Last Chance

By Camrenismorethanreal

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Lauren Jauregui, 30 anni, neurochirurgo prodigio di fama mondiale. Nonostante la giovane età, ha già avuto tr... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
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Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
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Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
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Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Ultimo capitolo

Capitolo 11

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By Camrenismorethanreal


"Avanti!" - esclamò Lauren, schiarendo il tono di voce -

"Dottoressa Jauregui, il pazie..."
- Demi si bloccò, vedendo la presenza in ufficio anche di Camila - "ho interrotto qualcosa? Posso tornare dopo se.."

Lauren scosse la testa e tornò a sedersi su quello che era il suo posto dietro alla scrivania. Diede una fugace occhiata a Camila che sembrava divertirsi con la situazione che aveva creato e che in quel momento, stava mettendo in un tremendo imbarazzo il suo capo.

Demetria, che non era sicuramente stupida, aveva intuito che in quelle quattro mura, era appena successo qualcosa, grazie anche all' enorme tensione che riempiva l'aria. Guardò Camila che le lasciò un leggero sorriso ed un' occhiata tutt altro che innocente. La dottoressa Jauregui dall' altro lato, sembrava agitata, come se qualcosa la stesse preoccupando particolarmente. Decise comunque di lasciar perdere e concentrarsi sul suo lavoro per ora.

"Hai perso la lingua Lovato? Che aspetti a darmi la cartella e dirmi che succede?" - tuonò in tono acido Lauren -

"Sì, mi scusi. Troy Jensen, 32 anni, giramenti di testa continui e perdita dell equilibrio. È la prima volta che viene visitato da lei, perché fino ad ora, si è affidato alla medicina alternativa ma.." - Lauren alzò il braccio per zittirla -

" Non ti ho chiesto di raccontarmi la sua vita Lovato ma soltanto di dirmi i sintomi" - replicò scortese, continuando a leggere la cartella -

Camila, rimasta immobile in piedi al centro dell' ufficio, cominciava a sentirsi un po' fuori luogo, soprattutto sotto le occhiate interessate e curiose di Demetria, che non perdeva occasione, ogni volta che Lauren abbassava lo sguardo, di farle dei strani cenni. Cercò di sviare l argomento, facendo passare tutto per normalità, in modo che anche lei, potesse pensare a cosa dire ed a cosa fare ora.

"Beh se è tutto, io tornerei in reparto che ho alcuni pazienti che mi stanno aspettando.." - comunicò Camila, cercando una scusa per uscire da quella situazione -

" Ferma!" - esclamò Lauren -

La cubana si voltò quasi terrorizzata. La dottoressa occhi smeraldo sapeva fare molta paura quando voleva e nonostante prima, l'avesse completamente nelle sue mani, ora Camila si sentiva piccola quanto un granello di sabbia. Lo sguardo di Lauren si alzò freddo e fiero come lo era sempre stato da quando l'aveva conosciuta, tranne nei pochi attimi precedenti, in cui, per la prima volta, l'aveva vista lasciarsi andare.

"Lovato, fai una risonanza magnetica con contrasto. Non appena hai i risultati mi chiami. Porta con te Cabello e falle vedere come si procede!" - riconsegnò la cartella nelle mani di Demetria -

Camila rimase sorpresa, non si sarebbe aspettata che Lauren le potesse assegnare un nuovo compito. Non la conosceva bene, forse proprio per niente,per questo non aveva la minima idea di come sarebbero andate le cose d'ora in poi. Non sapeva cosa provava, quale fosse stato il suo pensiero riguardo a quello che era successo poco prima li dentro, non sapeva niente, se non, che provava un'attrazione gigantesca per quella bellissima donna.

"Allora? Che state aspettando? Devo portarvi un caffè prima che vi muoviate?" - tuonò Lauren vedendole ferme impalare davanti a lei -

Prima di uscire e chiudere la porta dietro di sé, Camila le lasciò un ultimo sguardo seguito da un occhiolino malizioso. Lauren sbuffò, gettando la testa all' indietro, consapevole della situazione complicata che si era creata tra loro.

