Rebel - Il Giorno dei Doni

By Aryia90

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Sono trascorsi centocinquant'anni dall'ultima volta che il Governo ha dovuto affrontare una rivolta, ma a Gro... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
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Capitolo 22

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By Aryia90

- ...Ti stavo aspettando da molto tempo.

L'uomo era seduto davanti ad una scrivania, intento a scrivere al computer. Portava dei piccoli occhiali sul naso, che si sistemò alzando la testa per guardare la ragazza che si trovava in piedi di fronte a lui, pietrificata. I capelli erano brizzolati e un po' scompigliati. Aveva un bel viso anche se segnato da qualche ruga di troppo.

- Non... non... - Alexi non riusciva a parlare. Un miliardo di pensieri le affollarono la mente.

- Sai, ho sempre saputo che saresti stata tu ad arrivare qui per prima.

- Non... non è possibile... Papà?! Io... la mamma... ti ha visto morire!

Il primo istinto fu quello di correre incontro a quell'eidolo, a quell'uomo che per lei non era uomo, a quella figura quasi mitologica che aveva amato ogni giorno della sua vita più di chiunque altro. Poi, però si fermò.

Realizzare cosa significasse la sua presenza lì fu peggio che venir pugnalata al cuore.

Suo padre, il padre che aveva tanto follemente pianto e cercato in ogni piccolo segno dell'universo, era un collaborazionista. E se ne stava seduto di fronte a lei con la serenità di chi non ha nulla da rimproverarsi. Aveva tradito lei, sua madre, sua sorella. Aveva lasciato che uccidessero Josh senza nemmeno fare una piega! Dopo tutti i discorsi, dopo la passione e le belle parole, aveva semplicemente voltato faccia.

L'uomo si alzò e fece per avvicinarsi, ma la primo passo Alexi indietreggiò di colpo.

- Come? Come hai potuto fare questo?

- Alexi, tesoro, capisco tu sia sconvolta, ma ci sono molte cose...

- Non chiamarmi tesoro! - gli urlò in faccia con tutta la rabbia che aveva in corpo. Sentiva le braccia tremare e il viso era in fiamme, rigato da calde lacrime che sgorgavano senza controllo.

- Tu... tu hai tradito tutti! Ci hai fatto credere di essere morto! Ci hai abbandonati, hai lasciato che patissimo la fame, che fossimo in balia di Cercatori... e ti sei messo a lavorare per loro!

- Ti prego, cerca di calmarti adesso...

- Calmarmi?! Dove sono i miei amici? Cosa avete fatto? Li avete già sistemati in qualche cella schifosa, pronti ad essere messi al patibolo dopo il Giorno dei Doni? Sono insieme alla mamma?!

L'uomo spalancò la bocca, senza parola. Gli occhi sbarrati, le mani strette a pugno.

- Alexi, dove credi di essere, esattamente?

- Oh ma piantala con questi giochetti! So che siamo a CrowCity, nel Castello! So dove tenete i vostri prigionieri!

L'uomo rimase interdetto qualche istante, poi scoppiò a ridere.

Alexi si irritò ancora di più. Si sentiva presa in giro e umiliata.

- Scusa... scusa Alexi non volevo ridere ma... Oh mio Dio, tu credi davvero di essere a CrownCity?! Cioè tu... tu credevi che io fossi dalla parte del Governo? Ma che vi hanno detto, esattamente?

La ragazza era perplessa. Non sapeva dove volesse arrivare con quel discorso.

- Non ci hanno detto molto. Quando quel Cercatore ci ha catturati, ci ha obbligati a gettare le armi. Sapeva i nostri veri nomi, e ora capisco anche chi deve averglielo detto, e dopo il colpo in testa so solo di essermi svegliata nella mia cella.

- Il colpo in testa?! - prese il telefono che si trovava accanto al computer - Dora? Sì sono io, potrebbe mandare qui Kevin? Urgentemente, grazie.

Posò delicatamente la cornetta, poi tornò a fissare la figlia, appoggiandosi alla scrivania. Portò una mano alle tempie, massaggiandole appena.

- Temo ci sia stato un grande fraintendimento e ora capisco tutta questa ostilità. Ti prego, ti supplico Alex. Siediti. Dammi 5 minuti del tuo tempo, dopodichè - prese dai pantaloni un pistola che appoggiò lì accanto - se lo riterrai necessario potrai anche spararmi in testa. Non sarò io a fermarti.

Alexi non sapeva cosa fare. Quel gesto inaspettato era tanto da suo padre che per un attimo sperò ci fosse davvero una spiegazione diversa per quella storia. Si sedette. In ogni caso, dove altro sarebbe potuta andare?

- Grazie. Oh Alex, sapessi quanto vorrei poterti stringere ora... ma no, lo capisco, prima le spiegazioni. Per prima cosa, questo non è il Castello. Questa si chiama la Tana. E' la più grande struttura di opposizione al Governo che esista attualmente a così breve distanza da Crown City. Si chiama Tana perchè è interamente costruita sottoterra, proprio nella montagna che si trova davanti alla città. E io sono uno dei capi dei ribelli. Come ormai saprai benissimo, i ribelli esistono. Fino a pochi anni fa il Governo non ne era a conoscenza. Erano convinti che nessuno avesse la forza necessaria ad organizzare una resistenza. Erano tranquilli, avevano fiducia nel proprio potere. Poi però qualcosa è cambiato, o meglio, qualcuno. Un ribelle, di cui ancora nessuno è riuscito a stabilire l'identità, ha fatto un voltafaccia ed è diventato una spia. L'unica cosa che sappiamo, è che si tratta di qualcuno che si trovava nel nascondiglio di tuo nonno.

- Quando fui trovato il Giorno dei Doni credevo di essere semplicemente uno dei tanti disgraziati, ma mi sbagliavo. Non fui portato insieme agli altri prigionieri. Mi isolarono in una cella per giorni. Mi torturarono per cercare di carpirmi informazioni. Loro sapevano che avevo avuto dei contatti con tuo nonno, qualcuno molto vicino a lui era riuscito a sapere il mio nome. Ero il primo legame tra i civili che il Governo fosse riuscito a trovare con i ribelli. Sapevano che Darius aveva lasciato un figlio quando se ne era andato e pensarono che quello fossi io. Cercarono di obbligarmi a rilevare la posizione esatta del nascondiglio e i piani dei ribelli. Non avendo successo, mi buttarono in una specie di buco in cui ero destinato a rimanere fino a quando non fossi stato pronto a crollare. Avevano già programmato di arrestare un membro della nostra famiglia per obbligarmi a parlare. Sapevano che voi eravate l'unica cosa che mi avrebbe fatto cedere. Per fortuna ai piani bassi ci sono alcuni infiltrati e uno di loro è riuscito a farmi fuggire appena prima di Capodanno e a portarmi qui.

- Quando scomparvi, decisero di modificare le immagini reali dell'esecuzione, inserendomi tra gli altri condannati, così da evitare qualsiasi problema. Rinunciarono immediatamente all'idea di arrestarvi. Tre bambini e una donna sola appena rimasta vedova avrebbero sollecitato ben più di una polemica da parte del popolo. Inoltre, erano sicuri che fossi io il figlio di Darius e, in tal caso, sapevano che non lo avrei di certo confessato a mia moglie, come in effetti tua madre non lo aveva confessato a me per tanto tempo. Avevano la speranza che io provassi a mettermi in contatto con voi, anche se non mi sarebbe stato possibile nemmeno volendo. Il mio primo periodo qui non fu poi tanto diverso da una prigionia. Funziona così, in guerra. La vita di molti vale più della vita di uno e io servivo vivo alla causa.

- Per non lasciar nulla di intentato, i Cercatori tennero sotto controllo tutte le vostre comunicazioni e le persone con cui venivate in contatto, sperando che facessi un passo falso che permettesse loro di scoprire il mio rifugio. Ecco perchè non mi sarei comunque mai fatto avanti. In questo modo sapevo di tenervi al sicuro. Dopo un po' cominciarono a capire che si trattava di uno spreco di tempo e risorse. Non erano nemmeno sicuri che fossi in vita e alla fine si rassegnarono, dimenticandosi di me, e di voi.

- L'anno scorso però, subito prima del Giorno dei Doni, uno dei Cercatori vi scoprì per caso nel bosco. Vide Josh che ti addestrava e pensò ci fosse qualcosa di strano. Fece delle ricerche e rispuntò questa vecchia storia. Pensarono subito che mi fossi messo in contatto con lui per addestrarlo mentre loro avevano smesso di tenervi sotto controllo. Piuttosto stupido, in realtà. Mai e poi mai avrei addestrato mio figlio per poi lasciarlo in pericolo in città. Fu allora che decisero di trovare la sua fidanzata. Pensarono che sarebbe corso da me, per chiedermi aiuto per liberarla, e loro lo avrebbero seguito dritti fino a qui. Sembra che qualche collaborazionista li abbia aiutati ad organizzare la missione, ma i documenti sono ben protetti e nemmeno i nostri esperti sono riusciti ad avervi accesso. Comunque, quel maledetto giorno Josh ha avuto una reazione ben diversa da quella prevista. Lo scompiglio creato dal suo gesto è qualcosa che passerà alla storia e voi, senza nemmeno saperlo, siete riuscite a fuggire appena in tempo. Tutti i Cercatori vennero chiamati a raccolta per riuscire a placare la rivolta. Ringrazio ogni giorno il cielo che vostra madre abbia avuto la prontezza d'animo di nascondere l'attrezzatura per la fuga.

- Quando qualche ora dopo la situazione si fu stabilizzata, di voi non c'era più traccia. Vi cercarono per alcuni giorni. Poi la signora Seef, cara donna, andò a lamentarsi da un Cercatore, dichiarando che a breve distanza dalle abitazioni, nel bosco, suo figlio aveva visto due orsi e che erano sporchi di sangue, con brandelli di tessuto ancora tra i denti. Questo convinse tutti che foste state sbranate, possibilità non molto remota in effetti, e smisero di cercare. Foste dichiarate morte e il capitolo della nostra famiglia fu definitivamente chiuso.

