Capitolo 39

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Pov Julya:

«Julya, lui è Jonas. Lui è...»
«Un medico.» Si affrettò a dire il suo amico, facendomi segno di sedermi sul divano.
Non ero pronta a condividere tutto il mio passato con quelle persone, soprattutto a riaprire di nuovo quella ferita.
«Ragazzi, lasciateci soli.» Disse Daniel rivolto a Erman e Enysa, che senza battere ciglio uscirono.
Lui si sedette vicino a me prendendo la mia mano. È sempre stato un maestro nel nascondere le sue emozioni, i suoi sentimenti, ma non ora. Si capiva benissimo che era infastidito, e a tratti anche spaventato. Perchè, cosa nasconde?
Sicuramente nascondeva qualcosa, anche se non è da lui comportarsi così, non è da lui lasciare trasparire le emozioni.

«Julya vorrei che ti concentrassi sulla mia voce...» la voce dell'uomo che ho di fronte mi riporta alla realtà. Quella stessa realtà da cui cerco di fuggire, di nascondermi.
«Bene, se sei pronta appoggia la testa sul cuscino e sdraiati.»
«Sei uno psicologo?» ero così curiosa da chiedere.
«No, ma so quello che faccio.» Rispose, mentre guardavo Daniel che mi fece segno di sdraiarmi.
L'ansia iniziò a salire, e i loro sguardi non erano d'aiuto; sembrava che stessero tutti nascondendo qualcosa.
Chiusi gli occhi, e il viso di mia madre e di mio padre furono la prima cosa che vidi.

«Bene Julya, ora dimmi la prima cosa che hai fatto quando sei arrivata nel luogo in cui William ti aveva detto che si trovavala.» La voce di Jonas risuonò in modo strano, come se l'avessi sentita dentro di me. Non so come spiegare questa sensazione, non ho parole per riuscire a descrivere cosa mi stava succedendo, ma funzionò.

«Mamma ha detto di restare in macchina, mentre papà scese.» Mi ritrovai a dire, ma la mia mente viaggiava a quella sera.
«Bene Julya, dopo cosa è successo?» la voce di Jonas risuonò di nuovo nella mia testa, era così dolce, calda.
«Ho sentito un urlo. La mamma è scesa ordinandomi di non muovermi, ma...» rimasi un attimo in silenzio, mentre il mio viso si bagnava di lacrime amare.
Avrei potuto salvarli, evitare tutto questo!
Se non avessi insistito con William per uscire, se non avessi chiesto ai miei di accompagnarmi, forse ora...

«Julya, torna ad ascoltare la mia voce. Cosa hai fatto tu dopo?»
Cosa ho fatto io? Li ho fatto uccidere tutti, ecco cosa avevo fatto. Avrei dovuto dire queste parole, ma la mia mente iniziò ad andare oltre coi ricordi.
«Sono scesa dalla macchina e William era davanti a me. Tracce di sangue e mia madre che urla: Scappa Julya, scappa! ... Provai ad avvicinarmi, ma qualcuno mi fermò. La sua mano era piena di sangue. Corri Julya, corri! Cercai di fermarlo, provai a dire qualcosa, ma niente. Lui sembra una furia, voleva allontanarmi, e poi...»
«Poi cosa, Julya?»
«Lui sparì, qualcuno lo prese, e velocemente cercai di tornare indietro. Vidi qualcuno!» urlai forte, sentendo la paura assalirmi.
«Julya resta concentrata sulla mia voce.»
«Lo vedo, è un mostro, ha il sangue dei miei genitori sulle mani. Sta, lui sta...» non riesco nemmeno a parlare per quello che la mia mente sta ricordando. Per quella scena orrenda che sto vedendo.
«Julya, cosa sta facendo?» chiese di nuovo Jonas.
«Lui sta bevendo il loro sangue. È un mostro, un assassino!»
«Dov'è William?» chiese Jonas.
Mi guardo attorno, ma non vedo nessuno. Non so dove sia, e forse quel mostro l'ha ucciso.
«Julya, dove è William?» ripete di nuovo Jonas.
Mi alzo di scatto, urlando per la rabbia e la paura per quello che ho visto.
«Non lo so! Quel mostro ha ucciso i miei genitori, deve pagare per il crimine che ha commesso!» dissi, prima di guardare Daniel che abbassò lo sguardo verso terra seguito da Jonas.




