Fino Alla Fine

By seicomeungirasole

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La complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16 parte 1
Capitolo 16 parte 2
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
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Capitolo 70
Capitolo 71
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Capitolo 99
Capitolo 100
Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
RINGRAZIAMENTI
Freedom
✋🏻👆🏻
Oh capitan,my capitan!
AAA
Civico 182
Sorpresa
Annuncio
Hoplites

Capitolo 30

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By seicomeungirasole

-davvero non vi parlate da tutto questo tempo?- mi chiede Mattia stupito,mentre consegna la carta di identità all'hostess in aeroporto.
-si, non infierire..grazie- poggio la mia valigia sul rullo e dopo avergli attaccato la striscia di biadesivo ,la vedo sparire via.
-buone vacanze- ci dicono e noi sorridiamo cortesemente.
-non hai provato a chiamarlo?- continua a chiedermi .
-No. Per dirgli cosa poi? Le hai viste le storie di instagram e quelle fidati che parlano chiare- il solo ricordo mi fa incazzare a bestia.
-non lo facevo così testa di cazzo!- mi dice,sperando forse che la cosa mi faccia stare meglio.
-che lo insulti a fare? Non è colpa sua- aspettiamo che il resto consegni le valigie e poi tutti quanti ci dirigiamo verso le scale mobili .
-lo facevo più intelligente, sarà bravo a calcio ma in quanto a vita reale è proprio una schiappa- mi volto a guardarlo fulminandolo.
-inutile che ti incazzi e continui a difenderlo. È una testa di cazzo!- lo ignoro evitando di insultarlo per poi pentirmene.
-Mat, sono venuta in vacanza e non voglio saperne nulla. Possiamo parlare di tutto quello che vuoi, basta che non faccia riferimento a loro. Ti prego- devo fargli tanta pena perché, non ribatte e mi lascia in pace.
Il mio posto è 21A, ironia della sorte, quasi riderei istericamente della cosa se non fossi sicura che mi lascerebbero a terra e mi rinchiuderebbero nel primo manicomio con un posto libero.
Alla fine niente Grecia ma Tunisia, sotto proteste di Federico che  ha dovuto farsene una ragione.
-posso dire l'ultima cosa- mi chiede mentre ci viene detto di allacciare le cinture
-no, appena parli ti giuro che ti scambierò con un cammello- sbuffa ma si arrende nuovamente.
-sei più stronza del solito, quand'è che ci scopi e ti tranquillizzi?- lo schiaffo in faccia se lo ricorderà per tutta la vita, come lui se lo ricorderà il vicino di posto e lo steward.
-aiha- dice piano
-ti avevo avvertito- gli dico tranquilla infilandomi le cuffiette e ignorando come al solito le direttive per un ipotetico salvataggio.
Menomale che non vivo a Shondaland perché altrimenti sarei nella merda più totale.
"Divertiti ma non troppo perché devo mancarti, ti voglio bene e torna tutta intera.
Niente cammelli 🐫 " il messaggio di Higuain mi fa sorridere e purtroppo non posso più rispondergli.
Mi volto a guardare Mattia che mi sta trucidando con gli occhi.
-che c'è? Sentiamo- si morde la lingua evitando di insultarmi come so che vorrebbe.
-nulla stronza!- fa il sostenuto
-va bene- lo ignoro non arrendendomi e lui mi guarda spalancando la bocca.
-questi livelli di stronzaggine ti stanno sfuggendo di mano- mi dice e io sorrido consapevole.
Ultimamente sono davvero poco sopportabile e scatto immediatamente per un nonnulla.
-conto di partecipare al Guinnes World record - il signore accanto al mio posto afferra una strana collana piena di palline.
Ma che cavolo?
Lo sento pregare e di nascosto faccio corna toccando ferro.
Tutte a me devono capitare? No dico, accanirsi contro di me cosi prepotentemente quando nell'universo ci sono miliardi di persone.
Un po l'uno non ha mai fatto male a nessuno. Da Torino a Tunisi ci sono tre ore e mezzo di viaggio e non ho minimamente sonno, in più l'aria condizionata è accesa cosi forte che praticamente finirò per congelare.
