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By speechlessgirlx

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Lei รจ Sophia Nelson, meglio detta Sofy, una semplice ragazza di 17 anni che ha avuto modo di sperimentare la... More

PROLOGO
Chapter One
Chapter Two
Chapter three
Chapter Four
Chapter Five
Chapter Six
Chapter Seven
Chapter Eight
Chapter Nine
Chapter Ten
Chapter Eleven
Chapter Twelve
Chapter Thirteen
Chapter Fourteen
Chapter Fiveteen
Chapter Sixteen
Chapter Seventeen
Chapter Eighteen
Chapter Nineteen
Chapter Twenty
Chapter Twentyone
Chapter Twentytwo
Chapter Twentythree
Chapter Twentyfour
Chapter Twentyfive
Chapter Twentysix
Chapter Twentyseven
Chapter Twenty eight
Chapter Twentynine
Chapter Thirty
Chapter Thirtyone
Chapter Thirtytwo
Chapter Thirtythree
Chapter Thirtyfour
Chapter Thirtyfive
Chapter Thirtysix
Chapter Thirtyseven
Chapter Thirtyeight
Chapter Thirtynine
Chapter Forty
Chapter Fortyone
Chapter Fortytwo
Chapter Fortythree
Chapter Fortyfour
Chapter Fortyfive
Chapter Fortysix
Chapter Fortyseven
Chapter Fortyeight
Chapter Fortynine
Chapter Fifty
Chapter Fifty-One
Chapter Fifty-Two
Chapter Fifty-Three
Chapter Fifty-Four
Chapter Fifty-Five
Chapter Fifty-Six
Chapter Fifty-Seven
Chapter Fifty-Eight
Chapter Fifty-Nine
Chapter Sixty
Chapter Sixty-One
Chapter Sixty-Two
Chapter Sixty-Three
Chapter Sixty-Four
Chapter Sixty-Five
Chapter Sixty-Six
Chapter Sixty-Seven
Chapter Sixty-Eight
Chapter Sixty-Nine
Chapter Seventy
Chapter Seventy-One
Chapter Seventy-Two
Chapter Seventy-Three
Chapter Seventy-Four
Chapter Seventy-Five
Chapter Seventy-Six
Chapter Seventy-Seven
Chapter Seventy-Eight
Chapter Eighty
Chapter Eighty-One
Chapter Eighty-Two
Chapter Eighty-Three
Chapter Eighty-Four
Chapter Eighty-Five
Chapter Eighty-Six
Chapter Eighty-Seven
Chapter Eighty-Eight
Chapter Eighty-Nine
Chapter Ninety
Chapter Ninety-One
Chapter Ninety-Two
Chapter Ninety-Three
Chapter Ninety-Four
Chapter Ninety-Five
Chapter Ninety-Six
Chapter Ninety-Seven
Chapter Ninety-Eight
Chapter Ninety-Nine
Chapter One-Hundred

Chapter Seventy-Nine

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By speechlessgirlx

Sento la testa sbattermi fortemente, impreco mentalmente ed apro gli occhi. Che ore sono? La mia stanza è completamente buia.

Mi alzo pigramente e controllo l'ora sullo schermo del mio telefono. Merda, sono le 3 di mattina.

Allungo la mia mano verso il comodino ed accendo la lampadina, illuminando un pò la stanza.

E' come se il sonno fosse sparito dal mio corpo, rimpiazzato invece da un grandissimo senso di tristezza.

Cosa cavolo mi prende?

Il mio cervello non connette con il mio corpo, sembra che il cuore faccia ciò che vuole come la mia mente ed il mio corpo.

Come se fossero uno suddiviso dall'altro, autonomi ed indipendenti.

Mi alzo in piedi dirigendomi verso la scrivania e prendendo la mia borsa, controllando se ci sono le chiavi dentro.

Cosa sto facendo?

Infilo il telefono in borsa, vado verso la porta e la apro, uscendo dalla mia stanza.

Ormai ci ho rinunciato, che senso ha combattere se poi non riesco a fermare la parte pazza di me? Si, sono pazza.

Prendo le mie Converse bordeaux alte e le indosso, per poi aprire lentamente la porta di casa ed uscire.

Sblocco la portiera della mia auto, salendo dentro e mettendo in moto.

