Capitolo 3

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Guardo la scritta, ricordando che quella ragazzina aveva detto di lavorare lí

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Guardo la scritta, ricordando che quella ragazzina aveva detto di lavorare lí. Entro giusto per curiosità, cambiando come sempre le mie abitudini mattutine.

Il locale non è grande, mi sembra di essere tornato indietro nel tempo. La mia mente mi riconduce ai tempi della guerra contro gli indiani.
- Professore ?- sento la sua voce alle mie spalle, mentre sono fermo vicino al bancone.
- Ecco spiegati i suoi ritardi.- Le dico, mentre lei diventa rossa per l'imbarazzo.
- Fra un po' vado-.
- Lavora tutti i giorni qui?- le chiedo, mentre lei fa qualcosa dandomi le spalle.
- Sì- risponde, prima di posarmi il caffè che non ho ordinato. - È senza zucchero, macchiato, con un po' di latte.- Aggiunge, mentre io la guardo sorpreso, per quanto conosce i miei gusti.
Faccio finta di niente, continuando ad osservarla, mentre lei pulisce il bancone.
-Julya, sono arrivata.- Una voce, proveniente dall'interno di una stanza, la interrompe. Mi regala un debole sorriso, prima di dirigersi verso di lei.
-Scusami, ma Jaim non aveva voglia di andare a scuola oggi.- Dice la ragazza, mentre lei rimane in silenzio. Apro gli occhi, quando lei esce dalla porta con uno zaino.
Mi alzo anche io, cercando in tasca dei soldi per pagare il caffè.
- No, offre la casa!- mi dice, prima di uscire dal bar.
Poco dopo esco anche io, rendendomi conto che manca solo un minuto al suono della campanella. In un attimo sono lí, mentre alcuni studenti iniziano ad entrare.

Entrato in classe faccio l'appello, quando qualcuno bussa alla porta. I suoi occhi si puntano su di me, le faccio un veloce sorriso.
È la prima volta, se non ricordo male, che sorrido ad un mio studente.
- Sfigata, cos'è sei in lutto?- sussurra una ragazza vicino al suo orecchio, ridendo per il suo look total black.
- Smettetela! Via i cellulari, voglio vedere solo una matita e una penna sul tavolo. Oggi compito in classe.-
-Ehi!- fermo un ragazzo che stava per parlare. -Il primo che fiata sarà bocciato! Chi copia verrà bocciato. E chi farà ancora battute contro qualcuno, verrá espulso!- dico, riferendomi a quello che ho sentito.
- Julya- pronuncio il suo nome, mentre lei alza la testa mostrandomi i suoi occhi lucidi. -Distribuisci questi. Naturalmente, voglio sentire un grazie da parte di tutti voi.- Affermo, mentre gli studenti iniziano a sbuffare.
Quando l'ultimo "grazie" viene detto, do' inizio al mio giro di controllo tra i banchi.
So chi copia, e chi cerca di passarsi i bigliettini. A volte chiudo un occhio, altre volte, come oggi, mi dá fastidio.
Il mio fastidio non è dovuto alla poca voglia che hanno questi ragazzi di studiare, ma è dato da come se la prendono con lei. Non che mi importi tanto, le cose tra umani non sono affari miei, anche se butto l'occhio verso di lei, e noto che cercano di spostarsi, come se fosse un'appestata.
Ora che ci faccio caso, non l'ho mai vista parlare con nessuno, nemmeno per sbaglio. Tutti la evitano come la peste.
Mi metto dietro di lei, mentre la sua testa è piegata su un lato. Ogni tanto si morde il labbro, cercando di ricordare le date esatte.
Sono sorpreso dalla sua intelligenza, non come quell'idiota di Evan, che sta disegnando un corpo femminile per descrivere i cambiamenti delle epoche.

Ritorno alla cattedra, sedendomi sopra, mentre le due ossigenate mi guardano con gli occhi a cuore, come se questo bastasse per me.
Avevo avuto diverse storie, naturalmente tutte finite nel giro di una settimana. Non ho mai trasformato nessuna donna, condannandola a una vita d'inferno.
Può essere bella la vita da vampiri. I primi cento anni, ma dopo... Vedi le persone che ami invecchiare. Morire.
Passi i tuoi secoli vagando di città in città, da Stato a Continente, con sempre una nuova identità. Non puoi restare più del dovuto, sennò incominciano a capire cosa sei.
È già difficile farmi passare per un ragazzo di ventisei anni, ora che ne dimostro molti di meno. Figuriamoci fra dieci anni.
Torno a guardare di nuovo tra i banchi degli studenti, mentre noto che lei ha finto. Continua a muovere le mani nervosamente, non sapendo cosa fare.
- Se qualcuno ha finito, può consegnare e uscire dall'aula. La professoressa di ginnastica vi aspetta.- Dico, mentre alcuni dei ragazzi, con il quattro assicurato, si alzano.
Lei si guarda intorno, prendendo il suo zaino, per poi venire verso di me.
Le ragazze si girano verso di lei pronte a dire qualcosa, ma si fermano subito, quando inizio a fissarle una ad una.
- Ha finito?- lei fa sí con la testa, prima di uscire dalla classe.
-Sfigata te ne vai ?- dice qualcuno fuori dalla porta, nel mentre sento i suoi passi dirigersi verso l'uscita.
- Ma ha lezione!- mi trovo a sussurrare, mentre altri alunni iniziano a posare i loro fogli.
Decido di non pensarci. Le lezioni sono finite, e per me è l'inizio di un lungo weekend, fatto di alcool, donne... e tanto sangue.
Esco dalla classe con in mano dei fogli, pronto a darmi alla gioia.

ETKEN - l'ultimo Principe Where stories live. Discover now