Capitolo 29

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Monte Fleyen

Mi fermai a pochi passi dove avevo incontrato per la prima volta Jonas.
Ci avevo messo di più ad arrivare, fermandomi a nutrirmi, conoscendo quel licantropo mi servivano tutte le mie forze. Chiusi gli occhi perchè il suo odore era così forte.
Sa che sono qui, pensai tra me. Sentivo i suoi passi dietro di me, il rumore di un ramo spezzato mi fece voltare.

«Sei invecchiato!»

«Fuori dal mio territorio, vampiro!» disse con disprezzo

 Iniziai a ridere quando mi puntò quella freccia che non mi avrebbe fatto niente

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Iniziai a ridere quando mi puntò quella freccia che non mi avrebbe fatto niente.
«Ma sei serio? Sai che non mi farai niente.»
«È qui che ti sbagli vampiro,la freccia con oxù letale per la tua razza.» Rispose, iniziando a girarmi attorno.
«Sono più veloce e mi sposterò prima che tu possa lanciarla!» il mio tono diventò serio.
«Vedremo. Vuoi provare?» rispose mettendosi di fronte a me. «Perché sei qui?» chiese
«Ho bisogno del tuo aiuto.» La sua risata spezzò il silenzio che si era creato.

«Cos'è, gli anni ti hanno dato alla testa? Da quando io e te siamo amici?»
«Jonas, ce l'hai ancora...» non mi lasciò finire la frase, gettando l'arco, lanciandosi su di me.
Sarà pure invecchiato, ma era diventato più forte.
«Non nominarla! È colpa tua, si è fidata di te.» Continuava a urlare, prima di gettarlo lontano, schivando in tempo un suo morso.
«Non è colpa mia!» aggiunsi, il suo pugno fu così forte che riuscì a farmi male.
«Smettila, cazzo, mi dispiace! Mi dispiace di non essere arrivato in tempo. Mi dispiace, ho cercato il suo assassino e l'ho ucciso per vendicarla.» Gridai, provando a togliermelo di dosso.
«Bastardo, lei si fidava di te!»
«Lo so, pensi che non lo sappia? Pensi che sapere che un dannato ibrido l'abbia uccisa mi faccia piacere? Ho lasciato tutto dopo la sua morte, tutto!» urlai cadendo a terra, mentre i miei occhi guardavano in direzione dell'albero con scritto il suo nome.

«Non dovevi entrare nella nostra vita. Ti hanno seguito, pensando che fossi con lei.» Strillò, mentre ricordavo tutto di quel periodo.
La battaglia con i neonati non fu il nostro primo incontro. Tornai di nuovo in queste terre. La continua lotta con i neonati, incominciava a starmi stretta. Ero stufo.
Jonas e Romina sapevano chi ero, ma mi hanno accettato. Jonas non era felice all'inizio, ma per far felice la sua amata ha accettato la mia presenza in questo posto.
Mi sono allontanato dimenticandomi di pulire le mie tracce, e questo è costato la vita ad una persona che non c'entrava niente, a una persona che mi ha solo offerto la propria amicizia.

«È colpa mia! Perdonami, sono qui perché non voglio che un'altra persona paghi per colpa della mia natura.»
«Il sangue che cerchi non è qui. E se anche ci fosse, stai sicuro che non lo consegnerei a quel mostro.»
«Si chiama Julya. Mi ricorda Romina, ha la sua stessa dolcezza. A volte si perde nei suoi discorsi, catapultandosi in un mondo tutto suo. E quando sorride...»
Sentii un forte pugno in pieno viso, cercando di trattenersi nel darmi un'altro pugno.

«Ora ti capisco. Ora so cosa vuol dire proteggere la persona che ami.»
«Tu non sai amare.» Esordì allontanandosi da me.
«So che se le accadesse qualcosa il mondo scoprirebbe che i vampiri esistono, perché non avrei pace, fino a che su questa terra non rimarrà nessun essere vivente. So che la mia vita senza di lei non avrebbe senso. E farò di tutto pur di proteggerla. O mi aiuti, o la porterò qui. ... Perché so che sei l'unica persona che le salverebbe la vita.» Dissi, parlando onestamente con lui. Non avrei mai lasciato Julya in mano a nessuno, se non a lui. L''avrebbe difesa nel caso io non ce l'avessi fatta.

Dopo un lungo momento di silenzio prese la sua decisione.
«Muoviti, prima che cambi idea.» Disse, iniziando a camminare in direzione di casa sua.

Gli lasciai il vantaggio fino ad apparire davanti a casa sua.
Non era cambiato niente. Tutto era come quando c'era lei.
Mi sedetti sulla poltrona, mentre le immagini di Romina seduta con Jonas mi apparvero davanti.
«Succede anche a me. E comunque la colpa non è tua. Sono stato io a non averla difesa» aggiunse sedendosi di fronte a me.
«Se non trovo quello che vuole molta gente morirà.» Sussurrai sapendo che mi avrebbe sentito.
«Hai qualche indizio?» chiese, prendendo una bottiglia di vino mettendola sul tavolo.
Presi la piccola provetta posandola sul tavolo e l'annusò..
«Non è qui, non in Norvegia.» Aggiunse, mentre presi il bicchiere.
«Solo tu puoi trovarlo. Erman è in Asia, Enysa in Africa, e Vincent...»
«Non mi piace quell'ibrido. La prossima volta che passa di qui morirà.»
«Mi ha detto del vostro scontro, ma stava cacciando un neonato che si stava avvicinando alla città.» Spiegai.
«Ci sono io e non ho bisogno di nessuno.»Ribadì.
«Lo so, non succederà più» dissi alzando il calice.

«Tu dove sarai?» chiese.
«Winnemucca, ma cercherò anche io.»
«No! Se lei è con te resta con lei. Ho visto cosa può fare Leyla, non è un semplice ibrido! È furba e crudele.»
«Sia gl'ibridi che i vampiri lo sono.»
«No, Daniel. Non ha niente a che fare con i soliti ibridi. C'è qualcosa sotto, visto che quel sangue può rafforzare i vampiri, e rendere un ibrido un vero vampiro. Perché lasciarlo in mano a te? Non ha senso.»
«So a cosa stai pensando. Ho cercato di tenere questo pensiero lontano per non far scoprire il mio reale piano, ma visto che sei tu, so che brama al potere, e ho un forte dubbio sul fatto che Ronan sia morto così facilmente come vuole farmi credere. C'è qualcosa di strano, ed è per questo che voglio trovarlo io. Devo scoprire...» aggiunsi guardando la piccola fiaccola.
«Non l'hai assaggiato?» feci no con la testa. Rimanemmo in silenzio, mentre ognuno di noi era perso in chissà quale ricordo.
«È arrivato il momento che tu vada. Resta con lei e non permettere che le accada qualcosa, o la tua anima non avrà mai pace. Io controllerò il tuo territorio.» Disse, mentre allungavo la mano verso di lui.
«Se dovesse accadermi qualcosa...» provai a dire.
«Non succederà, ma se dovesse accadere qualcosa a uno di noi due, il patto rimane lo stesso.» Disse stringendo la mia mano, ricordando il patto che abbiamo stipulato 500 anni fa.

Uscii dal suo confine prendendo il cellulare in mano, che aveva iniziato a vibrare.

«Louis?»

«Daniel, dove sei? Non riesco a trovarla.» Tre parole chiedevano di uscire dalla mia bocca
Tre parole che mandavano già in allarme ogni senso del mio corpo: DOVE DIAVOLO È?

ETKEN - l'ultimo Principe Where stories live. Discover now