Hybrid - L'Esperimento

By AlessiaSanti94

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Il mondo non è abitato solo dagli esseri umani. Loro lo ignorano, convinti di essere l'unica forma di vita pr... More

BOOK TRAILER HYBRID
.
1. Turno di Ronda
2. Buon Compleanno!
3. L'Incontro.
4. L'Attacco.
5. La Caserma.
6. Il Signor Clint.
7. Il Racconto - parte 1.
8. Il Racconto - parte 2.
9. Piano d'Azione.
10. Il Test - parte 1.
11. Il Test - parte 2.
13. Presentazioni Ufficiali.
14. Addio.
15. Cambio di Programma.
16. Il Nuovo Team.
17. Nuove Conoscenze.
18. Primo Allenamento.
19. Difesa Demoniaca.
20. Impegnarsi di Più.
21. Sogni Reali.
Genuine Goals!
22. Questione di Tempra.
23. In Missione.
24. Inferiorità Numerica.
25. Grazie.
26. Notti in Bianco.
27. Territorio Minato
28. Decisioni Notturne
29. Sensi di Colpa.
30. La Cura.
31. Voci.
32. Acqua.
33. Il Vero Jared.
34. Compromessi.
IMPORTANTE!
35. Domande.
36. Lacrima.
37. Litigio.
38. Da una Verità all'Altra.
39. Subisci o reagisci?
40. Ha Bisogno d'Aiuto - parte 1.
41. Ha Bisogno d'Aiuto - parte 2.
42. Offerta di Pace.
43. Bugie.
44. Chi è il Mostro?
45. Fiducia e Illusioni.
46. Concentrazione.
47. Joyland.
48. Blue River.
49. Chilometro Centoventi.
50. Ritorno al Presente
53. Destinati a Soffrire.
51. Lasciati Andare
52. Vinculum Aeternum.
54. Prepararsi a combattere.
55. Bloody Night - parte 1.
56. Bloody Night - Parte 2.
57. Assassina
58. Esequie Celesti.
59. Verità.
60. Punto di Rottura.
61. Vuoto Dentro.
62. Il Giudizio.
63. Epilogo.
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Avatar dei personaggi
Sequel di Hybrid
SPECIALE! CAPITOLO EXTRA
Disegni personaggi

12. Risposte.

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By AlessiaSanti94

Abby.


Non ricordo in quale preciso momento mi sia addormentata, dopo essere tornata nella stanza. Ho solo l'immagine nitida di essermi sdraiata sul letto, con l'intenzione di riposarmi qualche minuto, prima di andare a fare un bagno rilassante. Ma, evidentemente, sono crollata poco dopo, vinta dalla stanchezza accumulata.

La luce del giorno entra nella camera e illumina il letto su cui sono stesa, ancora vestita. Non c'è il sole, fuori, ma il cielo plumbeo tipico di Henver, che minaccia pioggia per almeno nove mesi l'anno.

Emetto un lamento e cerco di pararmi dalla luce con un braccio. Quando realizzo di essere sveglia, stiracchio le braccia e le gambe intorpidite e sbadiglio, stropicciandomi gli occhi. Mi sento molto più riposata, adesso, anche se non ho eliminato del tutto la stanchezza dal corpo. Mi metto seduta sul letto e guardo il comodino di legno accanto a me. Il piccolo orologio segna le 12.27. Sgrano gli occhi e fisso di nuovo l'ora, stupita. Possibile che abbia dormito così tanto?

Insieme a me, si sveglia anche il mio stomaco, che inizia a emettere gorgoglii imbarazzanti. Da quanto tempo non metto sotto i denti del cibo? Decido di ignorare i morsi della fame e mi dirigo in bagno. Devo lavarmi e rimettermi un po' a posto.

Apro il rubinetto della vasca e mi tolgo il vestito. Quando la vasca è piena, m'infilo dentro fino al collo, assaporando la sensazione di caldo che mi avvolge la pelle. Rimango immobile per almeno dieci minuti, godendo di questo raro momento di relax. Afferro la saponetta e il flaconcino di shampoo poggiati accanto sul bordo della vasca, e mi insapono con cura i capelli, per poi risciacquarli. Sento la sporcizia e il sudore scivolare via dal corpo, per dare spazio a una rinascita fisica. Dopo che essermi asciugata, mi lavo i denti e spazzolo i capelli, di nuovo mossi da qualche onda naturale.

Prima di rivestirmi, osservo con disgusto il vestito sgualcito e buttato a terra, e mi rifiuto di indossarlo ancora. Mi dirigo allora verso la camera e apro le ante dell'armadio, con la speranza di trovare qualcosa di decente da mettermi addosso. Con grande gioia, vedo appese su due stampelle una camicia e un paio di pantaloncini. Indosso la camicia, nonostante mi stia enorme, e arrotolo le maniche sulle braccia. I pantaloni, invece, mi calzano meglio.

Et voilà, pronta per andare a conquistare la Caserma.

Mi guardo allo specchio, reprimendo l'ennesimo brontolio di stomaco. Non sto poi così male. Con il viso riposato e le occhiaie scomparse, sembro di nuovo umana. Anzi, una non umana.

Il pensiero della mia natura mi fa tornare in mente la conversazione di ieri tra il dottore e il capo della Caserma. Devo uscire dalla stanza, mangiare qualcosa e cercare il signor Clint. Non m'interessa se gli altri Guerrieri mi vedranno per i corridoi. Non posso fare l'eremita nella mia camera. Non quando sto morendo di fame e devo ottenere delle risposte che mi rivoluzioneranno la vita.

Carica di buoni intenti, esco nel corridoio e chiudo la porta a chiave. Non so precisamente dove andare, ma di sicuro al piano inferiore si svolgono la maggior parte delle attività ricreative. Spero che anche mangiare sia considerata una di quelle e mi avvio verso la grande scalinata.

Durante il tragitto, ho la sfortuna di scontrarmi per la seconda volta con la sorella di Jared, diretta verso le camere. Noto subito che ha il volto molto stanco e quasi trascina i piedi a terra.

Quando si accorge di me, Janise scatta subito all'erta. «Cosa ci fai qui?» domanda, fulminandomi con un'occhiata truce «Dovresti restare nella tua camera.»

«Ho fame. È più di un giorno che non mangio niente» rispondo io. Cerco di mantenere un tono cordiale, con la speranza di addolcirla in po'.

«Questo non ti dà il permesso di uscire a piede libero per la Caserma. Vuoi veramente essere uccisa?»

«Sono stufa di fare la prigioniera. Ho bisogno di prendere aria, mangiare, rimediare degli abiti nuovi, e soprattutto, parlare con il signor Clint» ribatto. La sensazione rilassante ottenuta dal bagno caldo sta già scemando.

«Dove li hai presi, quelli?» mi chiede lei, indicando con un cenno i vestiti che ho indosso.

«Nell'armadio. Sono brutti, lo so, ma erano l'unica alternativa al mio vestito sporco e sgualcito.»

«Ti fanno sembrare ridicola» commenta, guardandomi dall'alto in basso.

La guardo in cagnesco. Non riesco proprio a capire da dove derivi tutto questo odio nei miei confronti. Non ci conosciamo neppure! Faccio per ignorarla e cerco di superarla senza risponderle. Ma quel genere di uscite teatrali e colme di suspense riescono solo nei film.

Janise mi afferra in malo modo per il polso e mi fa voltare. «Puoi scordarti che ti lasci andare di sotto» mi intima, riducendo i suoi grandi occhi nocciola a una fessura.

«Se non mangio, svengo. Volete farmi morire di fame? È questo il piano?» sbotto, cercando di divincolarmi dalla morsa salda della sua mano.

«C'è un unico piano. Devi eseguire gli ordini» replica Janise «Non m'interessano le tue scuse. Torna in camera. Immediatamente.»

«No.»

Janise estrae il pugnale seghettato dalla cintura, attaccata ai pantaloni neri aderenti, e lo avvicina con uno scatto alla mia gola. «Ascoltami bene. Io non sono una persona paziente e, per di più, ho appena staccato da un turno di lavoro pesante. Sono stanca e irascibile. Non farmi diventare anche minacciosa.»

