1. Il maniero

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Il maniero sorgeva in mezzo a un grande giardino in mezzo alle colline, circondato da boschi di pioppo tremulo, noce e castagno dal fogliame di un colore ormai tendente al rosso ed al giallastro, visto il freddo che avanzava strisciando sui possedimenti intorno alla casa.

Le mura dell'edificio apparivano lievemente scrostate, le porte graffiate e consumate dal tempo e sui balconi di pietra, ornati da piccole statue di animali, si arrampicavano l'edera e la vite del Canada, dando al complesso un aspetto di inquietante gloria un po' decaduta, come quella delle case dei fantasmi.

Un giovane americano guardava dall'esterno dell'enorme cancellata tutto ciò, mentre il cuore gli martellava in petto. Si staccò dalla cintura un grosso mazzo di chiavi arrugginite e le fece tintinnare mentre sceglieva quella più adatta.

«Questa no... questa no... ah, ecco qua!» Esultò finalmente, in maniera infantile, infilando nel buco della serratura la chiave giusta.

Il lucchetto che chiudeva il pesante catenaccio ossidato scattò con un rumore sordo e il ragazzo aprì il cancello con una spinta continuata e faticosa. Dal rumore cigolante dei cardini incrostati, si poteva dedurre che erano anni che nessuno apriva quel cancello. Il giovane avanzò con cautela, guardandosi intorno per metà intimidito e per metà affascinato.

Fra le erbe selvatiche e le rose incolte, ormai divenuti rigogliosi e spinosi ammassi verdi, si ergevano effigi di marmo d'ogni genere, simili a ricordi che emergevano dal passato o a persone pietrificate per sempre, cavalieri sui loro fieri ed eleganti destrieri, busti di nobili e di dame dai volti tristi, vecchi con i baffoni ed i libri sottobraccio.

Molte statue erano state attaccate dai licheni, dal muschio o addirittura dall'edera, ma in generale le loro fattezze erano ancora riconoscibili e nessuna di loro si era sgretolata. Erano strani, tutti troppo diversi fra loro, ed alcuni sembravano addirittura provenire da epoche diverse.

Ma, più bello e più terribile, era un uomo scolpito nella roccia scura in fondo all'entrata, vicino alla casa. Era un membro dell'alta società a giudicare dall'abito elegante sotto la giubba che nel modello originale doveva essere stata di velluto, con un volto severo e malinconico che, anche ora, sembrava provare un dolore nell'anima, tale era stata la perizia dello scultore. Portava i baffi corti e i capelli lunghi come si usava all'epoca, raccolti in una coda e curati, le mani aristocratiche da pianista con le dita affusolate protette da guanti lisci erano l'una portata parallela al corpo e l'altra portata sull'elsa della spada, che pendeva dalla cintura, mentre le gambe erano in perfetto appiombo, dritte, come quelle di qualcuno che si prepara a scattare perché a sentito un rumore improvviso. Un tralcio di edera avvolgeva il piedistallo, ma la figura vera e propria dell'uomo non era stata toccata da nulla e sembrava appena uscita dalla roccia.

Il giovane visitatore americano osservò la statua per qualche istante prima di entrare nel palazzo.

Non appena varcò la soglia, spalancando il pesante portoncino di legno massiccio, la luce lo investì. Vide qualcuno muoversi furtivamente non molto lontano da lui e sobbalzò. In quell'unico istante pensò che faceva male a fidarsi degli uomini che lo avevano inviato in quella villa maledetta, che in fondo se lo sentiva che dentro c'era già qualcuno e che quel qualcuno non era amichevole... solo qualche secondo dopo capì che il presunto nemico altri non era che il suo riflesso in uno dei grandi specchi polverosi che amplificavano la luce dello splendido salone in cui si ritrovava. Era stato un vero sciocco a spaventarsi cosi, lo ammise.

Rise forte di sé stesso, in modo che la sua voce si espandesse ovunque, e si avvicino curioso alla sua immagine riflessa. Poté constatare di essere il bel giovanotto di sempre, con i capelli neri corvini arruffati, la frangetta spettinata sulla fronte, gli occhi scuri e brillanti e vestito alla maniera casual che lo contraddistingueva, con jeans e maglietta blu scura spiegazzati perché in macchina stava seduto scivolato in avanti sul sedile. Niente cambiamenti nel suo volto, niente zanne nella sua bocca, niente di sovrannaturale né in lui, né intorno a lui.

Scontramondi - 1. La pietra delle fontiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora