Capitolo 9

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Daniel:

-Dimmi che non è vero! Daniel dimmi che non sei in viaggio con una minorenne!-
-Louis vuoi abbassare la voce ? Ti ho già spiegato che è così!- risposi, mentre la voce dalla cornetta del telefono iniziò a farmi male alle orecchie.
-È una minorenne! Una tua studentessa- "sbuffai a quelle parole" –E si può sapere dove l'a stai portando?-
-Dove vuoi che la porti, se non a Las Vegas!- dissi, guardando nella sua direzione, notando che stava parlando con un ragazzo alla cassa.
-Ma io dico... 1.500 anni e....- "rimase in silenzio, sentendolo fare un lungo respiro" -Vuoi portare una minorenne a Las Vegas, in giro per locali, e chissà in quale altro posto. È cosi, o spero mia stia sbagliando?- aggiunse, mentre lei uscì dal chiosco.
-Senti, ha mille problemi. Le faccio fare un giro, e poi la riporto a casa. So che è minorenne- "mi allontanai dalla macchina, quando si avvicino per salire"-E poi non ho bisogno del tuo aiuto. Ti ho solo chiesto di preparare la casa, nel caso  rimanessi con lei. Fai sparire... hai capito?- dissi, ancor prima di sentire la sua risposta, per poi chiudere la chiamata.

Salii sulla macchina, mentre lei sembrava ancóra nervosa. Ogni volta che superavo il limite di velocità, lei mi pregava di rallentare, cosa che facevo.
-Credi che possa superare il limite, o vuoi arrivare stanotte a Las Vegas?-
-Vegas? Andiamo lì?- chiede, voltandosi velocemente verso di me, per poi tornare a guardare per strada.
-Non dirmi che non ci sei mai stata?- era difficile per me sapere a cosa stesse pensando.
Non posso negare che, per tutto il tragitto, non avevo smesso per un attimo di provarci, ma nulla. Era davvero frustrante. Mi voltai verso di lei, vedendo che era concentrata sulla strada. Nascosi un sorriso, visto che la sua faccia era cosi buffa.







Pov Julya:

-Sono impazzita? Sì sono dannatamente pazza! Chi sale con uno sconosciuto, che ti sta portando in chissà quale posto! ... È il tuo professore!- disse la mia voce.
-Appunto: È-IL-MIO-PRO-FES-SO-RE! Cosa non ti è chiaro, del fatto che lui è un professore, e tu una studentessa, che ha come palla al piede la morte?-

I miei viaggi mentali, contro me stessa, si stavano superando. Avevo accettato l'invito di un professore, che si chiama Daniel, che insegna Storia, il cui passato o presente mi è estraneo. E ora sono in viaggio con lui, su una dannata macchina che continua a superare i cento all'ora. Sono impazzita! Forse mi avrebbe uccisa, lasciando il mio corpo disperso in questo arido deserto? E il dramma, è che nessuno se ne accorgerebbe. Nessuno chiederebbe che fine ha fatto quella strana ragazza.
-A che pensi?- chiese voltandosi verso di me.
-La prego, guardi la strada!- mi affrettai a dire, iniziando a gesticolare.
-Solo se la smetti di darmi del lei.- Aggiunse, e gli dedicai uno sguardo veloce..
-Ti prego, Daniel!- pronunciare il suo nome era così strano. Non perché lui fosse il mio professore, ma a dire il vero, avevo qualche dubbio sulla sua età. Sembrava più giovane, vestito con un jeans e una t-shirt. Sembrava avere sì e no ventidue anni.
-Cosi va meglio. Benvenuta a Las Vegas!- disse, indicando il cartellone.

