Multicolor || Michael Clifford

By Lottie_Lollipop

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«Quando ero piccolo mia mamma si vestiva ogni giorno con il colore che pensava la rappresentasse meglio. Abbi... More

Prologo
Capitolo Primo
Capitolo Secondo
Capitolo Terzo
Capitolo Quarto
Capitolo Quinto
Capitolo Sesto
Capitolo Settimo
Capitolo Ottavo
Capitolo Nono
Capitolo Decimo
Capitolo Undicesimo
Capitolo Dodicesimo
Capitolo Tredicesimo
Capitolo Quattordicesimo
Capitolo Quindicesimo
Capitolo Sedicesimo
Capitolo Diciassettesimo
Capitolo Diciottesimo
Capitolo Diciannovesimo
Capitolo Ventesimo
Capitolo Ventunesimo
Capitolo Ventiduesimo
Capitolo Ventitreesimo
Capitolo Ventiquattresimo
Capitolo Venticinquesimo
Capitolo Ventiseiesimo
Capitolo Ventisettesimo
Capitolo Ventottesimo
Capitolo Ventinovesimo
Capitolo Trentunesimo
Capitolo Trentaduesimo
Capitolo Trentatreesimo
Capitolo Trentaquattresimo
Capitolo Trentacinquesimo
Capitolo Trentaseiesimo
Capitolo Trentasettesimo
Capitolo Trentottesimo
Capitolo Trentanovesimo
Epilogo
Extra
Le Mie Storie

Capitolo Trentesimo

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By Lottie_Lollipop

I suoi occhi verdi mi stanno ossessionando, troppo tempo che non li vedo più. Lo hanno notato tutti: Calum, Luke, Molly, perfino Ashton, e più volte mi hanno chiesto cosa avessi. Ho risposto tranquillamente dicendo che sono semplicemente preoccupata per gli esami che mi hanno fissato in queste settimane (parte della verità) ma di non preoccuparsi.

La verità è che Michael è sparito da quando l'ho incontrato in camera di Ash, da due settimane ormai, non viene nemmeno più a lezione. E io, sinceramente, sto per impazzire. Non lo trovo più, in Paradiso non c'è mai e non mi risponde al telefono, nemmeno in camera c'è. Ho chiesto ad Ashton, trovando la scusa e dicendo che mancava da troppo tempo alle lezioni di astronomia. Ma semplicemente non c'è, sparito nel nulla come il fumo di una sigaretta.

«Sì mamma, qui tutto bene. Piuttosto, dimmi come sta papà, è tornato a casa non tanti giorni fa mi hai detto» rispondo a mia madre, tenendo il cellulare tra l'orecchio e la spalla, sistemando qualche libro nella borsa. Per oggi le mie lezioni sono terminate, sto per andare in Paradiso a fare i compiti.

«Sta benissimo, a quanto dice lui. Non smette di dirmi che ha voglia di fare qualcosa, che non riesce a non fare niente come gli ha suggerito il dottore. Penso dovrò chiuderlo a chiave in camera» ridacchia, divertita «Scherzi a parte si sente bene, con le pastiglie per il cuore che gli ha prescritto il medico non ha avuto nessun problema»

«Sono felice mamma, sono molto sollevata. E te, come stai? Come va da quelle parti?» mi sistemo un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e mi guardo intorno tra le foglie verdi e i colori degli alberi.

«Oh sì, tutto bene. Le mie amiche del circolo di giardinaggio...» inizia il discorso, ma il mio sguardo è attirato da un verde diverso da quello degli alberi, uno più stinto e che mi piacerebbe tanto avere tra le dita.

I miei passi si fermano scricchiolando sulla ghiaia, e lo osservo mentre mi dà le spalle e scrive al telefono. Un'ondata di risentimento mi investe, rancore verso il ragazzo che mi sta rubando il cuore ma che non si degna nemmeno di rispondermi o spiegarmi cosa diavolo sta succedendo.

«Mamma, scusa tanto, ma ora devo proprio andare, mi dispiace» saluto mia mamma, presa alla sprovvista durante il suo racconto. Risponde titubante, salutandomi velocemente prima che io attacchi. Sistemo il cellulare nella borsa, stringendo la cinghia con forza ed incamminandomi verso di lui.

Non sembra accorgersi di me, concentrando la sua attenzione sul telefono. Prendo un sospiro, picchiettandogli l'indice sulla spalla e dicendo «Allora non sei morto»

Sobbalza talmente tanto che il cellulare gli scivola dalle mani, cadendo per terra. Mi fissa, quasi spaventato ma non accennando a muoversi. Mi chino io, dopo un momento, a raccogliergli il telefono. Il mio sguardo cade sullo schermo, fortunatamente intatto, e vedo la chat che aveva aperto, un messaggio non inviato. "Mi dispiace".

Mi strappa il cellulare dalle mani «Cosa ci fai qui?» domanda spegnendo lo schermo e infilandosi il telefono nella tasca dei pantaloni. Incrocio le braccia al petto, guardandolo infastidita.

«Ci sono delle spiegazioni che devi darmi» stringo le labbra, guardandolo alternare lo sguardo da me al paesaggio che ci circonda.

«Beth, non credo sia il momento adatto» mi guarda colpevolmente negli occhi facendo un passo indietro «Devo andare ad una lezione» e fa per girarsi ed andarsene.

Gli prendo il braccio, stringendolo con forza «Michael! Mi stai ignorando da due settimane, non puoi andartene così»

«Avevo i miei motivi» mormora, fermandosi. Delle ombre scure sostano sotto i suoi occhi, e mi pare subito ovvio che non dorme abbastanza.

