12. La vigilia di Halloween

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Nel frattempo, al piano di sotto, John rincorreva Vince come il proverbiale Tom rincorre Jerry, intorno alla tavola. Mentre Vince era illeso, l'uomo dal cappello bianco sfoggiava una vistosa garza bianca appiccicata alla guancia, ricordo sgradito dell'incontro con l'uomo lupo.

Sotto lo sguardo di un appena arrivato Mark, John fece un paio di finte e poi si lanciò di nuovo all'inseguimento di Vince, con furia, sbatacchiando in giro le sedie.

«Ti farò a pezzi!» Gli urlò, brandendo il mattarello

«Ma non è mia la colpa stavolta!» ululò supplicante l'uomo dai capelli grigi, con il fiatone, scartando ancora una volta per evitare un colpo «Non sono stato io a bruciare la tua stupidissima sfoglia!»

«Dicono tutti così!»

«Non è vero!»

«Voi volete sabotare la mia sfoglia!»

«Ma non sono stato io! Te lo giuro, John!»

«Nemmeno io se è per questo! E allora chi è stato?»

«Non io, non io!» Vince si mise a saltellare su un piede solo dopo aver dato un calcio accidentale alla gamba del tavolo, ma quando si vide John quasi addosso ritornò a galoppare con la velocità del lampo e schizzò dietro la schiena di Mark, affacciandosi in punta di piedi da dietro la sua spalla destra.

«Vieni qui!» Ringhiò l'uomo dal cappello bianco, fermandosi e indicando un punto a terra ai suoi piedi

«Non ci penso nemmeno: mica sono scemo!»

«Guarda che ti vengo a prendere eh! Vieni qui e chiedimi scusa immediatamente! Ora! Vince, Ora

«Come se bastasse! Vuoi picchiarmi lo stesso»

«Nessuno picchierà nessuno» disse piano Mark, annoiato, ma nessuno lo ascoltò.

Vince, nonostante gonfiasse il petto e si atteggiasse a chi sta prendendo in giro il suo inseguitore, era spaventato da John, che dal canto suo si stava gonfiando tutto come un tacchino che tenta di spaventare il suo rivale.

«Vieni qui» Disse, puntando un dito dritto verso il fuggiasco

«Io non voglio. E poi sono io il tuo cap...»

«Chiudete il becco!» tuonò Mark, roco «Mi è venuto il mal di testa!»

«Scusa» esclamò candido Jhon, dondolandosi come un pinguino da un piede all'altro e sorridendo sornione e beato «Ma sai com'è, Vince ha avuto la brillante idea di dare gas e...»

«Non sono stato io!» abbaiò Vince con la sua voce canina

«Basta, avevo detto» ribadì il grosso uomo dai capelli rossi, marcando bene ogni parola in modo da fare sembrare la frase minacciosa come solo lui poteva renderla.

I suoi occhi verdi scorsero sui volti dei compagni con gelido distacco, ma era proprio questo a rendere le sue occhiate micidiali.

Vince abbassò lo sguardo sulle sue eleganti scarpe marroni e annuì con aria rammaricata e impaurita.

John ridacchiò, poi cercò di contenersi, poggiandosi una mano sul petto

«Calma amico» disse, appoggiando la spalla sinistra contro quella di Mark «Ho capito che non posso punire Vince»

«Esatto» sibilò cupo Mark

«E devo rifare di nuovo al pasta sfoglia, no? Tutto daccapo. Tutto da solo. Non ti sembra crudele, amico? Non ti sembra una cosa da persona senza cuore?».

Scontramondi - 1. La pietra delle fontiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora