Capitolo 7

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Alexi passò il pomeriggio in un continuo dormi-veglia ricco di incubi. Rivisse la morte di suo fratello. Il sangue le scorreva sulle mani e poi iniziava a salire sempre di più, fino a raggiungere le caviglie, le cosce... Poi improvvisamente si era ritrovata in camera sua, nella soffitta fredda e spoglia che chiamava ancora casa. Il sangue era scomparso e un grosso corvo nero la fissava dalla finestra accanto al letto. Suo padre. Naturalmente Alexi sapeva che non si trattava davvero di suo padre, ma aveva iniziato a vederlo nei suoi sogni dopo la sua morte. Non faceva altro che fissarla. Ogni tanto le posava qualche oggetto sul letto e aspettava. Aspettava che lei capisse il suo messaggio e poi si svegliava. La prima volta le aveva lasciato un libro su Alessandro Magno. Non dimenticarti di me, Alexi. Quel giorno invece non le aveva portato nessun dono. 

- Che vuoi dirmi, papà? 

Osservò il corvo che si puliva con calma un'ala.

-Non mi risponderai mai, eh?

Poi il corvo scosse appena la testolina nera, lanciò un urlo stridulo e volò via. Alexi rimase immobile. Suo padre non era mai volato via dalla finestra. Il sogno non finì. Alexi non aveva capito il messaggio. Non può avermi abbandonata, si ripeteva. Lui non mi abbandona mai.

Fu un flash. Si alzò e uscì di corsa dalla sua stanza.

Questa non è più casa mia.

Aprì la porta di casa e si ritrovò in un bosco. Era tutto buio e gli alberi sembravano voler nasconderle i loro più torbidi misteri.

Corse il più velocemente possibile. Non sentiva la stanchezza, ma non sapeva dove dovesse andare. Sapeva solo di doverlo ritrovare.

Lo vide su un ramo. Il corvo si alzò in volo e si appoggiò sulla sua spalla.

- Cosa ci facciamo qui? Non ci siamo mai visti fuori da casa...

Allora capì. Non sarebbe più comparso nei suoi sogni sicuri, non l'avrebbe più incontrata in quella camera perchè quella non era più la sua casa. Si trovava in un bosco sconosciuto e immenso. Alexi aveva perso la sua casa. Doveva andare avanti e affrontare quell'oscurità per lasciarsi il passato alle spalle e scoprire cosa il futuro avesse in serbo per lei. E si svegliò.



Dato che si trovava in infermeria, decise di andare di nascosto a cercare Tina. Scivolò fuori dal letto ignorando il dolore al fianco e corse a piedi nudi cercando di non farsi notare dall'infermiera.

La trovò poche stanze più in là. Sembrava stare bene. Indossava un abito azzurro che le arrivava sopra il ginocchio, i capelli raccolti nel solito chignon. Stava bagnando del fiori in un vaso davanti alla finestra.

- Ciao

- Alexi! Come stai? Chi ti ha conciata così?!

- Quel simpaticone che ci ha accolte al nostro arrivo... ma in realtà non era colpa sua, mi stava allenando. - l'aria interrogativa di Tina non la sorprese. Poi il suo sguardo perplesso cambiò. Nei suoi occhi si accese una luce nuova, una scintilla che non aveva mai visto prima. Disprezzo.

- Dunque ora combatti per loro.

- Ti abbiamo spiegato come stanno le cose... 

- No Alexi - la interruppe - non voglio sentire le tue giustificazioni. I miei genitori sono stati uccisi a causa loro. Se non fossero mai esistiti, allora non ci sarebbe nemmeno il Giorno dei Doni, nessun Cercatore, nulla di nulla.

- Ti prego, ascolta...

- Basta - il viso era fermo e serio - esci da qui. Se d'ora in poi vorrai far parte dei ribelli, io e te non abbiamo più nulla da dirci. 

Rebel - Il Giorno dei DoniWhere stories live. Discover now