Mi voltai guardando lati della strada: La città era piena di negozi, hotel e casinò

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Mi voltai guardando lati della strada: La città era piena di negozi, hotel e casinò. La cosa che più mi colpì furono le luci, qui sì che c'era vita. Ora capivo perché i miei compagni proposero di nuovo di venire in gita qui. Naturalmente, io non parteciperò nemmeno quest'anno, pensai tra me.
-Pronta a darti alla pazza gioia?- chiese, posteggiando la macchina.
-Signore, non può lasciare la macchina qui!- un ragazzo con la divisa dell'hotel, dove ci eravamo fermati, si avvicinò a noi. Daniel sussurrargli qualcosa, e il ragazzo tornò davanti alla porta come se non fosse successo niente.
-Che cosa gli hai detto?- chiesi, e lui si mise affianco a me.
-Niente. Che avremmo fatto un giro, e che fra un paio di ore avrei liberato il posto- rispose tranquillamente.

Iniziai a camminare, mentre guardavo ogni angolo. Sentii qualcosa di freddo toccare la mia mano, alzai gli occhi mentre lui camminava sicuro.
-Entriamo qui, devi mangiare.- Disse indicando un locale.

Ordinai qualcosa, ma lui prese solo un caffè

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Ordinai qualcosa, ma lui prese solo un caffè. In fondo al locale, una ragazza fece partire una musica country, mentre io mi guardavo attorno. Alcune ragazze sorridevano nella nostra direzione, cercando di attirare l'attenzione di qualcuno! Quando mi voltai, per capire di chi, trovai lui intento a guardarmi.
-Hai fatto colpo!- dissi, nonostante non aveva smesso di guardarmi.
-Sono ragazzine in piena crisi di ormoni!- rispose seccamente.
-Anche io!- "aprii gli occhi, quando mi resi conto di cosa avevo appena detto" -Cioè, non intendevo quello! Io...- provai a dire qualcosa che non avesse un senso.
-Ho capito cosa vuoi dire- rispose, prima di iniziare a ridere.
La ragazza portò l'ordinazione, mentre se lo stava mangiando con gli occhi.
"Oddio!" Pensai. È carino, anzi, per la precisione, è molto bello. Ma un po' di contegno non guasta!

Iniziai a mangiare, e lui guardò in giro velocemente.
-Non hai fame?- chiesi, sentendomi in colpa nel mangiare tutta da sola.
-No, sto bene così. E poi, qui fanno il miglior caffè!- rispose.
-Non dirmi che siamo venuti qui per il caffè?- dissi, mordendomi subito la lingua.
« Smetti di parlare! Ma cosa vai a dire? Chissà cosa penserà di te, ora » dissi tra me.

-No, Julya, siamo qui perché vorrei che ti svagassi un po', che non pensassi a niente.- Rispose.
Le sue parole sembravano così sincere, ma non ne capivo il motivo. In fin dei conti, io ero solo una studente come le altre. Lui è... beh, lui è lui!

-Perché? Cioè, perché io?- domandai, mentre prendeva la sua tazza di caffè, posandola su quelle labbra così rosse.
-Perché sei tu!- Se prima non avevo capito niente, ora con la sua risposta ero in totale confusione.
Cosa vuol dire: perché sei tu!

Lui sembró accorgersi che la sua risposta non era stata colta dalla mia "intelligente" mente.
-Perché voglio che tu ti diverta, semplice. Perché te lo meriti.-
-Si sbaglia, io non lo merito!- risposi con un velo di tristezza.
-Non pensare al passato, è andato. Nessuno te lo farà rivivere, nessuno ti darà una bacchetta magica per cambiarlo. Ma vivi il presente, dimostra a te stessa e agli altri che sei degna di vivere. Ricorda: vivere è la cosa più rara. E in più, siamo a Vegas, e le follie sono le cose che non si rimpiangono mai- pronunciò l'ultima frase ridendo. Sorrisi anche io, perché le sue parole mi avevano colpito.
Certo, non avrei cancellato il mio passato, il mio dolore, ma le tenebre dentro di me erano scomparse per un attimo, lasciando spazio ad una luce luminosa.

Almeno per una sera, voglio davvero dimenticare tutto.

ETKEN - l'ultimo Principe Where stories live. Discover now