-di che ti devi lamentare?- mi dice ridendo Mat osservandomi curioso
-spera che questa vacanza sia strepitosa perche altrimenti mi occuperò in persona di rovinarti- ho bisogno di staccare la spina.
-non ho scelto io la meta, non prendertela con me- si giustifica
-chi è che ha detto di andare in vacanza con loro?- gli ricordo
-ma era per stare insieme più persone- ribatte
-più persone? Io e te siamo più che sufficenti- mi sorride consapevole che tanto alla fine finiremo per farci comunque una vacanza per i fatti nostri.
Le hostess iniziano a fracassare le palle nemmeno quindici minuti dopo la partenza.
Prima la colazione, poi i profumi e ancora i biglietti gratta e vinci.
Ma ,se ho pagato centoventi euro di biglietto andata e ritorno, pensi che abbia soldi da buttare nel cesso per queste cagate?
La stupidità!
A completare il tutto ci si mette il vicino collassato letteralmente sulla mia spalla.
-Mat?- gli dico sconsolata e il bastardo ride
-qualche problema?- mi chiede tranquillo.
-perderò la spalla- mi lamento
-pensa se incomincia a sbavarti addosso- automaticamente rimuovo il braccio e il signore si sveglia agitato improvvisamente
-che c'è? Che succede?- mi chiede
-la spalla è mia, grazie!- gli faccio notare ma quello non sembra curarsene minimamente.
-dai, poverino- mi sussurra Mat
-facciamo cambio di posto?- gli chiedo pregandolo
-no!- mi risponde immediatamente
-stronzo!- gli dico imbronciandomi e facendolo ridere.
-buongiorno volete da bere?- ci chiede un'hostess
-si ,della limonata grazie- gli dice il signore di prima
Ovviamente che succede?
Me la versando addosso sti due deficienti.
-scusi- mi dice quella cretina
Scusa al cazzo!
-non preoccuparti- sorrido falsamente alzandomi dal mio posto e recandomi al bagno.

In Tunisia ci sono trentotto gradi all'ombra, praticamente un forno accesso all'aperto.
-si muore dal caldo- si lamenta Federico sventolandosi con sedici euro di guida turistica, in faccia.
-speravi di trovarci i pinguini?- gli dico sarcastica
-magari- mi risponde non cogliendo minimamente la battuta
Una jeep fuori strada, ci viene a recuperare e ci accompagna nel nostro albergo.
-mi hai preso la stanza insieme a te vero?- dico a Mat che per fortuna annuisce
-ci tengo alle mie palle- mi dice
-ecco, fai bene- gli rispondo
Il Dar Ben Gacem, si trova relativamente vicino all'aeroporto di Tunisi-Cartagine ed è bellissimo già da fuori.
-ti piace vero?- mi chiede Mat mentre guardo estasiata l'abergo in perfetta armonia con l'antico centro della città.
-troppo- gli rispondo, afferrando la canon dal collo e scattandogli un paio di foto.
Lascio gli altri ad occuparsi della mia valigia e io salto giù dalla jeep,provocando il sollevamento di una nuvole di sabbia che fa tossicchiare tutti.
-è meraviglioso- dico come una bimba contenta il giorno di Natale.
Osservo le mura bianche, i cornicioni a forma di arco a chiave di volta decorato con strisce verticali nere. Sul tetto una cupoletta regge il simbolo della città di Tunisi.
La luna e la stella.
-benvenuti- ci accoglie una bellissima donna dalla carnagione olivastra, inevitabilmente penso all'abbronzatura di Paulo, penso a Paulo costantemente.
Ho il gira dischi rotto!
-grazie- gli rispondiamo e entriamo dentro
Mi giro intorno estasiata, piccoli vasi di ceramica sono sparsi ovunque, tende bianche di lino arricchiscono l'arredamento e il legno è il padrone indiscusso dell'atmosfera.
-siete i ragazzi italiani?- ci chiede e io annuisco rivolgendogli la mia più totale attenzione.
-le stanze sono tre vero, due matrimoniali e una singola?- annuiamo e ci consegna le chiavi poi, ci fa strada.
