Capitolo 22

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- ...Ti stavo aspettando da molto tempo.

L'uomo era seduto davanti ad una scrivania, intento a scrivere al computer. Portava dei piccoli occhiali sul naso, che si sistemò alzando la testa per guardare la ragazza che si trovava in piedi di fronte a lui, pietrificata. I capelli erano brizzolati e un po' scompigliati. Aveva un bel viso anche se segnato da qualche ruga di troppo.

- Non... non... - Alexi non riusciva a parlare. Un miliardo di pensieri le affollarono la mente.

- Sai, ho sempre saputo che saresti stata tu ad arrivare qui per prima.

- Non... non è possibile... Papà?! Io... la mamma... ti ha visto morire!

Il primo istinto fu quello di correre incontro a quell'eidolo, a quell'uomo che per lei non era uomo, a quella figura quasi mitologica che aveva amato ogni giorno della sua vita più di chiunque altro. Poi, però si fermò.

Realizzare cosa significasse la sua presenza lì fu peggio che venir pugnalata al cuore.

Suo padre, il padre che aveva tanto follemente pianto e cercato in ogni piccolo segno dell'universo, era un collaborazionista. E se ne stava seduto di fronte a lei con la serenità di chi non ha nulla da rimproverarsi. Aveva tradito lei, sua madre, sua sorella. Aveva lasciato che uccidessero Josh senza nemmeno fare una piega! Dopo tutti i discorsi, dopo la passione e le belle parole, aveva semplicemente voltato faccia.

L'uomo si alzò e fece per avvicinarsi, ma la primo passo Alexi indietreggiò di colpo.

- Come? Come hai potuto fare questo?

- Alexi, tesoro, capisco tu sia sconvolta, ma ci sono molte cose...

- Non chiamarmi tesoro! - gli urlò in faccia con tutta la rabbia che aveva in corpo. Sentiva le braccia tremare e il viso era in fiamme, rigato da calde lacrime che sgorgavano senza controllo.

- Tu... tu hai tradito tutti! Ci hai fatto credere di essere morto! Ci hai abbandonati, hai lasciato che patissimo la fame, che fossimo in balia di Cercatori... e ti sei messo a lavorare per loro!

- Ti prego, cerca di calmarti adesso...

- Calmarmi?! Dove sono i miei amici? Cosa avete fatto? Li avete già sistemati in qualche cella schifosa, pronti ad essere messi al patibolo dopo il Giorno dei Doni? Sono insieme alla mamma?!

L'uomo spalancò la bocca, senza parola. Gli occhi sbarrati, le mani strette a pugno.

- Alexi, dove credi di essere, esattamente?

- Oh ma piantala con questi giochetti! So che siamo a CrowCity, nel Castello! So dove tenete i vostri prigionieri!

L'uomo rimase interdetto qualche istante, poi scoppiò a ridere.

Alexi si irritò ancora di più. Si sentiva presa in giro e umiliata.

- Scusa... scusa Alexi non volevo ridere ma... Oh mio Dio, tu credi davvero di essere a CrownCity?! Cioè tu... tu credevi che io fossi dalla parte del Governo? Ma che vi hanno detto, esattamente?

La ragazza era perplessa. Non sapeva dove volesse arrivare con quel discorso.

- Non ci hanno detto molto. Quando quel Cercatore ci ha catturati, ci ha obbligati a gettare le armi. Sapeva i nostri veri nomi, e ora capisco anche chi deve averglielo detto, e dopo il colpo in testa so solo di essermi svegliata nella mia cella.

- Il colpo in testa?! - prese il telefono che si trovava accanto al computer - Dora? Sì sono io, potrebbe mandare qui Kevin? Urgentemente, grazie.

Posò delicatamente la cornetta, poi tornò a fissare la figlia, appoggiandosi alla scrivania. Portò una mano alle tempie, massaggiandole appena.

- Temo ci sia stato un grande fraintendimento e ora capisco tutta questa ostilità. Ti prego, ti supplico Alex. Siediti. Dammi 5 minuti del tuo tempo, dopodichè - prese dai pantaloni un pistola che appoggiò lì accanto - se lo riterrai necessario potrai anche spararmi in testa. Non sarò io a fermarti.

Rebel - Il Giorno dei DoniTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang