~La Cacciatrice Mezzo Sangue~

By megaragea

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COMPLETA ~ Mi piacerebbe dimenticare tutto ciò che mi hanno fatto, ma non posso. La rabbia e il rancore mi st... More

~Prologo~
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chi sono
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AVVISO IMPORTANTE!✔
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~Epilogo~✔
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Ciao gente del 2021

~21~

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By megaragea

Canzone : NAO - Bad Blood

Osservando gli occhi eterni di colui che parrebbe essere mio padre mi faccio trasportare dalla loro profondità, dalla rassegnazione.

"Com'era mia madre? Intendo prima che diventasse la persona vuota che ho conosciuto."

I suoi occhi fosforescenti si puntano sul mio viso, vedendo in me forse la sua vecchia amante, un tempo opacizzato dalla polvere.

"Era unica, splendida. La più bella donna che io abbia mai visto nella mia lunga esistenza. Una creatura che pur non volendosi farsi notare era impossibile non ammirare. Aveva tanti difetti, era estremamente prepotente, testarda, amara, ma di un amaro che lascia un buon sapore sul palato. Era una scoperta."

"Com'è iniziata? È stato un colpo di fulmine?"

"Mia cara... vedi, io sono sempre stato un uomo della mia specie, avido, e come tutti coloro che peccano di bramosia volevo averla. È iniziata come una sfida personale, un passatempo col quale colmare quel tempo che non passava mai."

Persa dalle parole ho perso lo scorrere dei minuti, cercando di visualizzare ciò che mi stava raccontando. Mi accorgo che è tardi.

"Dovrai raccontarmi il resto un'altra volta, ora dovrei proprio andare."

"C'è qualcuno che ti aspetta?"

"A quanto pare..."

"È un privilegio, non darlo mai per scontato."

Lo abbandono nella sua stanza buia, ancora immerso in qualche ricordo. Mi lascia addosso un sapore salato, già provo una strana nostalgia che mi spingerebbe a stare con lui in quella stanza fino al termine della storia.
Mia madre era la mia gemella, così simili da bruciare. Viste l'una accanto all'altra sembravamo due volpi pronte a colpire con la loro astuzia. E Samuel è stato la sua povera lepre.

Diversamente dai miei fratelli mia madre ha sempre nutrito un disprezzo naturale nei miei confronti, forse perché vedendo me osservava la via che non aveva potuto percorrere, ero lo specchio delle sue occasioni perdute e non me lo avrebbe perdonato.

Mi domando come possa essere sfuggita dal legame di coppia.

Il sole ormai si staglia alto in cielo, la luce della mezza giornata, un bicchiere mezzo pieno. Raggiungo l'uscita dell'istituto correndo, attendendo la coppia, che però non si fa vedere. Attendo altri dieci minuti ma ancora nessun volto piacevolmente familiare.

Non è mai un buon segno quando qualcuno rimane bloccato dentro quelle aule, marcio furiosa verso l'entrata, le vetrate sbattono al mio passaggio. L'odore di Ametista mi indonda le narici, è ovunque, troppo intenso. Raggiungo il luogo dove esso si addensa, da una porta provengono dei mugolii, la apro d'istinto. L'immagine che mi si staglia davanti mi fa accapponare la pelle.

Due lupi tengono ametista per le braccia, le loro femmine si occupano del suo stomaco, lasciandosi andare a calci violenti ma mal assestati. Il suo sangue secco ritorna ad essere scarlatto ad ogni colpo sul viso.
Il terreno trema in balìa della mia ira, Ametista nonostante sia disorientata si volta di me, seguita dai sui carnefici.

"So che far branco per i cani è essenziale, che l'indipendenza non è una vostra capacità. Ma addirittura quattro contro uno... è deplorevole pure per voi bastardi meticci."

Le mie parole servono a farmi passare la fiamma dal cuore, diviene ghiaccio freddo. E solo quando la mia vista ritorna ad essere lucida mi rendo conto che una delle ragazze è Hayley. Caso vuole che lei non mi stia particolarmente a genio, ed è il momento di finirla.

Mi avvicino a lei lentamente, un predatore che guarda la sua vittima. Prima che possa scattare sento dietro di me un ruggito feroce: Nicolas folle d'amore e d'ira si avventa sui due maschi così velocemente che mi è impossibile focalizzare i suoi movimenti, cadono a terra i loro corpi, ancora sanguinanti. Fa per iniziare il massacro delle due lupe, lo avviso con uno sguardo: loro sono mie.

Si fa da parte, concentrando tutto se stesso sul corpo dolorante della donna, della creatura, che più ama al mondo. La solleva e se la porta al petto, uscendo poi dalla porta.

Faccio in tempo a spostare il mio sguardo da questa immagine rotta che le mie ossa iniziano a sciogliersi, spezzarsi, ricomponendosi poi con una struttura differente ed imponente.

La mia lupa si staglia in questa stanza che puzza di sangue e violenza, mi lecco i baffi, riesco già a sentire il loro sapore sulla lingua.

"Juan!"

Urla lei come ultimo tentativo. Un grande lupo color miele accorre, ponendosi dinanzi a me e accogliendo il morso che era stato dedicato alla sua compagna. Mugola di dolore per un istante, questo non gli impedisce di comunicare con me, si insinua nella mia testa.

"Sai che dovrai uccidermi prima che ti permetta di fare questo, Hope."

