Il principe azzurro è gay

By TheRabbitWriter

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✨IN FASE DI PROFONDA CORREZIONE✨ In un'epoca medievale, eppure non così diversa dalla nostra, un giovane fanc... More

⚜C'era Una Volta⚜
⚜Fiato corto⚜
⚜Tuorlo⚜
⚜Cuore, mente & stomaco⚜
⚜Baci sotto il salice⚜
⚜La vera luce del giorno⚜
⚜Camelia appassita⚜
⚜Garofano⚜
⚜Giacinto rosso⚜
⚜La collina⚜
⚜Iris⚜
⚜Europhanelle⚜
⚜Lavanda⚜
⚜A polmoni pieni⚜
⚜Albume⚜
⚜Cuore, mente & spirito (pt.1)⚜
⚜Cuore, mente & spirito(pt.2°)⚜
⚜Preghiere udite⚜
⚜Il fiume mi ha condotto⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt1) ⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt2) ⚜
⚜Vent'anni Sotto Le stelle (pt3)⚜
⚜Molte sono le stelle⚜
⚜Sulle orme del pastore⚜
⚜Diaspro & il gregge⚜
⚜La punizione del pastore⚜
⚜Presso il lago curuleo⚜
⚜Magra & sottile speranza⚜
⚜Palato amaro⚜
⚜Giacinto porpora⚜
⚜Piccolo agrifoglio⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 1)⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 2)⚜
⚜Dente di leone⚜
⚜Malva, l'amore di mia madre⚜
⚜Castagna⚜
⚜Mietitura⚜
⚜Glicine, a te il mio sorriso⚜
⚜Erica bianca⚜
⚜Adonide⚜
⚜Fior di loto⚜
⚜Ortica viola⚜
⚜La montagna⚜
⚜Bethelthea⚜
⚜Confronto⚜
⚜Manto azzurro⚜
⚜Baci per dimenticare⚜
⚜Mughetto⚜
Ringraziamenti

⚜Principessa Calendula⚜

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By TheRabbitWriter

Come mai il mio corpo freme così tanto? Sto per caso per affrontare una bestia o un drago?

Sto per esporre la verità di sua maestà re Leonardo e la sua consorte regina Helena riguardo loro figlia principessa Calendula, che secondo Lavanda, ella non è affatto vittima di nessuna maledizione, il tutto era stato orchestrato da mio padre affinché convogliassi a nozze con la fanciulla.

Stringo fremente la soffice e piccola mano di mia madre inguantata nel tenero guanto caldo, alzo gli occhi al palazzo e alla luce del sole che rende ogni mattone quasi dorato.
Il cielo è azzurro e privo di nuvole, l'aria che soffia è leggera e fa svolazzare dolcemente il mio manto.

I nostri passi accompagnano i palpiti del mio cuore, saziano la quiete e attirano gli orecchi dei corpo di guardia stanti presso le porte del palazzo.
Mia madre, la regina, avanza fiera e senza vacillare, coglie la gonna del suo abito per permettere alle punte delle sue scarpe di non calpestarne i lembi lungo le scale.
Ammiro la sua serenità, il suo fascino e la sua freddezza. Questi ornano la sua persona con grazia ed eleganza, magari il mio disagio potesse donarmi maggior incanto e meno avvilimento.

«Non temere figlio, parlerò io quando non riuscirai a trovare le parole»

Mi assicura stringendomi la mano, giungiamo alle porte e le guardie sapendo del nostro arrivo, si dispongono in ordine e ci aprono la via, nel mentre una di queste si allontana per dichiarare il nostro arrivo ai reali.

La sala del trono è fresca più dell'aria all'esterno, si respira vitalità e pace in queste pareti solari con affreschi di rigogliosi campi di grano e girasoli.
Il trono di re Leonardo splende proprio come la prima volta che lo vidi, esattamente sotto il cospetto del rosone.
La servitù ci riceve allegra mentre con gentilezza ci conducono dal re e la regina, i quali si trovano detto da quest'ultimi all'interno del giardino del castello.

Percorriamo lo stesso corridoio per cui io e la principessa Lavanda siamo passati per raggiungere la camera reale dei suoi genitori, colgo il tempo per guardarmi attorno per scorgere anche un solo affresco di sua maestà principessa Calendula.
Ma nulla, né quadro né scultura rappresentano la sua immagine, come se questa non esistesse, esiste solo sotto la bellezza a cui viene attribuita.
Tuttavia sono presenti dipinti che ritraggono la famiglia reale o il principe e la principessa Lavanda, dunque perché Calendula non è raffigurata in alcuni di questi?

