Capitolo 33

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Pov Daniel:

«No, tu non puoi capire, non solo lui l'ha baciata, ma lei si è pure arrabbiata. E poi, ciliegina sulla torta, le ho confessato il mio amore. Ed io... merda! Non so cosa pensa, non sono niente. E cazzo, ora ho solo voglia di uccidere!» dissi, mentre Louis mi guardava seduto in silenzio.

Ero ritornato davanti a casa sua, volevo provare a parlargli, chiarire con lei. Ma vedere quell'umano uscire da casa sua, dopo che ho letto i suoi pensieri, mi aveva mandato in bestia.
Ero pronto a scattare, pronto a uccidere per gelosia, ma poi ho visto il suo volto sulla finestra. Era ferma, guardava in direzione della porta come a cercare qualcosa.
E tutto si è fermato, fino a che Louis non mi ha chiamato urlando il mio nome, vicino a casa mia.

«Le hai detto che sei geloso? Ma questo non l'ha fermata.» Disse Louis, parlando per la prima volta dopo ore di silenzio.
«No, ha detto che vuole tempo, sono tutte cazzate da umani. Maledizione, quella ragazzina mi farà fare una strage.» Urlai di nuovo, mentre lui mi passava le sacche di sangue. Le appoggiai sul tavolo sbuffando per la situazione.

«È davvero una cosa seria se non mangi.» Aggiunse.
«Lou, tu non ti rendi conto: io berrò il sangue di quel...»
«A che scopo, per farti odiare? Per perderla per sempre? Non le ci vorrà molto a capire chi sei.»
«Meglio così, almeno smette di giocare con i miei nervi.» Sbuffai, buttando la testa all'indietro sulla poltrona.
«Hai pensato che forse ha paura?» aggiunse, mentre mi lanciò un'altra sacca di sangue insistendo nel farmi mangiare. Mi sentivo stremato per la prima volta, dopo 1.500 anni di vita. E la mia corsa, la paura di non arrivare, era stata spazzata da un: voglio tempo.

Tempo per cosa? Per scegliere fra noi due. Se quella ragazzina pensa di giocare con me ha sbagliato in pieno.
«Hai sentito cosa ho detto? Ha paura. È giovane, e forse ha avuto paura di te. E quella testata sul muro è successa prima del mio arrivo, sicuramente l'hai impaurita.»
«Non le avrei mai fatto del male.» Risposi seccamente.
«Lo so, ma a volte le insicurezze di una donna si trasformano in paura. Forse tutto questo, le ha fatto pensare di non essere in grado di affrontare la situazione. Tu stesso hai detto che per lei il bacio non era importante. Daniel, lasciale un po' di tempo. Dalle le certezze che vuole, senza uccidere nessuno.» Aggiunse prima di alzarsi, mentre io chiusi gli occhi immaginando il suo perfetto viso.




Facile a dirsi non uccidere nessuno, quando avevo voglia di uccidere tutti gli studenti che le avevano fatto del male.
«Daniel, che piacere vederti.» Sentii la voce stridula della professoressa di inglese. La stessa che odiava la mia ragazzina. Feci un veloce sorriso, concentrandomi sull'entrata per attendere il suo arrivo.
«Sembra che aspetti qualcuno.» Aggiunse.
«Non so se lo sai, sono diventato il tutore della Roder. Quindi devo controllare che arrivi in classe.» Risposi. Avrei potuto usare il mio potere per mandarla via, ma ero troppo concentrato a sentire qualsiasi cosa che mi facesse capire che lei era qui.
«Oh sì, tutti sappiamo come te ne prendi cura.» Sussurrò lei, iniziando a sorridere.
«Parlate tutti di cazzate in questa città?» Esclamai, attirando l'attenzione degli studenti facendola smettere di ridere.
«È una studentessa! E se tu vedessi oltre il tuo seno pieno di silicone come il tuo cervello, forse te ne accorgeresti. Smettete di pensare che fra me e lei ci sia qualcosa. Lasciatela in pace da oggi in poi, o ve la vedrete direttamente con me.» Dissi, mentre tutti sembravano entrare in trance.

Il mio volto si girò quando sentii il suo profumo.

"Dagli certezze" aveva detto Louis. Beh dopo questa, ogni donna dovrebbe sorridere ed essere felice. Bene!
Allora perché mi guarda con un misto di rabbia e di paura? Dove cavolo ho sbagliato ora?

I ragazzi incominciarono ad entrare in classe, quando la campanella suonò. Lei iniziò a camminare, mentre il suo sguardo su di me si fece più duro.
«Buongiorno!» dissi, ma ricevetti solo un'occhiataccia da lei, prima di entrare in classe.

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