Scontramondi - 1. La pietra d...

By CactusdiFuoco

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+STORIA COMPLETA+ Ventunesimo secolo, Via Lattea, Sistema Solare, Terra. Ci sono tre pietre magiche da recup... More

Prefazione e avvertenze
Prologo
1. Notte silente
Tempo di rivoluzione
PARTE PRIMA - Gli eroi lontani dal mondo civile
1. Il Giovane, la Bella, l'Anziano, il Grande e... John
2. Il cane mostro contro Mark
3. La vittoria e il sogno
4. Intermezzo con rapimento
5. Galvatrike, il secondo cane
6. La memorabile fine di Galvatrike
7. La cerva e il cerbiatto
8. Sulla via per il giardino abbandonato
9. Il giardino dietro la cascata
10. Scontro con Sherre, l'anima dei venti
PARTE SECONDA - Nel mondo degli umani
1. Il maniero
2. Un libro da trovare in un maniero spettrale
3. Serpenti marini e zombie
4. Sette volte
5. L'affascinante Mark
7. Il lato peggiore di Mark
8. Sanare le ferite
9. Le tre pietre del potere
10. L'Uomo lupo maledetto
11. D'accordo, maestro Miyagi
12. La vigilia di Halloween
13. Preparazione in vista della notte
14. Pura sfiga che cammina formato maxi
15. Azione nella notte di Halloween
16. In fuga dal palazzo
17. Le ali di un drago
18. Drago e dragoniere sotto il sole del Texas
19. Storia di un fisico instabile
21. Harry e i ragazzi neri
22. Motociclisti
23. Un licantropo incredibile
24. Non hai altra scelta
25. Sonno e Catene
26. Uomini lupo
27. Un attimo di pace e fratellanza
28. Immortali nelle terre del lupo!
29. Una battaglia e una vittoria in una notte
30. Raccontare una storia, presentare qualcuno
31. Il padre di Shadow
32. Timothy
33. Compiacimento di istinti animaleschi
34. Preparati per la cena, Harry
35. Una trasformazione e un vampiro
36. Principe vampiro contro guerriero licantropo
37. Non potrai mai più avere una vita normale
38. Aven e Ninive
39. Sogni reali: viaggio nella mente di Aven
40. Un uovo di drago, una speranza per il futuro
PARTE TERZA - Qualcosa di grande si avvicina
1. Prima freddo, poi caldo, poi freddo
2. La vendetta è un piatto difficile da servire
3. L'ultima idra
4. Combattere contro un'idra
5. Arrivano i soccorsi!
6. Inizia l'operazione "Ultimo Dragoniere"
7. Sguazzi ancora nelle arti oscure?
8. Un cavaliere che si prepara
9. Come preparare una cerimonia
10. L'investitura di un cavaliere oscuro
11. Cose da Ministro Oscuro
12. Ermes
13. Un'evoluzione tutta nuova
14. L'inizio di una nuova stagione della vita
15. Il Bruno in missione per Raptor
16. Invasori da altri mondi
+Chiusura+

6. Draghi?

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By CactusdiFuoco

Il giovane si alzò e indietreggiò lentamente

«Quanto rimarremo?» chiese

«Quanto sarà necessario»

«Spero che la tua gamba esca bene da questa avventura» gli augurò Harry, stringendosi un po' nelle spalle e abbassando il tono della voce

«Scherzi?» Mark si erse per tutti e due i suoi metri senza problemi, anche se Harry avrebbe giurato di sentire qualcosa che scricchiolava «Non mi da neppure più fastidio. Anzi... » una scintilla di esaltazione, quasi truce nella sua aggressività, attraversò il suo sguardo, propagandosi come un'onda ai suoi lineamenti «Pensa che stasera vado all'Arena»

«Arena? Quale Arena?» intervenne Kate, entrando a passo svelto e ravviandosi i capelli

«L'Arena... quella giù al bodhi, dove combattevano i draghi»

«Cos'è un bodhi?» chiese Harry, ignorando volutamente la parola "draghi"

«E che ci vai a fare?» indagò lei, con un velo di preoccupazione

«Bodhi è un solo un nome per definire quell'albero, quel ficus religiosa, che cresce a qualche chilometro da qui» poi Mark si rivolse a Kate «E ho ricevuto una sfida da un uomo che si sente ferito da qualche mia azione, a quanto pare. Un uomo lupo a dire il vero»

«Davvero» chiese Kate, incredula «Vuole riaffrontarti? Dopo quello che gli hai fatto? Ma è pazzo...»