Se fossi una reporter scriverei tantissimo su questo posto e gli darei cinque stelle.
Nell'aria un profumo delizioso mi fa arricciare il naso e piante verdi e colorate ovunque.
-questa è la vostra- ci dice lasciandoci entrare
Dentro ,due grandi finestre ad archi con volte a stalattiti alternati a quelle ad alverare, rendono l'atmosfera suggestiva.
-il sito online non gli rende giustizia- dice Mat
-è strepitoso, come hai fatto a beccare un posto simile?- gli chiedo
-in realtà ho scelto quello che mi sembrava più vicino ai tuoi gusti, sapevo che non andavamo in Grecia e almeno questo te lo dovevo- lo abbraccio e lui mi stringe
-mi conosci troppo bene- gli dico
-ormai ho gli anticorpi contro di te- il contrario in realtà, ma va bene comunque.
-non vorrai rimanere in camera vero?- gli chiedo vedendolo sdraiarsi sul letto
-non voglio?- mi domanda sbadigliando
-no! Usciamo dai dai ti prego- mi accontenta e ne sono felice
-gli altri non verranno sicuramente-mi dice
-tanto meglio- ammetto sincera.
Quando ritorniamo giù, chiediamo alla ragazza cosa possiamo osservare senza allontanarci di troppo.
-Medina Sousse, basta continuare dritto e poi svoltare a destra- annuiamo e ci incamminiamo.
L'odore di spezie nell'aria è cosi forte da riempirmi i polmoni. Sulla strada un sacco di negozi attirano la mia curiosità e quella di Mattia che mi segue.
Sacchi di tela iuta,contengono spezie di tutti i tipi e colori ed è proprio come si vede nei film.
Piccoli negozietti con una tenda da sole fatta da tele bianche sporche ,poggiate delle canne di bambù essiccate e intrecciate.
Fotografare è il minimo che posso fare.
-Gwen guarda qui- mi afferra per un braccio e mi porta a vedere delle donne che, con con telai di legno, fanno tappeti che sono vere e proprie opere d'arte.
In strada i bambini camminano scalzi e io voglio assolutamente imitarli
-che fai?- mi chiede mentre mi sfilo i sandali
-tolgo le scarpe- gli dico ovvia
-lo vedo ma, perché?- mi chiede e io gli indico le ragazze che camminano un paio di passi più avanti di noi.
-perche mi piace- gli rispondo semplicemente.
Camminando il mio olfatto viene catturato da un buon profumo di menta, seguendo la scia arriviamo in un piccolo bar ,se cosi vogliamo chiamarlo
-Bonjour- ci salutano appena entriamo
-Bonjour- rispondo
-voulez-vous asseoir?- ci indica un piccolo tavolinetto basso di legno accerchiato da tanti cuscini colorati
-si,con molto piacere- ci accomodiamo e ordiniamo del buonissimo tea alla menta.
-io me lo porto in Italia- gli dico a Matt
-è davvero buono, però io non potrei berlo tutti i giorni- mi dice
-io si- all'uscita dopo aver pagato il tea con i Dinari, acquisto tre confezioni di tea alla menta, conservato in piccoli sacchettini di iuta.
-tre?- mi domanda
-si, per me, per il Pipa e per Paulo- ignoro il suo sorrisetto e continuo a guardarmi intorno
Quando arriviamo in piazza, inutile dirvi di come i miei occhi abbiano brillato.
Incantevole è forse l'aggettivo che più vi si addice a questo posto.
C'ero venuta quando avevo otto anni ma non me la ricordavo affatto.
Magnifiche palme verdi fanno da cornice ad una moschea spettacolare, so che purtroppo la loro religione mi permette di entrare solo in determinati orari e sicuramente non per come sono vestita adesso.
Il mio sguardo viene catturato da un uomo che in ginocchio su una tovaglia di lino nera, sta pregando.
Mi approprio di un piccolo istante della sua vita, immortalandolo nel rullino delle mie foto.
-ci compriamo la tunica?- mi chiede io annuisco immediatamente .
Quando entriamo in un negozio di tessuti,vengo colpita dalla quantità di colori diversi e di materiali diversi che contiene.