«Puntarmi una lama affilata al collo rientra già nella definizione di minacciosa» ribatto con un filo di voce, mentre cerco di indietreggiare.

«Adesso basta...» lei fa per spintonarmi, quando una porta nella parte più in fondo del corridoio si spalanca.

Janise alza lo sguardo da me, senza però allontanare il pugnale. Quando vede arrivare Jared, con grosse falcate e uno sguardo torvo, alza gli occhi al cielo e sbuffa.

Il ragazzo ha indosso dei pantaloni di una tuta e una t-shirt rossa sbiadita. I capelli sono più spettinati del solito e non sembra per niente di buonumore.

«Cos'è questo baccano? Le vostre voci mi hanno svegliato» tuona. Non appena ci raggiunge, guarda prima il pugnale, poi sua sorella «Cosa accidenti stai facendo, Janise?»

«La nostra ospite ha bisogno di essere inquadrata. Non conosce ancora le regole di casa» risponde lei, senza allontanare lo sguardo da me.

Jared afferra la sorella per una spalla. «Toglile quell'arnese di dosso, Janise. Subito. Se David ti vede, ti fa nera.»

«Mi ha mancato di rispetto, Jared. Nessuno può farlo» esclama la ragazza, abbassando di poco il pugnale.

«Cos'è successo?»

«Stava cercando di scendere in mezzo agli altri Guerrieri perché aveva fame, la principessa

«Ho bisogno di mangiare, Jared. Il mio fisico è allo stremo» m'intrometto «Cerca di farlo capire a tua sorella.»

«Janise ha ragione. Finché gli altri non saranno avvisati della tua presenza, non è sicuro che gironzoli tra loro. Però, ti posso procurare del cibo» risponde Jared, freddamente «Janise, vatti a riposare. A lei ci penso io» sospira poi, mentre sfila il pugnale dalla mano della sorella.

«Sei sicuro? Non farti intenerire dal suo musetto dolce. È tutta una copertura» l'avverte la ragazza, lanciandomi un'altra occhiataccia.

«Ti sembro il tipo che si fa intenerire da qualcosa?» replica Jared, con un'espressione seria «Hai l'aria davvero stanca. È andato tutto bene durante ronda?»

«Non ci hanno dato tregua. Erano ovunque» risponde la sorella, togliendomi finalmente gli occhi di dosso «Ne avremo fatti fuori una decina. Sembrava che li avessero sguinzagliati tutti insieme.»

Il ragazzo annuisce, con lo sguardo accigliato. «Ci sono stati feriti?»

«Carl Robben. Un Sottomesso ha rotto una finestra e gli ha infilzato una scheggia di vetro nella gamba, mentre combattevamo. Ha perso molto sangue. Spero che non gli abbia trapassato l'arteria femorale» Janise strizza gli occhi, come se il pensiero la infastidisse «Adesso è in infermeria. Gabriel doveva bloccare l'emorragia, prima che fosse troppo tardi.»

«Devi stare sempre in allerta, Janise.»

Janise sorride e gli arruffa i capelli. Questa è la sua prima effusione pubblica che le vedo fare. Forse, potrebbe anche avere un cuore, sotto quella corazza da stronza. «Hai una sorella che sa cavarsela nel migliore dei modi, sempre

«Lo spero bene. Vai a dormire, adesso. Hai l'aria di una che sta per crollare sul pavimento.»

«Ci vediamo dopo. E sta' attento a lei. È sicuramente più pericolosa di un Sottomesso, anche se non lo dà a vedere» lo ammonisce un'ultima volta Janise. Prima di andarsene, mi fulmina di nuovo. Ormai, questo è l'unico modo di interagire che ha con me.»

Quando la vedo scomparire dalla visuale, tiro un sospiro di sollievo e mi rilasso. È davvero estenuante stare per più di dieci minuti con quella tipa, soprattutto se investe la maggior parte del tempo a incenerirmi con lo sguardo e minacciarmi con un pugnale.

Il mio stomaco emette un altro brontolio, così forte che anche Janise probabilmente l'avrà sentito.

Jared mi fissa con un'espressione impassibile. «Sei fastidiosa.»

