Capitolo 44

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Pov Daniel:

20 maggio 1202 (Egitto)

30.000 morti.
Le carestie dovute al prosciugamento del Nilo avevano fatto sì che la gente morisse anche per l'epidemie. Per un attimo pensai che la fine del mondo fosse arrivata, quella di cui tutti parlano, che porterà all'estinzione della razza umana.

Ma non fu così.

La mia mente iniziò a ricordare questo, perché in quel giorno vidi per la prima volta il volto di un innocente che mi aveva visto nutrirmi.
Non ricordo bene la sua età, ma era bambino.
Ricordo il suo volto disgustato, la sua voglia di fuggire da quel mostro che si stava nutrendo in un angolo buio di una stradina.
Ricordo la sua paura quando mi avvicinai a lui lentamente, la stessa che stavo vedendo negli occhi di Julya.
Quegli stessi occhi che la notte prima mi guardavano con amore. Gli stessi che riescono a tenere testa ad uno come me.

I suoi passi all'indietro, il suo tremare mi stavano distruggendo.
Non poteva avere paura di me, non doveva.
«Ju...»
«Zitto! Non mi devi parlare perchè sei un bugiardo.» Urlò.
«È vero.» Confessai.
«Tu sei un...» provò a dire qualcosa, ma non ci riuscì. Il suo dolore era visibile, come la rabbia, la sua delusione, i suoi occhi trasmettevano tutto.
«Un Mostro, un assassino. È questo che vuoi dire?» chiesi, tornando a camminare verso di lei che era sempre ferma.
«Tu sei...»
«Julya, sono tutto quello che ti ho appena detto. Ho ucciso tante persone in passato.
Forse sono un mostro ai tuoi occhi, ma...» cercai di spiegare senza successo.
«Ma cosa? Oh mio dio, sto sognando! Sono finita in un incubo.» Mi avvicinai a lei mettendo la mia mano sulla sua spalla.
«Non toccarmi, non osare toccarmi. Tu hai ucciso la mia famiglia, hai distrutto la mia vita.»
«Non è vero.» Le dissi.
«Sì, ho le prove. E ora cosa farai, ucciderai anche me?» chiese tornando verso di me.
Le sue parole furono come uno schiaffo in pieno viso.
«Julya, è vero che ho fatto cose brutte. Ho le mani sporche del sangue di tanti innocenti, ma non della tua famiglia, non di loro.» Sperai che mi credesse.
«Menti! So del tuo potere, lo hai usato su di me e chissà cos'altro hai fatto.»
Non la lasciai finire, e la mia bocca si posò sulla sua. Lei provò a staccarsi da me, ma non la lasciai andare; perché lasciarla andare voleva dire solo una cosa: morire.










Pov Julya:

Mi allontanai da lui dandogli uno schiaffo.
«Non provarci mai più!» mi rivoltai contro lui con tono perentorio.
«Dimmi che non senti niente quando stiamo insieme, che tutto questo non lo senti. Dimmi che non provi gli stessi sentimenti che provo io.»
«Basta!» gridai mettendo le mani sulle orecchie.
«Dimmi che non mi ami Julya, che riesci a immaginare la tua vita senza un noi.» Continuava a dire, nonostante mi stessi allontanando da lui.
«Non esiste un noi. Hai ucciso i miei genitori; sei un mostro, un assassino, e ti odio.» andai contro di lui provando a fargli del male, anche se era impossibile.
Lasciai che le mie lacrime scendessero, sentendo la delusione scivolare su tutto il mio corpo.
Sono stata un'ingenua, ho creduto alle sue parole, ai suoi sorrisi, al suo amore. Come ho potuto crederci, com'è riuscito a prendersi una parte di me?
Sentii le sue mani prendere le mie. I miei occhi erano su di lui, una lacrima di un nero acceso scivolava dal suo viso.
«Non ho ucciso la tua famiglia, credimi Julya. non sono io il colpevole. Ti amo e non potrei mentirti.» Sussurrò.
«Parli d'amore, ma sei un vampiro. Cosa ne sai della parola amore? Menti. Smettila di prenderti gioco di me.» furono le ultime parole che pronunciai, prima di andarmene lontana da lui.

» furono le ultime parole che pronunciai, prima di andarmene lontana da lui

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«Hai ragione. Ho sempre pensato di non esserne degno, sono un mostro e non merito l'amore di nessuno. Non sapevo nemmeno cosa volesse dire questa parola prima che arrivassi tu. Vivrei altri milioni di anni sapendo che resterai con me. Ma senza di te, Julya, morirei. Sarei pronto a darti la mia vita purché tu mi creda.» Le sue parole, per quanto fossero sincere, mi bloccarono.
«Addio Daniel.» Mi allontanai iniziando a camminare in direzione dell'uscita, mentre il mio corpo si rifiuta di abbandonarlo, il mio cuore non ha mai smesso per un attimo di battere forte.

«Se te ne vai lo condanni. Per quello che vale, posso garantire che non è stato lui ad uccidere la tua famiglia.» La voce di Jonas mi fece fermare per un attimo.
«Siamo diversi.» Giustificai la mia fuga.
«No, al tuo posto non lo giurerei.»
«Io non ho ucciso nessuno.» Aggiunsi a denti stretti.
«Affermazione non del tutto corretta. Tu no, ma i tuoi antenati sì. Discendi da una dinastia di streghe, e nessun potere funziona su di te e poi...»
«Ora basta! Ne ho abbastanza di questi stupidi giochi. Lasciatemi in pace.» Urlai salendo in macchina.
Accessi il motore, pronta ad allontanarmi da questo posto, anche se qui ho conosciuto il vero amore, che mi ha fatta sentire viva. Accelerai, ma qualcosa impediva alla macchina di muoversi. Appena scesi trovai lui a bloccare la mia fuga.
«Dici di odiarmi, va bene. Non lo accetto, ma va bene. Ma se te ne vai metterai a rischio la tua vita. Loro ti cercano, vogliono il tuo sangue. Condannerai tutti a morire. Perché se ti succederà qualcosa io distruggerò questo mondo.»
«Non provare a ricattarmi, non farlo!» Sbraitai contro di lui.
«Julya, ci sono delle cose là fuori peggio di me. Ti cercano, ti uccideranno; ti stanno allontanando da me solo per usarti. Ti prego, fidati di me, ti ho nascosto chi sono realmente, ma tutto il tempo che abbiamo passato insieme ero io. Il mio cuore non batte, è morto. Ma quando tu sei al mio fianco io torno vivo. Sono normale accanto a te. Ti chiedo solo di ascoltarmi, senti cosa ho da dirti, e se vuoi andartene io ti lascerò andare.» Aggiunse, ed ero indecisa su cosa fare.
Sapevo che avrei voluto ascoltarlo, conoscere la verità. Ma ora avevo solo bisogno di rifugiarmi in camera mia. Stare in un posto dove io mi sentissi protetta, anche se sono cosciente che l'unico posto in cui mi sento al sicuro è tra le sua braccia.

Salii in macchina, prima di premere di nuovo sull'acceleratore, ma non si mosse a causa della sua forza davvero straordinaria. Tolsi il piede sbattendo le mani sul volante, posando i miei occhi su di lui.
«Un'ora. È questo che avrai da me, poi me ne andrò per sempre.» Non diedi altra scelta, anche se i nostri occhi si guardavano imprigionati da un amore senza fine.

ETKEN - l'ultimo Principe Where stories live. Discover now