«Allora dimmeli. Cosa sta succedendo? Conoscevi già Ashton, perché non hai voluto che te lo presentassi?» il tono della mia voce è angosciato «E cosa hai fatto in questi giorni? Nemmeno Ashton lo sa, dice che tornavi tardi la sera e che uscivi prima che lui si svegliasse»

«Beth, ti prego, è complicato» si passa una mano sul retro del collo, agitato «E questo non è il momento»

«Sì, è proprio il momento. Michael, se non mi spieghi cosa succede giuro che non mi vedrai più. Non mi va di essere un giocattolo» mi mordo il labbro, distogliendo lo sguardo per trattenermi dal far cadere una piccola lacrima. So che sto giocando sporco, ma quello che ho detto è vero. Voglio solo una spiegazione, non è lecito?

Quando torno a guardarlo lui ha la mascella serrata «Avevi detto che non te ne saresti andata, che avresti provato a capirmi»

«Come posso provare a capirti se non mi spieghi niente?» ribatto e lui distoglie lo sguardo, sembrando un cucciolo che è appena stato sgridato.

«Ti volevo tutta per me» si decide a dirmi «Tutte le persone che conosco me le ha presentate Ashton, tutta la gente con cui scambio due parole sono amici suoi. Tutto questo mi ha sempre dato l'impressione che non sapessi cavarmela da solo, che non riuscissi a rapportarmi con la gente senza che ci fosse Ashton. E poi ci sei tu, arrivata da non so dove e venuta per sconvolgere la mia vita, in meglio» si mordicchia il labbro, non osando incrociare il mio sguardo «Sei la prima persona non coinvolta da Ashton, e volevo tenerti separata da quella parte della mia vita, come una conquista»

Aggrotto la fronte, guardandolo male «Mi stai paragonando ad un trofeo» dico, mezza offesa.

Si allarma, strabuzzando gli occhi «No, non era inteso in modo negativo, solo... Ti avevo detto che era complicato» si passa una mano tra le ciocche verdi «Mi parlava di te, ma io facevo finta stesse descrivendo un'altra ragazza. Sei la mia Beth, non la sua» dice teneramente.

«Cosa ti diceva?» chiedo.

«Non diceva brutte cose, non preoccuparti» deglutisce «Può sembrare egoista, ma non volevo dividerti con lui, anche se lui ti conosceva già. Eri il mio tesoro, un tesoro splendido» mi guarda, come a chiedermi di perdonarlo, e io mi perdo nel verde.

«E adesso cosa sono?» faccio un passetto in avanti, verso di lui, dimezzando la distanza tra di noi. I suoi occhi passando dai miei occhi ai miei capelli, e poi alle mie labbra, sostando brevemente su di esse.

«Sei ancora il mio tesoro» mormora piano, inchiodandomi di nuovo con i suoi occhi chiari. Un sorriso piega le mie labbra e io porto le mani sul suo collo, accarezzandolo dolcemente.

«Non sarebbe cambiato niente, comunque. Le cose tra di noi non sarebbero andate diversamente»

Fa una smorfia, circondandomi la vita con le mani «Mi dispiace» dice, come il messaggio che voleva inviarmi, poi mi trascina tra le sue braccia affondando il viso nell'incavo del mio collo. Lo stringo anch'io, aggrappandomi alle sue spalle.

«Perché mi hai ignorata?» chiedo al suo orecchio, appoggiando il capo contro il suo.

«Avevo paura di perderti» risponde, stringendomi di più «Se avessimo parlato avresti avuto la possibilità di chiudere con me»

«Nessuna paura è mai stata così infondata» ridacchio, inspirando il profumo di Michael che mi era mancato tanto, come i suoi occhi, i suoi capelli, le sue mani, la sua voce, il suo respiro, il suo tutto.

«Michael?» lo chiamo, dopo essere stata tra le sue braccia per quelli che mi sono sembrati secoli, facendomi solamente stringere.

«Dimmi» mi allontano, poggiando le mani sulle sue spalle.

«Perché non mi hai baciato davanti alla mia stanza?» arriccio le labbra, perplessa ancora da questa faccenda.

Lui sorride, esitando con lo sguardo sulla mia bocca «Beh...» inizia «Posso baciarti adesso per rimediare» propone. Penso di star arrossendo.

In un secondo sto ricambiando al suo bacio dolce e delicato, sorridendo sulle sue labbra e pensando a quanto io abbia perso la testa per lui.


Non saprei cosa aggiungere a questo capitolo, l'unica cosa che mi andrebbe di dirvi e di non mettervi l'anima in pace: la bomba deve ancora essere sganciata. Ogni volta che scrivo frasi del genere mi pento sempre delle mie parole, così le cancello. Ma oggi no. Le lascio scritte, leggetele e abbiate paura :-) Sto aspettando i temi di italiano dalla mia bellissima (no, non lo è per niente) e bravissima (sì, come no) prof. Il fatto che mi fa innervosire e che ieri o l'altro ieri sia entrata in classe dicendoci che i temi erano già corretti e aggiungendo "Avreste potuto fare di meglio, c'è qualche insufficienza" e che poi non ce li abbia dati! Una persona più antipatica e così ansiosa di attirare il mio odio non esiste al mondo. Lasciamo i miei piccoli scleri da parte, spero che il capitolo sia piaciuto. Arriviamo a 6 stelline per il prossimo? GRazie a te personcina carina che hai letto fino a qui, ti auguro che la tua prof entri in classe e decida di donare ciambelle ad ogni parola che dirai <3 


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