ETKEN - l'ultimo Principe

By just_me_stop

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1500 sono gli anni che ho vissuto. Ho assistito alla creazione di imperi che sono stati distrutti. Ho combatt... More

ETKEN/VIDEO
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitilo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
SEQUEL- KRAY

Capitolo 26

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By just_me_stop

Pov Julya:

Una settimana dopo.

So che non c'è l'avrei fatta. Ne sono sicura, specialmente dopo le sue parole.
Ha iniziato con: "fammi vedere se sai guidare", ed era finita con: "Julya, per un paio di giorni non ci sarò".

« Problemi familiari aveva detto »

Cercai di indagare di più, ma se Daniel mette un muro, è meglio entrare dentro una miniera in cerca dell'oro, piuttosto che provare a farlo parlare.
Presi lo zaino mentre scendevo le scale, uscii fuori dove lui mi stava aspettando. Dio quanto è bello!


-Sei pronta?- chiese avvicinandosi a me. Porse la mano verso di me, con le chiavi della macchina che avrei dovuto prendere per andare a scuola. E dire che io non volevo nemmeno prendere la patente, ma ringrazio Yolanda che è riuscita a convincermi.
-Sì, sono pronta per andare a scuola- precisai, ma non ero pronta a lasciarlo andare.
-Julya, ci sono delle regole e voglio che tu le segua. Non fare entrare nessuno a casa, non devi mai dare il permesso di far entrare qualcuno, sono stato chiaro?-
Lo guardai, sentendomi offesa per quella richiesta. Non ero una bambina, non avrei fatto entrare nessuno sconosciuto a casa mia, figuriamoci nella sua.
-Ogni volta che ti chiamo o ti mando un messaggio rispondimi. Fammi sapere che stai bene e che sei al sicuro. E ti prego, almeno finché non ritorno, non andare a lavoro. Non combinare guai e non litigare con nessuno.-
-Va bene, ho capito. È da ieri che mi dici le stesse cose. Non sono una ragazzina- aggiunsi sbuffando.

Le sue mani si appoggiarono sui miei fianchi, ed erano più fredde del solito. Il ghiaccio in confronto a lui non era niente. La sua bocca si appoggiò sulla mia fronte e avvicinò di più il mio corpo a lui.
Lo so, ma non mi piace lasciarti sola qui. Se potessi ti porterei con me- rispose, mentre qualcosa mi diceva che questo viaggio non aveva niente a che fare con la sua famiglia.

C'era dell'altro.

-Vai o farai tardi a scuola.. Ah Julya...-
-Sì, non devo litigare con nessuno. Non devo cedere alle provocazioni. Scuola, casa, come una suora di clausura- risposi alzando gli occhi al cielo.
-Anche, ma ti prego, stai attenta-. Le sue parole uscirono come una supplica, mi voltai per andare verso la macchina, ma mi fermai ritornando da lui.
Non l'avrei rivisto per una settimana. Non avrei avuto la possibilità di sfiorare quelle labbra. Mi alzai in punta di piedi e le mie labbra sulle sue si unirono.

Cercavo certezze, parole! Ma in quel momento sapevo di non averne bisogno. Sapevo che la frase sussurrata ieri non era stata detta tanto per dire. A modo suo mi dimostrava sempre quanto ci tenesse a me. Mi staccai da lui mentre aprii gli occhi.


-Mi mancherai, torna presto- sussurrai vicino alle sue labbra, prima di staccarmi e andare in direzione della macchina. Partì e notai un sorriso tirato da parte sua.



Il tragitto verso scuola mi fece pensare a tante cose: alla perdita, al momento che stavo vivendo.
Conoscevo la mia sfortuna. Di sicuro non mi ha abbandonato, e quando parcheggiai l'auto davanti a scuola non ci volle molto a mostrarsi a me.
Tutti gli occhi erano puntati su di me. All'inizio pensavo che fossero per le solite cose.
"Assassina! Sfigata".
Ma quando sentii una confessione di due ragazze che stavano parlando senza avermi vista, capii tutto.
«Dicono che se la fa col professore di storia. Che sicuramente sarà la sua prossima vittima.»
Bene, ci mancava anche questa.
Ora, oltre ad essere una sfigata assassina, per tutta la scuola sono una troia.
-Iniziamo bene- dissi prendendo i libri dall'armadietto.
Prima ora Inglese, fantastico! Quella prof mi odia per qualcosa che ancora non so.

