~La Cacciatrice Mezzo Sangue~

By megaragea

565K 23.2K 1.5K

COMPLETA ~ Mi piacerebbe dimenticare tutto ciò che mi hanno fatto, ma non posso. La rabbia e il rancore mi st... More

~Prologo~
~1~
~2~
~3~
~4~
~5~
~6~
~7~
~8~
~9~
~10~
~11~
~12~
~13~
~14~
~15~
~16~
~17~
~18~
~19~
~CAST~
chi sono
~21~
~22~
~23~
~24~
~25~
~26~
~27~
~28~
~29~✔
~30~✔
~31~✔
~32~✔
~33~✔
~34~✔
~35~✔
~36~✔
AVVISO IMPORTANTE!✔
~37~✔
~38~✔
~39~✔
~40~✔
~Epilogo~✔
Ringraziamenti✔
NUOVO LIBRO
BOOK TRAILER
Ciao gente del 2021

~20~

11K 471 25
By megaragea

Canzone : Bad Bitch - Bebe Rexha


Essi sono i vampiri più temibili, di conseguenza più affascinanti, hanno un ascendente sulle loro vittime, le manipolano affinché siano consenzienti. Non è il primo che incontro, sono dotati di una violenza innata che li spinge a non avere alcun limite, sono privati del loro senno quando vengono attirati dal sangue. Come un umano dipendente dalla droga che non può rinunciare alla sua dose di eroina.

Flashback

Nonostante il tetto sia alto e ripido salto in esso con l'agilità delle ombre, mi calo sulla strada silenziosa seguendo con lo sguardo il vampiro inconsapevole della mie presenza. Si ferma dinanzi ad un cancello arrugginito che scavalca con un salto, prosegue verso una villa antica e solo una volta sparito al suo interno ripeto i suoi movimenti.

Non faccio in tempo a raggiungere l'entrata che le urla strazianti mi raggiungono, come conigli messi all'angolo dal predatore. Tra esse anche il pianto di un neonato, si spegne all'improvviso come era iniziato.  L'odore del sangue mi raggiunge sempre più forte e acre ad ogni mio passo, tutto tace.

Corro all'interno della stanza, ciò che riesce a notare il mio sguardo è solo il colore rosso, ovunque. Sulle pareti, sul pavimento, che gocciola dalle tende. Non è un lavoro elegante, non era premeditato, era lo scenario di una bestia che si lascia andare al suo istinto primordiale.

Due corpi irriconoscibili, uno piccino scomposto da una parte e un altro, dalle dimensioni adulte, che nell'ultimo tentativo di salvare suo figlio si protende verso il suo cadavere. Noto solo ora la presenza di un piccolo gatto accanto al cadavere del neonato, vivo e ricoperto di sangue.
Una sconvolgente malinconia mi avvolge, si trasforma in una nube di rabbia. L'assassino siede al suolo, le mani sugli occhi, mi dirigo con furia verso di lui, non fa resistenza, sa di meritarlo. Con un colpo secco gli stacco la testa, proprio come lui ha fatto a questa donna e a suo figlio. Mi rendo conto solo dopo che prima di spegnersi sussurrò grazie.

Mi spaventa avere uno squartatore nel mio lignaggio, ho sempre temuto il sangue umano per questa ragione, per il terrore di diventare come lui.
Non gli lascio il tempo di accorgersi della mia presenza, mi volto e con frenesia cerco la coppia, fortunatamente noto due teste bionde al bancone, è rassicurante vedere un qualcosa di fermo, solido in mezzo al caos. Decido di non disturbarli.

Sono qui per una missione, e questa va portata a termine, è l'unica cosa importante, che non mi fa perdere il controllo.
Vago fino a quando noto una porta chiusa a chiave, pur essendo serrata al suo interno posso sentire l'odore del sangue fresco. Le mie iridi cambiano sfumatura, le gengive urlano quando i canini spaccano la carne.

Non perdo tempo, la sfondo con un colpo secco, i presenti si voltano verso di me soffiando. Seduti su delle poltrone sudice ci sono umani deboli, sudati, attaccati tramite flebo a  macchinari che asportano il loro sangue all'interno di sacche adatte a contenere il plasma.

