente chissà quando e chissà dove.
-sin palabras- gli dissi abbracciandolo e osservando ciò che ci circondava, chiudendo gli occhi e abbandonandomi al suo corpo, scudo e custode del mio.

*****************************************
Si, rieccomi qui a rompervi sempre....questo e il prossimo capitolo saranno ambientati a Mykonos ecco perche al termine di questo vi sembrerà come se non vi ho detto tutto..perché effettivamente manca il prossimo 😏😜🤪.
Vi va di farmi sapere se questi Gwen e Paulo vi piacciono?
A me un sacco 🙈🙈🙈🙈

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