Capitolo 7

17.2K 989 67
                                    

Una volta finito di lavorare, rientrai distrutta a casa. Appoggiai il mio cappotto, e mentre stavo per salire su, in camera mia, qualcuno bussò.
Mi avvicinai alla porta e la paura arrivò. Non era la prima volta che quegli stupidi mi facevano scherzi di questo tipo. Suonavano o bussavano, per poi scappare. Altre volte lasciavano delle cose stupide davanti a casa, per farmi uscire ed incominciare coi loro lanci di uova.
Una volta, mi hanno fatto trovare quasi tutto il giardino pieno di carta igienica, con varie scritte.

-Julya sono io.- Aprii lentamente la porta.
-Professore?-
-Posso entrare?- chiese, mentre iniziai a pensare sul da farsi.
Quando mi aveva detto che sarebbe passato dopo, pensavo che scherzasse. Invece...

-Prego, si accomodi- lo invitai

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

-Prego, si accomodi- lo invitai.
-So che non dovrei passare a quest'ora. Non è giusto trovarsi in casa di una studentessa, specialmente la sera. Ma le avevo detto che sarei passato.- Si giustificò in modo impacciato.
-Voglio solo parlare, si può fidare di me- aggiunse, mentre gli feci segno di entrare in salotto.
-Ci sono delle telecamere in questa casa.- Mi affrettai a dire, ma lui sorrise.
Non so perché dissi quella frase, ma mi fece sentire al sicuro, fargli sapere che se mi avesse fatto qualcosa, la polizia sarebbe risalita a lui. Mi faceva stare bene. Peccato che non era vero, ma l'importante era che mi credesse.
-Bene. Almeno so che è al sicuro, nonostante sia sola.- Espresse la sua opinione, tirando fuori dal sacchetto due bottiglie di birra.
-Sono per me, non le darò da bere. Allora, mi stava dicendo il perché del cambiare posto?- Riprese il discorso, aprendo una bottiglia, mentre rimasi ferma a guardarlo.
Non avevo più parlato, lui mi guardava, e cercai di pensare a cosa dire.
-Julya, come mai vive da sola?- spuntò con questa domanda all'improvviso..
-Se chiede in giro le diranno tutto- mi affrettai a parlare, prendendo l'altra bottiglia di birra.
-Ma io ho chiesto a lei.-
-Sono morti, professore.- Stava per dire qualcosa, e mi ricordai di poterlo chiamare con il suo nome -Daniel.-
-Quando?- aggiunse, prendendo una lattina.
-Due anni fa. Avevo quindici anni, e non ne voglio parlare.- Spiegai, mandando giù un sorso di birra.
Nessuno dei due parlò più, forse per l'effetto dell'alcool, finchè non mi feci coraggio nel chiedergli qualcosa.
-Come mai si è trasferito qui?- si mise comodo sulla poltrona.
-Beh, allora : ho girato il mondo, ho chiuso gli occhi,e il mio dito posato su una cartina, ha scelto questa zona- rispose facendomi ridere.

-Beh, allora : ho girato il mondo, ho chiuso gli occhi,e il mio dito posato su una cartina, ha scelto questa zona- rispose facendomi ridere

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

-La verità?-
-Veramente, questa è la verità! Ho girato il mondo intero. Conosco ogni angolo di questo pianeta, e qui non ero mai stato, quindi., ho trovato questo lavoro, ed eccomi qui.-
-Quanti anni hai Daniel?- chiesi, sedendomi meglio sul divano.
Lui iniziò a ridere, contagiando anche me. Ora ricordavo perché avevo smesso di bere alcolici. Anche con un goccio di birra, la mia testa iniziava a liberarsi di tutto. Mi sentivo più leggera, più rilassata.
-Dipende. Anagraficamente ne ho 1.500, ma ora ne ho ventisei.-
La sua risposta mi lasciò per un attimo senza parole, ma dopo iniziai a ridere, rovesciando l'ultimo goccio di birra sulla maglietta. Ma poco importava. Stavo ridendo, dopo due anni, stavo ridendo.







Pov Daniel :

Dire che quella ragazzina non era diventata una calamita per la mia pelle, era come dire che io ero umano. Mi allontanai da lei solo quel poco che bastava. Ho osservato tutti i suoi movimenti, dal locale dove lavora, fino a qui a casa.
Continuavo a fare avanti e indietro, tra casa sua e casa mia, non sapendo cosa fare. Volevo vederla, ma allo stesso tempo dovevo starle lontano.
Ritornai davanti a casa sua, e chiusi gli occhi.
-Oh, andiamo, sembro un pivello!- dissi ad alta voce, incamminandomi in direzione di casa sua.
Non mi feci problemi, nel caso qualcuno mi vedesse. Avrei usato il mio potere per far credere di aver visto un giovane ragazzo.
Il suo sguardo sorpreso, mi fece pentire di essere qui. Avrei potuto usare il mio dono, ma con lei niente funzionava. Ma avevo un altro metodo.
Qualunque umano, dopo un paio di birre, avrebbe confessato il suo peggior segreto. Certo, non avrei mai creduto che un goccio di birra la mandasse in totale confusione, portandola a ridere come una bambina.
-È una bambina- mi ricordò, quella che io amavo chiamare coscienza. Ànche se non aveva niente a che fare con la stessa coscienza che hanno gli umani. Stava ridendo, come se fosse una cosa nuova per lei. Mi sciolsi vedendo quel sorriso, come se anche per me fosse la prima volta che vedevo una "donna" ridere.
-Venga, la metto a letto prima che me ne vada- dissi, mentre lei continuava a ridere.
-1.500 anni? Dovresti essere una mummia!- esordì, mentre stava quasi per scivolare.
La presi in braccio, e smise di ridere, incrociando i suoi occhi su di me.
Mi feci strada tra quelle porte chiuse, mentre lei mi indicava di andare sempre dritto, finché non entrai nella sua stanza.
Era piena di poster e di libri. La poggiai sul letto, mentre si toglieva le scarpe sbuffando.
-Sai, sei il primo ragazzo che entra dopo di lui. Peccato che tu abbia 1.500 anni, e che tu sia il mio professore.- Aggiunse, riprendendo a ridere.
-Dopo di lui, chi?- chiesi incuriosito.
È ancora una bambina, e forse sta parlando di qualche bambola, o di come si chiama quel coso.., ah, sì, Ken! Starà parlando sicuramente del fidanzato o marito di quella bambola. Non ricordo più.

-Lui. Lui era tutto, e mi vedevo già sposata e con dei figli. Una bella casa, ma tutto è andato di merda! Tutto.- Disse, girandosi di spalle, chiudendo gli occhi.
"Di chi sta parlando? Non può essere un orsacchiotto. No, no, sta parlando di un umano!" Aspettai un po', finché non si addormentò.

 No, no, sta parlando di un umano!" Aspettai un po', finché non si addormentò

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Iniziai a muovermi nella sua camera, osservando i libri sulla scrivania. Stava studiando la mia materia, segnando con la matita le cose più importanti. Aprii i vari cassetti, in cerca di qualche risposta, finché non trovai delle foto.
Riconobbi i ragazzi che la prendevano in giro. Le ragazze abbracciate a lei. Lei con un ragazzo.
Girai la foto, vedendo il disegno di un cuore con un nome, dedussi che stava parlando di lui.

William + Julya= Love 4 ever.

Lessi la scritta, voltandomi verso di lei.
-Come sarebbe facile se mi lasciassi entrare nella tua mente...- dissi, rimettendo tutto a posto, prima di sparire per tornare a casa.

ETKEN - l'ultimo Principe Where stories live. Discover now