Capitolo 45

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Pov Julya:

Girai gli occhi verso Jonas,che mi porgeva un bicchiere d'acqua che rifiutai.
«Ti ascolto!» dissi.
Se qualcuno mi avesse chiesto perché mi stessi comportando così, avrei risposto semplicemente: per paura.
Terrore di tutto questo.
Paura che da un momento all'altro la mia delusione si catapultasse su di lui ferendolo ancora di più.
Come ha potuto nascondermi tutto questo?

«Allora, da dove inizio?» iniziò il discorso.
«Daniel è il tuo vero nome?» chiesi.
«Sì.»
«Sei un Vampiro?» seconda domanda.
«Sì»
«Quanti anni hai?» non rispose, facendo un veloce sorriso.
«Oh merda, hai davvero 1.500 anni?» chiesi, ricordando tutte le sue battute.
«Non ti ho mentito.» Confermò.
«Certo! Come se io potessi credere che davvero tu avessi tutti questi anni.
E lui è un vampiro?» chiesi indicando Jonas.
«Io sono il principe dei licantropi mia cara, l'ultimo della mia specie.» Aggiunse fiero del suo titolo.
Scoppiai a ridere mentre i due continuavano a guardarmi.
«Sono finita dentro Twilight senza saperlo? Edward c'è; Jacob... beh, preferivo quello del film ... E io chi dovrei interpretare, Bella?» tutti e due non capivano di cosa stessi parlando. Come biasimarli? In 1.500 anni non avrà avuto tempo di andare al cinema. Forse era impegnato a giocare a scacchi o a bocce come un simpatico nonno dovrebbe fare. Solo che... cazzo, lui non ha l'aspetto di un nonno!

Mi buttai sulla poltrona, per poi prendere il bicchiere d'acqua e berlo

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Mi buttai sulla poltrona, per poi prendere il bicchiere d'acqua e berlo.
«Julya, ora ascoltami. Ci sono delle cose che devi sapere.»
«Cosa, che i draghi esistono? Che mago Merlino verrà a prendermi con una bacchetta magica per portarmi a Camelot? Cosa c'è ancora, Daniel?» chiesi, iniziando a fare una risata isterica.
«No, ma se vuoi, dopo risponderò alle tue domande. Io Sono Daniel V, principe del quarto continente. L'unico principe dei vampiri rimasto. Sono un puro. La mia specie, per non morire, ha iniziato a trasformare degli umani che chiamiamo ibridi.
Per i primi tre anni devono stare con il loro mentore, che insegna loro tutto. Una volta passato il tempo, possono decidere di restare o crearsi una nuova vita, ma quando il mentore o qualcuno della famiglia ha bisogno, è obbligatorio tornare per servirlo. I puri comandano su tutte le specie.
Ci sono alcuni ibridi chiamati neonati, che non accettano e si ribellano. Chi crea il caos viene ucciso senza esitazione.» Spiegò dettagliatamente.
«Ok.» Riuscii a dire.
«La notte in cui i tuoi genitori furono attaccati, fu per colpa di un ibrido. Uno dei primi ad essere stato trasformato. Ha approfittato del fatto che io non fossi qui. Ha attaccato la tua famiglia e trasformato William in uno di loro.
Ora è sotto il comando di Leyla. La donna dell'uomo che ha ucciso la tua famiglia.» Aggiunse, e sentivo la rabbia salire.
«Perché non ha ucciso anche me? Anche la mia famiglia è...»
«No.» Rispose, facendo morire ogni mia speranza di poter rivedere almeno una volta mia madre e mio padre.

«Questo te lo posso spiegare io: tanti secoli fa, troppi per ricordare la data esatta, gli umani stanchi di vedere i propri cari trasformati in ibridi, assieme alle streghe, e non parliamo di streghe che usano quattro magie da circo, ma parliamo di vere streghe. Hanno deciso di aiutare gli umani a creare un virus da trasmettere ai vampiri per sterminarli.
Purtroppo, il piano non funzionò. Il mondo conosce quel periodo grazie alla peste. Ma non è esattamente la vera storia.
Comunque, le streghe riuscirono a fare un incantesimo così potente, che molte di loro morirono, ma riuscirono ad estrarre due sieri. Una di loro fu la più coraggiosa: si iniettò quel siero creando il sangue perfetto. Tutti pensavano che dovesse uccidere i vampiri, ma l'effetto contrario dà a loro una forza strepitosa, rendendoli ancor più invincibili. L'altro fu iniettato a un Vampiro. Venne chiamato il Kirrotu. Mai nessuno seppe che c'erano due sieri. Tutti pensavano che esistesse solo il Kirrotu, tranne la specie che aveva partecipato a questo rituale, ossia la mia specie e la tua.» Sentendo questo racconto spalancai gli occhi.
«Vuoi sapere come si chiamava quella strega tanto coraggiosa?» chiese Jonas, mentre io feci di sì con la testa.
«Elisabeth Julya I Warry.» Rimasi a bocca aperta perchè avevo già sentito quel nome. Mia madre mi raccontava sempre la favola di una guerriera così forte. Mi aveva detto che questa storia si tramandava da madre a madre.
«Julya, tu sei il sangue perfetto, William quello danneggiato. E Leyla vuole te per uccidermi, ma non solo; lei vuole usare il tuo sangue per uccidere chiunque.»
La mia mente era così confusa, così piena, che il mio mal di testa aumentò. Ma tra tutto quel caos c'era il nome di qualcuno che si faceva avanti: Baker.
Lui era in pericolo, si era fatto fregare da William, e ora mi sta aspettando rischiando la sua vita.
Mi alzai di scatto dalla poltrona, per poi bloccarmi quando la mano di Daniel mi fermò.
«Non te ne andare!» chiese, quasi supplicando.
La mia mano si appoggiò sul suo petto, ora davvero notavo la sua temperatura.
«Tu mi hai chiesto di fidarmi di te e l'ho fatto. Ma ora devo andare a fare una cosa.»
«Vengo con te.» Appoggiai la mia testa sul suo petto, e le sue braccia si legavano al mio corpo.
«Fidati di me, tornerò.» Mi allontanai da lui per poi fermarmi sul ciglio della porta.
«Sei un vampiro, in teoria se urlo mi senti. Quindi mi fido di te, so che non mi accadrà niente.» Dissi voltandomi, mentre sentivo Jonas dirgli di darmi spazio. Salii di corsa in macchina, facendo partire la chiamata al numero di Baker.
«Dai, cazzo, rispondi Baker, rispondi!» continuavo a dire, ma il suo telefono suonava senza ricevere nessuna risposta
Accelerai di più, quando sentì la sua voce.
«Ju sei tu?»
«Baker, dove diavolo sei?» chiesi, evitando un animale, mentre cercavo di prendere il cellulare.
«A casa tua. Cosa c'è, ti ha fatto del male?» indagò.
«Baker sto arrivando, hai capito? Non muoverti!» continuavo ad urlare, finché la linea non cadde giù.

Passarono quindici minuti da quella chiamata, quando arrivai davanti a casa mia.
La porta era aperta ed entrai di corsa, notando che tutto era a terra. Le sedie rotte, il tavolo era spaccato.
«Baker?» urlai incominciando a correre verso la cucina, dove c'era qualcuno a terra. Provai a girarlo, ma non era lui. Mi allontanai, quando riconobbi il ragazzo che si alzò subito.

«Ciao stellina, ti sono mancato?»

ETKEN - l'ultimo Principe Where stories live. Discover now