Fino Alla Fine

By seicomeungirasole

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La complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16 parte 1
Capitolo 16 parte 2
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
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Capitolo 99
Capitolo 100
Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
RINGRAZIAMENTI
Freedom
✋🏻👆🏻
Oh capitan,my capitan!
AAA
Civico 182
Sorpresa
Annuncio
Hoplites

Capitolo 62

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By seicomeungirasole

Il rumore dannatamente fastidioso che emise il cellulare, quando erano solo le quattro e venti del mattino e noi eravamo riusciti ad addormentarci solo poco più di mezz'ora prima, mi fece grugnire come un maiale infastidito.
-Apagala, por favor- si lamentò coprendo la sua testa con il cuscino mentre io contivuavo a lasciare che questa suonasse senza avere la ben che minima forza fisica di afferrare il suo cellulare, dall'altro lato del letto.
Mi guardò scocciato e alla cieca prese il cellulare pigiando sullo schermo e la stanza ripiombò nel silenzio più totale.
Ero in uno stato di dormi veglia mentre Paulo sembrava aver ripreso il sonno alla stessa velocità della luce.
Mi girai su un fianco e portai la mia mano sotto il volto ,come ero solita fare prima di addormentarmi definitivamente ma, proprio quando il terpore del sonno si impossessava del mio corpo, un barlume di ricordo del volo per la Spagna e della nazionale Argentina,mi fece spalancare gli occhi.
Mi tirai su a sedere immediatamente e cercai di abituare la mia vista al buio della camera, mi voltai nella sua parte del letto e dormiva con la bocca semi aperta mentre le sue ciglia giacevano composte sul suo viso.
Dalla sua bocca fuoruscivano piccoli sbuffi sonori dovuti probabilmente alla posizione,non proprio comoda, che aveva assunto il suo corpo prima di crollare nel sonno.
Se lo avessi svegliato mi avrebbe preso a pugni ma, se non lo avessi fatto forse sarebbe stato anche peggio.
Mi chinai sul suo volto e provai una tattica meno pericolosa; gli baciai il viso e le labbra cercando di disturbare il suo sonno ma evidentemente era cosi stanco che non le percepi nemmeno. Decisi che forse altri dieci minuti potevo concederglieli, soprattutto perché lo attendevano due voli e lunghe ore su un aereo, nonostante fossi sicura che dovesse viaggiare con molti comfort e non stretto tra due seggiolini con l'aria condizionata sparata a palla come se fosse la pricipessa frozen in persona a regolarne le temperature.
Mi alzai dal letto e scesi in cucina per preparargli la sua tazza di mate; il borsone e la valigia erano ferme all'ingresso e non dovevo dimenticare di ricordargli quella specie di borsettina nera che si portava ovunque.
Salii le scale evitando di gettarmi addosso l'acqua bollente del suo "infuso" e quando arrivai in camera poggiandolo sul marmo del comodino, tirai un sospiro di sollievo.
Era bello e tenero e mi sarei odiata per averlo svegliato ma, dovevo proprio farlo.
-pau- scossi il braccio un paio di volte e si lamentò
-è suonata la sveglia- gli accarezzai il volto e tirai via le coperte dal suo corpo.
Mi sentivo come mia mamma quando mi svegliava la mattina per andare a scuola ed io provavo un odio profondo nei suoi confronti.
Sembrava una mangiatrice di cuccioli, ai miei occhi.
-solo un otro pochito- sussurrò e lo trovai estremamente adorabile.
-non puoi- gli baciai le labbra e apri gli occhi.
-rapiscimi e chiedi il riscatto, non voglio andare- risi delle assurdità che disse ma alla fine sbadigliando si alzò .
-qui ce la tua tazza di mate, vado a stemperarti l'acqua della doccia- mi alzai dal letto osservandolo mentre ancora addormentato portava la sua bocca sulla cannuccia della sua tazza.
Lo amo cosi tanto che persino voldermot, in questo momento,mi sarebbe sembrato adorabile.
Il rumore dell'acqua che si abbatteva sulla porcellana del piano doccia mi aveva cullata a tal punto che ero finita con l'addormentarmi seduta sulla tavolozza chiusa del water.
-hei- mi svegliò dolcemente.
-va a letto- mi disse ma scossi negativamente la testa.
Volevo potergli dare un bacio prima che partisse per una settimana e non lo vedessi per tutti quei giorni.
Entrò nella doccia e osservai la sua immagine sfocata dal vetro annebbiato dal vapore.
Ebbi le giuste forze per mettermi in piedi a spazzolarmi i denti, impiegandoci qualche minuto in più del solito.
Gonzalo sarebbe passato a prenderlo da casa mia e  forse sarebbe stato carino fargli trovare la colazione pronta ma, alle sei quale essere umano aveva le energie per poter aprire la bocca e masticare qualcosa?
Scesi le scale per il piano di sotto e quando rividi quella valigia, quasi mi venne il magone...nemmeno stesse per partire in guerra.
Con un cucchiaino mescolavo il tea che mi ero preparata ma senza avere la vera intenzione di berlo, quasi sicuramente lo avevo fatto solo per impiegare i minuti,nell'attesa che Paulo scendesse.
-eccomi- lo guardai sorridendo, aveva due occhiaie terribili e mi sentii in colpa per averlo trattenuto sveglio ma, una settimana in questo preciso istante mi sembrava un anno intero.
-hai preso il beauty dal bagno?- annui e si sedette sulla sedia accanto alla mia, allacciandosi al polso il suo adoratissimo orologio.
Era un orogolio elegante e sapeva bene che non si abbinava decisamente con il suo abbigliamento sportivo ma, probabilmente doveva essere un regalo a cui si era particolarmente affezionato.
Apri un'applicazione sul suo cellulare e controllò che suo fratello avesse fatto il ceck-in per entrambi i voli.
-quante ore di scalo farete?- guardò nello schermo alla ricerca dell'informazione e quando la trovò non fu esattamente contento.
-tre ore- annunciò scocciato.
Effettivamente stare chiusi tre ore dentro un aeroporto non pensavo dovesse essere la migliore delle esperienze nella vita.
-menomale che sarete in due- almeno si sarebbero fatti compagnia a vicenda.
Non capivo perché la nazionale avesse deciso di acquistare un biglietto aereo con scalo quando ci sarebbero stato i voli diretti da Milano.
-due? Saremo in undici- aggrottai le sopracciglia confusa.
- io, il pipa, Cristian,Lucas e Federico arriviamo con lo stesso aereo, poi aspettiamo Ángel che arriva da Parigi e Nicolas con Sergio che vengono da Londra; Leo e Gabi ci aspettano già lì- ora capivo il perché della sosta a Madrid, in questo modo sarebbero arrivati tutti insieme a Buenos Aires e avrebbero ottimizzato i tempi.
-tanto meglio, sicuro che qualcosa ve la inventerete- probabilmente sarebbero crollati sui sedili della sala d'attesa.
Il rumore del citofono ci fece sobbalzare, il volto di Gonzalo venne illuminato dalla lampadina del videocitofono e fece un bel dito medio in direzione della camera, forse infastidito dalla luce accecante.
Gli apri il portone e Paulo si alzò dalla sedia sgranchendosi le gambe ancora intorpidite.
-ti mando un messaggio quando arrivo a Madrid?- annui e mi avvicinai per baciarlo come si deve, prima che avrei dovuto aprire la porta a Gonzalo.
-fa buon viaggio e riposati, ti amo- glielo dissi sulle labbra sorridendogli.
-ti amo anche io- tiro su la levetta di ferro della sua valigia, l'etichetta di pelle nera era orditamente sistemata sulla valigia e su di essa spiccavano le sue iniziali in stampatello, incise con un bel color bianco.
-buenos dias- ci salutò Gonzalo mettendo piede dentro il salotto mentre Paulo lo salutava con accenno del capo e si portava un paio di occhiali da sole ,dalle lenti scure, sul volto.
-fatto le ore piccole?- di mattina Paulo non era di molte parole, andava più a versi e sperava che il mondo riuscisse a capire cosa intendeva dire.
-non riuscivamo a prendere sonno e ci siamo messi a parlare- spiegai velocemente ma Gonzalo mi sorrise furbo anche se non commentò nulla.
-fallo dormire sull'aereo altrimenti gli spuntano le rughe- Paulo si voltò nella mia direzione mentre pigiava sul tasto per l'ascensore e con il dito medio della stessa mano mi fece il gestaccio.
-a tua sorella- mi disse e sia io che Gonzalo sorridemmo.
-andiamo princesa, che appena torni dovrai essere bello fresco per la tua super sfilata milanese- li lasciai alle loro chiacchiere mentre entrambi entravano dentro l'ascensore e le porte si chiudevano.
Era ancora troppo presto per decretare l'inizio della mia giornata e oltretutto non avevo dormito quasi per niente e per quello che mi aspettava in ufficio necessitavo di qualche ora si sonno.
Non mi sprecai nemmeno a raggiungere il piano di sopra ma, semplicemente, mi raggomitolai sul divano e mi coprii con la coperta che vi giaceva sopra.
Prima che mi addormentassi puntai la sveglia sul televisore e la misi per le sette in punto; a mente mi feci un rapido calcolo delle ore che mi rimanevano ed erano due ore e dieci.
Sempre meglio che niente.

Quando arrivai in ufficio, dopo aver passato dell'abbondante correttore sopra le mie occhiaie nere, lo trovai affollato di gente.
-buongiorno?!- il mio volto ,confuso e ancora coperto da un paio di occhiali da sole , si posò su quello di un giovane ragazzo che ero sicura di non aver mai visto.
-buongiorno- mi salutarono in coro.
Posai le mie cose e uscii da li dentro alla ricerca di qualcuno che sapesse darmi una spiegazione plausibile al perché il mio ufficio fosse appena diventato una specie di sala d'attesa.
Silvio stava inserendo delle monetine alla macchina del caffe e mi avvicinai a lui.
-buongiorno capo- mi salutò contento
Questa cosa che mi chiamasse capo avevo provato più volte a spiegargli che non mi piacesse ma ad una certo avevo detto a me stessa che, se piaceva a lui tanto valeva lasciarglielo fare.
-sai perche una serie indefinita di persone stanno occupando il mio ufficio?- mi guardò come se gli avessi appena fatto una domanda a trabocchetto.
-parla!- gli dissi
-sono quelli per il posto da segretario- mi portai velocemente una mano sulla fronte,nella speranza che il mio esaurimento nervoso si contenesse.
-sistemali nella sala d'attesa e offri loro la colazione, io ho bisogno di paralare con Agnelli- sapevo che voleva farmi un favore, ma oggi non era proprio la migliore delle giornate.
Per le undici avevo il treno per Roma e dovevo ancora sistemare gli ultimi documenti prima di partire.
-avanti- disse senza neanche alzare lo sguardo dai documenti che stava firmando.
-buongiorno- lo salutai e riconoscendo la mia voce mi sorrise non appena alzò lo sguardo.
-eccoti- si alzò per salutarmi e ricambiai.
-ci sono un sacco di persone nel mio ufficio e ho scoperto che sono quelli per il posto di lavoro ma, io devo essere a Roma per le due di pomeriggio e ho il treno alle undici - sembrò pensarci su alcuni minuti.
-dirò loro che a causa di un contrattempo il colloquio è spostato per la prossima settimana- annui perche mi sembrava la soluzione migliore ma poi, pensai che effettivamente questa si sarebbe potuta rivelare un'ottima occasione per sbarazzarsi di questa cosa.
-non sarebbe corretto, facciamo che chiedo a Valentina di fare per me questo lavoro e poi quelli che riterrà i più validi, mi occuperò io stessa di fargli un colloquio- mi sorrise consapevole che non volevo fare questo lavoro.
Avevo rispetto per quelle persone e mi sarei sentita una merda a dovergli dare false speranze soprattutto perché se fosse stato per me avrei dato una possibilità a tutti.
-d'accordo- mi accompagnò al mio ufficio e appena uscimmo tutti come soldati si alzarono.
Al centralino chiesi se Valentina fosse arrivata e mi dissero che aveva comunicato un leggero ritardo, ma nulla che potesse infastidire i miei ospiti a cui era stata appena servita un'ottima colazione a bouffet.
Dalla stampante recuperai i documenti che avevo lasciato in stampa la sera precedente e mi affrettai a passarli ad Andrea cosi che li firmasse.
L'idea che andassi a Roma unicamente per lavoro e che stasera alle nove sarei stata di ritorno, mi appesantiva la testa.
Mi sarebbe piaciuto poterci rimanere anche un solo giorno in più ma, ero consapevole che neppure quallo sarebbe bastato a darmi la possibilità di rivedere le cose principali.
Per le sei del pomeriggio avevo appuntamento con Radja Nainggolan, onorata finalmente di conoscerlo e soprattutto fiera che nel mondo del calcio italiano ci fosse uno come lui che si batteva per i diritti degli omosessuali, un vero e proprio taboo nel mondo del pallone.
Avevo immediatamente risposto al suo invito, come se effettivamente fosse una delle meravigliose esperienze che aspettavo nella mia vita e continuavo a chiedermi come avesse avuto il mio contatto.
Le uniche persone che effettivamente potevano essere stati il tramite tra di noi, sarebbero state Miralem e Medhi ma, in settimana avevo cercato di capire se ne sapessero qualcosa ma entrambi sembravano all'oscuro di tutto.
Mi chiedevo quando mai mi sarebbe ricapitato di poter essere la madrina di una manifestazione a cui tenevo moltissimo.
Era e doveva essere una sorpresa per Mat, ignaro che stessi organizzano a distanza una giornata mondiale a favore dei diritti gay e non ne avevo parlato con nessuno, mi ero lasciata scappare qualcosa con Paulo perche conoscendomi e conoscendolo, sarebbe potuto essere motivo di litigio e siccome era una cosa che poteva evitarsi fin dal principio , gli avevo semplicemente detto che avevo iniziato un progetto di lavoro con Nainggolan e che probabilmente sarebbe venuto a Torino o io sarei dovuta andare a Roma.
Onestamente mi ero aspettata qualche contrarietà da parte sua ma, mi aveva semplicemente dimostrato che era superiore a tutte le banali discussioni possibili, anzi si era persino offerto di darmi una mano d'aiuto e se possibile, mi innamorai ancora di più di lui.
I biglietti del treno per Federico, Daniele, Andrea e Giorgio  erano stati consegnati, rimaneva quello di Gigi ma aveva detto di avere un impegno e che non voleva avere a che fare con la federazione calcio italiana.
Era una persona buona e disponibile, capace di farsi carico dei problemi di un'intera squadra e avergli dato la fascia da capitano non era stato un caso; aveva dimostrato di avere il dono naturale della leadership e non era una persona che accentrava il potere anzi, si fidava ciecamente dei ragazzi ma, allo stesso tempo sapeva che se qualcosa fosse andato storto lui li avrebbe dovuti raccogliere pezzo dopo pezzo.
Dall'altro lato, proprio perché nonostante le icredibili doti da calciatore, rimaneva comunque un umano , averlo  ferirlo nell'orgoglio equivaleva a perdere la sua fiducia e purtroppo si era sentito preso in giro da un CT che forse realmente non lo aveva mai capito.
Valentina fece il suo ingresso, alcuni minuti più tardi e reggeva tra le mani la sua valigetta con un cartone pieno di due bicchieri di caffe.
-pausa caffè per dieci minuti- si accomodò sul divanetto e si sistemò i capelli che le erano stati sparpagliati dal vento.
-so che hai chiesto di me- annuii mentre lasciavo che il caffè scendesse caldo nella mia gola.
-puoi fare tu i colloqui per il posto da segretario? Giuro che ti offro una cena e ti do un fine settimana libero- rise per le mie suppliche e mi accontentò, cosciente del fatto che avrei fatto di tutto pur di non fare quei colloqui.
-c'è qualcosa che non sopporteresti?- le cose che non sopportavo sarebbero state tante ma, alla fine di certo non potevo pretende di trovare una persona che sposasse a regola d'arte tutte quelle cose che pensavo che fossero indispensabili per poter lavorare nel mio ufficio.
-scegli quelle che non gonfiano eccessivamente il loro curriculum e che siano più che sufficientemente preparati con l'inglese, magari con delle buone competenze tecnologiche cosi che non debba delegarti tutto- sapevo che le piacesse passare il tempo dietro al computer e che lo facesse più per vocazione che per mestiere ma, volevo poter avere le stesse comodità che godevo quando c'era Martina.
Non chiedevo una gemella siamese ma, qualcosa che le si avvicinasse il più possibile.
-perfetto- la ringraziai infinitamente tanto e quando si chiuse la porta dietro le sue spalle, il sollievo che provai,nell'essermi scanzata un lavoro del genere , fu enorme.
Non potevo farci nulla, avrei finito per assumere tutti e Agnelli avrebbe licenziato me.
L'idea che quella scrivania ,ancora vuota per poco, potesse ritornare ad ospitare qualcun'altro con la quale avrei condiviso non soltanto le ore lavorative ma anche lo stesso spazio, mi rallegrò.
C'erano giornate in cui avevo voglia di parlare con qualcuno e di sfogarmi per qualche assurdità che leggevo, come facevo sempre con Martina ma, ultimamente avrei potuto parlare con gli unici due cactus che non erano ancora morti; salvo poi scoprire che erano di plastica.
Lessi e rilessi alcuni contratti con degli sponsor, c'era qualcosa che non quadrava con i bilanci e non riuscivo a capire dove fosse stato comesso un errore ma, ero quasi del tutto certa che qualcosa non era andato come avevano previsto.
Avevo riletto il bilancio finaziario dello scorso anno per almeno tre volte, tutte a distanza di qualche ora giusto per non stressare la mia mente con i calcoli ,eppure tutto tornava alla perfezione, compresi gli stipendi mensili dello staff, le spese mediche e le trasferte.
Non volevo dover mettere mano a bilanci finanziari di anni prima, perche avrei dovuto contattare qualche collega degli uffici manageriali che, erano già sommersi dal progetto dello Juventus Hotel, la cui inaugurazione era stata posticipata per ben due volte.
Avrei dovuto parlare con la dirigenza e cercare di capire dove non quadrassero i bilanci, soprattutto perché non si trattava della perdita di qualche centinaio di euro ma, a lungo andare sarebbero potuti essere molto di più.
Stampai velocemente il bilancio finanziato del duemilaquindici e de duemilasedici, magari quando avrei avuto qualche minuto libero avrei potuto dargli un occhiata.
Chiaramente mi sarebbero serviti tutti i contratti firmati con le aziende ma, per quello avrei avuto bisogno almeno di un mese e attualmente, l'apertura del nuovo Juventus Center era già un grosso progetto a cui tutti stavamo lavorando.
Vinovo era un posto a cui saremmo stati per sempre affezionati ma, il progetto della squadra femminile, meritava di essere seguito con la stessa attenzione e dedizione che ci impiegavamo per i ragazzi e il fatto che Andrea Agnelli in prima persona, avesse scelto di dare gli stessi comfort ad entrambe le squadre, mi aveva riempita di orgoglio.
Costruire una struttura sportiva e coniugarla ad una costruzione edilizia volta all'utilizzo come hotel, di certo era molto più complicato di quello che mi aspettavo.
C'erano una serie infinita di appuntamenti, in più ognuno di loro pretendeva di avere un privilegio sull'altro e le gare d'appalto erano una battaglia agli hungers games.
Beppe non voleva sapere nulla che non fosse calcio mercato e giocatori ed era comprensibile, avendo da sempre lavorato in questo settore era da folli pretendere che mi accompagnasse agli appuntamenti con imprese edili e società per training sportivo.
Pavel mi aveva accompagnato due volte ed entrambe le volte , era stato così palesemente diretto che a momenti rischiavamo di beccarci qualche denuncia per cui avevo preferito che continuasse a dedicarsi alla gestione con la Fifa e molto altro dove sapeva quel che faceva.
Andrea? Beh non aveva nemmeno un buco libero e nel suo ufficio sembrava di vivere in una specie di schedario.
Che fossero una famiglia le cui azioni avevamo valori spropositate, non era un mistero ma, mantenere in piedi ogni singolo pilastro di quella costruzione multi milliardaria, voleva dire sacrificarsi a mai finire.
Agnelli non era una persona a cui piaceva delegare e purtroppo finiva sempre a dover fare duemila cosa, tutte contemporaneamente.
Forse, solo alla Juventus si fidava del team che gli stava accanto poiché era certo che ne Nedved ne Marotta avrebbero fatto passi falsi e avrebbero messo a rischio la squadra.
L'orologio al polso segnava le dieci e venticinque e a momenti sarebbero dovuti arrivare i ragazzi; mi preparai pscologicamente al viaggio in treno e sperai con tutta me stessa che gli allenamenti li avessero sfiniti, altrimenti mi avrebbero ammattita.
La stazione di Torino, come al solito, era affollata da gente e sembrava che questa città non si svuotasse mai o peggio ancora che avesse sempre spazio per continuare a riempirsi di persone, un giorno o l'altro saremmo finiti col stare stretti gli uni agli altri e quello, quello sarebbe stato il giorno in cui armata di bagagli e burattini sarei migrata al circolo polare artico.
Io ,che di solitudine ci vivevo.
Federico era in piedi con il cellulare tra le mani, sarebbe stato troppo facile riconoscerne la postura e mano a mano che mi avvicinavo, potevo solamente costatare quando avessi ragione.
-eccomi- lo avvisai del mio arrivo ma non distolse lo sguardo dal suo cellulare.
Ipotizzai avesse una giornata storta e che preferisse tenersi in religioso silenzio ma, salutare sarebbe stato da educati.
Rimasi con le mani in mano, cercando di trattenere a freno la mia lingua pizzuta e di evitare di commentare come era mio solito.
-hoi, sei arrivata- mi sentii presa in giro
-ti ho salutato poco fa- gli dissi
-scusami, avevo le cuffie nelle orecchie- le tirò fuori dalla tasca del suo giubotto di pelle e me le fece vedere come a dimostrare che non stesse mentendo.
Mille euro di cellulare e risparmiavano persimo sul cavetto delle cuffie, certo che questi dell'apple sapevamo come si facevano i soldi.
-notizie degli altri?- chiesi continuando ad aggiornare la chat del gruppo su whatsapp.
Quando mi avevano aggiunta pensavo si fossero sbagliati, salvo poi ritrovarmi in una conversazione che rasentava l'assurdo.

Quella sera ero tornata a dormire a casa mia a Casellette ,non era un caso che avessi fatto dietro front in quel salotto che aveva da sempre ospitato mio padre e me, mentre cercavamo di non perdere totalmente la dignità.
Si sarebbe giocata la partita dei playoff per la qualifica ai mondiali e ai sorteggi eravamo finiti con la Svezia .
Avevo passato l'intera settimana a vedere video comici di Pintus che imitava ibrahimovic, consapevole che per fortuna nostra non era stato convocato...almeno potevamo ancora sperare di vincere.
La birra doppio malto era stata stappata e posata sul tavolinetto del salotto, mentre mia madre si sbrigava a togliere di mezzo le cose prima che iniziare la partita e non potesse più mettere piede in salotto.
-perche non ha convocato Balotelli, io non riesco a spiegarmelo- ero quasi certa che tutta Italia se lo stesse chiedendo come d'altronde ci si chiedeva perché Ventura fosse finito a fare l'allenatore dell'Italia.
In casi come questi non sapevo mai che cosa fare realmente, probabilmente urlare come una capo ultras sarebbe stato perfetto ma non ero allo stadio e mia madre aveva un arsenale di palette di legno in cucina.
-non ricordo un mondiale in cui l'Italia non ha mai giocato- se non lo ricordava lui, figuriamoci io.
-non essere pessimista- e per dirlo io, significava che speravo veramente che il Padre eterno scendesse dal cielo e ci facesse sta grazia.
Appena entrano le squadre per schierarsi a fila e cantare l'inno di Mameli, mi resi conto come persino io avrei saputo fare di meglio.
Perché Bernardeschi non giocasse da titolare, quello ero un mistero forse ancor più grande di quello che si aggirava attorno al triangolo delle bermuda e a pensarci bene effettivamente me li immaginavo in bermuda,tutti quanti in ritiro a Formentera.
Ventura, probabilmente avrebbe ricevuto l'espatrio e sarebbe morto in esilio in qualsiasi punto sperduto del globo terrestre.
Mi chiedevo persino perche alcuni stessero giocando così male e non venissero sostituiti, quando di gente valida in panchina ne avesse.
-ma che cazzo fai!!- mio padre urlava accanito davanti allo schermo.
Aveva già tirato giù qualche santo dal Paradiso ed ero sicura che prima della fine della partita mi sarei ritrovata a messa o a qualche convegno ecclesiastico.
-ma non dargliela cosi, eccheccazzo- persino io mi lasciavo andare a commenti spontanei e colorati.
-tu ve che foilarà?- la vedevo e come che fosse stata una stupidata.
Come poteva sperare di fare un goal da corner se non era stato nemmeno capace a tirare e a metterla in porta a pochi metri di distanza .
-sta nassional fafioché- lo dissi proprio per come la pensavo.
Non avremmo concluso nulla, settemila passaggi a mai uno buono per metterla in rete e non perché dall'altro lato chissà quale grande squadra ci stesse dando filo da torcere, semplicemente avevamo capito che non avevamo dove andare e nemmeno si sprecavano a correrci dietro come in genere li avevamo abituati a fare.
Al fine primo tempo io avrei spento la televisione e mi sarei andata a coricare, già convinta che quest'anno la Russia la potevamc vedere solo dalla cartina geografica.
Afferrai il cellulare da sotto carica e circa una ventina di messaggi, tutti da Mat, mi fecero ridere.
Era dovuto rimanere a lavoro fino a tardi e purtroppo la partita non avrebbe potuto vederla e mi chiedeva di aggiornalo e poi immediatamente dopo di non farlo perché aveva dei documenti tra le mani e non voleva fare cazzate.
-Ventura, ti nen ses util gnaca për mné l'isola dei famosi- sia io che mia mamma scoppiammo a ridere.
Sembrava quasi che mio padre stesse soffrendo fisicamente,come se gli stessero amputando un braccio a carne viva.
Il secondo tempo? Ancora peggio del primo e non sapevo nemmeno come fosse possibile dato che di schifo ero convinta ne avessimo fatto abbastanza.
Non avevo visto le altre partire, sicura del fatto che se non saremmo finiti ai mondiali, di certo la colpa non era degli altri ma nostra...anzi del CT.
-io non la guardò più- una ventina di minuti prima della fine della partita, mi alzai dalla poltrona del salotto e preferii andare in cucina a fare qualsiasi cosa, persino osservare mia madre che leggeva qualche documento del suo studio legale.

-a cosa stai pensando?- mi chiese Federico mentre avevamo già fatto un bel pezzo di viaggio.
-non vuoi veramente saperlo- mi guardò incuriosito e solo quando lesse i documenti che stavano poggiati sulle mie ginocchia, capii perché la mia faccia fosse imbronciata.
-tu almeno andrai lo stesso ai mondiali e avrai qualcuno per cui tifare- si certo, avrei accompagnato Paulo per quanto mi fosse possibile ma, un conto era sperare che vincesse l'Argentina, tanto l'Italia non giocava; un altro era tifare per la mia nazione.
-non potrò seguire Paulo per ogni partita; purtroppo coincide con l'apertura del calciomercato- non essendoci classificati, la Juve doveva sbrigarsi e cercare di fare gli acquisti che sperava di ottenere e poi, si sarebbe goduta l'estate concentrandosi su altro, ad esempio sulla squadra stessa che aveva già formato.
-io parto in vacanza per Los Angeles con tutta la mia famiglia- mi stranì il fatto che non avesse citato una delle solite isole super affollate che, non comprendevo nemmeno come si sperasse di rilassarsi in posti del genere.
-niente Ibiza?- rise annuendo.
-con chi vado? Si sono fidanzati tutti!- risi insieme a lui.
Effettivamente da solo in vacanza, era parecchio deprimente e come aveva appena detto, i suoi compagni erano tutti fidanzati.
-potevo sperare in Paulo ma ormai è diventato casa e chiesa- lo guardai inarcando un sopracciglio.
-che vorresti dire? Che non permetto a Paulo di uscire?- che non si sarebbe mai detta una cosa de genere.
A parte che poi non sapevo nemmeno che si organizzassero per uscire insieme, cioè me l'ero immaginata ma Paulo non mi aveva mai dett: "Gwen stasera esco con i ragazzi" ed io, non glielo avevo sicuramente domandato.
-no no- mi dispiaceva parecchio sapere che si sentisse solo, quando invece almeno da parte mia, potevano andare dove volevano.
Di certo non gli serviva un'uscita con gli amici per alcificarmi; per quello ci voleva anche molto poco ma io, avevo imparato che a Paulo piacesse il rispetto.
-non dirmi che con tutte le ragazze che ti ronzano attorno, non ce ne sia una che ti piaccia- era praticamente impossibile.
-no anzi ma, sto ancora imparando ad ambientarmi qua a Torino e la squadra è il più grande degli impegni che voglio avere- era carino da parte sua pensare di poter dedicare tutte le sue energie per la Juventus ma, a lungo andare si sarebbe reso conto che gli serviva una persona accanto da cui poter tornare la sera e che gli facesse dimenticare l'odore dell'erbetta e il sapore del gaterade blue.
-ti stai trovando bene?- gli domandai
-alla Juventus?- mi chiese
-in generale- ci pensò su qualche istante e poi annui.
-all'inizio era tutto troppo grande poi ,ho preso le giuste misure e le cose sono calzate a pennello- sapevo che come Higuain, anche lui aveva avuto problemi con il trasferimento alla Juventus.
-ti trovi bene con i ragazzi?- Paulo era uno a cui Nedved faceva molto riferimento; il suo carattere sempre cosi solare ed ottimista aveva il potere di far integrare tutto il gruppo e poi, diciamocelo chiari: Paulo era persino capace di intrattenersi con un pilastro di cemento armato, se decideva che sarebbe diventato amico di quella persona non ci sarebbero potuti ne dei e ne santi.
-si, moltissimo- lo disse con un sorriso sulle labbra e mi piacque molto.

Aggiornamento "mattutino" si fa per dire 😂😂.
È un capitolo di passaggio ma,come sapete io non lascio mai niente al caso dunque, l'ingresso di Bernardeschi in questa storia non è poi così tanto casuale ma, non posso svelarvi nulla e quindi shss 🤫🤫.
In questo capitolo ho introdotto un nuovo personaggio che imparerete ad adorare anche voi; anche se in realtà penso che voi lo adoriate in partenza ma vabbè fa niente😂. Fatemi sapere cosa pensate di Federico qui sotto ⬇️, non vedo l'ora di leggere le vostre opinioni 😘😍😍.
Grazie 💞
Volevo scrivere un piccolo messaggio qui, facendo ovviamente la mia parte anche se poi, so bene che sarò la tipica gocciolina nel mare ma, spero sempre di poter fare una piccola differenza. In merito a quello che si sta scatenando online, più precisamente su Instagram, attorno a Paulo e alla sua presunta, che poi più che presunta oramai direi palesata, relazione con Oriana Sabatini.
Ci sta che essere fan di una persona in un certo sento vi faccia sentire legate a lui, al punto da averne una ossessione ma, ricordate che ha il diritto di vivere la sua vita e di fare le proprie scelte.
Se si fosse innamorato di lei, non è carino riempirlo di note negative pregandolo di non farlo ne tanto meno rimpire i post della povera ragazza con una sfilza infinita di insulti gratuiti. Pensate che a loro importi davvero qualcosa? Pensate che a Paulo possa piacere doversi giustificare con quella ragazza che si vede insultata solo perché Paulo è l'ossessione di altre persone? Io capisco che sia difficile mandare giù una cosa simile ma, è una persona come le altre, come se fosse un vostro amico che si sta fidanzando e poi, perche non ci mettiamo tutti nei panni di Oriana? Pensate se ognuna di voi si trovasse al suo posto e di punto in bianco le venissero attribuite cosi tante cattiverie gratuite solo perche quel povero cristo di Dybala le fa il filo e a lei piace e ci sta. Ma vi pare giusto? Io penso proprio di no!
Se volete bene a Paulo dovete escludere la sua vita privata da quella del calciatore. Paulo è vostro per quei novanta minuti in campo poi, è semplicemente un ragazzo qualunque che vuole viversi la sua vita come tutto il resto dell'umanità.
Altra cosa che volevo dirvi, quando dire che Oriana è famosa per Paulo, vi sbagliate perché lei era gia qualcuno prima di Paulo e comunque la colpa non è mica di Paulo sapete? Siete voi e mi ci metto pure io che iniziamo a stalkerarla (che brutto termine) per capire chi è e che cosa fa ecc ecc ed è chiaro che ne aumentiamo la visibilità ma se noi invece,intelligentemente, lasciamo che lei rappresenti la fidanzata ma non ci importi più di tanto, vedrete che vivremo tutti felici e contenti.
Con questo non sto dicendo che sono Fan di Oriana, per carità!
Non la conosco e come vi ho detto prima non sono nemmeno interessata a sapere che cosa faccia o abbia fatto nella vita, io sono "fan" di Paulo e mi interesso a lui e mi basta e mi avanza e son certa che anche voi come me siete cosi belle brave ed intelligenti da lasciare agli altri la cattiveria gratuita.
Vi voglio bene e sorridete pupette, che tanto il vostro principe arriverà prima o poi.

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