«Prego, il re e la regina si trovano presso il giardino, accomodatevi pure»

Dice la serva porgendo la mano verso la via di fiori che conduce al gazebo nel cuore del giardino, guardo meravigliato le piante e gli alberelli presenti, tutto qui è così verde che l'azzurro degli occhi di mia madre viene prevalso da questa sfumatura verdeggiante e viva.
Avanziamo guardandoci attorno come due che non hanno mai messo piede in un campo di fiori ed erba, ogni decorazione rapisce i nostri occhi e l'essenza dello stagno estasia i miei polmoni saziandoli di aria fresca e stagnante.

Troviamo la famiglia reale oziare sereni e silenziosi sotto il gazebo, sugli scalini di quest'ultimo si trovano seduti la principessa Lavanda e suo fratello minore a contare le margherite colte.

«Benvenuti nel mio giardino»
Dice re Leonardo avvicinandosi per riceverci per metà strada, dopodiché coglie la mano di mia madre nella sua e la bacia.
«Regina Olisador, è un gran onore avervi qui»
Lo sguardo di mia madre posato su di lui è lo stesso di un calabrone che guarda un ape, ricambia il gesto del re  con un sorriso e togliendo dolcemente la mano dalla sua.
«Vi faccio le mie condoglianze, vostro marito era davvero un brav'uomo e un buon re»
Aggiunge.
«Vi ringrazio»
«So che siete una donna molto forte, vi riprenderete presto»

Sopraggiunge regina Helena, i suoi colori sono l'opposto di quelli di mia madre e gli occhi miei non riescono a non starle distanti anche solo per un istante. Avanza dentro il suo ampio abito verde felce ricamato con allegri e piccoli abeti in pizzo bianco, le maniche sono larghe e si strozzano sul polsino cinto con un nastro in oro.

Resto alla destra di mia madre senza pronunciare parola, incrocio in un battito di ciglia lo sguardo con la principessa Lavanda e colto da frustrazione e imbarazzo, chino il capo e lo rivolgo ai lembi della gonna della regina.
Comincia a prender passo ed entrambi ci avviciniamo al gazebo, ci accomodiamo sulle sedie attorno alla piccola tavola apparecchiata, le mie spalle si appesantiscono e il mio petto vien percosso dai palpiti del mio cuore.

La tazza di tè traballa come le mie viscere, ne berrei un po' pur di calmarmi e darei un morso a uno dei biscotti sul piatto.

«Principe azzurro, è strano ma allo stesso momento bello rivedervi. Ditemi, dove siete stati? Che cosa vi è accaduto? State bene?»

Domanda re Leonardo preoccupato, si china per raggiungere il mio sguardo cinto alla tavola, dalle mie labbra non esce nulla se non corti e flebili sospiri, gli occhi scuri come onice della principessa mi hanno rapito il fiato e tutte le parole che conosco.
Che mai dovrei dire per scolparmi? Per giustificare il mio atto?
Dovrei mentirgli e raccontare una menzogna per sviare da ogni colpevolezza? Oppure tacere e lasciare che mia madre parli per me?
Sarebbe imbarazzante, specialmente dinanzi alla principessa, ella è l'unica a conoscere la verità.

«Mi dispiace di avervi portato preoccupazione e spavento vostra maestà, ma si sono presentati degl'improvvisi imprevisti...»
Rispondo cercando appoggio negli occhi di mia madre.
«Che genere d'imprevisti? Un momento eravate al palazzo e un momento dopo siete come svaniti dalla faccia della terra, mia figlia Lavanda è stata l'ultima persona a vedervi, ma neppure lei sapeva che fine aveste fatto»
Ribatte il re guardando negli occhi sua figlia, ella ricambia e annuisce confermando le parole del padre. Perciò ha davvero mantenuto la promessa, non ha detto parola di nulla proprio come promesso.

«Vi abbiamo cercato a lungo ma invano, diteci principe azzurro, dove siete stati?»
Aggiunge il re.

Balbetto posando gli occhi sulle posate e sul tovagliolo, gingillo con una di esse fin quando mia madre non mi ferma appoggiando la mano sulla mia.

«Come sta vostra figlia Calendula?»
Domanda, alzo gli occhi sia al re che alla regina per osservare le loro espressioni, poi guardo il volto di Lavanda, soffice come un pezzo di cotone, i suoi occhi son come mari distanti e le sue labbra serrate e fredde. Nessuna fiatata, nessun respiro o singhiozzo per esprimere il proprio sgomento.

La domanda di mia madre non l'ha scossa neppure un po', sarà che è talmente assente che non ha sentito? Oppure ha troppe ciocche scure sopra le orecchie?

