Capitolo 37

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Pov Julya:

«Sei sicuro di aver bisogno del mio aiuto? Non ricordo che sei una frana in chimica.» Chiesi, ma Baker mi guardava in modo strano.
«Quei due devono stare con noi?» chiese, riferendosi ai due ragazzi.
Non posso dire che questa volta Baker è in torto, quei due erano davvero strani, guardavano i clienti come cibo. Per non parlare della loro bellezza. Wow, sembra che Daniel si scelga davvero gli amici sulle riviste di moda. Perfino le bionde ossigenate non avevano più fiatato da quando Erman era entrato, per non parlare di Enysa, cha ha attirato quasi tutti i maschi nel locale, per la gioia di Yolanda.

Mi voltai verso Baker che mi stava ancora fissando, era davvero strano in questi giorni.
«Che c'è?» chiesi. Conosco Baker da quando eravamo piccoli, anche se lui si ricorda di me solo da quando ero diventata la fidanzata di William, mentre io ricordo tutte le volte che abbiamo fatto strada insieme, o quando eravamo i soli nel pulmino, visto che le nostre case erano vicine. Per non parlare di quando mi mandava i biglietti che dovevo passare alla ragazza a cui era interessato.
«C'è una cosa, ma devo parlartene in privato.»
«Baker...»
«Julya, davvero, non è uno scherzo. Giuro sulla cioccolata!» disse, e rimasi sorpresa.
Per gli altri, giurare sulla cioccolata non è niente, ma per me è tanto. È Baker si era ricordato di quando avevamo sei anni, che ero caduta con la bicicletta facendomi male, ma per non dirlo ai miei genitori sono rimasta in silenzio. Baker ha curato la mia gamba e gli ho fatto promettere sulla cioccolata che non avrebbe detto niente; beh, fino ad oggi non l'aveva detto, mai a nessuno.
«Va bene Baker, ma se è uno dei tuoi stupidi scherzi, con me hai chiuso.» Dissi seriamente.
«Vai sul retro e ti raggiungo subito.» Rispose con ancor più serietà.
Feci finta di niente, iniziando a pulire per non dare nell'occhio, anche se quei due erano peggio di Daniel. Ad ogni mio movimento sentivo i loro occhi su di me. Con una scusa entrai dentro al magazzino, per dirigermi alla porta sul retro, che dava sulla piccola via che usavamo per buttare l'immondizia. Quando l'aprii, Baker entrò facendomi quasi paura.
«Sei impazzito?» chiesi, prima che lui mettesse la sua mano sulla mia bocca.
«Ascolta, parla piano. Stanno succedendo cose strane. Io non capisco, ma mi sembra di vivere in un incubo. Vedo fantasmi, ma non sono fantasmi. Julya, io l'ho visto, l'ho visto davvero.» Disse confusamente, massaggiandosi la fronte.
«Baker, ma di cosa parli, chi hai visto, cosa ti sta succedendo?» chiesi, non avendo nessun dubbio sul fatto che non mi stesse mentendo. In due occasioni avevo visto Baker in questo stato: la morte di William, e ora!
«Ero seduto sul muretto del campo di basket: stavo fumando una sigaretta, avevo bevuto qualche birra, ma ti giuro che non ero ubriaco. L'ho visto, era lì. All'inizio pensavo che stessi solo immaginando, ma non era così. Lui era lì fermo, mi ha parlato, mi ha detto che è tornato. Cazzo è davvero qui. Il vecchio aveva ragione su tutto, capisci?» provò a dire, per poi girarsi di spalle. Posai la mia mano sulla sua spalla, confusa dal suo racconto. Non avevo la minima idea su di chi stesse parlando.
«Baker, di chi stai parlando?» chiesi mettendomi davanti a lui.
Rimase in silenzio, mentre qualcosa di bagnato scese sul suo viso.
Stava piangendo, e mi chiesi il perchè.
«Baker, hai la mia parola! Non dirò a nessuno di questa confidenza. Ehi, sono io, ricordi? Sai che so mantenere un segreto.» Cercai di confortarlo.
«Non è per questo. Anche se lo dicessi, nessuno ti crederebbe. Ma Julya, hai la mia parola, io l'ho visto, ci ho parlato. Mi ha detto che gli sono mancato, che lo devo aiutare a riconquistarti, che...»
«Di chi stai parlando Baker?» dissi con un filo di rabbia, e la mia mente tornò indietro al biglietto di questa mattina.
Daniel non mi hai mai detto: mi sei mancata. Non mi ha mai scritto: sempre tuo.
Daniel non è il tipo da biglietti. Solo una persona scriveva quella frase, solo una persona lo faceva.
«William!» disse Baker, mentre aprii di più gli occhi, solo a sentire il suo nome.
«Julya io...» mi allontanai da lui.
Non poteva essere, era impossibile. Lui è morto, io li ho visti morire.
I miei pensieri vennero interrotti da dalle urla provenienti dal bar. Ragazze che urlavano, chi urlava al miracolo. Iniziai a camminare per vedere cosa era successo, ma la mano di Baker mi fermò.
«C'è dell'altro. Lo so che tutto questo è irreale, ma il ragazzo che avevo davanti sembrava lui, ma non ha niente del vero William.»
«Perché non lo è. Lui è morto!» dissi con rabbia, togliendo la sua mano dalla mia, dirigendomi verso l'interno del locale, mentre Erman ed Enysa erano fermi sul ciglio della porta ad aspettarmi.
«Siete peggio di lui, riguardo alla privacy.» Dissi, regalando ai due uno sguardo di rabbia.

La folla era tutta attorno a qualcosa; alcune ragazze stavano sventolando le loro mani contro il viso delle loro amiche, che sembravano essere appena svenute.
Mi avvicinai a Yolanda, che sembrava aver visto davvero un fantasma.
«Che succede?» chiesi ancora arrabbiata, per lo stupido scherzo di Baker.
«L-lui è qui?» provai a dire, mentre pensavo che fosse di nuovo un cantante che si era perso in questo posto sperduto, come successe l'anno scorso.
Tutti si voltarono verso di me, e io iniziai a guardare dall'altra parte, non capendo cosa stesse davvero succedendo, finché...

Tutti si voltarono verso di me, e io iniziai a guardare dall'altra parte, non capendo cosa stesse davvero succedendo, finché

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«Julya!» cercai di rimanere in piedi, mentre ogni muscolo delle mie gambe tremava.
Provai a parlare, a di dire qualcosa, ma niente. Il mio corpo sembrava aver dimenticato come fare.
Provai a chiudere gli occhi, ma nemmeno questo ero capace di fare.
L'unica cosa che sentivo, che mi tranquillizzava, ricordandomi di essere viva è il battito del mio cuore, anche se da come stava battendo, fra non molto anche lui mi avrebbe abbandonato.
«Zuccherino!» di nuovo quella voce, di nuovo quel soprannome.
È impossibile.
Julya è impossibile! Questo fa parte dello scherzo di quello stronzo di Baker e dei suoi amici. Ne sono sicura, ne sono certa perchè non può essere vero. Lui era morto, l'ho visto coi miei occhi.
Sentii qualcosa di freddo appoggiarsi sulla mia mano. I miei occhi si abbassarono, vedendo la mano di lui giocare con la mia, come solo lui sapeva fare.
L'anello che gli avevo regalato per i nostri sei mesi.

«T-Tu... s-sei...» provai a dire qualche parola, ma non riuscii a finire la frase, per via delle gambe che cedettero, fino a svenire completamente.

ETKEN - l'ultimo Principe Donde viven las historias. Descúbrelo ahora