«Viene con il suo drago» spiegò Mark, aggiustandosi i guanti «Questo è il momento di far tornare il buon Shadow. Non lo vedo da un po'. Spero ci sarete tutti, a vedere questa sfida. Vi assicuro che sarà molto interessante».

L'enorme umano si congedò piegando brevemente la testa verso il petto e sparì dietro una porta che Harry non aveva mai notato.

La giovane donna si rivolse al ragazzo

«Hai mai visto combattere due draghi?» chiese, entusiasta

«No e non so se voglio farlo» Harry si sentì in gola uno strano sapore di menta rancida «Sono un pacifista».

In realtà non riusciva neanche a formulare un pensiero coerente e realistico che contenesse la figura del drago. Insomma... da quando in qua esistevano i lucertoloni giganti? Sputavano fuoco davvero? E se si, lui voleva saperlo? Voleva vederli?

«Bravo il pacifista» Scherzò lei, dandogli una pacca sulla testa.

Lui sorrise beato, scordandosi dei draghi e di tutto il resto: beh, era vero, era proprio cotto a puntino di lei. Però quando la ragazza si allontanò la mente di Harry fu di nuovo investita dai ricordi e il ragazzo dovette andare a sciacquarsi la faccia. Mentre si buttava sul volto l'acqua gelata era concentrato per capire come potessero esistere i draghi. Alla fine si convinse che l'unico modo per comprendere era vedere e per vedere doveva attendere, così smise di pensare coerentemente e, lasciando galoppare a briglia sciolta la fantasia, scese di nuovo al piano inferiore e si sdraiò. Finì per addormentarsi.

Il pomeriggio trascorse per tutti molto velocemente, troppo, come la clessidra che regolava lo scorrere degli istanti fosse stata sottoposta a una gravità di sei volte superiore a quella terrestre.

Alle cinque e mezza del pomeriggio, John svegliò Harry e portò tutti alla famigerata Arena, caricandoli in macchina e scaricandoli mezz'ora dopo. La strada che portava al luogo prestabilito era serpeggiante e sterrata, ricoperta di sassolini, e come se non bastasse John sembrava a disagio guidando l'automobile in quelle condizioni e, sudando freddo, aveva continuato a sterzare anche se non ce n'era bisogno. Quando scese dall'auto, Harry aveva la nausea e nessuna voglia di vomitare guardando uno scontro, ma era curioso di osservare questa famigerata Arena, seppure intimorito, e così si incamminò dietro i suoi compagni.

Ciò che videro fu l'orlo di una sorta di burrone, ma sporgendosi capirono che sotto di loro si estendeva una grande ellissi tonda di roccia, ricoperta da un fine strato di sabbia e che era circondata da gradoni di pietra. Ricordava l'interno del Colosseo di Roma, in qualche modo. Presero posto tutti vicini: avevano la strana impressione che il posto fosse troppo grande per loro.

Era come se le anime tendessero a staccarsi dai corpi per vagare nell'enorme spazio sopra l'ellisse di roccia...

E c'era anche qualcun altro oltre a loro, uomini incappucciati, sinistri e silenziosi accanto a entrate basse, quasi sotterranee.

Erano tutti magri e bassi, i loro volti in ombra erano invisibili. Come spettri di uomini d'altri tempi, troppo remoti per essere concepibili ai giorni nostri, respiravano in silenzio, immobili.

Harry pensò che dovevano avere qualcosa a che fare con il cupo mietitore. Era un pensiero irrazionale, ma ormai il raziocinio, pensò, gli serviva a poco.

Poi si udì un rumore come di cuore che batte, gigantesco. Come per istinto tutti alzarono gli occhi verso il cielo.

Grandioso, potente, un corpo grigio veniva verso di loro. Squame opache con riflessi metallizzati sul petto sulla gola, artigli neri e arcuati, arti potenti con larghe spalle che recavano attaccate ali membranose come quelle dei vampiri o dei pipistrelli, ma molto più ampie e splendenti, leggermente blu.

Un drago.

La creatura atterrò di lato a loro, sui gradoni, e li fissò con occhi di ghiaccio, azzurri e profondi come l'oceano. Il petto si alzava e si abbassava nel respiro rombante, i denti aguzzi appena visibili fra le labbra del muso allungato e spesso, in qualcosa simile a quello di un lupo, ma un lupo enorme e sotto steroidi. Harry non svenne per un pelo, ma ci andò molto vicino quando vide un enorme coda a frusta, terminante con una punta a freccia nera, schioccargli accanto in un crepitio di squame opache.

Il drago grigio parlò, muovendo pacatamente le labbra squamose e facendo sobbalzare il corno nero sul naso.

«Siete venuti eh?» Chiese.

Aveva una voce calda, solare, di sabbia bagnata al vento con una sfumatura un po' femminile che rassicurava, ma nel contempo vibrante e possente, saggia.

John alzò il volto verso la creatura senza scomporsi, ma non senza sorpresa verso quell'apparizione

«Artenair, anche tu?»

«Certo, John... no, non fare quella faccia, nessuno mi ha visto, te lo assicuro. Sono qui e basta, nessun umano del vostro mondo mi ha scorto nel cielo né da nessuna parte» girò il muso verso l'Arena e si sistemò meglio sulle zampe, grattando con gli artigli enormi e neri «Non potevo perdermelo. Ma non aspettatevi che sistemi le cose se la situazione sfugge di mano a Mark e Shadow, questo è il loro match»

«Magari fosse Wrestlemania» scherzò l'uomo dal cappello bianco, per poi divenire di colpo serio quando si udì percuotere un grande tamburo.

Lo avevano fatto i loschi tizi, vicino alle uscite (o entrate) che sboccavano da sottoterra, quel rumore, con un grosso strumento musicale composto ad una cassa armonica del diametro di un metro e trenta e sopra una pelle tesa macchiata.

Dall'apertura rettangolare uscì un muso lungo, largo, dentato e ricoperto di squame finissime. Era innaturale, non somigliava per niente al muso di nessun altro rettile.

Occhietti rabbiosi, dalle iridi rosso sangue e la pupilla verticale fremente, narici piccole foderate di amaranto, squame sovrapposte del color dell'argento liquido e un filo di fumo candido che risaliva dall'angolo della bocca potente, le mascelle gonfie pronte a scattare.

Anche il resto del corpo sinuoso venne fuori. Era ricoperto di una corazza d'argento e d'oro che doveva valere dei miliardi, placche che gli percorrevano tutto il dorso legate da sotto al pancia da spesse strisce di cuoio chiuse da fibbie preziose, le zampe protette da anelli di acciaio e oro lisci, spessi. Era terrificante con quel suo cipiglio rabbioso, le ali semi aperte un po' indurite nella posa minacciosa, gli artigli rossastri scuri che grattavano sulla sabbia e sulla pietra lasciando solchi lunghi, stretti e profondi.

La creatura era a dir poco enorme. Harry stimò che pesasse almeno una decina di tonnellate e che un jet non avrebbe avuto di certo quell'apertura alare. Come avrebbe fatto a volare, un animale così gigantesco?

Il drago sbuffò. Di lato a lui, ma molto più in basso, c'era Marc Voratten, non più lupo, ma uomo.

Senza un bianco capello fuori posto, con indosso una cotta di maglia fine d'acciaio e il mantello blu lungo fino alle caviglie, l'emblema del lupo ululante d'argento sulla stoffa e l'elmo sottobraccio, avanzava fiero, il mento alto. Una spada dall'elsa d'oro, adagiata nel suo fodero di legno e pelle, pendeva dalla cinta sbattendo sulla coscia sinistra, minacciosa. Si era tagliato i baffi e ora il labbro spaccato e violaceo risaltava un bel po' sul suo bel volto pallido.