Mi ritrovai dentro camera mia pensando a tutto quello che era successo. Ero confusa, persa tra i miei pensieri, ma non avevo sentito la porta chiudersi mentre lui si avvicinava a me.
«Stai bene?» chiese con tono preoccupato.
«Non lo so. Per anni ho sempre pensato che fossi io, che la mia mente avesse cancellato tutto per non ricordare. E ora, scopro che è stato un mostro.» Dico disgustata.
La sua mano prese la mia, lasciando spazio ad una forte scossa che ci fece allontanare.
«Non ti arrendi mai.» Dico per sdrammatizzare, facendolo sorridere.
«Mai. Finché sarò in vita non lo farò mai con te.» Rispose, e diventai rossa per quelle parole.
«Julya, ho bisogno di sapere se tu provi...» Si fermò.
«No, è diverso. William é stato la mia prima cotta, la persona con cui credevo di poter vivere il resto dei miei giorni, ma ora è diverso. C'è dell'altro anche.» Risposi sussurrando le ultime parole.
«Qualcun altro? Non mi dire che è quel ragazzino!» sbottò cambiando sguardo.
«Hai detto che sono l'unica donna che ti fa provare qualcosa di diverso, giusto?»
«No, ho detto che tu sei è sarai l'unica donna che mi farà provare cose che non ho mai sentito, e alla quale non voglio rinunciare.» Specificò. Rimasi ferma a guardarlo, prima di lanciargli un piccolo cuscino.
«L'hai appena aggiunta questa parte!» dissi scoppiando in una risata.
«Non giochi pulito.» Aggiunsi.
In un attimo mi trovai distesa sul letto con lui sopra di me. Non so come riesca a fare dei movimenti così veloci senza che io me ne accorga.
«Non sto giocando. Ogni parola che dico la penso davvero. Sei importante per me Julya, e non voglio perderti.»
I nostri occhi esploravano ogni centimetro dei nostri volti, ma alla fine giungevano entrambi ad una sola destinazione: la bocca.
Avrei voluto dirgli quanto fosse diventato importante anche per me, e quanto io tenessi a lui, ma rimasi in silenzio gustandomi quel momento.














Pov William:

Due anni, sono passati due anni da quando sono sparito per diventare più forte.
Mi ci sono voluti due anni per far crescere la rabbia contro la persona che aveva dato l'ordine di trasformarmi in questo mostro.

Daniel, l'ultimo principe.

Lo stesso uomo che ha condannato la mia vita, condannando anche quella di Julya. E tutto questo, a detta di Leyla, volendo tenerla per sè. Non che io me ne fregassi; se avessi saputo fin dall'inizio che era maledetta, non avrei mai accettato quella stupida scommessa con Melany, ovvero: riuscire a portarla a letto prima della fine dell'anno.

All'inizio mi divertivo a prenderla in giro, era così innocente, piccola e inesperta. È anche colpa sua se quella sera il sicario di Daniel mi ha colpito. Secondo Leyla, lui può leggere nella mente, quindi sapeva che io stavo andando da lei per portarla da qualche parte e ritirare il mio premio per essermi messo con lei. Ma tutto è cambiato. Adesso sono un ibrido!

Rimasi fermo ad aspettare quello che una volta era il mio migliore amico, Baker.
Il giovane Baker innamorato della piccola Julya, ma che non ha mai avuto le palle per confessarlo. Ed eccolo intento a camminare nella mia direzione, mentre la mia mente pensava a come convincerlo per allontanare lei dal principe.
«Ciao» disse impaurito. Avrei voluto dirgli che doveva averne di paura, ma per il momento, finché mi serviva, l'avrei lasciato in vita. Del resto, l'avrà sicuramente messa in guardia da me, ma non da Baker. Lei, nonostante tutto, si fida di lui.

«Ciao migliore amico!» risposi, gustandomi la mia futura vittoria.

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