«Principessa Lavanda, perché non riveli quello che hai detto a mio figlio?»
Chiede mia madre, l'atteggiamento della fanciulla non sarà sfuggito dagli occhi suoi.
«Che hai detto al principe?»
Domanda regina Helena guardando sua figlia, anche il piccolo principe, che anche se distante dalla tavola, si rivolge con amara espressione verso la giovane.

«Io non ho detto nulla, non so di che cosa stiano parlando»

La risposta di Lavanda schiaffeggia come una raffica gelida, secca e dritta senza scivolare né a destra né a sinistra.
La sua freddezza e il suo distacco mi percuotono di curiosità e dubbio, sono sorpreso e allo stesso tempo terrorizzato.
La sua serenità va in contrasto al tremolio alle mie dita, la menzogna è stillata dalle sue piccole labbra carnose come olio, non è costato nulla alla sua bocca negare il vero e ciò mi rende assai frustrato e ancor più agitato.

«Come mai ora menti? Sei stata tu ad aiutarmi a fuggire attraverso la galleria dietro lo specchio!»

Dichiaro puntandole il dito contro, ma ella non si smuove a differenza del mio braccio, la mia voce sbriciola ma la sua sfocia piatta e limpida.
Nega nuovamente per la seconda volta, ma benché ho menzionato la galleria dietro lo specchio, sua maestà il re si preoccupa e domanda a sua figlia se quel di cui l'accuso è vero.
Ma ecco che la giovane ribatte con lo stesso tono pacato e gentile come un agnellino santo, lo stesso tono che ha usato per consolarmi e compatirmi quando mi tolsi in sua presenza la corona, rivelandole il mio pensiero sul matrimonio.

«Il principe mi aveva confessato di non voler sposare Calendula, ma padre, vi garantisco che io non l'ho aiutato a scappare, non so come egli faccia a sapere della galleria dietro lo specchio, magari l'avrà trovata mentre fuggiva»
Non tanto per le parole, ma bensì per il suo dannato volto innocente, che persino mia madre casca nella ragnatela.

Maledetta e velenosa vipera selvatica, lingua d'ortica e viso da dèa, il peso delle mie parole non sono nulla contro le sue.
Tossica come fior di oleandro, altro che Lavanda, avrà pure il viso di una docile capretta ma ha il carattere di una biscia.

«Amavo mia sorella più di qualsiasi altra cosa al mondo, non lo sapete? Credete che vostra figlia sarebbe in grado di fare una cosa del genere? Mi è dispiaciuto vedere il principe in quello stato ma non l'ho aiutato a fuggire, non avrei potuto aiutarlo!»
La giovane continua versando fiumi di lacrime dai suoi occhi scuri, gli stessi che versa una mantide femmina dopo aver ammazzato il proprio compare.

«Eledhwen, è la verità?»
Chiede mia madre, come biasimare la sua incertezza, le lacrime di Lavanda sono vere e la sua recitazione è degna di un riconoscimento.

«No! Non sono fuggito!»
Ribatto.

«Ora negate? E dove diavolo siete stati? Credevamo foste stati rapiti da uno spirito! Ora scopriamo che in realtà eravate fuggiti?»
Sbraita la principessa rivolgendomi contro il suo dito, la manica a tulipano del suo abito si agita come una campana e oscilla mentre resta a indicarmi. Gli occhi di tutti sono rivolti pesantemente su di me, li svio portando il mio sguardo in basso.

«Calendula è morta perché lo spirito le ha consumato tutta la vita dal corpo, ha sofferto una morte lenta e dolorosa per causa vostra, principe azzurro! Non vi vergognate?»

Dice la regina sedendosi comodamente sulla sedia.
Impietrito e raffreddato nell'udire con  improvviso tempismo la morte della principessa, rivolgo ogni mia attenzione su mia madre.
Non riesco a pronunciare neppure il suo nome, non riesco a chiamarla, le mie labbra restano serrate l'una all'altra come se impedite o stregate.

Mia madre non dice nulla, ma vedo il nodo alla sua gola formarsi e torcersi, irrigidisce la mandibola e solleva leggermente le spalle.
«Credevamo foste in pericolo, invece ora scopriamo che in realtà eravate fuggiti perché non volevate sposarvi»
Aggiunge re Leonardo.

«Morta? Ma non può essere...»
Replico balbettando.
«Non c'era nessuno a salvarla, l'unico che poteva farlo eravate voi»
Risponde Lavanda.

Dunque la principessa è morta perché nessuno l'ha baciata.
Orbene, se ella era veramente maledetta, perché Lavanda mi ha aiutato a fuggire? Perché fare una cosa del genere?
Sua sorella stava morendo eppure ha preferito aiutare me nella fuga, dandomi pure la sua collana e un suo bacio.

Già, quel bacio che ricambiai era perché non avevo nulla in mano da darle, quel gesto era la mia gratitudine, la mia riconoscenza verso di lei.

Ora sta negando perché sa che quello che ha fatto è malvagio, riconosco l'abbia fatto per ottenere qualcosa da me, un bacio, o persino il mio amore valgono molto più della vita di sua sorella per lei.

Calendula è e rimarrà per me, un nome senza volto.

«Tuttavia apprezzo che siate giunti fino a qua di persona a dirci come stanno le cose»
Dice re Leonardo.
«Vedete di educare meglio vostro figlio, molte vite dipendono da lui, non può atteggiarsi come un  immaturo»
Prosegue la regina.

«Mio figlio non è affatto un immaturo e non parlatemi con così tanta libertà, non sono vostra amica»
Ribatte subito mia madre.
«Allora perché è fuggito?»

«Siamo tutti stati dei giovani, non accusate mio figlio come se fosse l'unico fanciullo sulla terra, ognuno di noi ha e commette degli errori e il vostro è molto grande»

«Che cosa?»
Esclama indignata regina Helena, il suo petto si rigonfia così tanto di rabbia che la scollatura non riesce più a trattenerlo. Le sue guance si tingon di ciliegia e i suoi denti si stridano tra di loro, serra i pugni con furia come se desiderasse percuotere la gote di qualcuno.

«Il ritorno di mio figlio è stata una meravigliosa notizia, la cosa più bella dopo la morte di mio marito. Non posso accettare di sertirmi dire tali parole in mia presenza, avete la bocca agile per parlare degli altri quando vostra figlia è una falsa e lurida bugiarda!»
Dice mia madre

Alzo incredulo lo sguardo dritto su di lei sperando di trovare quel briciolo di beffa nelle sue labbra o nei suoi occhi, ma ella sembra aver meditato sulle proprie parole e non se ne pente affatto.

«Come osate parlare così della mia Lavanda?»
Ringhia ancor più arrabbiata Helena.
«Non è stato mio figlio a provocare una delle fate più potenti del regno fatato, non è stato mio figlio a maledirla e non è stato mio figlio a consumarle la vita»

Le parole di difesa di mia madre sono come uno scudo che mi parano da frecce e vento, non so come avrei  risposto senza lei al mio fianco, di certo mi sarei scaraventato sulla principessa dacchè le mie parole confronto le mie mani non hanno peso.

«La morte di nostra figlia è stato un duro colpo, ma ciò non ci fermerà, anche voi avete perso qualcuno di molto caro e so che in questo momento comprendente perfettamente il nostro dolore regina Olisador. Avete ragione, non è stato vostro figlio a uccidere mia figlia, è colpa mia, io ho provocato la fata ed ella per punirmi ha maledito Calendula, l'unico che ha colpa qui sono soltanto io e non il principe»

Le parole di re Leonardo mi rinfrancano e mi fan sentire leggermente più leggiadro, non oso immaginare come si senta in questo momento, ma apprezzo che a differenza di sua moglie e della figlia, egli abbia confessato le proprie colpe pulendo me da gran parte del peso.

«È stato un piacere parlare con voi, e accettate le mie scuse principe azzurro»
Conclude mia madre ed entrambi ci alziamo da tavola per abbandonare il gazebo.
Mi affianco a lei per sfuggire dagli sguardi velenosi e pesanti della regina Helena e di sua figlia la principessa, quest'ultima solo il cielo sa quanto è arduo il suo cuore.


~⚜~


«Madre, che succede?»
Domando guardando il suo sguardo perso per le gradinate, non le guarda per prestare attenzione a non cadere, le fissa incantata come se non fosse presente.

«C'è qualcosa che non va, non ho visto alcun quadro che raffiguri la principessa»
Dice.
«Inoltre se davvero è morta, dov'erano le lacrime di sua maestà? Era arrabbiata ma non era una furia di disperazione, sembrava più offesa  per le mie parole»

«Ma non ha senso, la perdita di un figlio è la cosa più brutta che possa accedere a dei genitori. Mio padre è morto a causa di questo, come può dunque un altro genitore non provare nulla?»
Domando.
«Non so se tuo padre sia morto portando con sé dei segreti, tuttavia questo castello ne nasconde molti»

Giungiamo alle porte del palazzo per uscire, le guardie ci aprono la via per raggiungere la carrozza con cui siamo arrivati.
Passo in mezzo a loro e mentre mi trovo presso l'uscio, il volto di una di queste cattura il mio sguardo, e colto da sorpresa e titubanza resto fermo a fissarla.
Rigida, frustrata e rossa come una fiaccola accesa.
Gli occhi suoi sono fulvi e torridi, traboccanti di scintille come se serbassero una tempesta. Le sue labbra sono serrate come sbarre di marmo e il suo petto trasale agitato, non pronuncia parola ma resta a fissarmi con ira e amarezza.
Il suo viso è contornato da lunghe ciocche chiare come il sole, luminose come l'oro fino. Vanno in contrasto con il suo animo ma si sposano con i suoi occhi.

«Mieterete ciò che avete seminato, principe azzurro»

Ringhia alle mie spalle con tono aspro, la sua voce mi veste di brividi e vergogna, non so come ribattere né come agire. Resto voltato e continuo a camminare per raggiungere la carrozza, sento il peso dei suoi occhi azzurri ancora addosso, li sento come un macigno legato a una fune.

Come farò ora a farmi perdonare da coloro che amavano così tanto la principessa? Anche se la vera colpa è di sua maestà il re, la gente vedrà solo ciò che io non ho fatto per salvarla.

Mia madre è già in attesa di me nella carrozza, mi guarda confusa mentre entro a bordo agitato, chiudo l'entrata, tiro la tenda e mi porto all'angolo opposto del mezzo.
Dopodiché busso sulla fascetta vetrata
dando l'ordine al cocchiere di partire, quest'ultimo sciocca la frusta e ordina ai cavalli di avanzare.

«Tutto bene?»
Domanda mia madre preoccupata vedendomi turbato e affrettato ad abbandonare le mura, sposta di poco la tenda per dare una piccola sbirciata all'esterno per vedere cosa mi abbia scosso.

«Madre, voi siete arrabbiata con me?»
Domando.
«Lo ero, ma sono talmente tanto felice di averti qui, che la mia gioia prevale sulla collera»
Risponde.

Gli scalpitii degli zoccoli dei cavalli e il fragore delle ruote seguite da schiocchi e sobbalzi son tutto ciò che subentrano il silenzio nella vacillante cabina, la mia testa vien allattata da voci e parole e il mio animo si fa pesante man mano che dò orecchio a ogni frase uscita dalle labbra di quella infida fanciulla.

La bellezza del suo nome l'accompagna bene, calza al suo volto e al suo aspetto intimo, si sposa e si adorna a ogni angolo della sua pelle lattea e liscia.
Si accoppia alla perfezione con i suoi lunghi capelli e si abbraccia con il gusto delle sue tenere e piccole labbra venefiche.

La ragione del suo atto provoca in me grande tristezza, non c'è cosa che odio di più di un cuore arduo e superbo, preferisco esser dato in marito a un demonio piuttosto che a una persona la cui vita dal canto suo vale più di quella degli altri.

«Mi è arrivata una lettera da re Diadamo III, il padre di Caspian»
La voce di mia madre sopisce il fervore dentro di me e mi apre le porte per la cabina che avevo lasciato per dirigermi nel luogo dei miei pensieri.

«Che cosa vuole?»
Domando.
«In questi ultimi giorni stanno sparendo molti bambini dal regno e nessuno ne conosce la ragione»

Che possano trattarsi di trolls? O di streghe? Esse sono solite a rapire giovani fanciulli e fanciulle per usarli per i loro incantesimi.

«Egli vorrebbe che tu faccia qualcosa al riguardo, inoltre la stagione dei fiori sta finendo, in estate i draghi dell'ovest si risvegliano dall'ibernazione e hanno molta fame»

«Agirò appena possibile, ma non ho intenzione d'incontrarmi con il re»

«Come mai?»
Chiede.
«Non mi piace, né lui né suo figlio, non è altro che un arrogante viziato che pensa solo a se stesso»
Rispondo gonfiando il petto al sol ricordo di lui.
«Suvvia è ancora giovane, è normale che si atteggi in questo modo»
Dice mia madre.

«No, è più grande di me, aveva dieci anni quando lo vidi per la prima volta perciò ora ne ha ventidue. Ma ciò non giustifica il suo atteggiamento, io non sono arrogante, né perlopiù viziato»

«Era solo ieri che sua madre lo teneva in braccio, ora ha l'età per essere re, e anche tu tra poco»
Dice sorridendo.

«Non farmici pensare, mi basta già essere il principe azzurro»
Rispondo sollevando lo sguardo, ella ridacchia e mi avvolge con il braccio per stringermi a sé.
«Perora sei ancora il mio bimbo»

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