Ignoro il mio istinto animale, stacco la luce in modo tale da confonderli, grazie al mio sange da lupo distinguo bene le loro figure e i loro movimenti al buio.
Capisco da come si muovono goffamente che non sono addestrati, tanto che mi è facile ucciderli. L'adrenalina mi pulsa nelle vene, il fiato corto, la pelle ormai ricoperta dal loro liquido nero. I corpi si dissolvono dietro di me, senza lasciare tracce. Stacco le flebo dagli umani, qualcuno li troverà.

Invio il segnale ai miei compagni di iniziare il massacro da soli, i vampiri dovrebbero sapere che questa è la loro ultima notte di eternità.

Corro al piano superiore, c'è uno strano silenzio, alla fine del corridoio si trova una porta, immagino sia quella che mi porterà dal carnefice di questo spaccio di sangue.

Entro senza esitazione, dinanzi a me un uomo di bell'aspetto, occhi castani, capelli biondo cenere. Un ventenne all'apparenza, lo ingannano gli occhi polverosi.

"Saresti? Hai bisogno di qualcosa?"

Non gli lascio il tempo di replicare, mi getto su di lui come un'onda inaspettata, i suoi occhi si spalancano, furiosi e sorpresi. Afferro dalla mia tasca un fil di ferro che gli stringo attorno alla gola, sul pomo d'adamo si aprono strisce di sangue nero. Gli strappo via gli arti, a partire da quelli superiori a quelli inferiori, e come ultima la testa, che casca come una mela marcia al suolo.
Quello che rimane del suo corpo diviene cenere, particelle che si spargono nell'aria.

Una volta tornata giù trovo la coppia bere da una bottiglia rotta, il vuoto intorno a loro.

"Ci avete preso gusto."

Poi un'immagine mi pare davanti nella mente, un lampo di preoccupazione.

"Sono tutti morti?"

"Alcuni sono fuggiti in tempo."

"Perché?"

"C'era anche mio padre in quel locale."

~~~~~~~~~~~

Cammino per il villaggio ancora dolorante, i miei fratelli ed i loro amici si sono divertiti a seviziarmi ripetutamente, la mia pelle è ormai ricoperta da chiazze violacee, giallognole se meno recenti. Alla sofferenza fisica si aggiunge quella emotivo.

"Dove vai bestia?"

Non credo che riuscirò a vivere ancora a lungo così, non credo di poterlo sopportare per molto ancora, sto cedendo, loro stanno vincendo.
Provo a scappare ma la costola rotta e la gamba dolorante mi rallentano troppo.
Mi sento afferrare per il collo e sollevare in aria, sto come affogando in queste mani callose.
Morirò così?
È questo il mio destino?

Mi sveglio sudata, le coperte del letto disfatte, per metà al suolo. Mi alzo di scatto e corro in bagno, ancora scossa. Se fosse un sogno forse i suoi lineamenti starebbero già svanendo pian piano, come la pittura sotto la pioggia, sbavata, sbiadita. Ma sono ricordi, incubi, mi mordono i piedi se li lascio fuori dal letto, mi stringono la cassa toracica con le loro urla trattenute.

Il getto dell'acqua mi culla durante la doccia, come un automa mi insapono. Non penso a nulla, o almeno provo a concentrarmi sul vapore che appanna il vetro, quell'odore del mio balsamo.
Una volta uscita dalla cabina della doccia mi asciugo i capelli, in passato non riuscivo neanche a guardarli. Questo rosso, così simile a quello di mia madre, dei miei fratelli, in qualche modo ferivano come sale sulla mia ferita ancora lacerata, aperta e pulsante. In seguito ho imparato ad apprezzarli come segno della mia indipendenza, della mia libertà, le mie fiamme, i miei schizzi di sangue svolazzanti. Sono miei, di nessun altro.

Mi accorgo che ormai è mattina, il sole sorto filtra luce dalle finestre scacciando l'oscurità delle mie emozioni. Giù trovo la coppia già pronta per la nostra corsa mattutina.

La foresta è un richiamo, quasi quanto la mia meta, la mia maledetta curiosità.

"Perché ti sei fermata?"

"Devo controllare una cosa. Voi andate."

Annuiscono confusi e tornano indietro.
Ed eccomi dinanzi a quello che è il confine del clan dei vampiri, dinanzi alle mie origini. Una volta mosso piede in esso vengo circondata dalla guardia.

"Devo parlare con il vostro capo."

Non sembrano convincersi, così mostro loro il colore distintivo dei miei occhi. Abbassano lo sguardo e mi lasciano passare, leggermente intimoriti.

Cerco di rovistare tra i miei ricordi quale sia il punto dove si trova la casa di Edward, ma basta cercare la più eccentrica. Non mi metto problemi ad entrare, a chiedere permessi.
Sento che lui è qui, no... letteralmente lo sento, la melodia prodotta da un pianoforte antico mi striscia sul timpano armoniosa, una carezza.

La seguo come un topo con il suo pifferaio magico, devota. La porta della sala è socchiusa, lui vuole essere sentito. Forse una ricerca di aiuto, di attenzioni mai ricevute. Mi appoggio al lato del muro, in silenzio.

Edward è talmente immerso nella sua musica che non si rende conto della mia presenza, o in ogni caso da non farsi intimidire o incuriosire da essa.
Socchiudo gli occhi per assaporare meglio questo momento. Nonostante la musica sia tenebrosa, oscura, violenta, con una nota amara di tristezza, egli sfiora con estrema gentilezza e delicatezza i tasti, lo sguardo attento.

"Se trattasi gli esseri umani come questo piano forse saresti meno fastidioso."

"Se tu tenessi i tuoi pareri per te forse qualcuno riuscirebbe a sopportarti."

"Buon sangue non mente, fratello. Ci assomigliamo, non piacciamo a nessuno."

Mi guarda con quei suoi occhi blu di fondale marino.

"Certo che a te non scalfisce mai niente, non ti fai mai trovare impreparata."

"Non ho molto tempo per la psicologia. Mi porti da nostro padre?"

"Ne sei sicura? Anche lui ha il nostro sangue, una garanzia di antipatia."

"Devo ripetermi? Non ho tempo."

Sbuffa, tra il divertito e lo spazientito, però accontensente, mi accompagna nell'appartamento della volta scorsa, una volta arrivati lì svanisce prima che gli possa rivolgere parola.  Mi faccio strada da sola, bussando poi alla porta chiusa dalla quale provengono diversi rumori confusi. Per fortuna una volta aperta ciò che vedo è solo Samuel con il telecomando in mano e un'aria particolarmente annoiata, forse anche stanca.

"Squartare povera gente è così faticoso?"

Lui si volta verso di me come una saetta, lo sguardo però sfuggente e colpevole. Gli occhi fosforescenti completamente spalancati.

"C-come lo sai?"

"Non è che passi così inosservato, o pensavi d'essere discreto?"

"Non è un qualcosa del quale vado particolarmente fiero."

"Ho visto di peggio. Se ci pensi è ironico, un'assassina sanguinaria e un padre dipendente dal sangue, dalla violenza. Si spiegano tante cose della mia natura."

"La mela non cade mai lontana dall'albero, i saggi dicevano."

Amareggiato ritorna a guardare il vuoto, spinta da un qualche sentimento simile alla compassione mi avvicino a lui.

"Quanti anni hai?"

È una delle conversazioni più imbarazzanti che io abbia mai avuto.

"Forse milletrecento, non ricordo esattamente, non li conto più ormai..."

Dice sconsolato, mentre si passa nervoso una mano nei capelli.

"Sai... l'immortalità non è poi così afrodisiaca, piacevole. Osservare persone che ami appassire, volatilizzarsi nel nulla, scordarti dei loro volti, dei loro nomi, ti prosciuga. E rimane solo la noia, la ripetitività, è questo che stanca. E poi ti accorgi che in tutto questo sbiadire c'è un unico sentimento immutabile: la sete, la bramosia, ti attacchi a quella per sopravvivere."

La solitudine, anche da questo siamo accomunati. E mentre siamo seduti uno vicino all'altro, con le nostre dignità gettate, i nostri limiti, la nostra inumanita, inizio a comprendere questa creatura. Ed empatizzare.

"Forse hai ragione."


Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e alla prossima!

Continue Reading

You'll Also Like

159K 7.7K 52
Le gambe non mi ressero e caddi a terra, appoggiai la testa fra le gambe scorgendo le lacrime che mi scivolavano lungo il viso cadere sulle mie scarp...
394K 17.8K 43
In un mondo fatto di creature soprannaturali sta per svegliarsi un enorme pericolo. Da anni una razza di creature chiamati Guardiani proteggono degli...
67.2K 3.4K 51
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randa...
337K 14.6K 42
Elena è una lupa di sangue Alpha, nata per combattere. Alex è un lupo di sangue Alpha, nato per uccidere. La prima appartiene al clan dei Goose. I...