Incrocio le braccia al petto e spalanco la bocca, stupita. «Scusami» rispondo ironicamente. In questa famiglia devono aver avuto qualche problema con l'apprendimento dell'educazione e della gentilezza verso gli altri.

«Lascia perdere le scuse. M'interessa solo che torni in camera tua e aspetti lì finché non ti faccio portare qualcosa da mangiare. Pensi di riuscirci, senza farmi perdere la pazienza?»

«Devo parlare con il signor Clint. Mi deve delle spiegazioni» replico.

«Deve a tutti delle spiegazioni.»

«Non m'interessa di cosa debba a voi. Io esigo sapere gli esiti del mio test. Quindi, per favore, portami da lui.»

Jared alza un sopracciglio, stupito. «In quale momento hai iniziato a pensare di potermi dare degli ordini?»

«Dal momento in cui mi sono resa conto di valere come il due di picche, qui dentro. Nessuno mi calcola. Devo restare nascosta come se fossi il mostro delle paludi e non ho mai voce in capitolo! Sono il centro dei vostri problemi, l'ho capito. Allora, non tenetemi all'oscuro di tutto. Dovrei essere la prima a ricevere informazioni.»

«Perché parli così tanto? Non ti hanno insegnato a chiudere il becco?»

    «E a te non hanno insegnato a essere cortese?»proseguo il botta e risposta senza dare cenni di cedimento. Se l'ho inquadrato bene, Jared è testardo quanto attraente. Quindi, molto.

«Mi hai già stancato» replica lui, agguantando il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Compone un numero sullo schermo e attende in silenzio, con lo sguardo spazientito «David, sono io. Sì, sono nella Caserma con lei. No, nessun problema, a parte che sta dando di matto per vederti. Dice che le devi delle risposte e già io non la sopporto più. Sul serio

Alzo gli occhi al cielo.

«Va bene» fa una piccola pausa e abbassa lo sguardo verso di me «D'accordo, arriviamo.»

«Vuole vedermi?» domando, non appena ripone il telefono nella tasca.

     «Se pazienti qualche minuto, ammesso che tu conosca il significato di questa parola, avrai le risposte che cerchi. Sei stata fortunata: David ti ha concesso un appuntamento straordinario.»

«Fortunata non è l'aggettivo che userei per descrivere la mia vita...» mormoro, con un sospiro di disdetta.

«Ti accompagno nel suo ufficio. Nel frattempo, mi occuperò di farti avere un pasto decente in camera» risponde secco Jared, mentre inizia ad avviarsi nel corridoio.

Quando arriviamo davanti alla porta dell'ufficio del signor Clint, Jared si declina con rapido gesto della mano, senza lasciar spazio a espressioni facciali amichevoli o cordiali.

Io sospiro e picchio due volte il dorso della mano sulla superficie di legno, poi sento dei passi.

David Clint mi compare di fronte in tutta la sua maestosità e con un sorriso ampio. «Signorina Lorelaine, che piacere vederti qui» mi saluta, stringendomi galantemente la mano «Entra pure. Ti trovo in splendida forma, oggi.»

«Tutto merito di un sonno ristoratore» entro nella stanza e mi metto seduta sulla poltroncina accanto al camino. David mi segue e fa lo stesso, prendendo posto su quella di fronte a me «Mi scuso per essere piombata qui, su due piedi, ma ero troppo in ansia per aspettare.»

«È una reazione giustificata, Abby. In realtà, avrei voluto chiamarti prima, ma ho immaginato che fossi stanca. Perciò, ho ritenuto opportuno rimandare al giorno dopo la nostra chiacchierata.»

Annuisco e inizio a giocherellare nervosamente con una ciocca di capelli «Quindi, è giunto il momento di scoprire chi sono.»

«Bene, mia cara» David sorride, serafico «Dal test che ha effettuato il dottor Gabriel, è emersa una risposta particolare: come avevamo ipotizzato, non sei una comune umana» inizia, scrutando ogni singola mia espressione «O meglio, non lo sei del tutto

Incanalo nel cervello questa frase e annuisco. «Cosa intendi con "non del tutto"?»

David riflette qualche secondo, poi mi guarda di nuovo. «Voglio dire che non sei umana, ma non sei nemmeno una creatura pura di sangue, come lo è un Celeste o un Demone. Diciamo che ti trovi nel mezzo della definizione.»

«Sono come voi?»

Il signor Clint ride di gusto e scuote la testa. «Noi Guerrieri abbiamo sangue Celeste che scorre nelle vene, mentre tu no. Senza dubbio. In realtà, abbiamo confermato l'ipotesi che ti trovi in una posizione del tutto opposta alla nostra.»

«Un mezzo Demone?» sussurro, con il volto allarmato.

«Non ti agitare, Abby. Non ce n'è bisogno» mi rassicura David «Ho capito subito che fossi una tipa perspicace. Posso solo appurare la veridicità della tua supposizione.»

«Ma non è possibile! Nel tuo racconto non avevi nominato mezzi Demoni!» esclamo, quasi urlando.

«Non te ne avevo parlato perché la nascita di un semi Demone, o Ibrido, nel nostro linguaggio, è un avvenimento estremamente raro. Non era mai successo in tutta la storia. Per questo, il tuo incontro ci aveva messi in allerta. Le tue caratteristiche fisiche e mentali ci hanno fatto escludere ogni ipotesi che era stata presa in considerazione, e le analisi del sangue hanno confermato la tua natura» cerca di spiegare con calma David.

«Un Ibrido? Che razza di nome è?» sbotto.

«Calmati, Abby. È tutto sotto controllo.»

 «Oh, davvero? A me non sembra una prospettiva tanto limpida, la mia. Avrei preferito sentirmi dire di essere la fata turchina o una vampira sexy, piuttosto che una creatura dal nome ripugnante!»

«Ti sbagli, invece. Sono così elettrizzato di avere di fronte il primo Ibrido della storia. È un evento di importanza colossale, ragazza mia» ribatte David, euforico «Non hai di che preoccuparti: dal punto di vista fisico, sei un'umana. L'unica caratteristica che ti differenzia da loro è l'abilità di Persuasione. Il tuo, è un potere mentale di tipica derivazione demoniaca.»

Scuoto la testa in modo inconsulto. «Tutto ciò non ha senso... Dev'esserci un errore. Sono sicura dell'umanità di mia madre.»

«Senza dubbio, Abby» concorda il signor Clint «Dorothy Lorelaine era umana al cento percento. Ma tuo padre

Rimango di sasso, come se mi abbiano gettato una secchiata di acqua gelida in faccia. «Cosa c'entra mio padre? Non l'ho mai conosciuto. Ci ha abbandonate prima che nascessi.»

«Una strana coincidenza, non trovi?»

«A cosa diamine stai alludendo?» sento pulsare nuovamente le tempie. Ci manca solo che svenga un'altra volta.

«Per far sì che possa essere generato un Ibrido, c'è bisogno che uno dei due genitori sia un Demone. A rigor di logica, se tua madre era una comune umana, tuo padre doveva necessariamente essere un Demone» spiega lui «Prenditi tutto il tempo che ti serve per rifletterci. Non abbiamo alcuna fretta.»

Io rimango in silenzio a fissare le mattonelle di pietra. «Come ha conosciuto mia madre?»

«È un campo nuovo anche per noi, Abby. Non so come siano andate le cose a quel tempo, né cosa accadde dopo la tua nascita. Ma ci investigheremo su, te lo prometto.»

Mi metto le mani davanti agli occhi, colta da un improvviso senso di panico. «Perché avrebbe dovuto abbandonarmi? Era mio padre, dannazione!»

«Immagino che non fosse a conoscenza della tua esistenza. Tua madre deve averglielo tenuto nascosto» ipotizza David «Devi tenere conto che, in quel periodo, era appena iniziata la guerra tra i Celesti e il Demone. Gli esperimenti dei primi Sottomessi iniziavano a circolare per la città e abbiamo motivo di pensare che anche tu rientrassi in uno di quelli.»

«Stai dicendo che sono soltanto una cavia? Una pura e casuale sperimentazione

   «Cornelius Morton non è mai stato un uomo di famiglia. Il suo unico obiettivo era governare e diventare un capo indiscusso, attuando le teorie del suo mentore. Non aveva bisogno di una moglie. Ma di un figlio . Gli serviva un erede, un discepolo che avrebbe potuto seguire le sue orme. Il Consiglio Supremo aveva vietato sia ai Celesti, sia ai Demoni di avere contatti di qualsiasi tipo con gli umani. Oggi abbiamo la prova che tuo padre violò la legge più di una volta, dando vita a te.»

«Questo vuol dire che non dovrei esistere» asserisco, in una sorta di trance «Sono un mostro... Colui che mi ha generata è un mostro» pensare di chiamarlo "papà" mi dà un senso di voltastomaco.

«No, no, no. Non pensarlo nemmeno» sbraita David, prendendo la mia mano e stringendola forte «È vero. Chi ti ha creata non l'ha fatto per amore, né con totale consapevolezza. Probabilmente, se avesse saputo che tua madre portava in grembo sua figlia, sarebbe rimasto, ma solo per sottrarti a lei alla nascita. Invece, sei stata fortunata, Abby: tua madre è riuscita a nascondere la tua identità per tutto questo tempo, crescendoti lontana da quell'essere spregevole.»

«Non capisco come facciate a esser certi della sua identità. Avete delle prove genetiche?»

«Potremmo fare altri test, ma non ce n'è bisogno. Abbiamo considerato la tua età e gli anni del Demone prima che fosse esiliato. Torna tutto» spiega David.

Annuisco, assorta nei miei pensieri. «Adesso sa che esisto, o continua a ignorarlo?»

«Non abbiamo idea di dove si trovi, ora, ma probabilmente sì. E ti sta cercando in lungo e in largo per Henver. Perché me lo chiedi, Abby?»

Rifletto in silenzio, prima di rispondere. «Non ho mai avuto un padre accanto. Adesso, mi sconvolge venire a sapere di essere stata generata da una creatura sovrannaturale. Però, qualcosa mi dice che dovrei conoscerlo, o almeno guardarlo in foto per avere una sua immagine reale.»

   «Questo puoi scordarlo»  ribatte duramente David «Cornelius Morton farebbe di tutto per averti, Abby. E non aspettarti che si presenti da te con un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini. Tu sei una semplice pedina nel suo gioco. Sei la pedina più importante, d'accordo. Ma resti comunque un oggetto che lui spera di poter usare per ottenere ciò che vuole. Non ti metterei mai in pericolo, porgendoti a lui su un piatto d'argento»  il suo tono di voce è fermo e pieno di enfasi.

«Allora cosa dovrei fare? Se sangue chiama sangue, non è giusto che rimanga con voi. Non siamo qualcosa come... nemici

«I tempi sono cambiati. La nostra guerra è arrivata al punto in cui non ci sono più schieramenti netti, ma un unico nemico» risponde «Tuo padre

«Vorrei non doverlo chiamare così. È incredibile...»

«Lo è anche per noi, Abby. Ma non possiamo far finta che sia così. Se Cornelius ti vuole, manderà scagnozzi ovunque per trovarti e noi faremo in modo che non accada. Non oso immaginare cosa succederebbe, se finissi nelle sue mani. Sarebbe un disastro colossale

«Per me, o per voi?»  

David sembra riflettere più del dovuto sulla mia domanda. «Per entrambi. Dobbiamo portare al termine la guerra ed eliminare ogni traccia di Sottomesso in città. Sarà dura, ma riusciremo a sconfiggere una volta per tutte il Demone.»

David sembra riflettere più del dovuto sulla mia domanda. «Per entrambi. Dobbiamo portare al termine la guerra ed eliminare ogni traccia di Sottomesso in città. Sarà dura, ma riusciremo a sconfiggere una volta per tutte il Demone.»

Non posso fare a meno di notare che il volto del signor Clint è carico di espressioni. Forse anche troppo. Sembra provato, poi euforico; gentile, ma capzioso. Chissà come riesce a far coesistere stati d'animo così discordanti tra loro. «Quale sarà il mio ruolo, in questa storia?»

David sorride e si appoggia allo schienale della poltrona, rilassato. «Nessun ruolo. Ti voglio soltanto al sicuro tra noi. Fuori, è pieno di Sottomessi che ti cercano, e l'ultima cosa che voglio è che ti trovino.»

«Vuol dire che non potrò tornare a casa?» la domanda mi esce come un lamento.

«Non adesso. Sarebbe un rischio troppo grande lasciarti girare indifesa per la città. Sei un bersaglio debole e alla portata di tutti. L'unico posto sicuro è con noi, nella Caserma» spiega «I miei Guerrieri ti proteggeranno e ti aiuteranno ad acquisire abilità nel destreggiare un'arma. Per pura difesa personale, ovviamente» aggiunge, dopo aver visto i miei occhi sgranarsi.

«Okay, immagino che tanto sia inutile cercare di convincerti a lasciarmi andare. Ormai, ho escluso ogni speranza che questo sia un gioco, uno scherzo, o semplice pazzia collettiva. È tutto troppo reale. Io stessa ci credo.» 

    «È saggio da parte tua. Voglio che la tua permanenza in Caserma sia perfetta. Sei una ragazza splendida, Abby. Non m'importa della tua natura: desidero solo che tu ne esca incolume da questa storia» mi sorride, mostrando i suoi denti perfetti.

Io sorrido di rimando, quasi meccanicamente, mentre dentro di me penso che in quel sorriso ci sia un ché di troppo esaltato ed elettrizzato.

«Ho bisogno di vestiti e dei miei effetti personali» pretendo. Almeno questo me lo devono.

«Ma certo» acconsente David «Domani, tu e Jared farete una breve visita al tuo appartamento. Lì, dovrai svolgere due importanti compiti. Prenderai il necessario e parlerai con tua zia.»

Trasalisco, come se mi fossi appena ricordata di questo dettaglio. Non vedo lei e Paige da più di due giorni. «Se zia Kathleen mi vede, non mi lascerà mai andare di nuovo» realizzo «Non sarà contenta quando si accorgerà che starò portando via la valigia da casa, in compagnia di uno sconosciuto. Chiamerà la polizia all'istante!»

«Abby, sei dotata di un'abilità che fa esattamente al caso tuo. Ed entrambi sappiamo che l'hai usata più volte. Quello che ti sto dicendo di fare, è di usarla su tua zia» David assottiglia lo sguardo e mi fissa «Sarà la tua ultima occasione per salutarla, dopodiché non la vedrai per diverso tempo. Ti conviene fare un buon lavoro, per il tuo bene e per il suo.»

«E cosa diamine dovrei dirle? "Ciao zia, non cercarmi più perché ho deciso di andare a vivere con i miei nuovi amici non umani"? Santo cielo, è ridicolo!»

«Cosa le dirai, è a tua discrezione. Basta che domani Kathleen Lorelaine non inizierà a cercarti per la città, denunciando la tua scomparsa alla polizia» replica in tono duro David. Il sorriso è scomparso.

«D'accordo. D'accordo, non mi pare di avere altre scelte...» acconsento alla fine, rabbrividendo di fronte al suo cambiamento di umore.

«Credo che la nostra chiacchierata sia giunta al termine, Abby» dice lui, alzandosi dalla poltrona e invitandomi a fare lo stesso «Ho degli affari da sbrigare... riunioni da allestire. È dura fare il capo. Ma ci rivedremo, stasera.»

«Stasera?» aggrotto le sopracciglia, confusa.

«È arrivato il momento delle presentazioni ufficiali. I miei Guerrieri non staranno nella pelle, quando gli annuncerò l'arrivo di una nuova compagna tra loro» risponde lui, mentre mi accompagna nel corridoio «Ti sei dimostrata più saggia di quanto mi aspettassi, Abby, lo ammetto. In un primo momento, avevo pensato che saresti fuggita via, urlando come una disperata. Che pensiero sciocco, eh?» ride.

«Per un attimo, l'avevo considerato sul serio. Ma l'idea di farmi rincorrere da un'orda di Guerrieri armati e inferociti mi ha fatto passare subito la voglia.»

   «Molto saggia» rettifica, divertito «A stasera, mia cara. E va' a mangiare qualcosa. Ti vedo pallida.»

Annuisco e lo saluto, ricordandomi solo in quel momento di avere una fame da lupi.

Metabolizzerò più tardi questa conversazione, magari a stomaco pieno.

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