- Non capisco - intervenne Alexi-. Com'è possibile che la spia non abbia comunicato immediatamente del nostro arrivo al Governo? E poi non ho nemmeno mai capito come sia possibile che la spia non sapesse dare le coordinate del nascondiglio. E' così... assurdo!

- Quante persone conosci che potevano liberamente entrare ed uscire dal rifugio?

- Una decina, più o meno. Quelli dei livelli più alti, direi.

- Esatto. E sappiamo per certo che nessuno di loro può essere la spia. Molti degli abitanti non erano mai usciti dal nascondiglio e altri potevano muoversi per fare rifornimenti, ma non avrebbero saputo identificare la propria posizione. Secondo le nostre informazioni, le comunicazioni tra questa persona e il Governo erano al massimo una o due all'anno. Non sappiamo ancora in quale occasione avvenissero, ma evidentemente deve essercene stata una poco prima della vostra Simulazione che ha permesso l'organizzazione dell'attacco.

Alexi cercò di metabolizzare tutte le informazioni. Rimase seduta a fissare il vuoto per alcuni istanti. Poi d'improvviso una cosa le fu incredibilmente chiara: suo padre era vivo. Non solo era vivo, era lì, davanti a lei, era un ribelle.

Sì alzò di scatto e gli si buttò tra le braccia.

- Papà!

Pianse a lungo, lasciando che lui le accarezzasse i capelli come quando era bambina.

- Va tutto bene, piccina, ora ci sono io. Va tutto bene, calma. Non dovrai più fare tutto da sola, adesso.

Quando si rialzò i suoi occhi erano rossi e gonfi, ma il suo viso sorrideva in tutti i modi possibili.




- Mi hai mandato a chiamare?

Il Cercatore arrivò alle spalle di Alexi, la quale in automatico si lanciò sulla pistola che puntò dritta alla sua testa.

- Metti giù quell'arma Alexi, Kevin è con noi.

La ragazza lo sapeva, ma fece comunque fatica a lasciare la mira.

- Ho appena avuto un'interessante conversazione con mia figlia. A quanto pare non è stata condotta qui esattamente come da accordi.

- Ho solo seguito il protocollo, Eric. Non sapevamo se i soggetti fossero pericolosi o meno, non potevamo correre rischi.

- E' mia figlia! La prossima volta che oserai alzare un solo dito su di lei ti garantisco che te ne pentirai amaramente. Chiaro?

Kevin serrò la mascella.

- Chiaro. - rispose in tono asciutto.

- A proposito di figlie, ho il terrore a domandarlo, ma devo sapere. Dov'è la piccola Rose? Non sarà rimasta... uccisa...

- No! No no no no! Rose sta bene, l'ho lasciata dalla signora Seef. Si sta prendendo cura di lei.

Eric tirò un sospiro di sollievo.

- Bene, molto bene. Almeno lei è al sicuro.

- Aspetta un momento. Ma come fate a sapere tante cose? Il rifugio, la Simulazione...

- Lo scoprirai presto. Un po' di pazienza. Credo che ora Kevin sarà così gentile da accompagnarci dai tuoi amici. Ci sono molte cose che mi devi raccontare.

Alexi lasciò che suo padre la abbracciasse e si incamminarono lungo corridoi sconosciuti.




- Alexi!

Ileene corse ad abbracciarla.

- Cosa ci fa lui qui?! - la ragazza additò il Cercatore.

- E' una storia lunga.

Alexi le spiegò brevemente quello che era successo. Ileene era talmente shoccata da non trovare parole per esprimersi. Alexi le presentò suo padre, Ileene lo abbracciò con calore e iniziò a riempirlo di domande.

- Ma lo sa che lei ha proprio gli stessi occhi di Alexi? Ma proprio uguali! E il mento, guardi il mento! Per non parlare del portamento, ora capisco da chi ha preso la sua fierezza!

Andarono verso un'altra stanza quando sentirono delle grida.

- Fermo! Calmati! Ehi aspetta...

Qualcosa si ruppe e delle schegge di legno volarono in giro. Alexi si mise a correre. Poche porte più avanti, trovò Kyle con un ragazzo poco più grande di loro, mentre premeva il suo gomito sul collo del malcapitato che era bloccato con il viso schiacciato contro il pavimento e le braccia dietro la schiena.

- Kyle aspetta! Lascialo andare.

- Alexi!

Kyle si alzò dimenticandosi del nemico che lasciò a terra dolorante e corse ad abbracciare la ragazza.

- Stai bene!

Alexi spiegò anche a lui la situazione. Appena gli presentò suo padre, il ragazzo assunse l'aria più seria possibile stringendogli vigorosamente la mano.

- E' un onore, signore.

- Devo supporre che tu e mia figlia...

- Papà, direi che non è il caso.

- Ok, ok. Volevo solo capire. In fondo me lo dovevo aspettare, ormai sei una donna, sei diventata grande e bella...

- Papà!!!

- Va bene, capito. Andiamo a vedere se Toby sta bene - poi si voltò verso il Cercatore -. Ottimo lavoro Kevin, complimenti.


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