Capitolo 27

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Pov Daniel:

Messaggio da Erman:
« Tutto pronto. Parigi domani notte. Vecchio consiglio 8 avenue de septembre ».

Bene. Finalmente scoprirò realmente cosa ha in mente quell'ibrido di Leyla.
Male, perché dovrò lasciarla sola, e questo non mi piace affatto.
Aspettai che si allontanasse da casa prima di dirigermi da Louis.
Quando lo incontrai, accennai solo qualcosa per spiegargli cosa mi spingeva a partire. Gli feci promettere che si sarebbe preso cura di lei, nel caso qualcosa fosse andato storto, anche se questo incontro è tranquillo.
Mi misi in viaggio velocemente, perchè dovevo arrivare prima di sera.

Una volta arrivati mi fermai alla caffetteria vicino alla sede del Consiglio. Guardai il mio orologio che segnava le 21:00. A quest'ora lei dovrebbe essere in mensa, e conoscendola sarà da sola in un angola della stanza. Decisi di chiamarla prima di entrare in quel posto pieno di ibridi.
«Pronto?» la sua voce era strana e le chiesi se stava bene.
Lei mi rispose in un modo che non mi piacque. Forse qualcuno le aveva fatto qualcosa, forse era in pericolo.
«Julya, ho bisogno di sapere se stai bene. Sto per affrontare una cosa seria e ho davvero bisogno di sapere che tu stai bene» dissi non pensando minimamente a cosa lei potesse capire.
«Sto bene. Sai, le solite cose» rispose. Forse alludeva ai nomignoli che le avevano dato. E quando tornerò questa storia finirà, pensai.
«Ascolta, lasciali stare. Non ascoltarli, non hai bisogno di nessuno di loro. Ci sono io con te.» Dissi mentre notai Erman venirmi incontro.
«Mi manchi Daniel» aggiunse con un tono triste.
Mi voltai dandoli le spalle e iniziando a camminare per allontanarmi
«Anche tu piccola ragazzina. Anche tu mi manchi.» Risposi facendola ridere.
Aspettai che la chiamata finisse prima di mettere via il telefono.

«Ci sono tutti?» chiesi camminando per entrare dentro.
«Sì» replicò Erman.
La stanza era illuminata da delle piccole luci, pronte ad accogliere quella massa di ibridi

 La stanza era illuminata da delle piccole luci, pronte ad accogliere quella massa di ibridi

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Iniziai a scendere le scale, mentre i miei sensi in allerta erano pronti ad attaccare. I neonati sembravano agitarsi alla mia vista. Scesi non mostrando un minimo di sentimento, mentre dietro di me Erman  mi copriva le spalle in caso d'attacco.
«Benvenuto Edward V, Principe del quarto continente.» Disse l'annunciatore.
Mi fermai al centro, mentre una donna di spalle era davanti a me. Lunghi capelli biondi, classico corpo da vampira. Si girò verso di me facendo un piccolo inchino di rispetto, anche se sapevo che non avrebbe avuto problemi ad attaccarmi per prendere il mio posto.
«So che stai cercando qualcosa.» Parlai, e tutti rimasero in silenzio.
«Sì, il principe del secondo continente, ma non era disponibile ad aiutarmi.» Rispose muovendosi attorno a me.
«Per questo hai deciso di ucciderlo?» chiesi, cercando di rimanere calmo.
«Sì!» rispose lei con un sorriso malizioso.
«Non ne avevi il diritto!» aggiunsi a denti stretti.
«Chi lo dice?» in un attimo le fui vicino mettendo la mia mano sul suo collo.
«Io non sono Ronan, non sfidarmi ibrida!»
Non era così che doveva andare il nostro incontro. Non era così che lo avevo immaginato, ma la sua arroganza, il suo modo di sfidarmi, andavano contro la mia soglia di sopportazione.
Feci scivolare la mia mano dal suo collo, senza allontanarmi da lei.
«Non era mia intenzione ucciderlo. Voglio solo qualcosa.» Sussurrò, mentre il silenzio regnava nella stanza.

« Cosa? »chiesi, mentre lei inizio a spiegare il tutto

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« Cosa? »chiesi, mentre lei inizio a spiegare il tutto.

Il suo compagno Xavier ha attaccato qualcuno, si è imbattuto in un sangue che l'ha fatto stare meglio, ma poco dopo è successo qualcosa che lo ha portato alla morte.
«L'unica cosa che è riuscito a dirmi è stato: Puro. Per questo volevo più informazioni, ma Ronan...»

«Principe» mi affrettai a dire.
«Il Principe Ronan si è rifiutato di aiutarmi, quindi, ho dovuto ucciderlo.» Aggiunse voltandosi verso di me.
«Cosa ti fa credere che io ti aiuterò?» chiesi, rimanendo sulla mia linea di attacco.
«So che sei più forte di tutti noi. Conosco i tuoi poteri, ma conosco i tuoi punti deboli. Tu vuoi vivere senza essere disturbato, continuare la tua vita in quella città dimenticata, stare tranquillo. Aiutami a trovare quello che voglio, ed è l'unica cosa che ti chiedo.» Disse, allungando la sua mano verso di me.
«E se non lo faccio?»
«Saremo nemici. L'ibrido tornerà a sfidare il vampiro.»
«Ricordi che io comando su tutti di voi?» aggiunsi guardando ognuno di loro.
«Ma nessuno lo mette in dubbio, sono tutti tuoi. Io voglio solo quel sangue.» Disse, mentre tutti si inginocchiarono al moi cospetto.
Rimasi fermo a guardarla; doveva essere qualcosa di davvero importante da farle lasciare il comando dei suoi stupidi Ibridi. La sua mano si porse verso di me, e sorrise come se sapesse già la mia risposta.
«CERCATE DI NON FARE DANNI, NUTRITEVI SENZA UCCIDERE» urlai rivolto ai neonati, che si guardavano attorno confusi.
«Fra tre mesi in Italia, nel vecchio palazzo. Cercherò di scoprirne di più, ma se qualcuno di loro fa danni...»
«Hai la mia parola. Nessuno farà niente.»
«La tua parola non vale niente per me.» Aggiunsi, prima di voltarmi per uscire da quel posto.

Una volta fuori mi mossi velocemente andando verso Versailles, dove risiedevo molti secoli fa.
«Erman, chiama gli altri. Falli venire qui entro domani mattina.» Dissi, entrando da un passaggio segreto.
«Riunisci la banda come ai vecchi tempi!» disse euforico, mentre io non vedevo l'ora di tornare da lei.
Guardai il mio orologio segnava le due di notte, quindi a Winnemucca erano le sei del pomeriggio. Sicuramente sarà a casa ora.
«Hai una missione da fare, vai!» aggiunsi per rimanere solo. Presi il cellulare, digitando il suo numero di telefono. Dopo vari squilli, finalmente sentivo di nuovo la sua voce.
«Daniel!» mi beai di come il mio nome uscisse dalla sua bocca così dolce.

«Ciao!»

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