9. Le tre pietre del potere

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Giunse il mattino. La sala da pranzo era gremita di gente e la vecchia casa sembrava aver riacquistato l'antico splendore di quando era piena di vita e di colore.

John sedeva con il libro in mano a capotavola, sorridente

«Ora sveleremo l'arcano, a quanto pare» annunciò, solenne.

Si tolse il cappello bianco da cowboy, poi ci ripensò e se lo rimise in testa.

Harry era accanto a lui, vicino a Kate e frontale al vecchio Vince, Lita si limava le unghie un pò più in là, tutta presa dalla sua occupazione.

Il ragazzo dai capelli neri si alzò come qualcuno che ha dimenticato qualcosa di importante

«Potente aspettarmi un istante?»

«Se è proprio un istante» ringhiò Vince, minaccioso senza volerlo «In tal caso si, altrimenti...»

«Non preoccuparti presidente!»

Harry schizzò in bagno e si guardò allo specchio. Gli stava crescendo al barba, come spruzzate di pepe nero sulle guance, e lui odiava apparire cosi. Per fortuna aveva l'equipaggiamento base: rasoio e schiuma da barba.

Aveva iniziato a radersi quando udì una voce e sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla

«Salve ragazzo»

«Argh!» Harry si era lasciato sfuggire il rasoio e si era tagliato fin sotto l'orecchio «Che ti salta in mente, Mark?»

«Volevo salutarti» si giustificò il grosso umano dai capelli rossi

«Mica te ne parti, adesso... potevi salutarmi sotto, no? Guarda!»

«Un brutto taglio... aspetta, faccio io» Mark avvicinò la mano al lato destro della testa del ragazzo

«No!» strillò Harry, poi si guardò intorno con fare imbarazzato «Io... io non voglio che tenti una cosa così difficile, sei stanco e...»

«Sta fermo»

«No, no, no...» il giovane indietreggiò. Va bene essere allievi rispettosi e tutto il resto, ma era un altro conto farsi mettere le mani addosso per farsi curare un taglio...

Mark acchiappò Harry, che continuava a divincolarsi, e fu costretto a schiaffargli la manona coriacea sulla piccola ferita con tanta forza da fargli vedere le stelle. Quattro secondi dopo e la pelle si era completamente rimarginata. Il ragazzo sorrise, smettendo di agitarsi

«Grazie...»

«Di nulla, la colpa era mia» Mark acquisì all'improvviso il solito tono cupo «Ci vediamo di sotto»

«Va bene».

Harry finì di farsi la barba e per un attimo si chiese se non fosse stato meglio lasciarsela crescere come Mark, corta sul mento e con un bel paio di baffetti, perché dava un aspetto più rude e al contempo affascinante... poi si accorse di avere diciannove anni, di essere un cittadino semplice e di odiare la sua stessa, ultima idea, perché imitare Mark non era quello che gli serviva o che gli sarebbe piaciuto fare. Scese al piano di sotto

«Grazie di avermi aspettato»

«Non è stato niente di che» rispose John, sfogliando il libro «Visto che avremmo dovuto aspettare comunque alcune traduzioni. Harry caro, è latino questo ... latinorum difficilorum»

«Oh... io l'ho studiato, un pochino, sai, nei corsi extracurriculari, ma non ma la cavo granché, ero concentrato sul francese»

Scontramondi - 1. La pietra delle fontiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora