Capitolo 6

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-No, Louis, tu non capisci! Ho provato a entrare nella sua mente, a persuaderla, ma niente

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-No, Louis, tu non capisci! Ho provato a entrare nella sua mente, a persuaderla, ma niente. Quella ragazzina è immune a tutto- continuavo a ripetere, mentre lui mi rispondeva sempre con "uhm".
Mi fermai a guardarlo, appoggiando le mani sul tavolo.
-Dimmi che non volevi convincerla a fare...-
-Ma sei fuori? Ma hai sentito cosa ti ho detto?- aggiunsi, ma la sua risposta mi diede sui nervi.
Lui si sporse in avanti, schiacciando un bottone.
-Laura, puoi chiamare la ragazza nuova nel mio ufficio?- disse verso l'altoparlante, nel mentre lo guardavo in modo strano.
La ragazza nuova, che aveva più o meno diciannove anni, entrò impacciata puntando i suoi ochhi su di me.
-Prova con lei.- La voce di Louis mi fece tornare alla realtà. Quando lessi cosa voleva fare, mi avvicinai alla giovane ragazza, che iniziò a sudare per la timidezza.
«Ti avvicinerai a lui e... cercherai di baciarlo» sussurrai, mentre Louis mi guardava sorridendo. Non aveva nessuna idea di ciò che avevo ordinato a quella povera ragazza.
Essa, in un attimo, andò nella sua direzione, mentre lui mi guardava in modo strano. Quando lei provò ad avvicinarsi, Louis non sorrise più.
-Daniel falla smettere. Daniel!- cercò di dire, tentando di allontanare la ragazza.
Mi avvicinai a lei, sussurrandole di smettere. Lei sembrò risvegliarsi, guardandosi in giro confusa.
-Beatrice, grazie, ora puoi andare- aggiunse Louis, sistemandosi il camice.
-Quindi?- chiesi.
-Beh, ora sappiamo che i tuoi poteri funzionano. E per la cronaca, io mi sposo tra un mese. Quindi il problema è lei. Forse, non so, ha qualche potere ?-
-Ma dai! Non ci ero arrivato da solo!- aggiunsi sbuffando.
-Daniel, stiamo parlando di una tua studentessa, non la donna della tua vita! Fra qualche anno non la vedrai più. Basta che le stai alla larga, e il problema è risolto.- Disse, nonostante fossi poco convinto.
-La fai facile tu!- Affermai, mentre il suo sguardo cambiò.
-Dan non è che...- non lo lasciai nemmeno finire, affrettandomi a rispondere.
-No! Hai ragione, basta solo evitarla.- Esclamai alzandomi in piedi.
-Eh... se lei è quella giusta, forse..-
-No, non esiste quella giusta per me. Non esiste l'amore, e noi Vampiri non ne conosciamo il significato.- Risposi, prima di sparire, tornando dritto verso casa.




Tre giorni dopo.


Stavo per entrare in classe, quando davanti a me, riconobbi la ragazzina che mi aveva mandato in confusione.
Attraversava il corridoio con in mano il cellulare, mentre le solite voci facevano eco al suo passaggio.
-In classe, se non volete essere sospesi!- urlai, e i vari studenti iniziarono a sparpagliarsi per andare in classe.
-Vedo che sa usare il cellulare- dissi, prima di superarla. Non so neppure perché avevo fatto quella battuta. Forse, perché in questi giorni, mi sono nutrito più del dovuto con ragazze more, cercando la sua immagine. O perché passavo ore a guardare quel dannato aggeggio, sperando in un suo messaggio. Che pappamolle sono diventato!

Entrai in classe, mentre lei sedeva al solito posto. Mi sarebbe piaciuto averla tra le prime file, vederla meglio.
-Oggi cambio i posti. E da qui, fino alla fine dell'anno, nessuno lo cambierà!- urlai, per farmi sentire da qualcuno che dormiva sul banco.
-Ma prof, io sto bene qui!- tuonò il solito burlone della classe.
-Tranquillo, tu staresti bene anche a 500 metri di distanza da una scuola, visti i voti che hai.- Risposi, scatenando varie risate dei compagni, che fecero eco.
Iniziai a dare le disposizioni dei vari posti.
Diciassette alunni! Qualcuno sarebbe rimasto solo, e visto che tutti cercavano di evitarla, non avevo dubbi su chi.
-Roder... qui vicino a me- dissi, mentre guardavo la sua difficoltà nel parlare.
-Professore... preferisco restare qui.- Provò a dire.
-Professore, quella è un'emarginata- aggiunse una ragazza, al di sotto delle risate degli altri.
Tolsi la giacca, rimanendo con una t-shirt bianca, avvicinandomi al suo tavolo per prenderlo.
Lo portai vicino a me, lasciando la giusta distanza. Lei mi seguì, per poi sedersi. Dava le spalle alla finestra, e io ero l'unica cosa che poteva guardare, a meno che non guardasse di lato verso i compagni, ma su questo non c'era rischio.
-Bene, ora iniziamo.- Imposi, mentre con la coda dell'occhio vedevo il suo disagio, nell'essere davanti a tutti.
La lezione terminò, e come sempre lei rimase per ultima, aspettando che tutti uscissero.
-Professore, I-io vorrei tornare al mio posto, in fondo all'aula- chiese.
-Come mai?- mi alzai, mettendomi di fronte a lei, che abbassò lo sguardo.
-È difficile da spiegare, è una storia lunga.- Sussurrò.
-Tempo ne ho. Le lezioni sono finite, mi dica- risposi, notando che le sue mani si chiudevano a pugno.
-La prego, mi rimetta al mio posto! Io...-
-Lei cosa? Su avanti, parli!-
Guardai ogni centimetro del suo viso ; avevo perfino misurato ad occhio quanti centimetri di distanzaci fossero dal suo naso alla sua bocca. La sua bocca, era cosi rossa. E quella piccola vena sul suo collo. Incominciai di nuovo a sentire un nodo alla gola. Non poteva essere la fame, era impossibile !
Mi allontanai da lei, e vidi una piccola lacrima scendere dal suo viso.
Avrei voluto avvicinarmi, saperne di più... Ma dovevo respirare.
-Passo dopo a casa sua- mi affrettai a dire, prendendo la giacca.
-Lavoro, stasera lavoro- confermò, asciugandosi la lacrima.
-Passo dopo il lavoro.- Dissi, prima di uscire velocemente fuori per respirare aria pulita.
«Che... che diavolo succede?» pensai tra me, avendo il fiato spezzato.









Pov Julya:

Avevo passato gli ultimi tre giorni a ripassare, per cercare di non rimanere indietro con le materie. Anche se l'idea di scrivergli un messaggio, non era mai sparita dalla mia mente. Chi manda un messaggio al proprio professore?
-Una ragazza senza amici come te!- dissi ad alta voce, continuando ad allontanare il mio cellulare.
Tornare a scuola sarebbe stato un piacere, se non fosse per tutte quelle voci. Ma la cosa peggiore successe all'ultima ora.
Quel professore era sempre più strano. Era gentile, e i suoi modi sembravano di un'altra epoca. Penso che abbia avuto un'educazione rigida.
Cambiare il mio posto è stato... un dramma!
Un vero dramma. Non quello che si ha quando stai per uscire con un ragazzo, e ti dimentichi che non hai fatto la ceretta sulle gambe. Oh no, quello era una passeggiata, in confronto a quello che stavo sentendo ora!
Lo so per esperienza, perché la mia prima uscita con William, a causa dall'emozione, mi aveva fatto dimenticare di fare quello che tutte le ragazze fanno.
Aspettai che tutti uscissero per chiedere, anzi, per supplicare di avere il mio posto.
All'inizio mi sembrava facile, avrei dovuto usare una scusa. per farmi riavere il mio posto.
Ma i suoi occhi... I suoi occhi hanno il potere di leggerti dentro. Sembra che scavi nel profondo della tua anima. "Io ho tempo."
La mia supplica non aveva avuto risposta, lui voleva sapere il vero motivo.
Come avrei potuto spiegare all'unica persona che non conosce il mio passato, che quel posto, per me, è l'unica cosa che mi tiene lontana dagli sguardi, dagli insulti?
Sentii la mia guancia bagnarsi, una lacrima era sfuggita al mio controllo, mentre lui cambiò sguardo. Sembrava che gli mancasse l'aria, si vedeva che faceva fatica a respirare. Era strano! Mi fece ripensare a quella sera, quando mi aveva accompagnata a casa. -Passo dopo!- disse, cercando di allontanarsi da me. -È un professore, se ne frega di quello che vuoi!- disse la mia vocina, mentre uscivo dalla classe.
Iniziai a camminare, sentendo dietro di me riecheggiare le solite frasi di disprezzo: su di me e sulla mia vita. Quanto avrei voluto urlare tutto il mio odio contro di loro. Urlare la mia rabbia, che usciva solo quando ero da sola. Far sapere a tutti che avrei preferito morire, piuttosto che rimanere in vita. Ma come sempre, abbassai la testa e iniziai camminare in direzione del locale dove lavoravo.

ETKEN - l'ultimo Principe Kde žijí příběhy. Začni objevovat