15. Azione nella notte di Halloween

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All'improvviso si sentì strattonare per la manica della giacca.

«Guarda laggiù!» Gemette Lita «Cosa sono?».

Punti fiocamente luminosi, quasi intermittenti, si muovevano dalla cucina verso di loro, lenti e traballanti, bianchi e giallastri.

Mark capì immediatamente che non c'era alcun pericolo, ma raccomandò comunque alle due donne di attenderlo un istante mentre lui controllava che tutto fosse a posto e si dileguò silenzioso nel buio.

Vince, poco distante, non si accorse di niente, ma continuò a condurre il gruppo di ragazzi amati di torce elettriche nel buio pesto.

«Ma dove sono quei dannati?» Sussurrò, alla ricerca dei compagni «Ehilà!» urlò «C'è nessuno?»

«Non c'è nessuno, mister» intervenne Zack, incupito «Perché non cerchiamo al piano di sopra?»

«Ottima idea... seguitemi, andiamo in biblioteca e accendiamo le torce, cosi abbiamo un po' di luce»

«Perfetto mister, andiamo... ma com'è che qui dentro non c'è elettricità?».

Vince non rispose, perché effettivamente non ne aveva la più pallida idea.

Il gruppetto si diresse a passo svelto verso le scale che ancora non riuscivano a vedere.

Sembrava che solo al buio ci si potesse realmente rendere conto di quanto fosse grande quella casa.

All'improvviso Valerie, attenta e sensibile come al solito, urlò. Tutti si girarono e la paura li invase.

Vince fu percorso da un brivido viscido che gli contorse le viscere.

Una sagoma nera avanzava verso di loro. Era enorme, sinistra, lenta, indistinguibile a tratti come se fosse avvolta dalla nebbia.

«Via! Via! Andiamo» Strillò Vince, ma si sentì afferrare per la spalla da una mano grande e fredda e fu immobilizzato da una presa a cravatta che per poco non lo strozzò.

L'uomo tentò di liberarsi, ma inutilmente: il braccio gelido continuava a premergli sulla gola con forza inaudita, spingendogli il pomo d'Adamo all'indietro e tenendolo premuto cosi, senza muoversi. Che tristezza sarebbe stato morire proprio nella notte degli spiriti...

«La vuoi finire?» Ringhiò cupo il grosso essere scuro «Sono io, dannazione, sono Mark!»

«Mark?» la voce di Vince era ancora più raschiante e flebile «Tu? Oh, mi hai fatto venire un...»

«Mi dispiace» Mark sogghignò allentando la presa con esasperante calma «Alla tua età... può venirti un infarto»

«Alla mia età? Io sono giovanissimo!» ribatté Vince, quando vide con la coda dell'occhio Zack e il ragazzo cicciottello impugnare un grosso candelabro, di quelli che oggi è difficile trovare in commercio, con un sacco di ornamenti che lo rendevano pesantissimo, e caricarsi per colpire con quanta forza avevano, come se avessero un ariete per abbattere una porta.

Vince indietreggiò velocemente e disse a Mark «Attento alle spalle!».

Sdang! Il candelabro di rame colpì la schiena ampia del grosso americano e lo costrinse ad abbassarsi in ginocchio. I due ragazzini si diedero il cinque, tutti presi dalla loro vittoria, poi rovesciarono il pesante tavolo rotondo di legno massello sul grosso essere a loro sconosciuto. La sagoma nera crollò sotto il tavolo.

I due ragazzi che avevano avuto il coraggio di assaltare "il mostro", gli puntarono sopra le torce elettriche, ancora diffidenti.

Vince scoppiò a ridere tenendosi la pancia con le mani, come se dovesse cadergli a terra da un momento all'altro

Scontramondi - 1. La pietra delle fontiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora