Il principe azzurro è gay

By TheRabbitWriter

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✨IN FASE DI PROFONDA CORREZIONE✨ In un'epoca medievale, eppure non così diversa dalla nostra, un giovane fanc... More

⚜C'era Una Volta⚜
⚜Fiato corto⚜
⚜Tuorlo⚜
⚜Cuore, mente & stomaco⚜
⚜Baci sotto il salice⚜
⚜La vera luce del giorno⚜
⚜Camelia appassita⚜
⚜Garofano⚜
⚜Giacinto rosso⚜
⚜La collina⚜
⚜Iris⚜
⚜Europhanelle⚜
⚜Lavanda⚜
⚜A polmoni pieni⚜
⚜Albume⚜
⚜Cuore, mente & spirito (pt.1)⚜
⚜Cuore, mente & spirito(pt.2°)⚜
⚜Preghiere udite⚜
⚜Il fiume mi ha condotto⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt1) ⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt2) ⚜
⚜Vent'anni Sotto Le stelle (pt3)⚜
⚜Molte sono le stelle⚜
⚜Sulle orme del pastore⚜
⚜Diaspro & il gregge⚜
⚜La punizione del pastore⚜
⚜Presso il lago curuleo⚜
⚜Magra & sottile speranza⚜
⚜Palato amaro⚜
⚜Giacinto porpora⚜
⚜Piccolo agrifoglio⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 1)⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 2)⚜
⚜Dente di leone⚜
⚜Principessa Calendula⚜
⚜Malva, l'amore di mia madre⚜
⚜Mietitura⚜
⚜Glicine, a te il mio sorriso⚜
⚜Erica bianca⚜
⚜Adonide⚜
⚜Fior di loto⚜
⚜Ortica viola⚜
⚜La montagna⚜
⚜Bethelthea⚜
⚜Confronto⚜
⚜Manto azzurro⚜
⚜Baci per dimenticare⚜
⚜Mughetto⚜
Ringraziamenti

⚜Castagna⚜

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By TheRabbitWriter

«Madre quale dei due manti mi dona meglio? Questo o quello?»

Domando mostrandole il manto azzurro sulla destra e quello bianco alla sinistra, ella li guarda entrambi perplessa battendo l'indice sul mento.

«Secondo me il bianco, si sposa meglio con i tuoi capelli»
Risponde posando lo sguardo su quest'ultimo.
«Però l'azzurro dona ai miei occhi» Rispondo.
«Allora metti quello azzurro»
«Ma mi vesto quasi sempre di azzurro»
Ribatto ancora.

«Vada per il bianco dunque»
Ma voltandomi allo specchio mi accorgo che la tintura rosacea sta abbandonando i miei boccoli chiari e il loro colore si confonde troppo con la chiarezza dell'abito, perciò mi volto e lo faccio notare a mia madre, ma ella furibonda, ringhia nervosa e si precipita sul guardaroba, dimezza le vesti e tira fuori il primo manto che le capita sotto la mano.

«Questo manto d'argento non lo usi mai»
Dice posandolo sopra le mie spalle.

«Perché non mi piace, sembra più un velo, e poi è troppo lungo, raccoglie la polvere e la gente me lo pesterebbe di continuo» Replico sollevandolo.
«Eledhwen, deciditi, sei peggio di tuo padre» Risponde rimettendomi addosso il velo.

«Anche egli si atteggiava così?»
Domando sistemandolo.
«Era sempre indeciso su quale manto indossare, alla fine finiva per usare il solito»

Cenno un sorriso e ammiro il manto al riflesso, mi domando se a lui sarebbe piaciuto, non l'ho mai indossato dal primo giorno che mi è stato fatto e nessuno me lo ha mai visto addosso.
«Cosa indosserete, madre?»
Chiedo.
«Metterò l'abito rosaceo che mi ha ceduto mia madre»

Risponde sognandoselo già addosso.
«Quello con le maniche a tulipano?»
Sua maestà annuisce e a me sorge un'idea.
«Se è così, allora questa sera ci vestiremo entrambi di rosa»

So bene il vestito di cui sta parlando, lo ha ereditato dalla nonna dopo la sua morte, è molto grazioso ed era anche quello preferito da mio padre.

Sollevo via il manto di dosso e lo piego ai piedi del letto, dopodiché sfilo dal mio guardaroba l'abito più rosa che possiedo e spogliandomi di ciò che avevo, cammino dietro il divisorio e mi cambio.
Mia madre attende impaziente che mi mostri a lei nel nuovo abito, mi vesto bruscamente affinché possa sfoggiare innanzi a lei in capi rosacei.
Si avvicina dietro il divisorio e con un tenero sorriso cucito in volto mi sistema le piegature dell'abito sfuggite dalla mia veduta per la fretta di metterli

«Ti sta molto bene» Dice.

Se lo dice lei non ho bisogno di ammirarmi allo specchio, già il riflesso nel suo sguardo è sufficiente a me per credere che sono meraviglioso.

«Ti stanno crescendo i capelli, sei contento?»
Domanda, ella sa quanto io abbia sempre desiderato farmeli crescere alla lunghezza dei suoi, prima che se li tagliasse. Li tocca con la mano facendoli scorrere tra le sue dita, il suo viso è prospetto il mio e oltre a vedere il riflesso di me, negli occhi suoi azzurri, vedo anche debolezza.

Difatti, dopo avermi sorriso e accarezzato la gote con dolcezza, si volta e si conduce lentamente ai piedi del letto. Preoccupato mi avvicino a lei e l'accompagno a sedersi.
«Tutto bene, madre?»
Le domando.
Gonfia il petto e alza le spalle per poi sospirare esausta, porto il palmo della mano alla sua fronte ma questa non ferve e la sua pelle non tribola affatto.

«È solo un piccolo giramento di testa»
Risponde rivolgendosi con un debole sorriso tra le guance. Riconosco che giorni dopo la visita dal re e la regina di Europhanelle, la sua salute ha cominciato a vacillare, mia madre è una donna dall'animo forte e anche quando sta male cerca sempre di celarlo.
«È il cambio di stagione? È giunto il marchese? Se volete annulliamo tutto, madre»
Dico preoccupato, ma lei scuote il capo e conduce la mano sul proprio ventre, poi con voce flebile e corta pronuncia il mio nome e mi guarda.

«Il corpo di tua madre sta cambiando»

Dichiara, ma non comprendo il suo dire.
Vengo improvvisamente colto da terrore e panico, che sia malata da giorni a mia insaputa? Conoscendola so che non parlerebbe neppure se in gran doglie, pur di non farmi preoccupare.

Regge la mia mano e l'accompagna dolcemente sul suo ventre, la guardo smarrito nei suoi limpidi occhi stanchi e le prego di rivelarmi le sue condizioni.
«Mesi fa, tuo padre mi consolò presso la mia stanza a motivo di te. Tuttavia, la notte prima, proprio sul coricarmi, rivolsi alla Madre Natura delle preghiere. Non credevo che quella notte, ella mi avrebbe ascoltata»

Il sorriso suo tende in una risata, ma si trattiene per poter proseguire a parlare.

«Madre mi stai spaventando, che succede?»

Vacillo temendo che le mie orecchie verranno presto a udire qualcosa di sgradevole e amaro, desidero sapere la verità ma al tempo stesso ne sono assai terrorizzato; eppure lei sorride, ridacchia e mi guarda con allegria.

«Eledhwen, attendo un secondo figlio» il tono suo pari quasi a un inno, fiorisce una gioia risatina dalle sue labbra sottili.
La mia fronte si stringe, la gola si annoda e sgomentato ritiro la mano dalla sua. Chino lo sguardo alla sua pancia completamente piatta, poi la guardo e condivido il mio sospetto.

Ma improvvisamente, la mia memoria si rinfresca dei giorni precedenti, nei quali talvolta coglievo mia madre in momenti di debolezza, dove le ore trascorse chiusa in camera a dormire erano più di quelle che passava fuori, dove i giramenti di testa e il via vai delle serve dalla sua camera alla cucina con i secchi erano ormai quotidiani.

Ahimè, il mio fiato vien rapito dalla splendida notizia che nella bocca non resta nulla, così, incapace di esprimermi attraverso le parole, mi getto su di lei e la stringo forte tra le mie braccia.

«Diventerai un fratello maggiore»
Mi annuncia accarezzandomi i capelli, la stringo a me tergendola di lacrime e annegando il naso tra i suoi corti capelli profumati.
Presto, un giorno, terrò tra le mie braccia una graziosa creatura che renderà me non più un figlio unico e solo.

«Tuo padre ne sarebbe stato così contento, anch'egli desiderava molto avere altri figli»
Mi è permesso solo immaginare l'allegria che avrebbe avuto nel suo sguardo, egli dal cielo ammira gaio.

«Sono il primo a saperlo?»
Le chiedo.
«Sì, lo annuncerò quando la pancia si vedrà di più» dichiara.

«Posso dirlo a mia cugina?»
Chiedo ma lei scuote il capo e mi confessa di volerlo tenere segreto, annuisco e come figlio le do la mia parola, nessuno oltre me e le pareti di questa stanza verranno a conoscenza del fatto che sua maestà la regina Olisador, aspetta un bambino.


~⚜~


Volti truccati, mani inguantate od ornate di pietre o gioielli, profumi pungenti e aliti freschi di erba masticata.
Voci grasse, grosse, fini, sottili, acute e gravi. Giungono da destra, giungono da sinistra come raffiche di vento che non sanno dove andare e finire, passi pesanti e scalpiti di tacco quà e là, che irrompono come gocce di pioggia in autunno.

Le mie orecchie vengon nutrite di tutto e di più che ormai la mia testa è sazia, i miei occhi hanno visto e incontrato molte facce, anzi, troppe.
Le mie mani hanno stretto e son state strette e tirate da numerose persone che bramavano questo incontro da stagioni, che onore è per essi stare al cospetto di sua maestà il principe azzurro, presto sovrano del regno di Elvesreldelle, ma che onore è questo per il popolo degli elfi, un gran omaggio.

I loro occhi sembrano aver visto un dio, i miei invece non si sono mai strizzati così tanto di falsa gioia, le mie gote sono sotto supplizio e le mie gambe sono esauste a forza di girovagare per la sala da un invitato all'altro come un ape in un campo.

Ho incontrato reali di terre lontane e remote, re e regine, principi e principesse, ma il volto che desidero vedere con tutto il mio cuore ancora non l'ho visto.
Occhi dal verde smeraldo all'azzurro stagno, dal grigio tempesta al nero notte, ma nessun occhio castano come il suo, nessuno con i suoi stessi lunghi capelli corvini e mossi come maree sulle larghe spalle di chi trascorre ore nella natura con arco e freccia.
I miei occhi cercano i suoi tra quelli di molti, ci sono molti fiori in questo campo ma io ne sto cercando uno soltanto.

Che non abbia ricevuto l'invito? Giammai. E se il messaggero non fosse davvero giunto alla sua porta? Incompetente.
O se fosse impegnato con altro? Impossibile.

Desidero tanto la sua presenza questa sera, è passato tempo dall'ultima volta che ho sentito la sua voce, e quasi quasi me la sto dimenticando.

«Eledhwen»
Una voce chiama allegra il mio nome e io accecato e stordito dal forte pensiero che si tratti proprio di lui, mi volto e lo chiamo per il suo nome.
Purtroppo però, erro, non si tratta di chi pensavo, il mio cuore rallenta deluso e la mia gioia vien soffiata via assieme il sorriso. Il mio entusiasmo resta ma non fiammeggia più come attimi fa.

«Eledhwen»
Mi abbraccia gioioso e contento mio zio Hebe, avvolgendomi in uno stretto e soffocante abbraccio, i miei stivali s'innalzano dal pavimento mentre sono tra le sue grandi braccia e il mio petto si ferma premuto al suo.
«È bello rivederti, mio caro nipote»
Dice rimettendomi giù.
«Lo è anche per me, zio Hebe»
«Ci dispiace tanto per tuo padre. Tua madre ha fatto bene a dare questa festa, c'era un po' di tensione tra i regni dopo la morte di mio fratello»

Dice agitando lentamente il bicchiere di vino dandone poi un sorso, e mentre se lo gusta solleva lo sguardo verso le luci dei candelabri.
Gli occhi suoi sono proprio come quelli di mio padre, marroni caldi come villo di cavallo e le ciglia corte e scure. È un'amarezza guardarli e pensare a lui, ma è anche una leggera gioia trovarlo ancora vivo.

Sopraggiunge poi alle sue spalle la mia cara cugina che non vedevo da molto tempo, e la vista di lei mi rallegra un po' l'animo e mi distrae dallo sguardo di Hebe.
«Eledhwen, come stai?»
Domanda avvolgendomi nel suo pungente profumo di plumeria, il suo corpo è cambiato ed è quello di una donna oramai, il mio petto dacchè contro il suo sente bene che non è più la bambina con cui giocavo ad andare a caccia e ha catturare le colie gialle in giardino.
Tuttavia non è affatto cambiata dall'ultima volta che l'ho abbracciata, porta ancora lo stesso taglio corto e netto di capelli e non si libererà mai della collana di sua nonna: un meraviglioso rubino incastrato in un anello dorato che si sposa con il colore delle sue labbra e delle sue gote.

«Sto bene, e tu?»
Le chiedo.
«Io sto bene, ma tu? Tu stai davvero bene?»
«Certo, non preoccuparti»
Rispondo, ma lei ancora preoccupata porta le mani sulle mie spalle e conduce gli occhi dritti ai miei.
«Sei sicuro? Vuoi parlare un po' con me? È da un sacco che non ci vediamo»

«Ti dico che sto bene»
Marchio sollevando le sue mani dalle mie spalle.
«Va bene, vado a salutare mia zia allora»
Conclude prendendo passo con suo padre verso la regina, li saluto entrambi prima di avviarmi verso il mio trono e li guardo di tanto in tanto man mano che si perdono tra la folla.

Raggiungo il mio trono e vi ci siedo esausto, sento le gambe già deboli e la corona comincia a pesare sopra il mio capo.
Sospiro e incrocio le gambe, la mia schiena perde sostegno e si lascia andare, il mio umore pende come il sorriso sul mio volto e la mia voglia di restare si prosciuga più in fretta del mio bicchiere.

Il mio occhio cade poi sul trono affianco il mio, quello di mio padre, quello su cui un giorno siederò, e allora la mia corona sarà più pesante e il manto diverrà un grosso aratro, i guanti saranno due paia di manette e le cinte saran delle strette catene che impediranno ogni mio respiro.

Non riesco a immaginare un futuro vestito in quegli abiti pesanti, non riesco a mangiare tutto ciò che è a tavola, il tuorlo d'uovo non mi gusta affatto e mai lo farà.
"La vita è un banchetto pieno di pietanze, alcune di loro non le conosciamo e altre ci disgustano"
Pronunciava mio padre, mi domando se mai imparerò a conoscere tutto ciò che mi verrà servito, sarò poi un buon re?

Sospiro e affondo il mento sul palmo della mano, reggo la mia testa caricata con il peso della corona, ammiro le vesti colorate della gente e i loro visi truccati.
Sventolano ventagli, svolazzano gonne e divampano profumi e aromi di dolci.
Non vi è nulla che possa intrattenermi, nulla che mi faccia lealmente sorridere. Mia madre è una donna forte, capace di celare il suo animo leso, si lascia stringere la mano e abbracciare dai parenti e a ogni condoglianza sorride e scuote il capo.

È come se alcun dolore l'avesse afflitta questi giorni, ma io invece, io sono come un cipresso falciato.

«Mi concedete questo ballo, vostra maestà?»

Tende dinanzi a me una graziosa mano dentro un  guanto latteo in lana vergine, la voce che l'accompagna è simile al pizzico di una viola,
son già tentato nel posare la mia mano in quel palmo invitante a cui non oso neppure alzare gli occhi a colui che ho prospetto a me.
Ma lo faccio per non mettermi in berlina e per sfamare il mio sguardo, dunque è così che raggiungo le sue meravigliose iridi nocciola chiare racchiuse in sottili occhi ornati di lunghe ciglia scure.

«Mihangel?»

Pronuncio il suo nome mentre sul mio viso compare un sorriso, la mia gioia nel vederlo mi rende allegro e desideroso di gettarmi tra le sue braccia e dirgli quanto sia contento di rivederlo.
«È un piacere rivedervi»
Dice lui.
«Lo è anche per me, credevo che non saresti più venuto, ti ho cercato tra la gente a lungo»
Rispondo ma sul suo volto compare un espressione sconvolta e quasi delusa.
«Davvero mi stavate cercando?»
Domanda perplesso.
«Certo, ti desideravo molto perciò mi sono messo a cercarti tra gli invitati»
Anche con una risposta la sua faccia resta la stessa, è come se qualcosa di amaro lo avesse colpito improvvisamente.
«Tutto bene?»
Chiedo titubante.
«Sì, è solo che non immaginavo vi sareste preoccupati di cercarmi. Insomma, gardate quanta gente è presente questa sera, chi sono io tra questi reali?»
Dice voltandosi e mostrandomi la sala.
«Sei il mio fedele amico»
Rispondo, il fatto ch'egli non lo abbia compreso mi lascia sorpreso ma anche leggermente divertito.
«La tua famiglia è venuta con te?»
«Purtroppo no, mia madre ha da poco dato alla luce una bambina perciò ha bisogno dell'aiuto delle mie sorelle e la presenza di mio padre, così sono venuto solo io, mi sono fatto accompagnare da un conoscente di mia madre»

«Capisco, è un peccato che non siano qui, però sono contento che almeno tu ci sia. Ora vieni, ti presento a mia madre»
Prendo finalmente la sua mano e lo conduco dalla regina, mentre procediamo tra la gente egli tituba confuso opponendo una leggera resistenza.
«Vostra madre la regina? Non vi preoccupate, la vedrò da qui, non c'è bisogno che mi avvicini a lei di persona»
Balbetta agitato.
«Suvvia»
Giungiamo al cospetto di mia madre stante ferma ai gradini del trono per stringere le mani e salutare i presenti.

«Madre, vi presento Mihangel, il mezzo elfo di cui vi ho parlato»
Le dico accompagnando il giovane dinanzi a lei, noto come egli sia turbato e scosso dinanzi la presenza docile e umile di mia madre.

«Dunque sei tu il quarterone che ha guidato mio figlio sano e salvo a casa?»
Dice avanzando verso di lui, quest'ultimo indietreggia cercando sicurezza nello sguardo mio.

«Sì, piuttosto è stato lui a proteggere me, vostro figlio è il principe azzurro, chi mai può avvicinarsi a lui? Ce l'avrebbe fatta anche senza di me, io ho solo aiutato con la mappa»
Farfuglia, sebbene si sia sminuito, mia madre lo ringrazia.
«Sei davvero un bravo ragazzo, quanti anni hai?»
Il giovane, colto dalla timidezza, erra due volte la propria età, facendo sorridere la regina e me.

«Sei un uomo di bell'aspetto, porti molto bene la tua età, come hai incontrato mio figlio?» Improvvisamente il tono suo inclina a leggeri sospetti e la domanda posta turba Mihangel, che non sapendo come replicare si volta verso di me, ma poiché neppure io abbia parole sulla lingua, egli si rivolge alla regina e risponde con quello che ha a disposizione.
«È accaduto un bel po' di tempo fa...»
Nondimeno, vedendolo teso, mi pongo in mezzo a loro e prendo il polso del giovane, liberandolo dalla stretta di mia madre.

«Amici mio, vieni con me, ti mostro il castello»
Lo sguardo di mia madre ricade amaro su di me ma lo svio con lestezza conducendo il mezzo elfo in salvo.
«Non assentarti troppo» Mi ordina permettendoci di andare.

Ci facciamo via tra gli ospiti evitando strette e abbracci, nel palmo sento il polso del giovane ancora vacillare come un ramo, stare al cospetto di sua maestà lo ha scosso assai ed è solo colpa mia.
Salendo le scale giungiamo al piano superiore fino al lungo corridoio dove i pizzichi di corda e le percussioni di pelle d'asino non giungono, le voci della gente si dissolvono e non resta che il leggero affanno del mezzo elfo.

«Va tutto bene?»
Chiedo, egli risponde nutrendosi della gran parte delle parole pronunciate, si porta al mio fianco e mi guarda incerto «Vostra madre mi ha stretto la mano, credete che serbi rabbia verso di me? Non le piace la mia razza?» Aggiunge.

Il pensiero mio corre verso la schiacciata di more al collo e ai segni di dentatura sulla pelle che mia madre ha visto la sera in cui mi pettinava i capelli, sarà che la sua mente non appena ha incontrato Mihangel abbia pensato che fosse opera sua.

«No, mia madre non disprezza alcuna razza»
Rispondo, ma lui preoccupato e dubbioso mi domanda orbene la ragione per cui ella gli abbia stretto la mano in quella maniera.
Non sapendo come rispondergli mi abbasso il colletto, sollevo i capelli e gli mostro i segni lasciati da quella notte alle valli verdi.
«Credo siano opera del pastore e le sue pecore, ero sotto l'effetto della polvere di fata»
Gli occhi suoi sono posati sorpresi sul mio collo ancora fresco di tutte le lividure, non oso sfiorare i pensieri suoi in questo istante, avrà la limpida visione di me in mezzo a tutto il gregge privo di vesti e di senno.

«Mia madre li ha visti, ma non le ho detto come me li sono procurati»
Proseguo, egli comprende e realizza che il rancore della regina nasce dal sospetto.

Sconvolto e sopraffatto di dubbi, si volta e compie alcuni passi tra le sagome di luce disegnati dalla luna. Alza poi il capo verso i dipinti appesi lungo la parete, li ammira uno ciascuno con interesse finendo per fermarsi prospetto quello di mio padre.

«Lui era tuo padre, re Rowan II. La notizia è giunta fino a Europhanelle, mi dispiace molto per la vostra perdita»
Dice.
«Me ne sono già fatta una ragione»

Rispondo guardando i suoi fulvi e lunghi capelli, disegnati con cura cioccia dopo ciocca, è fatto così bene che persino il materiale del manto sembra vero e tangibile.

«Che padre era?»
La domanda di Mihangel fa risalire alla riva una marea di ricordi passati e remoti che spesso dimentico di ricordare, tra visioni di me e lui in battute di caccia alle dozzine bacchettate sui palmi.

«Severo, fiero di sé e testardo. Però era bravo, e a volte anche simpatico»
Rispondo quasi incerto, ho realizzato da poco quanto egli mi amasse, se solo lo avessi saputo prima non gli avrei mancato così tanto di rispetto e mi sarei comportato da bravo figlio diletto e responsabile.

«Assomigli tanto a vostra madre»
Dice guardando il quadro affianco.
«Avete lo stesso naso, occhi e labbra. È davvero molto bella»
E io ne sono felice.
Mia madre è davvero il riflesso della parola fascino, non c'è da discutere su questo e il mio volto ne è la prova.

«Riguardo Hansel? Avete avuto notizie di lui?» Chiede.
«No, mia madre ha detto che mi aiuterà nella sua ricerca»
«Davvero? Ma io credevo che lei fosse contraria alla vostra relazione»
Ribatte.
«Sì, ma non me ne importa, io amo Hansel e il suo giudizio non conta per me»

Tuttavia lui cosa ne sa? Dopotutto in cuor suo sono sempre uno schifoso sodomita e so che nutre ancora ribrezzo verso di me, si atteggia così perché sono un principe e non vuole vedersela con me o la mia famiglia.
«Ma tu non sei molto esperto in amore, Mihangel»
Aggiungo, il giovane china gli occhi ai miei ma dopo averli ammirati li allontana alla gola del corridoio.
Le sue labbra sono serrate ma lo sento ancora oltraggiarmi con quelle parole crudeli pronunciate in quel tramonto al vicolo cieco, possono due labbra belle come le sue pronunciare cose così orribili?

«Quando mi diedi del sodomita» Dico
«Hai detto che eri stato spinto dalla rabbia vero? Che cosa ti ha fatto arrabbiare?»
«Deodorah» Risponde
«Ti ha oltraggiato?» Chiedo, ma non ottengo risposta.

Non sembra ancora volenteroso di rivelarmi il motivo per cui quella sera era così furioso, tuttavia ciò che conta è che alla fine si sia scusato, si è mostrato pentito di ciò che ha fatto e ha domandato disperatamente perdono. Inoltre non dimentico come mi ha consolato la notte prima del viaggio, le sue vesti hanno raccolto tutte le mie lacrime e non si è stancato di stare al mio fianco.
Sarà pur stato maleducato ma in fin dei conti resta il mezzo elfo di quelle notti.

«Vorresti ballare con me?»
Chiedo.

«Ballare?»
Se dovessimo trovarci al centro della sala uno dirimpetto all'altro, gli occhi di mia madre non troveranno riposo e non voglio concludere la notte con un rimprovero, però il mio cuore desidera tanto poter ballare di nuovo con lui, non ho ancora scordato la maniera in cui le sue mani scorrevano sicure e certe sul mio corpo la sera della cerimonia, inoltre è una bella scusa per restare a fissare i suoi meravigliosi occhi sottili.

«Che dirà vostra madre?»
Risponde titubante, ma io desideroso di essere di nuovo sfiorato come quella notte perciò mi avvicino e gli porgo la mano e lui non può fare altro che accettare.
«Se voi desiderate ballare con me, allora va bene» 

Ci avviamo alle scale per tornare alla sala del trono, man mano che procediamo la musica e le voci risalgono lemme lemme alle nostre orecchie.

«Se mia madre dovesse guardarti, tu non farti turbare»
Gli dico lungo la scesa delle scale.

Giungiamo l'ultima scala, nella quale ci attende con sorpresa sua maestà la principessa dalle labbra aspre.
«Principessa Lavanda»
Percosso di uggia gli occhi miei non sopportano la sua immagine delicatamente pungente ornata del colore che sposa il suo nome.
Dunque lei e la sua famiglia alla fine hanno accettato l'invito di mia madre, certamente questi mentre la figlia è qui saranno da qualche parte della sala a scambiare parole con gli altri reali.
S'inchina al mio cospetto reggendo la gonna e alza i suoi occhi scuri verso di me con malizia e gioia. Il mezzo elfo ricambia e china la schiena, la principessa gli porge innanzi la propria mano affinché venga baciata dalle sue labbra.
«Chi è questo mezzo elfo al vostro fianco?»
Domanda posando il suo sguardo su Mihangel dopo che le ha baciato la mano.
«È mio amico»
Rispondo ponendomi leggermente dinanzi a lui.
«Per essere un mezzano, è ben fatto»  Dice lei, il mezzo elfo si lascia ferire da ciò e non potendo ribattere gonfia il petto e svia lo sguardo.
Lavanda compiaciuta della reazione, si volta a me e porgendomi la mano mi concede un ballo con lei, dunque afferro la mano di Mihangel rendendolo visibile agli occhi suoi e con tono marcato le dichiaro il mio desiderio di ballare con il mio amico.
Ella guarda confusa le nostre dita intrecciate, l'esitazione sul suo viso pallido mi regala gran soddisfazione e orgoglio.

«Volete ballare con un quarterone?»

Domanda con voce aspra, le sue parole feriscono ancor di più il giovane, che non avendo il permesso di replicare sospira e mi confessa all'orecchio di volersene andare.
Ma io non permetterò che le sue pungenti parole feriscano l'animo del mio amico, resterò saldo e guardandola negli occhi le dirò ciò che serbo in cuore.
«Principessa Lavanda, mi dispiace ma sono costretto a rifiutare, questa sera io ballerò con Mihangel»

Stringo la mano del giovane e lo conduco in mezzo la sala, il peso dello sguardo della principessa ci preme fino a che non ci perdiamo tra la gente ma ci abbandona come insieme ci uniamo per cominciare a danzare.

«Miggi, tutto bene?»
Gli domando guardandolo.
«Sì, sto bene»
Risponde, ma è ancora rattristato per l'insolenza della principessa.
«Non badare a quel che ha detto, le tue orecchie sono bellissime»
Gli dico ammirando quest'ultime che escono dai suoi lunghi capelli scuri.
«Lo dite per farmi stare meglio»
Ribatte.
«Lo dico perché è vero, le trovo molto eleganti»
Porto il dito alle orecchie e le scopro ancor di più dalle ciocche di capelli affinché siano ben visibili agli occhi di chi guarda.
«Non devi vergognartene»
Aggiungo, le sue gote si tingono di rosso come il ciondolo che indossa questa sera e intimidito conduce gli occhi suoi distanti dal mio volto.
«Quando abbiamo ballato la prima volta non sembravi molto imbarazzato, dunque come mai ora i tuoi occhi si rifiutano di contrarsi con i miei?»
Domando.
«È a motivo di vostra madre, non vorrei che pensasse che io e voi siamo legati da qualcosa di più profondo che una semplice amicizia»
«Allora potevi rifiutare la mia mano, io non ti ho costretto a ballare con me»
La mia domanda lo fa sedere in una scomoda posizione, se prima le sue guance erano rosse ora divampano come lingue di fuoco.
«Non potevo rifiutare, sarebbe stato scortese da parte mia»
Risponde.
«Oppure lo desideravi e basta»
Ribatto.
«Chi non desirerebbe ballare con voi?»
«Un puritano che trova abominevole un uomo a cui piacciono altri uomini»
Rispondo, ma porto subito la testa al suo petto, come molte fanciulle fanno con i proprio compagni nella danza. Il mio orecchio è posato su di lui ed è capace di ascoltare il palpito del suo cuore.
«Hai il cuore che batte forte, sei teso? Cosa ti turba?»  Gli domando alzando su il capo, egli colto da disagio si china al mio orecchi rivelandomi la ragione del suo stento.
«Gli occhi di vostra madre»
Perciò è lo sguardo di mia madre a scuotere il suo animo? Ella difatti possiede occhi affascinanti, freddi e profondi, difficile da evitare.

«Guarda me, non badare a lei»

Conduco gli occhi del giovane verso i miei e distanti da quelli di mia madre, vi è insicurezza in lui e molta incertezza, ma in me troverà pace.
La mano sua freme nella mia come una debole foglia e il suo petto trasale lesto e ancora ansioso, allora addolcisco la voce e lo rassicuro.

«Io non ho mai badato al suo sguardo»

Rimembro la mano mia sulla soffice gote calda di Hansel la notte in cui  temeva di venir scoperto tra le mie braccia sul letto reale, il palpito di Mihangel mi ricorda proprio quello suo, batteva con gran vigore che a momenti lo avrei colto tra le mani.
Non conosco i pensieri di Mihangel, ma riconosco quello sguardo e non penso a nulla se non al mio adorato amato.

Lo stringo a me come lo stringevo in quella notte, il profumo non è per niente pari al suo ma è sufficiente per portare in vita la passione di quel momento.
Il suo respiro, le scie cristalline lungo la pelle e le lenzuola e le lacrime agli occhi che stillavano come mirra e vino dolce per le guance rosse.

«Perché mi abbracciate in tal
modo?»

La voce turbata di Mihangel mi smuove e il profumo di quella notte scompare davanti i miei occhi, le mie braccia sono attorno il suo copro proprio come lo erano al corpo di Hansel, le sollevo e le ripongo alle sue spalle.
Gli sorrido per celare il mio sconforto, sogno a occhi aperti ogni talvolta che i miei pensieri corrono verso la mia albicocca.
«Pensavate al vostro amato?»
Domanda.
«Come fai a saperlo?»
«Avete gli occhi che brillano»
Risponde.
«Come i tuoi quando guardavi le cosce di Deodorah?» Sghignazzo divertito, la mia risata vien poi coperta dal cambio di brano, un nuovo pezzo stan per suonare e le mie orecchie ne vengono subito solleticate.

«Questo brano mi piace un sacco»
Dico e il giovane coglie il momento per cominciare a seguire le nuove note.

Si alza un vento fresco e si alza la musica, gli archi scivolano come olio sulle corde, allegri e lesti come la pioggia.
Batton le mani e battono i piedi, le voci s'innalzano e si coprono l'un l'altra come un mare in tempesta.
Fischi di flauto e percussioni sulle pelli di tamburo, i mantelli e le gonne dei reali si alzano simili al polline in primavera e si sfiorano i lembi di poco.
La sala si anima e acquista vitalità, le pareti si accendono e i lampadari brillano come soli.
C'è piacere nell'ascoltare questa musica vivace e c'è altrettanto delizia nel ballarla assieme il mio caro amico Mihangel, i quali passi fanno invidia e scalpore dacchè  incantevoli e impeccabili. È abile nel muoversi e farmi girare tra le sue braccia, mi conduce a sé e mi tiene, scorre su di me le sue mani con la stessa sicurezza con cui le faceva scivolare la notte della cerimonia.
Sto rivivendo quel momento, non lo sto affatto sognando, tra questa notte a l'altra non ci sono più differenze se non l'assenza del re.

Risate, scalpiti e soffici voci che seguono la musica.
Solo noi possediamo i migliori musicisti di tutti i sette regni e la melodia dei loro strumenti fan danzare persino i mobili e i fermi, il mio corpo è privo di strette suture e il manto non pesa affatto.
I piedi miei respirano dentro le scarpe e le mie spalle non sentono il peso del manto, il color rosa del mio abito mi salta all'occhio rendendomi ilare, mi sento una lei che ha trovato il miglior cavaliere con cui ballare questa sera.
E Mihangel invece? Egli è come chi ha trovato una perla fra molte, non mi lascia andare neppure nel momento in cui si cambia compagno e ciò mi fa sentire assai prezioso per lui.
Sarà che sono sua maestà il principe azzurro? Oppure è perché mi trova allettante in fondo?

Prende la mia mano facendomi fare un giro su me stesso, ecco che gli occhi miei trovano mia madre, stante serena e con le dita intrecciate lungo la gonna a pochi passi dal proprio trono per ammirare la danza e stringere la mano a coloro che trovan piacere e grazia in lei.

È davvero bella, è davvero mia madre.

Mi guarda sorridente mentre giro nuovamente su me stesso, il suo sorriso si fa più bello man mano che mi rivolgo a lei, è così limpido e divino e si rallegra nel vedermi felice nella mischia.

I miei occhi comincian a girare, tra colori caldi e freddi di Maggio, una scintillante armatura cattura l'occhio mio e se lo porta con sé.
Chi mai è codesta dai boccoli dorati che ha sfiorato la mia spalla senza neppure voltarsi?
Non ha volto ma indossa un profumo delicato come erica e fresia.

Non è qui per danzare, conduce i suoi passi lontani da chi tenta di trascinarla e non cede neppure alle mani che le si pongono dinanzi.
Sull'armatura son disegnate spighe di grano delle colonne del palazzo di Leonardo, queste si sposano con i suoi lunghi capelli che fanno astio ai miei boccoli rosati e alle fiamme danzanti dei lampadari.

Dove va? Dove sono diretti i suoi passi?

Non dovrebbe trovarsi al fianco del suo reale? A chi appartiene? Chi è il suo re?

La guardo curioso ogni volta che mi è concesso, ma le braccia di Mihangel mi trascinano nel culmine di questa danza infinita e i boccoli mi finiscono sul volto.
Mi lascio condurre dalle sue mani, dalle sue dolci movenze e seguo il suo corpo. Sono la margherita sotto l'ombra del papavero, il petalo che si lascia trasportare dal vento, le mie labbra non han sfiorato vino eppure mi sento inebriato come chi ha dormito alla destra di una bottiglia. Un velo tra le sue braccia, dove lui vuole che vada io vado senza oppormi, dopotutto so per certo che il pavimento non lo incontrerò neppure se chiudendo gli occhi.

Saranno i passi del giovane a farmi impazzire? Il suo profumo? I suoi lunghi capelli scuri che tanto ammiro? Oppure sono io che negli occhi suoi vedo quelli dell'albicocca? La mia cara albicocca.

Sia come sia, in questo istante mi sento allegro, ricolmo di gioia e non lo nascondo.

La musica si aggrava e s'ingravida di maggior ilarità, Mihangel mi fa girare su me stesso di nuovo e il mio manto si solleva libero come i miei capelli, la mia corona perde peso come ogni mio pensiero.
Non ho mai ballato al fianco di qualcuno così, mio caro Hansel, neppure tu sei stato capace di farmi danzare in questa maniera ma ti prometto che un giorno lo faremo, balleremo sotto la luna tutta la notte.

L'armatura della giovane rapiscono nuovamente i miei occhi, la fanciulla dai boccoli baciati dal sole è al cospetto di sua maestà la regina Olisador, mia madre.
Lo sguardo di quest'ultima è assente e quasi titubante, mentre quello della giovane bionda devo immaginarlo poiché voltata.

Vorrà forse baciarle la mano come han fatto in molti? Chi non vorrebbe posare le labbra sulla pelle di un reale di sangue viola?

La giovane dall'armatura dorata si avventa improvvisamente su mia madre avvolgendola in uno stretto abbraccio, nel mentre il suo braccio compie bruschi movimenti che fan suscitare temibili disegni. Tuttavia ancor prima che ogni pensiero possa ergere in me, il mezzo elfo mi ritrascina per proseguire con la danza.

Ma gli occhi miei saran pure accecati e la mia mente ebbra e annebbiata, il mio cuore si solleva e il mio stomaco si ribalta.
Mi volto per condurre il mio sguardo nuovamente da mia madre, il mio gesto vien seguito da un urlo strozzato di terrore e quest'ultimo si fa accompagnare dalla frantumazione di un bicchiere.

Un gran sussulto erge nella sala, i volti s'impallidiscono e le mani coprono le labbra dischiuse.
I miei occhi vengono soffiati e percossi dalla visione dall'armatura dorata maculata di chiazze viola, la fanciulla regge come un mazzo di fiori tra le mani una lama bianca ornata, anche questa di viola.

L'abito rosa di mia madre si tinge di viola sotto gli occhi della guardia in armatura d'oro, tende la mano ma non riceve aiuto da quest'ultima, che fremente compie passi all'indietro lungo le tre gradinate, ma prima di poter raggiungere l'ultimo, le guardie della regina le si avventano addosso immobilizzandola.

Dalle mie labbra non pende nulla, il mio cuore si rivolta e scontra contro il petto, le mani si ghiacciano e le gambe si fanno deboli.

È mia madre che vedo sdraiata a terra con la mano all'addome in una pozza viola, la sua corona rotola distante tra i piedi delle guardie sopraggiunte per soccorrerla.
I miei stivale restano cinti, non riesco ad accettare la visione che ho prospetto a me in questo istante.

Lascio la mano di Mihangel e compio un passo avanti, cammino appesantito con i pugni che fervono e le ginocchia che vacillano tese, ma poi mi rinfranco e corro seguito dagli occhi di molti verso il corpo inerme di mia madre tra le braccia di mio zio.
Sotto strazianti lamenti e il nome della regina pronunciato a gran voce da mia cugina e della gente, intravedo finalmente il volto della fanciulla dai boccoli d'oro.

Questa scaccia urli e grida strazianti mentre si oppone ai miei uomini, scalcia e si dimena facendo sobbalzare i suoi boccoli come acque agitate. Ma vedendo me innanzi a lei, si placa e scopre il suo volto rivelandolo a me, e con voce roca e stretta da frustrazione e ribrezzo pronuncia.

«Io vi ho detto che avreste raccolto ciò che avete seminato»

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