Una ragazza si avvicina a noi e ci chiede che cosa desideriamo
-una tunica- gli risponde Mattia
-che tunica?- gli chiede e ovviamente non sa più che cosa dirle.
Scopro che ce ne sono diversi tipi, alcune differiscono per veramente poco ma hanno tutte un nome diverso.
La mia preferita è la Zhhlaixing, una tunica che somiglia più ad un accappatoio. La scelgo rossa e panna con dei decori in ora, la prima di cui mi sono immediatamente innamorata.
Quando facciamo rientro in albergo, i ragazzi sono fortunatamente svegli e decidiamo di andare a cena.
Esplosione di sapori ,spezie e tanta,tantissima cipolla.
-mi puzzerà l'alito per tutta la vita- gli dico a Mat
-solo a te? Federico non vorrà mai più baciarmi- sorrido e concordo.
Il pane azzimo e privo di sale è qualcosa che scopro piacermi parecchio, soprattutto con la crema si miele e mandorle sopra.
-finirai mai di mangiare dolci?-mi chiede Elena
-mai, è proprio contro la mia natura- le dico, intingendo direttamente il dito nella crema.
-stasera usciamo? Ho letto online che qui vicino c'è un pub con le narghilè- mi dice portandosi poi un cucchiaio di cous cous in bocca.
-assolutamente si- rispondo, immaginando già come sarà utilizzare il narghilè
Il pub è immerso in un buio confortevole, e piccole luci verdi sembrano decorare il tetto come se fossero delle stelle.
-se fossi ricco mi fare la camera cosi- commenta Mat
-e dormiresti con ste lucine accese tutta la notte?- annuisce aspirando dal bocchino.
Una nuvola di fumo aromatico ai lamponi,mi arriva dritta in faccia e annuso volentieri.
La mia è rigorosamente alla menta, vado sempre sui tradizionali che sono sicura sapranno raccontarmi qualcosa che poi poterò per sempre come ricordo.
Aspiro gustandone il sapore e rilassandomi, il vapore è caldo ma il retrogusto di menta ,gli conferisce quella freschezza che si abbatte sulle pareti della mia bocca e poi scende giù per la gola.
-sembri quasi una professionista- mi dice sorridendo e facendomi un piccolo video che sono sicura finirà online.
-non è che ci vuole la laurea per farlo- neanche il tempo di completare la frase che Elena si affoga con il vapore ed inizia a tossire,assumendo un colore rosso tortora.
Un bicchiere d'acqua e due pacche più tardi, i ragazzi si sentono cosi stanchi che vogliono già andare a letto.
L'orologio segna le undici e mezza, in Italia dovrebbero essere mezzanotte e mezza, quindi conviene che mando un messaggio ai miei e se rispondono gli chiamerò.
-foglio fare il fosso nel letto- mi dice Mat sbadigliando mentre stiamo già tornando verso l'albergo.
-io non mi sento stanca- ammetto sincera.
Mi sarebbe piaciuto rimanere per strada ancora un po' di ore; credo che di sera si possano vedere paesaggi mozzafiato e inevitabilmente le cose assumono sempre tutta un'altra prospettiva,un altro gusto.
-miss duracell- mi dice mettendosi a braccetto.
-hai ventidue anni e sembri un nonnetto di ottant'anni- mi fa il verso
-domani mattina sarò come nuovo, ma adesso ho seriamente bisogno di dormire-.
Quando arriviamo in camera, si lancia letteralmente sul letto e fa giusto in tempo a rimanere in mutande che sta già russando.
-bene, perfetto!- dico da sola.
Non riuscirò a dormire neanche sforzandomi con tutta me stessa.
Recupero il pacco di Winston dalla mia borsa e cerco l'accendino dalla tasca dei jeans di Mattia.
Fuori inizia a fare un po di freschetto e forse un giacchettino non sarebbe male; la terrazza è piccola e contiene un unica sedia di legno e nemmeno tanto stabile,ma comunque sempre meglio di niente.
Mi ci siedo sopra e come al solito mi porto le ginocchia al petto.
Il cielo e pieno zeppo di piccole luci distanti, la luna ha la forma di uno spicchio d'arancia e i lampioni di un giallo caldo, illuminano i tetti e le vie che ci stanno attorno.
Mi piacerebbe avere un angolo di paradiso per me stessa; dove potermi rifugiare a pensare in serenità e lasciarmi coccolare da quel vizio che purtroppo non riesco a togliere completamente dalla mia vita.
L'odore del tabacco,mi porta immediatamente in un'altra dimensione, la dove so che i pensieri correranno liberi e mi confronterò con sentimenti che cerco sempre di ignorare.
La sigaretta tra le dita della mano sinistra e il telefono in quella destra, scorro velocemente sulla time-line di instagram e le foto di Paulo a Formentera, sembrano attirare più attenzione del solito.
Ma come biasimarle?
Paulo è bello,ma non solo esteticamente.
È bello nel suo modo di essere, di lasciare sempre un sentore di gentilezza e rispetto in quello che fa.
Avrà pure i suoi ventitré anni, ed è prossimo ai ventiquattro ma, nonostante la risata da uomo in erba e il volto privo di segni, è la sua testa che lo rende speciale.
Non so come lo vedano gli altri e se lo vedano realmente, con tutte le sue fragilità e i suoi difetti, non so nemmeno se io lo veda davvero e se sia tutta un'immagine che la mia testa si sia costruita.
Inconsciamente le mie dita sono sul suo contatto, vorrei tanto chiamargli anche solo per sentirne la voce e ricordare a me stessa la dolcezza e la sensualità del suo accento.
La confusione che fa sempre nel pronunciare la V e la B, le pause che usa mentre parla per cercare di usare i termini appropriati e la dolcezza di quando la parola gli rimane intrappolata in bocca perché la lingua gli sbatte tra i denti e lui stringe gli occhi velocemente,prendendo una piccola forza per pronunciare correttamente la parola.
Agli inizi quando gli sentivo pronunciare Juventus come se la J fosse la versione italiana di "giu" e ne veniva fuori Giuventus, mi partiva un embolo e dovevo mordermi ripetutamente la lingua per non correggerlo; il tempo ha cambiato le cose perché, nonostante sia sbagliato il suo modo di pronunciarlo ,le mie orecchie hanno iniziato dapprima ad apprezzarlo e infine ad amare anche questa particolarità argentina.
-pronto- risponde con la bocca piena di cibo.
Effettivamente da loro sono quasi le cinque del pomeriggio e per lui è un rito bere il mate e mangiare pasticcini alla nocciola.
-hei- gli dico quasi sussurrando
-perché parli cosi piano?- mi chiede anche lui sussurrando
-perché qui dormono tutti- sorrido istintivamente.
Sentire la sua voce mi mette di buon umore.
-perché sussurri anche tu?- gli chiedo
-me lo chiedo anche io- ridacchia e mi si scalda il cuore.
Non ci parliamo da due settimane e mi è mancato cosi tanto che ,fanculo l'orgoglio.
-è sera li da voi?- sento il rumore della deglutizione e l'immagine del suo pomo d'adamo che si alza e si abbassa,mi fa perdere momentaneamente la lucidità.
-nena, sei ancora a telefono?- mi affretto a rispondergli
-è quasi l'una di notte e la mia compagnia è sprofondata nel letto ;io come sempre non ho sonno- la sigaretta si è consumata da sola.
-io sono tornato in camera e Miralem dorme come un orso in letargo, mi sto annoiando e non posso uscire- si lamenta e mi fa sorridere.
Per lui deve essere assolutamente da folli rimanere chiuso in stanza senza far nulla. È sempre alla ricerca di un impiego e lo capisco bene.
-Mattia dorme russando come se stesse tagliando la legna, se rimango un secondo di più sul letto con lui,arriverei a commettere un omicidio- ride della battuta .
-ti va se facciamo una video chiamata? Ci teniamo compagnia a vicenda- sto praticamente attaccando senza nemmeno dirgli di si.
Quando il suo volto spunta sul display del mio cellulare, il mio cuore sembra aver subito un tuffo.
È bello, bello da perdere la ragione.
-ma lì fa buio pesto- mi dice e io gli faccio vedere il panorama per poi riportarlo sul mio viso,leggermente illuminato dalle luci esterne.