Uno dei sue incappucciati accanto al tamburo salutò il guerriero e il drago d'argento battendosi un pugno sul petto, poi tuonò con voce cavernosa e solenne

«I primi sfidanti, signori del Bianco Lupo, Marc il giovane e la nobile dragonessa Wolfaren Terza

delle terre a Nord, si presentano. Ecco le armi!».

Voratten sguainò la spada e la portò in alto, la lama splendente che scintillava come tempestata di piccole gemme argentee picchiettate di rosso contro il sole morente, mentre il drago Wolfaren ruggì e s'impennò facendo tremare la terra, in uno spettacolo di rara potenza, poi eruttò una fiammata azzurrastra che rese l'aria incandescente.

Harry, impressionato eppure curioso, chiese a Kate perché l'incappucciato non avesse detto il nome completo di Marc Voratten lei gli spiegò che la tradizione degli scontri fra dragonieri voleva che ci si presentasse senza cognomi perché nessuno si sentisse superiore all'altro a causa della propria discendenza da una famiglia più prestigiosa. Il giovane guardò di nuovo verso la creatura gigantesca giù nell'arena e si disse che neppure in sogno gli sarebbe accaduto di vedere scene cosi incredibili, di vivere situazioni cosi allucinanti.

Allucinanti, eppure così eccitanti da dare i brividi.

Nemmeno nei suoi incubi, quelli fatti di ossa e di buio, era riuscito a percepire in modo così materiale la presenza delle creature, la presenza di quello che, e su questo non ci pioveva, era il loro nemico.

Un drago.

Solo ora, dopo averla guardata per qualche istante con gli occhi fuori dalle orbite, assimilò l'informazione sul fatto che Wolfaren era una femmina. Scosse la testa perplesso. Di nuovo si udì potente il rombo del tamburo.

Wolfaren ringhiò a fauci spalancate, la lingua arricciata contro il palato, ma la sua rabbia si placò al secondo tonfo sordo e riverberante.

Bong...

Il tempo parve fermarsi, come per magia, il sole rosseggiò fino a ferire gli occhi degli spettatori e poi la sua luce si attenuò ancora.

Artenair contrasse la mascella e uno degli enormi pugni ricoperti di scaglie, graffiando gli spalti di pietra con le unghie, John si sporse in avanti con malcelato nervosismo, aggiustandosi il colletto del vestito semi-elegante.

Bong...

E finalmente l'Ombra emerse dall'ombra, Shadow figlio di Ermes in tutto il suo tenebroso splendore. Elegante il profilo della testa nera, come quella di un cavallo frisone, ma con le fauci lunghe, gli zigomi un pronunciati sotto le squame del color d'inchiostro. Aveva corna dorate, macchiate d'ambra e di castano, rivolte in avanti e spiralate per tutta la loro lunghezza, due folgoranti saette contro il muso del nemico.

Uno spuntone ricurvo, anch'esso color dell'oro, gli spuntava sopra la massa ossea delle narici sottili in fondo a una canna nasale ben tornita.

Aveva occhi di un verde meraviglioso e cangiante, profondo, notevolmente più intenso del suo compagno umano, più saggio e meno cupo, limpidi di una strana innocenza. Sul collo possente cresceva una criniera di peli neri, grossi e serici.

Anche lui aveva il corpo protetto da una sorta di armatura, argento e acciaio smaltato nero, un collare che terminava sul petto con una croce celtica e alle zampe legati leggeri parastinchi decorati con intrecci elaborati ed arabeschi, la parte superiore della coda rivestita di sottili placche metalliche sovrapposte, ma in linea generale si trattava di un'armatura molto più leggera e sicuramente meno costosa di quella della sua avversaria, per non parlare del fatto che sembrava molto più inutile.

I muscoli tonici guizzarono sotto le squame lucide mentre avanzava con incedere lento e solenne, il collo possente arcuato, le braccia e le zampe anteriori ben definite. E la taglia enorme, molto più grande della già enorme Wolfaren, che lo guardava con tanto d'occhi e i denti scoperti in un muto ringhio minaccioso.

Venne anche Mark, tutto vestito di nero, con un giubbotto di pelle lungo fin poco sotto il polpaccio. A coprire la fronte alta teneva legata una bandana, occhiali di plexiglass scuro nascondevano il suo sguardo, guanti spessi coprivano le sue mani, ai piedi stivali alti che gli avvolgevano le gambe fino al ginocchio o poco sotto, anche se non si poteva capire bene dove iniziasse o dove finisse ogni parte di lui: sembrava essere stato calato nell'inchiostro. Solo le labbra, beffarde, potevano far intuire qualcosa di ciò che pensava.

L'incappucciato presentò anche loro, la voce lungamente più fiera e gioiosa, come se presentasse i suoi campioni.

«Accettanti la sfida di Marc il giovane e Wolfaren terza abbiamo l'Oscuro Ministro Mark e il nobile Shadow di Horn Blu Island. Si presentino le armi!»

Il drago nero sollevò la zampa anteriore destra e fece scattare fuori gli artigli retrattili gialli, che prima sembravano semplici punte d'oro e ora parevano invece spade sfolgoranti pronte a penetrare nella carne come burro.

Gli occhi rossi del drago argentato seguirono attenti quel movimento, le sopracciglia leggere di squame inarcate.

Oltre agli artigli, Shadow sfoderò un sorriso bianchissimo e irto di zanne acuminate e ravvicinate fra loro. Era senza dubbio una creatura oscuramente affascinante, ma molto meno tenebrosa di quanto da lui ci si aspettasse e con un aspetto ben poco feroce per essere un grande drago. Non sbuffava fumo, non scalpitava, non sciabolava la coda né irrigidiva le ali: insomma, non minacciava nessuno.

Mark sembrava molto più indomabile, tenebroso e spiccatamente incline a uccidere. Lo sembrò ancora di più quando estrasse una spada e la sollevò. L'arma era rimasta invisibile perché era infoderata in una custodia nera poggiata su pantaloni neri, sotto un giubbotto nero. Anche la lama era scura, brunita, con un simbolo d'oro al centro e in basso, una croce celtica, e si restringeva un po' nel mezzo per poi riallargarsi.

Voratten continuava a tenere alzata la sua spada, quasi volesse far vedere che era più bella di quella del suo avversario, fiero dell'elsa blu e argento, della punta stretta, del pomolo intarsiato di diamante e del filo perfetto, tagliente come un rasoio.

A un altro percuotere di tamburo i due abbassarono le armi e avanzarono l'uno verso l'altro, mentre i draghi rimanevano immobili dietro di loro. Gli uomini si diedero la mano libera per dimostrare la lealtà nello scontro prossimo.

John giurò agli altri di aver visto disegnarsi sulla faccia di Voratten un'espressione di dolore.

Artenair confermò ridacchiando, poi aggiunse con una voce divertita che sembrava il rumore di un piccolo tuono

«Mi raccomando, facciamo il tifo eh! Nessuno ha portato uno striscione?»

«No» rispose Kate, accigliata «Che ci dobbiamo fare con uno striscione?»

«Tifiamo la nostra squadra...».

Artenair, leggenda, re di Horn Blu Island, capo del Consiglio dei dragonieri era, per caso, quell'enorme creatura gioviale lì di lato a loro? Chissà perché il ragazzo si immaginava un mostro grigio scuro, testa piccola, zanne sporgenti, almeno due paia di corna e occhi rossi. Era rimasto sorpreso, piacevolmente sorpreso di non aver incontrato il mostro dei suoi incubi.

Un ruggito squarciò l'aria, folgorante, come un urlo basso che s'insinuò nella terra facendola tremare.

L'attenzione di tutti si concentrò di nuovo sui combattenti nell'Arena.

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