"Cabello che diavolo è successo lì dentro? Sembrava di stare in sauna da quanto caldo ho percepito..."
- esclamò Demetria velatamente -

"Lì dentro?" - domandò Camila ignara-

"Non fare la finta tonta, che sai benissimo di cosa parlo!" - Demetria le diede un piccolo buffetto -

"Ah sì? Io no. Stavamo semplicemente parlando e si è arrabbiata per il ritardo.." - provò ad inventare la cubana -

"Sì come no ed io ho sei teste. Non sei proprio brava a mentire Cabello. Per ora la smetterò, tanto prima o poi verrò a saperlo. Io so tutto!" - si vantó la specializzanda all' ultimo anno -

Per fortuna erano arrivate al letto del paziente ed il discorso fu prontamente interrotto. Camila sapeva che non se la sarebbe cavata molto facilmente e che la sua collega avrebbe insistito fino a che non avrebbe ottenuto qualche informazione. Demetria era simpatica, sin da subito l'aveva accolta con modi gentili ma sembrava essere un po' troppo curiosa, come la sua migliore amica, Dinah.

A questo tipo di persone, non si poteva nascondere nulla, come se le informazioni arrivassero da loro in modo naturale. Camila doveva stare attenta, non poteva parlarne con nessuno, questa storia avrebbe potuto rovinare la sua permanenza in ospedale.

"Preparalo e digli cosa deve fare. Io vado in sala computer ad accendere i monitor" - ordinò Demetria alla più piccola -

"Signor Jensen? Venga si stenda qui.."
- Camila indicò il lettino scorrevole della risonanza -

"Dottoressa?" - mugugnò il paziente -

"Sì? Mi dica.." - si rese disponibile Camila -

" È grave? Perché tutti questi esami? Sto morendo?" - domandò agitato -

"Signor Jensen stia tranquillo. Sono dei normali esami di routine che il nostro neurochirurgo ha richiesto soltanto per avere un'idea più chiara e curarla nel migliore dei modi. Non si preoccupi, è in buonissime mani"

Subito la mente di Camila viaggiò verso il suo capo e quelle spelndide mani affusolate che poco prima, l'avevano toccata. Se solo ci pensava, il suo cuore perdeva un battito. Non aveva mai provato un'attrazione così forte con qualcuno, non che avesse poi così tanta esperienza. Ripensò agli anni passati, dove a parte qualche flirt innocente, non c'era stato altro nella sua vita. Dinah la prendeva sempre in giro, dandole della suora, ma a lei non importava. Sì diceva sempre che quando avrebbe trovato la persona adatta lei, lo avrebbe capito dal primo istante.

Con Lauren però era tutto diverso e questo la confondeva non poco. Di solito, quando approcciava con qualcuno, o meglio qualcuno si avvicinava a lei, sentiva subito quella sensazione di consapevolezza che le avrebbe detto come sarebbe andata a finire: se si sarebbe limitata ad un bacio e qualche smanceria, oppure il rapporto avrebbe potuto andare oltre.

In questi anni, passati prevalentemente sui libri, non aveva trovato nessuno che potesse starle accanto. Con i ragazzi non si trovava bene già da un po', troppo immaturi e libertini per i suoi gusti. Con le ragazze non era andata meglio, visto che nessuna aveva la voglia di impegnarsi seriamente.

Camila era giovane, doveva fare ancora tantissima strada in ambito lavorativo e molto tempo lo avrebbe dovuto passare dentro a quell' ospedale, ma nonostante ciò, non smetteva mai di pensare di volere una famiglia, una persona accanto e dei figli, seguendo così l'esempio dei suoi genitori. Per ora si limitavano ad essere solo fantasie, sogni di una ragazza vogliosa di avere anche lei, il futuro che si meriterebbe.

"Non si muova eh, mi raccomando. Ora spingerò questo bottone e lei entrerà in questo tunnel, dove rimarrà circa una mezz'ora. Non tocchi la flebo e non muova la testa"

Camila diede le ultime raccomandazioni a quel paziente che sembrava soffrire, oltre che per i disturbi per cui si era presentato, anche di uno grave stato d'ansia. Quando parlava le mani gli tremavano ed il tono di voce era sempre un po' più alto rispetto al normale.

"Quindi? Ora che siamo sole mi vuoi dire che è successo prima nell' ufficio della Jauregui?" -chiese Demi curiosa -

"Ancora, te l ho detto, non è successo un bel nulla. Mi ha rimproverato con il suo solito tono da stronza e poi sei entrata tu.." - Camila concentrò le sue attenzione sul monitor per evitare sguardi che l avrebbero tradita -

"Mh staremo a vedere!" - le rispose l'amica non convinta -

Quella mezz'ora passò il più lentamente possibile, come se il tempo si fosse fermato e procedesse a rallentatore. Camila e Demi avevano parlato di tante cose nel frattempo e forse la cubana, era riuscita a cavarsela. Camila non era molto loquace, parlava soltanto quando era interpellata o ce ne fosse stato davvero bisogno ma con Demi le veniva spontaneo conversare, si trovava veramente a suo agio.

"Okay, guarda li.." - Demi indicò un punto sullo schermo, dove le immagini del cervello erano appena comparse -

" Lì, dove?" - domandai, non sapendo ancora bene come si leggesse una risonanza -

"La vedi quella piccola macchia bianca sul lobo occipitale?" - Camila dopo aver osservato attentamente, annuì -

" È un tumore!" - sentenziò poi Demi -

"Un tumore? Cavolo! Gli ho detto poco fa che non doveva preoccuparsi. Già è ansioso, non appena lo sa, muore.."
- fece una battuta Camila -

"Ora bisogna vedere se è maligno o benigno e se fosse il primo caso, se è operabile, oppure no" - spiegò Demi, trasferendo i dati sul suo tablet -

" E come facciamo a saperlo?"
- domandò la cubana, per aver il maggior numero di informazioni -

" Lo deciderà la dottoressa Jauregui dopo aver visionato gli esami e fatto una biopsia" - disse semplicemente- " Andiamo a farglieli vedere!"

"Ed il signor Jensen?"
"Si occuperanno di lui le infermiere"

L'idea di tornare in quello studio, la faceva sorridere ma anche preoccupare. Non voleva che i rapporti tra lei ed il suo capo si complicassero, anche perché l'unica a rimetterci, sarebbe stata lei.

Prima che Demi potesse anche solo bussare, la porta dell ufficio si aprì, facendo comparire una Lauren furiosa e fuori di sé che stava parlando da sola o forse maledendo qualcuno.

"Dottoressa Jauregui abbiamo il risultato della risonanza di Troy Jensen" - provò a dirle Demi -

Lauren sembrava non averla nemmeno ascoltata in quanto iniziò a camminare a passo veloce, verso una direzione a loro sconosciuta.

"E, Lovato? Devo indovinare o vuoi dirmi tu il risultato?" - rispose seccata la strutturata -

"Oh certo, ha un tumore sul lobo occipitale, ancora non sappiamo quanto grande e di che natura" - Demi le sporse il tablet -

" Preparatelo per la biopsia e la sala operatoria. Deve essere comunque operato!" - Lauren le liquidò e sparí dietro una porta scorrevole -

"Come sempre un grazie, lo lasciamo agli altri no?" - sbottò Demi anche se la dottoressa non avrebbe potuto sentirla -

"Fa sempre cosi?" - chese Camila, curiosa di sapere di più su quella donna tanto affascinante -

"Lauren Jauregui è una stronza bipolare. Prima ti ci abiturai, meglio sarà. Non ha rispetto per nessuno, a lei tutto è dovuto soltanto perché è brava e conosciuta in tutto il mondo. Non sa rapportarsi con le persone"

Camila rimase sorpresa dalla descrizione che Demi stava facendo sulla donna che poche ore prima, aveva quasi baciato. Non ritrovava nelle sue parole, nessuna delle caratteristiche che lei era riuscita a vedere. Con la cubana, Lauren era stata si stronza, ma anche passionale, indifesa e forse anche abbastanza impaurita. Non era riuscita a percepire tutto l'egoismo e l'egocentrismo che invece la ragazza accanto a lei descriveva.

"Non ti fare strane idee su di lei, ti spezza il cuore" - affermò Demi, prima di infilarsi i guanti di lattice bianchi -

"In che senso?"- chiese la cubana, esterrefatta da quelle parole -

" Quello che ho detto Camila. Non andare oltre a quello che è il rapporto lavorativo e sai di cosa parlo..."

Camila spalancò gli occhi incredula da quella notizia. Demi sapeva cosa era successo in quell' ufficio. Ma allora perché fino ad ora non aveva detto nulla?

"Come fai a..." - a Camila morirono le parole in gola -

"La porta era socchiusa e prima di entrare ho visto te, avvinghiata al suo collo. O le stavi facendo una visita intima oppure è quello che penso io. E ti dico, fermati ora. Non è chi tu pensi che sia!"

Demi fu categorica. L'opinione che aveva nei confronti del suo capo non era di certo delle migliori. Ma perché provava così tanto astio verso quella donna? In fondo trattava tutti male e con sufficienza, doveva essere proprio il suo carattere a farle fare così. Quindi quale era il vero problema di Demetria?

Camila rimase nella stanza a vetri ad osservare il procedimento. Nella sua testa però, rimbombavano ancora le parole che le aveva appena detto la sua amica e siccome si trattava di Lauren, non avrebbe lasciato perdere poi così facilmente.

La giornata era stata un caos. Punti di sutura, vomito di bambini, padelle piene di urina da cambiare, un vero inferno. Camila era esausta tanto che quasi non riusciva a tenere gli occhi aperti. Sì stava addormentando sulla panca dello spogliatoio, ormai vuoto visto l'orario. Tutti i suoi colleghi erano andati a casa, ma lei era rimasta un po' di più, soltanto per assicurarsi che con tutti, avesse fatto il suo dovere.

Camila era così: generosa, altruista, sempre pronta a farsi in quattro per il prossimo, tanto che sua madre, molto spesso, si arrabbiava con lei per essere troppo buona. A causa di questo suo lato del carattere, molte persone si erano approfittate di lei, ma a Camila non importava. Ciò che le interessava davvero, era fare bene il suo lavoro.

Chiuse l'anta del suo armadietto e sull'uscio della porta vide l'ultima persona che avrebbe pensato venisse li. Era illuminata dalle luci chiare e soffuse dei neon che le rendevano la pelle ancora più lucente.

Camila rimase immobile ad aspettare che fosse lei a fare il primo passo. Era ancora bellissima nonostante le dodici ore di lavoro ininterrotto a cui era stata sottoposta.

Lauren iniziò a camminare verso la sua direzione. Il rumore dei tacchi che picchiettavano sul pavimento, divenne sempre più intenso fino a che non si fermò ed un'ondata di profumo, invase le narici della cubana che sembrava di ghiaccio.

La dottoressa Jauregui la guardò per qualche secondo dritta negli occhi, poi senza nemmeno pensarci, le afferrò il viso ed uní le loro labbra in unica figura.

Camila, dapprima sorpresa, lasciò spazio alla lingua della corvina, che con dolcezza, si fece spazio nella sua bocca, intrecciandosi con la sua in un turbinio danzante di emozioni.

Fu un bacio passionale, dolce ma allo stesso tempo voglioso. Il cuore di entrambe aveva raggiunto picchi innimaginabili.

Poi Lauren si staccò e come se niente fosse, tornò sui suoi passi, facendo ondeggiare quei fianchi così sinuosi e prorompenti fino alla porta dello spogliatoio. Sì voltò, a rallentatore, quasi come avveniva nei film, muovendo quei capelli così pomposi e neri. Si morse il labbro inferiore con il rossetto ancora perfettamente intatto, nonostante il bacio.

"Buonanotte, dottoressa Cabello!"

Lauren schiacciò l'occhiolino e con tutta la femminilità e la sensualità di cui era capace, si allontanò lasciando Camila in uno stato di trance profondo. Rimase a fissare il vuoto per più di cinque minuti, ancora sconvolta da quello che era appena successo e da ciò, che sentiva dentro.

La prima e unica cosa che penso in quel momento fu che Lauren Jauregui sarebbe diventata la sua ossessione, la sua meravigliosa e sexy ossessione.

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