Esco dal vialetto di casa mia e mi inoltro in strada, in mezzo alle vie notturne di Bradford.

Non so nemmeno il perchè, ma dopo un paio di minuti sono ferma davanti all'appartamento di Niall e Harry.

Spengo il motore, estraggo la chiave ed esco dall'auto. Blocco i comando ed inizio ad avviarmi verso il portone principale.

E' vuoto, ovviamente. Cosa pretendo? Sono le 3:30 di mattina.

Inizio ad incamminarmi verso l'appartamento 9, e quando arrivo davanti alla porta, alzo la mano e busso.

Staranno dormendo, penso. E allora cosa cazzo ci faccio qui?

Batto la mia mano sulla porta di legno un altra volta e ripetutamente, fino a quando sento dei passi dietro ad essa, poi il suono del chiavistello aprirsi.

La maniglia si abbassa e la porta si apre, facendomi scorgere un Niall assonnato che si stropiccia gli occhi.

Mi focalizza per bene cercando di capire chi sono, e quando se ne rende conto spalanca gli occhi sorpreso.

"Sofy? Cosa.." Si ferma dal finire la sua frase, squadrandomi da capo a piedi.

"Fuori ci sono 2° gradi e tu esci in canottiera? Dio, stai bene?" Mi prende per un braccio e mi porta dentro in casa. La sua mano calda è in contrasto con la pelle ghiacciata del mio braccio.

Mi porta dritto in camera sua e appena ci mettiamo piede, le sue braccia mi attirano al suo petto e mi stringono forte in un abbraccio.

Scoppio a piangere, perchè finalmente dopo tanto tempo mi sento un pò meglio, piango perchè voglio sfogarmi, liberare la mia mente da tutti i pensieri negativi, da tutti i fatti accaduti in queste due settimane.

"Andrà tutto bene tesoro, non preoccuparti." Mi accarezza la schiena ed i brividi mi percorrono il corpo.

Quale demente esce di casa alle 3 di mattina in canottiera, in pieno inverno poi? Io, ovvio.

"Forza, andiamo a dormire, okay?" Mi dice dolcemente. Annuisco e mi infilo nel suo letto caldo.

Poco dopo mi raggiunge anche lui, sdraiandosi accanto a me e facendomi appoggiare la testa sul suo petto. Mi lascia un ultimo bacio sulla fronte, prima di sussurrarmi un "Buonanotte, piccola."

"Grazie." Rispondo con un sussurro, ma sono sicura che non mi ha sentito.

***

"Lo so che ti piace la brioche alla Nutella, quindi mangia!" Mi impone Harry con un ghigno.

Sorrido lievemente e decido di accontentarlo, prendendo un pezzo della brioche calda e portandomelo alla bocca.

"Com'è che sai tutte queste cose su di lei?" Domanda Niall bevendo il suo caffè.

"Se te lo sei dimenticato, siamo stati insieme per tre mesi e l'ho amata davvero tanto, quindi stai zitto." Lo ammonisce, mentre le parole che ha detto mi riportano indietro nel tempo, quando io e Harry stavamo insieme.

Sorrido al ricordo e bevo un sorso della mia cioccolata calda.

La felpa di Harry è enorme e le maniche sono arrotolate sulle mie braccia altrimenti non riuscirei a fare niente.

I miei due amici continuano a stuzzicarsi a vicenda facendomi sorridere mentre finisco piano piano la mia colazione.

Ad interrompere la loro conversazione su chi è bravo a cucinare il sugo per la pasta fu il telefono di Niall che inizia a suonare.

Si alza dallo sgabello alto, allungandosi sul tavolo in salotto e prendendo il telefono.

Guarda lo schermo preoccupato, poi riporta lo sguardo su di me.

"E' tuo padre." Dice quasi impaurito. Merda, sono uscita di casa in mezzo alla notte, senza avvertire nessuno.

Merda merda merda.

Risponde alla chiamata, portandosi il telefono all'orecchio.

"Ciao, Steve." Lo saluta, mentre ascolta attentamente ciò che gli dice.

"Calmati, è qui da noi, non preoccuparti e rilassati." Dice dopo un pò. Mi guarda intensamente, facendomi capire che sono preoccupati. Porca merda.

"Va bene, la riporto io, a dopo." Conclude Niall, riattaccando il telefono.

"Sofy, forse è meglio se vai a casa?" Mi chiede dolcemente Harry, anche se sembra più un affermazione che una domanda.

Senza controbattere, anche perchè a quanto pare non ci riesco, mi alzo dalla sedia e vado verso di Harry, abbracciandolo velocemente.

Vado poi verso Niall in salotto ed afferro la mia borsa.

"Ti accompagno." Mi dice fermamente, annuisco e ci dirigiamo alla porta di casa, uscendo ed andando verso la mia macchina.

Il tragitto di ritorno è silenzioso, anche se sono solamente tre minuti in auto.

Quando arriviamo, Niall mi lascia le chiavi e dopo un bellissimo abbraccio, si incammina per tornare a casa sua.

Ho fatto una grandissima cazzata, non dovevo uscire di casa in quel modo senza poi avvertire nessuno, ma non ero in me, facevo cose che non volevo ed era impossibile fermarmi.

Sono appena le 10:30 eppure io mi sento così stanca, così debole e così triste.

Infilo le chiavi dentro alla serratura ed apro la porta, entrando in casa.

Quando chiudo la porta alle mie spalle, sussulto per lo spavento.

Urla, soltanto urla. I miei genitori stanno litigando? Oh Dio.

Lancio la borsa per terra e corro verso il salotto da dove provengono quelle voci così alte da far crollare la casa.

Cosa sta succedendo?

"E' tutta colpa tua, Jennifer!" Urla mio padre, intento a discutere con mia madre in piedi davanti al camino elettrico.

"Cosa ne sapevo io? Pensi che io sia fiera di tutto ciò? Non capisci niente, Steve!" Ribatte mia madre, sta piangendo.

Cosa diavolo succede? Perchè non si accorgono della mia presenza?

"Dovevi capirlo che era un criminale, se solo non fossi uscita con lui ora Sofy starebbe benissimo." Dice con voce sopraffatta dalla rabbia. Stanno litigando per colpa mia?

"Non potevo saperlo! Mi stai incolpando di cose che non ho fatto. Ci sto malissimo okay? Non vedi in che diavolo di condizioni sono? Ma non potevo saperlo, Christian con me era un altra persona. Non lo sapevo, non puoi incolparmi."

Vedere mia mamma in queste condizioni è stremante. I suoi occhi blu sono contornati dal rosso, le lacrime ricoprono il suo viso, il dolore è chiaro nella sua voce.

"Non è colpa di nessuno!" Intervengo io, ma ovviamente non mi sentono. Basta, smettetela.

"Non mi importa, hai avuto l'affido di Sofy dopo il divorzio, era tuo compito non farla star male, ma hai fallito." Papà, cosa stai dicendo?

"Porterò con me Sofy a New York, l'Inghilterra non fa più per lei." Afferma tranquillamente. Sta scherzando? Oh Dio.

"Non lo farai, Steve. Ti ricordo che sei colpevole quanto me, ha passato gli ultimi dieci anni senza un padre affianco, e nel momento in cui aveva bisogno di te, quando ti ha detto che era incinta, tu sei impazzito e l'hai ferita più che mai, quindi se qualcuno deve sentirsi in colpa ora quello sei tu!" Risponde mia mamma.

Non li vedo litigare così da quando avevo otto anni, perchè devono ricominciare ora?

Basta urlare, per favore.

Non è colpa di nessuno, perchè non vogliono capirlo?

Continuano ad urlarsi contro, ignorando completamente la mia presenza ferma sulla soglia dell'entrata.

"Finitela!" Urlo anche io, ma nessuno mi sente. Nessuno. Basta, non ce la faccio più.

La prima cosa che vedo di fianco a me è un souvenir di vetro preso quando eravamo andati in Scozia a sette anni.

Senza pensarci un altra volta, lo prendo in mano e lo lancio per terra, emettendo un grandissimo frastuono.

I miei genitori si girano velocemente, guardandomi spiazzati. Bene, ora ho la loro attenzione.

"Sofy.." Inizia a parlare mio padre, ma lo fermo prima che possa continuare.

"No." Biascico.

"Dove sei stata? Eravamo così in pensiero!" Dice mia madre venendomi in contro. "Stai bene?" Mi chiede avvicinandosi.

"No che non sta bene, per l'amor di Dio!" Ribatte papà, avvicinandosi a noi.

"Smettila." Sibila mia mamma incazzata, probabilmente.

Basta. Finitela. Piantatela.

"SMETTETELA!" Urlo ad un certo punto. Tanto non mi sentono.

"La colpa non è di mia mamma, e non è nemmeno di papà, ora basta, sono stanca. Stanca di tutti!" Sbotto arrabbiata e ferita. Le lacrime sembrano l'unica soluzione ai miei problemi.

"Basta.." Sussurro, ormai esausta.

"H-hai.." Mia mamma annaspa tra le parole. "Oddio, hai parlato." Cosa?

Mi sento sopraffatta da tutto, ho bisogno di respirare.

"Scusa." Dico più a me stessa che a loro. Perchè mi sto scusando con me stessa? Santo cielo, ho bisogno di aria.

Mi giro ed affretto i miei passi verso l'entrata di casa, piegandomi per prendere la borsa ed aprire la porta.

"Dove vai? Sofy, torna qui!" Sento la voce di mio padre richiamarmi, ma la ignoro.

Anzi, inizio a correre per allontanarmi da loro, sblocco la portiera della mia macchina e salgo, mettendo velocemente in moto e sferzando in strada con la quarta, solo perchè voglio allontanarmi il prima possibile.

Io so dove sto andando, ho bisogno di stare da sola.

ZAYN'S POINT OF VIEW

"Waliyha, finisci i compiti!" Dibatto con mia sorella che continua a supplicarmi di uscire con le sue amiche.

"Ti prego Zayn, torno a casa prima di cena." Mi promette con occhi dolci.

"Quanto sei appiccicosa." Mi lamento, vedendola sorridere.

"Tanto fra 23 giorni sarò maggiorenne." Mi dice in tono di sfida.

"Se fai così l'uscita te la sogni." L'avverto, placando la sua felicità. Assume un espressione da cane bastonato, facendomi ridere.

"Va bene, alle 19 ti voglio a casa." La informo, ricevendo un suo abbraccio.

"Grazie grazie grazie!" Urla già dalla sua stanza.

Scuoto la testa esasperato e torno a sedermi sul divano, guardando la televisione ed aspettando Louis.

***

"Louis, smettiamo di parlare di Sofy per favore?" Domando stanco.

"E' ancora la tua ragazza? Cioè, state insieme?" A quella domanda balzo dal divano fissandolo malissimo.

"Sto scherzando amico, cazzo." Ride alzando le mani in aria come difesa.

"Sei un coglione." Gli dico apertamente, appoggiandomi alla testa del divano.

"Ehi amico, come stai?" Non ho bisogno di capire cosa vuole sapere, so che sta parlando del bambino.

"Bene tipo, sto cercando di passarci sopra." Enuncio, tirandomi i capelli nervosamente. "E' stata dura, ma penso che ora stiamo migliorando." Espongo ad alta voce ciò che penso.

Stiamo migliorando, si.

Fa male, ma dobbiamo superarlo.

"Basta parlarne, cambiamo dai." Mi lascia una pacca sulla spalla e prende la sua birra dal divano, bevendone un sorso.

"Domani alle 16 inizio il lavoro." Lo informo, guadagnando un ghigno da parte sua.

"Ora mammina non sgancerà più i soldini, Malik?" Lo mando a quel paese con poco interesse e mi sporgo per prendere la mia birra ancora intatta, ma il campanello di casa risuona facendomi sbuffare.

"Che cazzo, amico apri tu?" Guardo Louis che mi alza il dito contro ridendo. "Fottiti." Mi sollevo dalla mia comoda posizione e vado ad aprire la porta.

Liam è piazzato li davanti, spalanca la porta e corre dentro casa.

"Che succede?" Domando immediatamente, sapendo che qualcosa non va.

"Sofy.." Dice, fermandosi a prendere un pò di fiato.

"E' sparita, da stamattina. I suoi genitori hanno detto che li aveva visti litigare, poi ha perso la testa e ha rotto un bagaglio, ha urlato contro di loro, si è scusata ed è uscita di casa." Dice d'un fiato, appoggiandosi al muro.

"Insomma, a quanto pare ha parlato, ma subito dopo è come sparita. I suoi genitori hanno aspettato, pensando che magari aveva bisogno di un pò d'aria, ma lei è uscita alle 11 ed ora sono le 17 e lei ancora non è tornata e tra un ora e mezzo sarà buio. Io l'ho cercata ovunque, ma non c'è, come se fosse evaporata."

Il mio cuore inizia a battere fortissimo dalla preoccupazione. Dov'è andata?

"Calmati Liam, ora la troviamo." Dico cercando di convincere anche me stesso.

Non è possibile, perchè devono capitare una dopo l'altra? Un momento di pace lo troveremo mai? Dio, dove potrebbe essere andata non lo so, ma devo trovarla.

E se è in pericolo? No, non voglio pensarci.

"Ho controllato tutto Bradford, Zayn! Tutti i posti che di solito frequentiamo, tutti i posti che significano qualcosa per lei, ho controllato anche nei bar, ma non l'ho trovata da nessuna parte." Dice impanicato.

Devo stare tranquillo, devo mantenere la calma.

"Avete chiamato la polizia?" Chiedo. Liam scuote la testa in segno di negazione.

Okay, non andare in panico Zayn, pensa lucidamente.

"Io so dove potrebbe essere." Interviene Louis speranzoso.

"Dove?" Domandiamo freneticamente all'unisono sia io che Liam.

"Vi ricordate quest'estate quando siamo andati al mare.. Dov'è successo quell'incidente?" Oh mio Dio.

"Beh lei mi parlava di questo ponte dove è iniziato tutto, diceva che quel ponte gli ha fatto capire dei sentimenti che pensava di aver dimenticato, non mi ha mai spiegato dove si trovava precisamente, diceva solo che era il suo posto preferito in assoluto. Probabile che sia lì?"

Il ponte dove ci siamo baciati.

Si, deve essere quello. E' ovvio che è quello!

Esco di casa velocemente, correndo verso la mia auto.

"Liam vieni con me, Louis stai in casa e aspetta mia sorella per favore, non dirgli niente e fagli fare i compiti, se la troviamo ti chiamo." Borbotto velocemente, chiudendo poi lo sportello ed accendendo la mia auto.

Ci dovremmo mettere si e no una mezz'ora, quindi faccio inversione e mi immetto in strada, diretto a Bluer Sea.

SOFY'S POINT OF VIEW

L'acqua del mare è tiepida nonostante il freddo glaciale che circola nell'aria.

La mia pelle è congelata ma nonostante tutto non sento freddo, sto bene.

Sono seduta qui da quasi sei ore, l'unica cosa che facevo era guardare il mare, i pesci che sbucano dall'acqua e i gabbiani che volano liberi nel cielo. Oh, e bere.

Mi sono fermata in un bar a prendere una bottiglia di vodka liscia, e dopo aver discusso con la proprietaria stronza che non credeva fossi maggiorenne, ho dovuto tornare in auto per prendere i documenti che attestino ufficialmente che l'età per bere ce l'ho.

In sei ore sono riuscita a contenermi dal non berla tutta, anche se 3/4 se non di più sono già belli andati.

Però mi sento bene, si si. Non sono nemmeno ubriaca, credo. Forse sono un pò brilla? Forse.

Oh, un uccellino.

Com'è bello felice che vola in alto, vorrei volare anche io, oppure vorrei nuotare.

Si, una bella nuotata sarebbe l'essenziale.

Mi alzo dal ponte, barcollando un pò avanti ed indietro, scoppiando poi a ridere. Perchè rido? Sto decisamente male.

Poso il telefono e la bottiglia quasi finita per terra vicino alla borsa ed inizio a slacciarmi le scarpe, mettendoci più del previsto.

Sfilo anche la felpa di Harry rimanendo in canottiera e pantaloni della tuta che decido di tenere.

Magari sott'acqua ci sono squali perversi malati di sesso.

Scoppio a ridere di nuovo per il pensiero stupido che ho avuto, e mi avvicino al perimetro del ponte per tuffarmi, ma due braccia forti mi tirano all'indietro, facendomi inciampare su me stessa e cadere a terra, sopra a colui che mi ha fermato.

Sbuffo irritata e mi divincolo dalla sua stretta forte, girandomi per vedere chi sia.

I miei occhi incontrano due iridi color miele di cui sono profondamente innamorata, capendo al volo che è Zayn.


Nota Autrice:

Buona lettura.

Faty xx


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