"Non capisco come questo dovrebbe fermarmi."

"Siamo amici, lo so che lo sai."

Se è così che si comportano degli amici io non voglio più fare questa esperienza.

"È stata una tua scelta quella di non esserlo più."

"Ti chiedo solo di darmi la possibilità di sistemare le cose."

"Ci sono cose che non si possono aggiustare, Juan. Io non sono una porcellana rotta, io sono cenere, la nostra amicizia è polvere. Non la puoi ricomporre, puoi fare un mucchio di essa, ma appena soffia il vento essa vola via."

L' oro fuso delle sue iridi non mi infonde più sicurezza, casa, non è la persona della quale mi fidavo. Accecati da quel famoso furor del quale i poeti antichi parlano.

Ancora col suo sguardo affranto sul mio mi ritrovo ad essere sollevata, sotto alle mie zampe l'aria. L'odore mi è così stranamente familiare, mi avvolge.

Storm.

Prima che possa reagire istintivamente arriva Nicolas che mi trascina via senza difficoltà, forse perché anche io non sono pronta ad affrontare ciò che stava per accadere.

××××××

Sono passate ore eppure Ametista è ancora svenuta, la sua pelle candida è ricoperta da lividi violacei, le sue labbra rosee spaccate e lo zigomo destro è tendente al nero. Rivendo in lei, in quei segni, la me vulnerabile di un tempo.

È colpa mia.

L'ho lasciata da sola in un luogo sconosciuto, eppure so con chi avrebbe avuto a che fare. Mi sento così... impotente. È questo che fa l'affetto, diventi uno spettatore inerme della vita di chi ami, e spesso se sta male puoi alleviare il suo dolore solo temporaneamente.

È una situazione così confusa ed irrazionale che mi duole la testa: il mio amico ormai è divenuto un qualcuno di sconosciuto, un po' come mia madre per Samuel. Il nostro rapporto è ormai crollato, volato come una lanterna infuocata nel cielo, che non tornerà mai più alla sua origine. Cerco di non spostare i miei pensieri su colui che più è un mistero, che più cerco di allontanare, il mio compagno, colui che da quando ho baciato non ho più visto, oggi mi ha attaccata, eppure è sempre nei miei pensieri. Non riesco a cancellarlo.

Sono ormai qui da tre mesi, passati così velocemente che il tempo sembra perdersi. E mi rendo conto forse di non avere la volontà adatta e salda per sterminare il branco del mio compagno, uno sconosciuto magnetico. Lo indebolirei emotivamente e nella sua autorità.

"È straordinariamente bella."

Nicolas mi pesca da quella nube nella mia testa, mi volto nella sua direzione, lui non guarda me però, osserva minuziosamente la sua metà. Vorrei fosse così semplice.

"Lo è davvero."

Affermo rigirandomo verso la mia amica, così debole e vulnerabile in quel letto, in mezzo alle coperte bianche. Ci siamo occupati del sangue, delle pomate e poi l'abbiamo lasciata riposare.

"Sai che non è colpa tua, vero? La crudeltà di quelle bestie non è merito tuo."

Una mano calda mi dona un tocco fraterno sulla spalla.

"Sarei dovuta essere lì, con lei. Questa non è la sua battaglia."

Lui sospira ressegnato.

"Hope, è la nostra battaglia. Io sono come te. Sarebbe successo, è già successo, non che questo mi faccia sentire più tranquillo, la guardo la notte dormire accanto a me e vengo colpito dalla terribile consapevolezza che potrebbe scomparire dalle mie mani da un momento all'altro, rischio sempre di perderla per ciò che sono, per ciò che non sono. Lei è più forte di me, lo sai. Feroce come un leone, premurosa come una madre. Non me la merito, nessuno se la merita. Ma sicuramente non è colpa mia o tua se oggi è successo questo, la violenza non ha ragioni, esiste e basta, si scatena senza motivo."

Annuisco nonostante nel fondo continuerò a provare questa vergogna costante, questa responsabilità. Le parole di Nicolas mi commuovono, vorrei provare qualcosa di puro e spaventoso.

"Grazie, Nicolas, davvero."

Mi siedo poi accanto alla mia amica sprofondando nel macerato, le accarezzo la mano gelida.
I suoi occhi celesti si schiudono, contemporaneamente un sospiro di sollievo lascia le mie labbra.

"D-dov'è Hayley?"

Ridacchio per le sue priorità.

"Ti sei appena svegliata dopo tre ore e la tua prima domanda è: 'dov'è Hayley?"

Prima che possa rispondere Nicolas si fionda su di lei, adesso so cosa prova quando la sente viva accanto a lui, so cosa provoca la sua presenza. Sente già nostalgia di qualcosa che è lì solido, che ha una forma. Irrazionale quanto tremendo.
Un po' imbarazzata esco dalla stanza lasciandoli da soli.

Fuori ha iniziato a piovere e la luce del sole ha lasciato il posto alle nuvole grigie, annuso l'odore della pioggia, della rugiada fresca. Vengo però distratta da un incessante rintocco all'entrata. Mi preparo per qualsiasi evenienza ed apro la porta. Davanti a me un ragazzo incappucciato, nel momento in cui alza lo sguardo mi ritrovo ad osservare gli occhi color nocciola del mio compagno.

"Storm?"


Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e alla prossima!

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