Entrai in classe, mentre il vociferare si faceva sempre più intenso.
Mi voltai al mio lato sinistro trovando Baker che mi guardava in modo strano, forse starà pensando a quale scherzo farmi.
-Bene ragazzi- l'odiosa voce della professoressa si fermò quando i suoi occhi caddero su di me. -Signorina Roder non l'avevano rinchiusa in quel posto adatto per persone come lei?- chiese mentre tutti si voltarono verso di me.
Chiusi le mani a pugno cercando di mordermi la lingua per non risponderle.
"Ricorda, non cedere alle provocazioni"
Le sue parole risuonarono nella mia facendo un veloce sorriso.
-No, professoressa! Non volevano farmi perdere le sue lezioni-. Dentro di me trionfavo per la sua faccia sorpresa. Ma quella stronza è un osso duro. Non è sempre stata così, all'inizio era sempre gentile, premurosa con me. Ma quest'anno è cambiata. Ce l'ha con me per qualcosa che davvero non so.
-Le mie lezioni, o quelle di qualcun altro? Ah che sbadata, da quello che si dice lei riceve lezioni private in casa da un professore..-. Lasciò la frase a metà alludendo ad altro.
Tutti iniziarono a ridere e io rimasi in silenzio. Avevo la risposta, ma rimasi in silenzio.
La mia giornata è già iniziata male, non la farò peggiorare per colpa di un'invidiosa zitella.
Perché ora capivo qual era il suo problema. Avevo sentito che molte professoresse avevano messo gli occhi sul nuovo professore, ma nessuna era riuscita a strappargli un appuntamento. Nessuna fino al mio arrivo. Ora ricordo quando lei cambiò con me.
Un giorno mi ha vista parlare in classe con lui. Sì, quel giorno in cui lo stavo pregando per rimettermi al mio posto. Non c'era niente fra noi e lei ha frainteso tutto.
-Bene, visto che ci siamo tutti ho preparato una verifica. Ringraziate la vostra compagna Roder-. Aggiunse, mentre tutti iniziarono a guardarmi male sbuffando. La verifica finì, e io avevo risposto a tutte le domande sperando che lei non avesse fatto uno dei suoi trucchetti.

Il cambio d'aula fu il più difficile. Preferivo di gran lunga le voci che quegli sguardi pieni di odio, di rabbia verso di me.
Mi avvicinai verso l'armadietto, ma qualcuno mi spinse per terra: Baker!
Cercai di alzarmi, sentendomi come se un pullman mi avesse colpita in pieno. Quel ragazzo era davvero una bestia con troppi muscoli.
-Stai attenta. Al posto di sognare quel professore guarda davanti a te- disse con disprezzo.
Presi il libro che era caduto a terra, cercando di avvicinarmi al mio armadietto.
-Che c'è Roder, non rispondi? Oppure lui non c'è per difenderti?- mi chiese, ma la sua mano strinse il mio braccio facendomi male.
-L-lasciami, mi fai male!- dissi a denti stretti.
-Sei una stronza, pensavo fossi diversa! Invece sei solo una sfigata, pronta ad infilarti nel primo lettoche ti capita- aggiunse con rabbia, il suo pugno finì a pochi centimetri dal mio viso riversandosi sul mio armadietto.
Rimasi sorpresa e scioccata allo stesso tempo per le sue parole. Non mi aveva mai parlato così. Le sue battute erano sempre a sfondo sessuale, ma non mi aveva mai insultata così.

Baker era il miglior amico di William. All'inizio, quando uscivamo tutti insieme, lui era quello che restava sempre con me quando William non aveva occhi che per le partite. Era diventato per me un ottimo amico. Ma quando ha saputo che io e William stavamo insieme, non mi ha parlato per diverse settimane, poi è tornato come prima fino a quella notte..
Ha iniziato a prendermi in giro assieme a Melany, al gruppo di ossigenate e quelli della squadra di basket. Tutti amici di quello che era stato il mio ragazzo.

Incominciai ad andare verso la mensa per consumare il mio pasto, mentre il mio stato di shock non era ancora sparito.
Quando entrai, tutti iniziarono a ridere, tutti guardavano dietro di me. Mi voltai anche io trovando una foto di me in costume sdraiata, mentre la foto del viso di Daniel era vicino alle mie parti intime.
Rimasi ferma cercando di scacciare le lacrime, guardai verso il tavolo in cui erano seduti quelli che avevano fatto tutto questo.
Melany, assieme al suo gruppo, mi guardava sorridendo come se fosse felice di infligermi dolore. Baker seduto che mi guardava con rabbia.
Uscii da quella stanza, da quella scuola, rinchiudendomi in macchina. Solo lì lasciai che le mie lacrime uscissero fuori, sentendomi vuota e persa senza di lui.

Lui non avrebbe mai permesso che qualcuno mi trattasse come una sgualdrina da bar. Presi il telefono quando iniziò a vibrare.
-Pronto?- risposi cercando di non far tremare la mia voce, accendendo il vivavoce.
-Julya stai bene?- rimasi in silenzio, mentre dentro di me mi sentivo a pezzi.
Avrei voluto urlare, raccontargli tutto, ma restai zitta. Non volevo e non potevo disturbarlo ogni volta. Soffocai ancora una volta il dolore dentro di me per rispondergli: -Sì, sto bene.-

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