11. D'accordo, maestro Miyagi

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L'uomo lupo, furioso, si liberò sgusciando via come un'anguilla. Balzò e cadde in piedi, dritto sulle gambe, poi si lanciò verso l'uomo, che gli diede una gomitata nello stomaco tale da fargli sputare sangue e lo fece piegare in due.

L'umano ridacchiò sotto i baffi discretamente, ma mentre lo faceva diede alla bestia un pugno sulla nuca tale da farlo quasi svenire, poi rimase immobile a guardare la grossa creatura sofferente dall'alto dei suoi oltre due metri, sembrando per qualche istante persino più alto del suo nemico.

Harry decise che si, in fondo voleva bene a quell'omone sinistro e dalle finestre Vince e Lita applaudirono e si misero a gioire come se fossero allo stadio.

L'uomo lupo si rimise ritto sulle quattro zampe con un solo sforzo rapido, ma nei suoi occhi la tenacia era stata spezzata, il suo animo sconfitto. Il pelo sul suo dorso, perennemente ritto, si adagiò piano, i muscoli si rilassarono e sgonfiarono. Un fiume di bava misto a tracce di sangue colava dalla sua bocca ansimante.

La bestia diede un ultimo sguardo a Mark poi galoppò via e si perse in lontananza senza che nessuno tentasse di inseguirlo o di fermarlo.

Kate corse ad abbracciare Mark, incurante del fatto che fosse quasi completamente ricoperto di sangue.

In quel momento la vista di Harry si appannò, provò una fitta lacerante al fianco ferito e le gambe non lo ressero più. Udì una voce chiamarlo e mani sollevarlo da terra prima di sprofondare in uno sconcertante abisso di dolore e, lentamente, perdere i sensi.

Si risvegliò sul letto della camera in cui di solito dormiva. Le lenzuola, a giudicare dal fresco profumo che emanavano, dovevano essere state lavate da poco.

Harry ricordava solo di essere stato colpito dall'uomo lupo, poi era come se la memoria gli fosse stata rimossa. Provò ad alzarsi quando sentì un formicolante bruciore risalirgli le carni e partire dal fianco destro. Si scoprì dalle lenzuola rosse e si vide una fasciatura che gli stringeva l'addome. Premette l'indice sulle bende ruvide e capì di essere ferito.

«Calma, non cercare di farti ancora male, ragazzo» Lo riprese qualcuno con un tono basso e un po' rauco.

Harry si grattò la testa e si voltò verso chi aveva parlato, Mark seduto in poltrona

«Cosa è... successo?» chiese Harry, disorientato

«Ah, ti sei fatto male davvero. Hai preso una...» e mosse una mano facendo il gesto della zampata, che Harry trovò estremamente realistico, poi incrociò le dita delle mani e spiegò «Mi dispiace di non averti potuto curare come quando ti sei tagliato con la lametta, ma vedi, questa è più grave e non ho... non ho in questo preciso istante la facoltà per guarirti»

«Non importa» si affrettò a intervenire Harry, dopo che si fu accertato delle condizioni fisiche di chi gli stava davanti, anche lui segnato da quell'ultimo scontro.

Mark sembrava abbastanza in forma, ma da piccoli particolari si potevano scorgere i danni che gli erano stati inferti. Indossava la bandana nera, però da sotto spuntava un lembo, una strisciolina appena, dell'ampia fasciatura sulla fronte.

Harry gli sorrise con gratitudine e Mark distolse lo sguardo come se il giovane fosse un basilisco, in grado di ucciderlo fissandolo.

Dal piano inferiore risalì il rumore di un crollo di sedie, legno massiccio contro il marmo.

Il cuore del giovane si mise a balzargli in petto e i muscoli del basso ventre gli si contrassero quasi dolorosamente.

«Cosa è stato?» Chiese Harry, deglutendo

Scontramondi - 1. La pietra delle fontiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora