Capitolo 8

18.1K 950 34
                                    

Pov Julya :

Ora ricordavo con esattezza perché non bevevo

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Ora ricordavo con esattezza perché non bevevo. Quando hai l'alcool nel sangue, ti sembra di essere indistruttibile, che nessun sentimento possa colpirti o farti male. -Ti senti libera, felice.-
Ma quando tutto finisce, la realtà si presenta mostrandoti cosa realmente accade nella tua vita.
Una lacrima scese sul mio viso, osservandomi allo specchio. -Mi sentivo uno schifo.- E Dio solo sa cosa avevo detto al mio professore!
Mi lavai la faccia, cercando di avere un aspetto decente per recarmi a scuola. La scuola!
Quell'edificio, che negli ultimi anni è diventato una tortura per me. Manca davvero poco, e poi me ne andrò. Lascerò questo posto, quel branco che sa solo giudicarmi. Scapperò lontana da tutti quelli che hanno saputo solo puntare il dito contro di me.

Uscii mettendo il mio cappello per coprirmi meglio. In questo periodo dell'anno fa sempre più freddo. Il locale era chiuso per tutta la settimana, per via della festa, e ho insistito con Yolanda per occuparmene personalmente, ma pensa che anch'io abbia bisogno di riposo.
Riposo! Facile, non ho nessuno con cui parlare. Nessuno con cui condividere anche uno stupido pettegolezzo. Quindi, dovrei riposare serenamente.

"Sfigata!"
Ecco i soliti cori, ma per fortuna accendo la musica prima di passare per il corridoio. Almeno evito di sentire le solite cose.
"Sfigata, Assassina, Dovevi morire tu!" Ormai ero così abituata, che avevo smesso di lottare.
Il primo anno era una guerra continua. La preside era stata ̎comprensiva" nel non cacciarmi dalla scuola, ogni volta che facevo rissa con qualcuno. Ma quando sono intervenuti gli assistenti sociali ho dovuto mettere a freno la mia lingua:

"Niente Risse. Niente alcool o droghe. Fai un solo casino, e vai diretta in un istituto."

Le loro parole erano chiare. Ecco perché era meglio mordersi la lingua. Loro non avevano niente da perdere, io avevo ancóra l'unica cosa che mi rimaneva: la LIBERTÀ.
Entrai in classe, ma il professore di scienze non era ancóra arrivato, dando la scusa a quegli idioti di rovesciare qualcosa sulla mia maglietta.
-Ops, scusa! Sei così invisibile che non ci ho fatto caso!- tuonó Annabel, mentre guardava gli altri, per dimostrare che anche lei era degna di far parte di quel gruppo. Ormai è così: se vuoi essere figo e popolare al liceo! Bene, prendi la cavia, che sono io. Divertiti a farle uno scherzo, o a insultarla.
Ed ecco che in meno di cinque minuti, hai quella mezza giornata di gloria.
Cercai di pulire la maglietta. Per fortuna, quella matricola mi aveva rovesciato dell'acqua.
-Buongiorno ragazzi!-
-Professore, ma non è la sua materia!- gridò qualcuno, contro il professore di storia.
-Beh allora ritenetevi fortunati: un'ora di relax. Fate quello che stavate facendo, ma non date fuoco a niente, e soprattutto non ur.la.te.- scandì bene l'ultima parola, mettendosi la mano sulla testa.
Un piccolo sorriso apparve sul mio viso, che lui ricambiò. Almeno non ero la sola che si era svegliata da schifo. Beh, escludendo che lui ne ha bevute tre e io nemmeno la metà, non potevo di certo vantarmi. Presi il mio cellulare, guardando Facebook. Non che avessi qualche richiesta d'amicizia in sospeso, o che qualcuno mi avesse scritto qualcosa, ma almeno passavo il tempo.

Messaggio:"Dormito bene?"
Aprii il messaggio, che mi era appena arrivato da un numero sconosciuto.

"Chi sei?" scrissi all'inizio, ma lo cancellai subito. "Dipende, chi sei?" Risposi, guardando velocemente in classe. Forse è qualcuno che voleva tendermi una trappola, per un futuro scherzo.

Messaggio: "Ma come, abbiamo condiviso delle birre insieme, e già mi hai dimenticato? Non ti farò più bere!"
Feci un veloce sorriso, prima di alzare gli occhi verso di lui. All'inizio fece finta di niente, ma poi sorrise, tornando a guardare il suo cellulare.

Messaggio: "Ho dormito bene. Mi dispiace che lei abbia mal di testa. Come fa ad avere il mio numero?" Mi affrettai a digitare, anche se continuavo a sbagliare. Per discolparmi, gli unici messaggi che mando sono tutti: -Sì. No, a dopo- indirizzati a Yolanda; quindi avevo perso l'abitudine.

Messaggio: "Mi deve un favore. Per colpa sua ho mal di testa. E per il numero... mi sottovaluta, con cinque dollari, in segreteria ti danno tutti i numeri che vuoi :-)" rispose, mentre notai che si sistemava un ciuffo dietro l'orecchio.

"Mi dispiace..." scrissi con un po' di tristezza.

"Julya... sto scherzando! Ho mal di testa dopo aver letto tutte le xxxxxxx, un bip, perché il messaggio è rivolto ad una minorenne, che i suoi compagni hanno scritto."

Cercai di trattenere una risata, mentre leggevo il suo messaggio. Alcuni ragazzi seduti vicino a me, mi guardarono come se fossi un'aliena appena atterrata sulla terra.

Messaggio: "Che fa in questi giorni?" Mi chiese, mentre mi ricordai che per una settimana, dovuta alla festa della città, la scuola chiudeva.
Rimasi a pensare, e vidi che si alzò, incominciando a passare tra i banchi, sgridando qualcuno che cercava di fare qualcosa.

Le ragazze "ossigenate", come le avevo soprannominate io, cercarono di ammaliarlo con i loro chili di mascara e ciglia finte.
Lui fece finta di non notarle, e si avvicinò al mio banco. Guardò un ragazzo, che penso stesse risolvendo una formula, mentre parlava da solo.
-È sbagliato qui...- disse il professore, mentre il ragazzo sembrò commuoversi per quella frase, ma ascoltò attentamente i vari passaggi che lui gli spiegó.
-Ama anche scienze- Pensai tra me, dando per scontato che conoscesse solo la storia. Che stupida!
-Signorina Roden, lei cosa fa?- chiese, avvicinandosi a me.
-I-Io... beh, non saprei, non ci avevo pensato- risposi parlando piano, per non farmi sentire dagli altri.
-Beh, è tardi ora, la campanella sta per suonare!- mi rispose, sfoderando quel sorriso che mostrava un viso così perfetto.
-Passo dopo le lezioni a casa sua- sussurrò, prima di tornare verso la cattedra, per prendere la sua borsa e uscire. La campanella suonó appena lui uscì.

Mi alzai in piedi, e il solito coro ripartì. Dentro di me ero così felice, che non feci nemmeno caso a chi avevo attorno.

Mi trascinai letteralmente dentro casa. L'ora di educazione fisica era stata davvero stancante, visto che la prof chiese di mettere i palloni nella cesta, e quegli stupidi mi hanno scambiata per la cesta, buttando tutti i palloni contro di me.
Entrai dentro il salotto, che come sempre era ancóra apparecchiato per quella notte. Mi buttai sul divano, mentre guardavo in direzione del tavolo.
Sentivo gli occhi farsi pesanti, mentre delle lacrime cercavano di uscire. Era così difficile non pensare a quella notte.
Mi ricordava tutto della mia cazzata. Ricordo le urla di mia madre contro mio padre. Ricordo quando vidi a William di andare piano, e poi il buio. La corsa in ospedale, e infine i funerali. Asciugai le lacrime che scendevano velocemente. Dovetti tornare alla realtà, sentendo qualcuno bussare alla porta. Mi alzai, cercando di nascondere il mio pianto. Appena aperta la porta lui entrò così velocemente, che non mi accorsi nemmeno che era alle mie spalle.

-Pronta?- mi chiese, facendomi girare.
-Professore, io... Pronta per cosa?- chiesi, abbassando lo sguardo.
-Dimenticare per un po' tutto questo.- Rispose, mentre la sua mano fece un giro verso la casa.
-Io non penso sia un'ottima idea. Lei è il mio professore, e non vorrei che...-
-Non le sto chiedendo di andare a sposarci di nascosto, o di fare chissà cosa! Sono un ragazzo...- si fermò come se stesse riflettendo sulle sue parole -che sta proponendo di portarla a fare un giro. Tranquilla, entrò mezzanotte sarà a letto!- disse, facendomi l'occhiolino.

Rimasi ferma sulla porta, pensando al da farsi. Continuavo a ripetermi che non andava bene, che era un mio professore, ma a volte la ragione non ha sempre la meglio.

- Sono pronta!-

ETKEN - l'ultimo Principe Where stories live. Discover now