Capitilo 47

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Pov Julya :

Se cerco su Wikipedia la parola morte, troverei sicuramente un monologo dove ci sarà descritto per filo e per segno cosa vuol dire:
"cessazione di quelle funzioni biologiche che definiscono gli organismi viventi."
Ma nessuno ti dirà mai cosa si sente realmente. Nessuno ci prepara a questo evento.
Nasciamo con la consapevolezza che la vita è meravigliosa. La frase che ci accompagnerà per tutta la vita è: "la vita è un dono meraviglioso". E lo è, lo sarebbe se fosse rose e fiori.
Se il mondo non conoscesse sofferenza, malattie, guerre, odio, razzismo, e per ultimo, ma non meno importante, la paura.
Dicono che la vita sia come un cerchio.
Si nasce, si cresce, si muore.
Ma nessuno ci prepara alla morte. Ognuno di noi muore per diverse circostanze. Se penso a come sono morti i miei genitori, a quanti milioni di persone muoiono ogni giorno.
Ma nessuno ha mai avuto la possibilità di scrivere un manuale su cosa si prova in queste situazioni.

La paura che proviamo quando siamo al buio, oppure quando si guarda un film horror da soli per dimostrare che si è coraggiosi, o addirittura provare a sconfiggere le nostre fobie.
Niente è uguale a questo momento. Nessuna paura può essere descritta in questo attimo, mentre i miei occhi guardano i corpi morti attorno a me.
Nessuna parola può descrivere l'ansia che ho, mentre quei mostri si nutrono di una persona, la cui unica colpa è stata trovarsi nel luogo sbagliato e nel momento sbagliato.

Uno di loro continua a guardarmi, mentre io mi faccio più piccola, come se questo possa salvarmi dal mio destino.
Vorrei urlare il suo nome prima di morire, fargli sentire la mia voce un'ultima volta, ma non posso. Sanno meglio di me che tenere la mia bocca imbavagliata avrebbe soffocato tutte le urla.
Lo sapeva bene anche il ragazzo che continuava a fissarmi, come se cercasse di leggermi dentro, o davvero lo stava facendo.
Non conosco niente di questo mondo, fino a prova contraria non dovrebbe nemmeno esistere.
Sono leggende che si narrano per far paura, non si dovrebbe nemmeno vedere una cosa come quella che sto guardando io, eppure esistono. Loro sono reali. Lui ne fa parte.

Immaginare Daniel mentre si nutre come questi mostri mi fa venire i brividi. Ma so, dentro di me, che lui non è cosi. Lui non è un mostro, è l'uomo che mi fa sorridere, lo stesso uomo che mi dimostra il suo amore anche con un semplice gesto. Lo stesso uomo che la notte prima ha posseduto il mio corpo facendomi sentire una donna, desiderata e soddisfatta.
Mi voltai dall'altra parte per non guardare ancora quella scena che mi stava disgustando, intenta a pensare a cosa ne sarà di me.
Non avrei mai dovuto inoltrarmi da sola a casa mia, avrei dovuto chiedere il suo aiuto, ma Baker era in pericolo. Un pensiero andò verso di lui, con la speranza che fosse vivo. Non me lo perdonerei mai se gli fosse successo qualcosa, ma non per colpa mia.

Il ragazzo che avevo riconosciuto, un amico di Daniel si avvicinò sedendosi di fronte a me, mentre i suoi occhi non avevano mai smesso di guardarmi. Cerco di allontanarmi, ma la sua mano fredda prova a sfiorare il mio viso, ed essere legata come un salame non mi aiuta di certo.
«Cerco di comprendere cosa spinge il principe dei vampiri ad essere interessato a te, una semplice umana! Sei fragile, sei cibo per noi.
Ma ancora non riesco a capire come con questo corpo poco esile tu possa sconfiggerci tutti.
Eppure non sei diversa da quelle che lui ha ucciso. Forse l'hai fatto gemere abbastanza. O forse hai urlato il suo nome mentre ti possedeva facendo riempire il suo ego.
Cosa c'è in te, oltre al tuo sangue dannoso, ad attirarlo, a renderlo debole?
È innamorato di te? E per te che vuole abbandonare tutto e vivere come un semplice mortale. Oggi lo scopriremo. Dopo la sua morte tu farai la sua stessa fine.» Disse, mentre il suo viso tornò in forma umana.

Sentivo le lacrime voler scendere, la disperazione che avevo dentro era una cosa indescrivibile. Avrei voluto urlare per avvisarlo, dirgli di stare lontano da me, di non cercarmi per salvarsi la vita.
La risata isterica del vampiro attirò tutti, finché non fece eco la voce di una donna che spinse tutti ad uscire.
Con passi veloci si avvicinò a Vicent, per poi poggiare le sue labbra sulle sue in un bacio alquanto spinto, da farmi venire il vomito.
Per un attimo mi chiesi se lei sapeva della mia presenza, visto che per poco non si spogliavano davanti a me.
«È tutto pronto.» Disse lui, mentre la ragazza continuava a fare qualcosa che io non riuscivo a vedere. Ma da come lui gemeva capii che si erano realmente dimenticati di me.
Passarono alcuni minuti, prima che loro si voltassero verso di me.
La bocca della ragazza era piena di sangue, il suo sguardo faceva davvero paura. Vicent fece un sorriso disgustato nei miei confronti, come se si sentisse superiore.
«Julya, è cosi che ti chiami?» risposi con un cenno della testa, mentre cercavo in sordina di liberarmi, cercando di non farmi beccare.
«La ragazzina che ha fatto perdere la testa al vampiro, e anche la stessa che mi aiuterà ad ucciderlo.» Provai a urlare e muovermi, finché non mi sentii sollevare da terra.

«Ciao stellina. Ah-ah, non provare ad... tanto lui non verrà è morto.»
Rimasi ferma, persa in quelle parole, ma allo stesso tempo incredula, mentre lui sciolse le corde dal mio corpo.
«S-stai mentendo. Non è vero, tu stai mentendo!» sussurrai, prendendo la rincorsa per scappare.
Urlai forte, quando sentì le sue mani sul mio corpo.
«Urla stellina, ora puoi urlare il tuo dolore.» Disse ridendo.

Feci come mi disse, e le mie urla fecero eco in quella stanza, attirando tutta l'attenzione verso di me. I corpi dormienti si alzarono in piedi, vedevano in me il loro cibo in scatola, mentre William continuava a ridere. Solo quando sentii la sua voce alle mie spalle collegai tutto.
Capii di quanto io fossi stata una stupida ad ascoltare William.
Di come avevo potuto davvero dubitare che l'uomo che aveva giurato di non abbandonarmi mai potesse essere davvero morto.
Mi voltai verso di lui, mentre per la prima volta vidi il suo vero viso, la sua vera natura.
«Julya...» disse solamente, sentendo un nodo alla gola.
L'avevo trascinato io qui. L'avevo condannato ad una morte certa ora.
«Vattene Daniel, è una trappola.» L'avvertii, prima di essere afferrata da qualcuno.
L'ultima cosa che riuscii a vedere, prima di essere portata fuori, fu il suo corpo che venne assalito da tutti quei mostri, consapevole che l'avevo davvero condannato a morire.

ETKEN - l'ultimo Principe Where stories live. Discover now