-sei da sola?- mi chiede ed io annuisco, portandomi i capelli dietro le orecchie e lasciando libero il mio volto.
-no, sono con te- sorride e posso osservargli la schiera bianca di denti
-dovrei mandarti in vacanza più spesso, diventi più dolce nei miei confronti- sorrido sapendo che in realtà non è la vacanza. È la sensazione di mancanza che ho provato nelle sue settimane trascorse senza vederlo ne sentirlo.
-proponilo al presidente, a te da sempre retta- il che non è un mistero.
Paulo ha questo potere di farsi amare da tutti.
-perché non sei venuta in Messico? Almeno avrei avuto qualcuno con cui poter stare insieme...Allegri è meno allegro del solito- battuta pessima, anzi, proprio penosa.
-ritenta, sarai più fortunato- sbuffa mettendo un piccolo broncio.
-non le capisce nessuno le mie battute- dice sconsolato
-si vede che la pallavolo non fa per te- okay, neanche io sono questa grande comica.
-questa fa più schifo della mia- dice ma sorride e gli sorridono anche gli occhi.
-mi adatto al tuo livello- mi fa un dito medio e io ricambio.
Normali segni d'affetto insomma.
-verrai a NewYork?- mi chiede indossando le cuffie, evitando probabilmente di infastidire il sonno a Mira.
-non lo so, ma penso di no...non ho avuto nessuna richiesta- lui annuisce e lo osservo mentre cerca qualcosa dal comodino di fianco.
-che fai?- gli chiedo curiosa
-aspetta un attimo- mi dice mentre continua a fare qualcosa che non riesco a vedere.
-fatto- dice contento
- fatto cosa?- mi mostra il suo ipad ma continuo a non vederci nulla a causa del riflesso e del suo continuo movimento.
-non ci vedo- gli dico -statti un po' fermo- continuo e lui si porta il cellulare in bocca.
-Paulo, vedo il tetto...genio- ride e va cadere il cellulare dalla sua bocca e mi sembra di volare.
-va bene ci rinuncio...comunque era una mia email alla società?- mi sorride contento
-e..?- continuo a non capire.
-gli ho detto che mio fratello vorrebbe che tu venissi a New York cosi insieme potete parlare di alcuni sponsor. Sono o non sono un genio?- si vanta
-hai detto una bugia ? Ti sta crescendo il naso- gli dico stupidamente sperando che mi mandiamo li.
-peccato, chi ha inventato sta storia poteva pensare a zone più utili- lo guardo inarcando in avanti le sopracciglia e torcendo gli occhi.
-il mio criceto ha un quoziente intellettivo più alto del tuo- gli dico
-hai un criceto?- mi chiede stupito
-no, appunto!- scoppio a ridere per la sua espressione facciale.
-ancora lì stai?- sobbalzo dallo spavento
-chi è?- mi chiede Paulo dall'altro lato
-il lupo- gli risponde quell'altro, entrando finalmente nell'inquadratura e lasciandosi vedere.
-ciao amor- lo saluta l'argentino
-ciao amor- ricambia Matt.
-hai proprio una brutta cera- gli fa notare
-mi avete appena svegliato dal mio sonno di bellezza-
-ma se stavi tagliando le legna per l'inverno- gli dico
-io non russo- dice immediatamente
-no? Allora come mai da qui sentivo una motosega?- rincara la dose Paulo.
-andate a fanculo tutti e due- scoppiamo a ridere e ci battiamo un cinque via telefono.
-voi due vi siete rincoglioniti entrambi- Mattia mi guarda sconcertato e poi guarda l'altro che è nelle mie stesse condizioni.
-ti sei appena svegliato e sei cosi acido?- gli dico
-sono le due di notte e voi fate circolino mentre la gente cerca di risposare- sbadiglia e gli si possono vedere le tonsille.
-sei andato a coltivare i campi?- lo sfotte Paulo.
-no hai ragione, sai che fatica correre dietro un pallone- okay, gliel'ha servita su un piatto d'argento.
-questa è più vecchia di mia nonna- gli fa notare.
- tu- lo indica,- da quando frequenti questa qui- indica me,- sei diventanto stronzo, chiederò il divorzio- guardo Paulo e lui guarda me.
-siamo torinesi- diciamo insieme, ricordando quell'incontro turbolento nel mio ufficio, per poi scoppiare a ridere.
-adesso parlate pure in codice? Ma io dove sono stato per tutto questo tempo?- domanda retorico
-a lezione- lo sfotte Paulo e io devo davvero asciugarmi le lacrime dalle forti risate.
-ma, te le dice lei oppure ti vengono spontanee?- gli chiede ironico
-no, ci incontriamo di segreto e ci scambiamo le battute- continua a prenderlo in giro
-Dybala, appena torni ti faccio un culo cosi!- gli fa il segno con le dita delle mani.
-il mio culo lo vedrai con il cannocchiale- si inquadra il culo e lo scuote.
-puoi chiedere a tua madre che compasso ha utilizzato?- gli dice quello con gli occhi a cuoricino.
Sporco pervertito!
-che cosa è un compaso?- chiede
-niente, lascialo perdere- gli dico
-era un modo carino per dirti che hai un culo favoloso amor e che faresti bene a riportarlo a Torino- lui gli manda un bacio volante
-ci vediamo a Settembre amor- lo saluta e Matt coglie l'antifona e mi bacia la testa rientrando dentro.
-ma è sulserio in mutande?- mi chiede ed io annuisco
-dormi con lui che dorme in mutande?-
-si, mi ha visto fare la doccia- dico tranquilla
-Gwen!- mi rimprovera
-che c'è, è il mio migliore amico gay!- gli faccio notare
-è sempre un uomo- ciao nonno Dybala
-conosco come è fatto un uomo, niente che non abbia già visto- okay, non è uscita come immaginavo.
-perché, quanti altri uomini hai visto?- mi domanda leggermente alterato
-non lo ricordo-lo punzecchio
-non lo ricordi?- rido e lui capisce che sto scherzando
-cosa sei,mio padre o mio fratello?- o il mio fidanzato aggiungerei
-nessuno dei due,per tua fortuna- dice serio
-Argentina mil novecientos cincuenta- dico ironica
-dosmildiecisiete- mi dice e lo vedo mordersi le labbra.
-se non sapessi che non sei questo, ti avrei già staccato la chiamata in faccia- lui arriccia il naso
-io sono molto geloso. Tanto geloso...credimi- si? E come mai Antonella vive da sola a Milano e tu continui a dormire sonni tranquilli?
Vorrei chiederglielo seriamente ma mi trattengo.
-mi stai dicendo che la tua ragazza è una sorta di proprietà?- sono un po' spiazzata da questa rivelazione
-no, assolutamente no...sono solo un tipo che vuole l'esclusiva.
La mia ragazza è mia e io sono suo- fedele.
-ovvio, perché scusami che cosa vorresti dirmi?- colgo la palla al balzo.
-se io stessi per diventare una renna e tu ne fossi a conoscenza, me lo diresti?- c'è qualcosa che non so ma che dovrei sapere?
-io...si, penso di si- il mio cervello continua a pensare su che cosa sia potuto succedere.
Lui mi sorride ma il sorriso non coinvolge i suoi occhi. È quel sorriso che gli alza gli angoli della bocca ma non è sincero.
-è successo qualcosa?- non voglio invadere i suoi spazi, non senza il suo permesso.
-va tutto a rotoli e mi sento una merda- vedo le sue spalle abbassassi impercettibilmente
Vorrei dirgli che non è solo che anche io sento come se tutte le certezze che credevo di avere sono andate in frantumi.
Come castelli costruiti du pilastri di sabbia e di sale.
È la frase da cui questo ebbe inizio, per me.
-posso fare qualcosa?- so che non posso fare qualcosa, forse in parte il problema sono stata anche io.
-aspettare- mi dice e non so per cosa,ma aspettare sembra essere il prossimo obiettivo utile della mia vita.

Ciao 👋🏻 carissime ❣️
Niente,volevo solo dirvi che ho ancora il fiato in sospeso per la complicità tra questi due ragazzi.

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