𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚...

By bluelliestories

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"Se potessi rivivere un solo giorno della mia vita, sarebbe sempre lo stesso, in loop, senza interruzioni, e... More

Introduzione
❦ Trailer & Cast ❦
1. Now you're just somebody that I used to know
2. I wonder if I'll ever see you again
3. Before our innocence was lost
4. Even my phone misses your call
5. We were silenced by the night
6. We're not who we used to be
7. Somewhere only we know
8. Where are you now when I need you most?
9. Just nineteen, a sucker's dream - quattro anni prima
10. I'm Mr. Brightside
11. I'm coming out of my cage
ANNUNCIO IMPORTANTE
12. When I run out of road, you bring me home
13. She's walking on fire
14. Hey there Delilah
15. Taffy stuck and tongue tied
16. Big lights will inspire you
17. Just let me know, I'll be at the door
18. I'm gonna pay for this
❦ Playlist ❦
19. Crawling back to you
20. Your lips, my lips, apocalypse
21. Here to take my medicine
22. Another star, you fade away
23. Half of me has disappeared
24. Palm trees are candles
25. Kiss in the kitchen like it's a dance floor
26. Strawberry fields forever
27. I call my baby Pussycat
28. Well, are you mine?
29. Remember when you used to be a rascal?
30. The blood in my veins is made up of mistakes
31. Jealousy, turning saints into the sea
32. Remember me, special needs
33. It's New York baby, always jacked up
34. Times Square can't shine as bright as you
35. It'd be so sweet if things just stayed the same
36. Everyone knows she's on your mind
37. I'm better off on my own
38. We met with a goodbye kiss
39. When we made love you used to cry
40. With your hands between your thighs
41. Leave me hypnotized, love
42. Does he take care of you?
43. Lamb to the slaughter
44. The things I'm fighting to protect
45. With everything, I won't let this go
46. Don't turn away, dry your eyes
47. I will save you from all of the unclean
48. Head in the clouds but my gravity's centered
49. I see the truth in your lies
50. It was a perverted thing to say
51. I almost died in my dreams again
52. The bed was left in ruins
53. Won't stop til it's over
54. And the sex and the drugs and the complications
55. Meet me in the hallway
56. This is your last warning, a courtesy call
57. Every little lie gives me butterflies
58. Tell them the fairytale gone bad
59. You can drag me through hell
60. Your knee socks
61. Type of sex you could never put a price on
62. Should've done something but I've done it enough
63. Birds fly in different directions
64. Baby, can you see through the tears?
65. In the end, it doesn't even matter
BONUS - You can even fly up here
❦ Trailer e Ringraziamenti ❦
-DEVIANT-
❄️GIVEAWAY Natalizio❄️

EPILOGO - if it wasn't for you

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By bluelliestories

Oggi c'eri tu. Con quel sorriso di sempre, con gli occhi che non avevano fine.
Poi c'ero io e credimi, mi ero persa solo a guardarti.






Estelle




«E questa è la storia in cui il piccolo uccello del paradiso si innamorò della sua stella, e decise di volare verso di lei. E non toccò più terra. Per questo motivo le paradisee non hanno le zampe, ma solo le ali.»
«Non toccò più terra? Mai più?»
«Mai più.»

«Non era stanco?»
«Era felice.» Scuoto la testa, e sorrido dolcemente come si sorride quando sei un piccolo pozzo di felicità straripante e improvvisamente te ne accorgi, ma vuoi tenerlo per te.

Non ho ancora, in fondo, capito del tutto se ero io ad essere l'uccello del paradiso, in quella storia, oppure lui, ma in fondo ad oggi, importa davvero qualcosa?
Quella era la sua storia preferita e io avrei continuato a ribadirgliela all'infinito.
Era un semplice e innocuo racconto, e a me piaceva poterlo raccontare come se fosse una favola.

Per quanto riguarda lei, oh beh, tranquillizzatevi: non le ho raccontato proprio tutto.
Magari un giorno, quando sarà più grande, allora la arricchirò di particolari, mano mano, anno dopo anno, questa storia che vive dentro di lei, anche se non la conoscerà mai del tutto.

Solo quello che serve per farla crescere sempre con quella stessa luce negli occhi, la stessa luce accesa color verde speranza.
E per insegnarle quello che lui ha insegnato a me: le insegnerò a combattere fino allo stremo delle forze per quello che si ama, fin quando fa male ma non si è ancora morti.
Che sia un sogno, un'idea, una persona, l'importante è che lo si ami con tutti noi stessi: allora ne varrà sempre la pena.

Le insegnerò a proteggere i propri sogni e a riconoscere le persone per cui vale la pena tirare fuori gli artigli.
Che niente può essere impossibile a questo mondo, tanto meno l'amore, e che a volte la vita è capace di stupirci con degli scenari che non potremmo mai lontanamente immaginare.
Perché gli amori impossibili non esistono: può essere illogico e imperfetto, fuori tempo e fuori luogo, ma impossibile, quello mai.
È solo un concetto che hanno inventato gli scrittori per vendere più libri.
Esistono gli esseri umani e i loro limiti.
Ma l'amore non ne possiede alcuno.

E le insegnerò a fare la treccia alle persone che ami quando hanno il cuore spezzato, e a comprare cinnamon rolls nella stradina ad Hampsted Heath, quando vuoi farle innamorare con un profumo di zucchero vanigliato di sottofondo. E che quando invece vuoi aiutare una persona a fare chiarezza, allora devi portarla al mare, ad ascoltare il suono del vento tra le scogliere che guardano verso l'orizzonte. E quando vuoi mostrarle la potenza di un amore spezzato ma non del tutto, allora puoi portarla in un posto sconosciuto di San Pedro, tra le fronde delle palme e i colori dei graffiti che lottano contro il levigare del maestrale.

E lui le insegnerà a suonare la chitarra e a trasformare i pensieri in musica.
Oh, ci sta già provando a dire il vero, anche se con scarsi risultati. E lei è portata per la musica, ma soprattutto è portata per le belle storie. Potrebbe inventarne a centinaia, e sarebbero ognuna più fantasiosa dell'altra.
E in fondo realizzo che mentre noi ci assicuriamo che cresca, in realtà è lei a far crescere noi, giorno dopo giorno, ed è lei a insegnarci a migliorare.

E Harry le scrive canzoni da prima che nascesse, da prima ancora che sapesse del suo arrivo. Ché il giorno in cui ha saputo che stava arrivando è stato il primo e l'unico in cui gli ho visto gli occhi luccicare di una patina sottile di gioia liquida. E io scattavo foto mentali nel tentativo disperato di non perdere mai quei momenti dalla mia memoria.

Starla ha nei suoi boccoli i miei stessi fili d'oro, e negli occhi i laghetti trasparenti del colore dello smeraldo che brillano della stessa vivacità e dello stesso caratterino acceso di suo padre.

Allunga il suo ditino agile sul vetro.
«Mamma.» Mi chiama, e ogni volta che lo fa mi porta via un pezzettino di cuore. «Il fiocco di neve.»
Indica, mentre sotto di noi si staglia il panorama abissale di New York, stranamente quasi silenzioso, sicuramente più del solito, ovattato dal suono quasi fiabesco che assumono le città quando si riempiono di neve.

Non ha paura del vuoto, lei ha il coraggio impavido e un po' incosciente di suo padre. Ma il romanticismo innato, lo sguardo sognante, quello lo ha preso da me. Me ne accorgo mentre osserva quel piccolo cristallo di ghiaccio solitario che si è posato contro il vetro della grande finestra del nostro soggiorno e ci spiaccica contro il nasino tirato all'insù.

Viviamo a Londra, per la maggior parte del tempo. Ma quest'anno, per Capodanno, lui ci teneva che fossimo qui.
E quindi siamo di nuovo in questo appartamento, illuminate dalle luci dell'albero mentre abbiamo da poco festeggiato il suo terzo Natale, e l'aria è quella vellutata e accogliente di quando stai planando sopra un cielo di sogni ormai raggiunti.

Il tintinnio della brina fuori della vetrata è interrotto dallo scattare della serratura, e quando si apre la porta Starla scatta in piedi come se non attendesse altro, mi scivola via dalle braccia e corre verso l'ingresso.
Un rumore di baci ed effusioni mi giunge all'orecchio, e quella è davvero una sinfonia melodiosa, perché quei due non sanno stare distanti l'uno dall'altra, ma nemmeno un istante. Ormai devo dividerlo con un'altra bionda e non sono per niente gelosa, nemmeno un po'.
Perché Harry è decisamente il suo preferito e io rivedo lui in tutte le sue espressioni, e questo me la rende il capolavoro più spettacolare e prezioso che possa essere sceso su questo pianeta.

«Mamma.» Mi corre di nuovo incontro, mentre lui entra nel salone e si leva il cappello. È infreddolito, ha il montone scuro ricoperto di neve, ma il sorriso tutto fossette è ancora lì, sempre evidente con il contorno delle labbra ancora più arrossato dal gelo, insieme alla sua barba che è rimasta rada e biondina, e non si è mai compattata come lui avrebbe voluto.
È bello come un raggio di sole dopo giorni di tormenta, come una notte piena di sogni e mi chiedo se potrò mai smettere di stupirmi, un giorno, della sua bellezza annebbiante.
Si spoglia di quella giacca inumidita, e poi si volta verso di me, con una luce negli occhi che non potrei definire del tutto mai vista, ma quantomeno insolita.

Le labbra due amarene mature inumidite dal passaggio della lingua, la pelle una carezza d'alabastro, e gli occhi cristalli di rugiada che scivolano sullo stelo della mia rosa.
Mi infiamma sempre il cuore, coi suoi capelli ondulati e spettinati che fanno capolino dal suo beanie verde.

«Mamma.» Richiama la mia attenzione la mia bambina, mentre io mi ero di nuovo persa negli occhi di suo padre, che non ha ancora proferito parola, ma ha trascinato con sé il suo profumo.
E noi siamo un unico respiro sussurrato dalle stesse labbra quando ci guardiamo senza nemmeno bisogno di salutarci, perché è tutto scritto negli occhi e lui ha un guizzo di furberia di quelli che mi fanno tremare le ginocchia.

«Mamma, vuoi sposare papà?»
Abbasso lo sguardo verso quegli occhietti candidi e noto che sta porgendo verso di me una scatolina, mentre il cuore mi implode di felicità.
Harry incrocia le braccia e mi guarda sorridendo di sbieco e studiando la mia reazione, come se non aspettasse altro che vedere quell'espressione incredula dipinta sul mio viso.

Poi mi si avvicina mentre io sposto l'attenzione su di lui, ed è uno sguardo che stilla scintille di stordimento.
«Pensavo che non me l'avresti chiesto più.» Però sorrido con gli occhi e con l'anima.
«Infatti non te l'ho chiesto io. Te l'ha chiesto lei.»

Mi arrendo a lui mentre le mie iridi marine cercano disperatamente le sue, e le trovano intense di barbagli notturni.
«Ma non è importante. Davvero. Non lo è per me. Noi abbiamo molto di più.»

Il sopracciglio schizza in alto sul suo viso, perché lo so che adora guardarmi male quando provo a frenare la sua impulsività, mentre dentro in realtà sto scoppiando di gioia.
«Estelle. Puoi rispondere semplicemente , come tutte le altre?»

Mi allungo verso di lui e mi avvicino alle sue labbra.
«A quante altre lo hai chiesto?»

Si piega con il busto verso di me facendo perno reggendosi con le mani sulle mie cosce con lo sguardo che dice 'piccola gelosa', mi lascia un bacio sulle labbra, di quelli che sanno di promesse d'immenso.

«Sposami.» Sussurra semplicemente proprio su quelle stesse labbra, e un brivido di calore mi abbraccia e si diffonde fino alle punte delle mie dita, che sfiorano il suo mento e poi risalgono sulle sue gote.
«E non te lo sto chiedendo.»

E io lo rivedo nel panorama immutato dietro le mie spalle, quel giorno in cui per la prima volta le mie labbra hanno toccato le sue con quel fascino afrodisiaco dell'ignoto, ché il potere dei ricordi ha sempre posseduto per me la maggiore delle attrattive.
Non ho più paura dei miei sentimenti. Non ho più paura dei miei ricordi.
Ogni singolo tassello ha costruito quello che sono e quello che siamo, e lei, lei non sarebbe qui se non ci fossero stati anche gli errori, le discussioni, e gli insulti, le fughe e le perdite, ma ogni volta, in un modo o nell'altro, finivamo sempre per comprendere maggiormente quanto in profondità appartenessimo l'uno all'altra.

Starla sembra quasi un po' interdetta quelle volte in cui io e suo padre ci perdiamo uno negli occhi dell'altra, e si aggrappa al mio collo mentre guarda verso di lui.
«Papà, sposerai anche me quando sarò grande?»

Harry sorride di sguardi, prima che con le labbra. È di poche parole oggi, ma l'emozione gli si legge stampata sull'espressione sognante e beata che ha dipinta sul viso quando la guarda. Quando ci guarda.
Alla radio una canzone rock anni ottanta si è messa d'impegno a ricordarmi che ogni rosa ha le sue spine e che ogni notte ha la sua alba, e io vorrei risponderle che di notti ce ne sono infinite.
La prende in braccio e me la mette sulle gambe, per poi tornare a piegarsi su entrambe.
«Allora, mi sposate o no, signorine?»

«Ti sposiamo.»
Rispondo in fretta, e sento gli occhi pizzicare mentre realizzo che nella mia vita non ho mai pianto di gioia nemmeno io, nemmeno quando è nata mia figlia.
Apro la scatolina, e dentro ci trovo noi due.
La nostra bandana che mi guarda, ripiegata a mo di fazzoletto, un po' logora, è sempre lì, a ricordarmi che ci siamo ancora, noi due nonostante tutto.

«Alla fine ci sono riuscito, ad acchiapparti.»
«E io a farti mettere la testa a posto.»
«Non ci sperare troppo.»

Dentro Harry ci ha arrotolato qualcosa di fin troppo luccicante e sfavillante per essere guardato alla luce, non riesco nemmeno a posarvi sopra lo sguardo senza restarne abbagliata.
«Sei sicuro?»
«Tanto per cominciare, scordati che mi metta in ginocchio.»

Figuriamoci, se vedessi Harry Styles in ginocchio comincerei a temere l'arrivo dei cavalieri dell'Apocalisse.
«In secondo luogo, sono sempre ossessionato dal tuo tatuaggio.»
Un sorriso ammiccante lo illumina mentre lancia uno sguardo all'interno della scatolina.
«Viene dalla Nuova Guinea. Ti dice niente?»

«L'isola degli uccelli del paradiso. Non potevo aspettarmi niente di diverso.»
Mi infila l'anello all'anulare mentre ridacchia sotto i baffi come se stesse pensando a qualcosa che lo fa tremendamente ridere, e io faccio lo stesso. Ne è passato di tempo da quando portavo quell'anello con la sua iniziale, decisamente troppo largo per le mie dita.
«Ho mandato Jeffrey all'asta per acquistarlo. É quasi impazzito per spuntarla, ma alla fine ci è riuscito. Prima o poi si licenzia.»

«Mamma, fammi vedere.»
Poi, improvvisamente, il minuto successivo tutto cambia e una corrente impetuosa mi trascina verso una rapida inaspettata.
Starla tende le sua braccia minuscole verso di me e afferra tra le manine la scatolina, e di colpo un piccolo dettaglio sul suo polso colpisce la mia memoria come una granata lanciata carica nella mia testa.
Rimango immobilizzata in silenzio ed Harry deve accorgersene, perché una sottile tensione crolla nella stanza a rovinare un momento idilliaco.

«Estelle? Che succede?»
«Io.. io..»

Vado improvvisamente in fame d'ossigeno, perché per quanto quello che vedo possa non avere un senso nella mia mente, mi lascia comunque col respiro completamente spezzato.

«Niente. Non è niente.»
Non deve essere niente.
È chiaro, che io stia avendo le allucinazioni.

Ho appena finito di dire che non ho più paura dei miei ricordi, eppure ce ne sono alcuni che restano come stucchi sbrecciati dal tempo sulla mia memoria che vuole dimenticare.
Scatto in piedi senza nemmeno rendermene conto e mi piego verso la mia bambina che mi guarda con occhi curiosi.
«Tesoro. Dove lo hai preso questo?»
Starla ha scoperto un po' la pelle diafana del suo braccino, svelando qualcosa ai miei occhi rapiti che non vedevo da veramente un sacco di tempo.

Non è possibile.

Qualcosa che mi riporta indietro di troppi anni, qualcosa di fin troppo vivido nella mia memoria per pensare di poterlo dimenticare e allo stesso tempo un dettaglio infinitesimale che non sapevo di ricordare.

Un elastico argentato.
Un elastico un po' logorato dal tempo che ha una foggia e un colore che non potrei dimenticare.

Un elastico che una volta mi apparteneva.
Starla rimane in silenzio a osservarmi con un paio di occhietti vispi e curiosi, perché probabilmente ho un'espressione che non mi ha mai visto.
«È mio.»

«Va bene, è tuo. Ma vorrei sapere chi te lo ha dato.»

Harry continua a guardarmi: sento i suoi occhi posati su di me, mentre si avvicina lentamente.
«Ero con zia Brigitte al parco.»
Starla parla con lentezza, perché si sente un po' in soggezione, come se avesse fatto qualcosa di male, quindi addolcisco un po' il tono.
«Te lo ha dato zia Brigitte?»

«Estelle.» Harry richiama la mia attenzione, perché deve essersi accorto che il mio sguardo ha perso la concentrazione su ciò che mi aveva appena finito di chiedere, e sull'anello che adesso illumina la mia mano sinistra. «Che cosa succede?»

Mi sollevo e mi avvicino a lui, mentre Starla torna a guardare la neve fuori dalla finestra, poco interessata al contenuto della scatola e alla bandana rossa.

«Quell'elastico, Harry. Quello.. quello che ha Starla al polso.»

«È un elastico. Cos'ha di strano?»
«Mi ricorda.. è incredibilmente simile ad un elastico che era mio. Qualche anno fa.»
Affondo una mano tra i capelli e guardo Harry con un'occhiata troppo eloquente perché lui non cominci ad innervosirsi sul serio, anche se ancora non comprende dove io voglia arrivare.

«Piccola.» Richiama l'attenzione di Starla prendendola in braccio come se non avesse alcun peso. Non ha capito assolutamente nulla di quello che sto cercando di dirgli, ma qualcosa nel mio sguardo lo ha messo in stato di allerta.
«Ci dici chi ti ha dato questo elastico?»

Lo guarda come se non comprendesse il senso di quella domanda, poi osserva quell'oggetto leggermente luccicante.
«Una signorina. Era gentile.»

Le gambe cominciano a tremarmi, mentre Harry continua a gettarmi occhiate penetranti a raggi X per studiare ogni singola reazione.

«Come era fatta, questa signorina? Era bionda come la mamma? Era castana come zia Gemma?»
Starla scuote la testa con completa decisione.
«Aveva i capelli neri.»

Mentre io a quel pensiero mi tranquillizzo un poco, lui tutto al contrario assottiglia gli occhi come se un lontano pensiero gli avesse sfiorato una parte troppo remota del suo subconscio, perché la possa afferrare pienamente.

«Vai a guardare nella tasca del mio cappotto, piccola. Ho preso una cosa anche per te.» La invita con dolcezza per distrarla da quella conversazione, e Starla si precipita verso l'ingresso senza farselo ripetere due volte.

«Elle. Che cos'è questa storia dell'elastico?»
Harry mi si avvicina vedendomi con lo sguardo perso nel vuoto della vetrata dietro le sue ampie spalle.

«Quello è.. quell'elastico.» Non riesco quasi a dirlo, un nodo mi uccide la voce facendola morire in fondo alla gola. «Charlie ne aveva uno uguale. Gliel'avevo regalato io. L'ultima volta che l'ho visto era nella macchina di Jayden, nel portaoggetti. Lo aveva arrotolato attorno alla chiavetta usb di quel..»
Di quel video. Non riesco a concludere quella frase, ma lui non ha affatto bisogno che io lo faccia.

A quel punto il volto di Harry si rilassa leggermente, e mi ingloba tra le sue braccia stringendomi contro il suo petto. Il suo maglione sottile è intriso del suo profumo, sa del suo bagnoschiuma e del pulito di una giornata passata a incidere musica.
«È normale che certe volte possa venirti in mente lei. Ma quello è solo un semplice elastico. Ce ne saranno milioni simili. È solo un caso.»

Annuisco poco convinta.
Il fatto che una sconosciuta possa aver regalato un elastico uguale a quello che io avevo dato a Charlie mi fa rabbrividire.
Starla torna poco dopo nel salone con il visino soddisfatto e un lecca lecca alla fragola tra le mani, io mi piego sulle ginocchia e la aiuto a scartarlo.

«Amore, ascoltami.»
Afferro il telefono che era gettato sul divano, e torno indietro tra le foto più vecchie del mio passato, scorrendo per una manciata infinita di momenti fino a tornare a tanti anni fa, quando ancora io e Harry eravamo poco più che sconosciuti.
È il 2014 e sono di nuovo in una delle nostre serate al The Box. Il cuore comincia a pompare come se fossi davvero di nuovo lì.

Un selfie con me e Charlene Reder mi raggela il sangue. Indossiamo due vestitini striminziti di cui a unire entrambi i tessuti non ne esce uno intero, di abito vero, un trucco carico e un sacco di euforia stampata sul volto. Charlie sorride, sembra serena, così diversa dall'ultima volta che l'ho vista esangue su un letto d'ospedale.

Non vorrei, ma devo farlo, non ho altra scelta.
Mostro il cellulare alla mia bambina con mani tremanti pensando alla mossa azzardata che sto per compiere.

È ovvio, che io mi stia sbagliando. Ma ho disperatamente bisogno di una conferma.
«Hai mai visto questa ragazza, Starla?»

Starla lo guarda distrattamente mentre osserva meglio, con soddisfazione, il suo lecca lecca rosa acceso, poi scuote la testa.
«Guardala meglio, amore.»

Il volto della mia bambina improvvisamente si illumina, alla seconda occhiata sullo schermo, fiera del suo potermi essere utile.
«Sì mamma, la conosco! È la signorina che mi ha dato questo elastico.»

Dopo queste precise parole, afferra un unicorno giocattolo e se lo porta distrattamente nella sua camera.
Harry sbianca in maniera talmente evidente che mi sembra di sentire il suono delle sue palpitazioni che scavalcano la cassa toracica.
«Non è possibile. Si è chiaramente sbagliata. Ha.. ha detto che..»

Poi abbassa lo sguardo, come se una rivelazione avesse fulminato la sua coscienza esterrefatta.

«Ha detto che ha i capelli neri. È mora.»
Si mette le mani nei capelli come se non sapesse a cos'altro appigliarsi. «Porca puttana.»

A quel punto diventa tutto confuso, ed è una fortuna che Starla non mi veda in quelle condizioni. Mi gira la testa e una pioggia di lucine argentate scende sulla mia vista, mentre mi stendo velocemente sul divano.
«Non è possibile. Si sta sbagliando.»
Ripeto quello che mi ha detto Harry poco prima.

«Non è possibile. Charlie è morta.»
Sembra che ci stiamo ripetendo un mantra di autoconvincimento, più che essere realmente convinti di quello che stiamo dicendo ad alta voce.

«Ma se Charlie è morta..»
«Lo è!» Tuona Harry senza lasciarmi possibilità di contraddittorio.
«..allora chi è quella ragazza?»

«Qualcuno che ci sta facendo uno scherzo di pessimo gusto.»

«Non vuoi dare retta a tua figlia? Lei.. lei l'ha riconosciuta!»
«Starla è piccola, Estelle.»
«Proprio per quello, noi dobbiamo proteggerla.»

La pupilla si dilata sotto la palpebra che gli assottiglia lo sguardo.
«Cosa.. cosa diavolo hai in mente?»
«Devo andare, Harry.»
«Dove?»
«A Central Park.»

«Sei impazzita? Starla è andata stamattina al parco. Fuori fanno -5 gradi, una volta che tramonta il sole si muore di freddo. E sta ricominciando a nevicare. Chiunque fosse quella ragazza, se ne sarà andata.»

«Voleva dirmi qualcosa, regalando quell'elastico a Starla. Me lo sento. È come.. un segnale.»
Sono in delirio, o continuo a schiaffeggiarmi da sola con la mano del destino?

Harry continua a camminare nervosamente avanti e indietro, mentre inizia a cambiare il tono che diventa quasi di rimprovero.
«Estelle. Non era Charlie. Non può essere, io.. ho parlato coi medici, e poi c'è stato il processo, e..»

«Lo sai perfettamente, che quella famiglia ha i mezzi per fare questo ed altro. Devi chiamare Jayden. E chiedergli se ha ancora quell'elastico.»

È evidente dal suo sguardo, che Harry non ha intenzione di chiamare Jayden né di rispolverare una storia che non hanno intenzione di dissotterrare, nessuno dei due. È come se avessero stretto un tacito accordo.
«Non chiamerò proprio nessuno, Elle.»

Lo fulmino con un'occhiata e lui mi fa capire che sarà una battaglia a chi è più testardo, perché con lui gli sguardi fulminanti in alcuni casi non attecchiscono affatto.
«Stai sragionando. Lei è morta. Tu l'hai vista sentirsi male, sei stata tu a vederla peggiorare. Eravamo lì, in quel fottuto ospedale!»

«Harry, qualcuno si è avvicinato a mia figlia e le ha regalato un elastico identico a quello con cui le ho legato i capelli la prima volta che è stata ricoverata. Come può essere una coincidenza?»
Sono fuori di me, su quello Harry ha ragione. Ma sono convinta del fatto che non possa essere un caso e ho bisogno di seguire il mio istinto, come ha sempre fatto lui.

«Tornerò a Central Park, domani. Alla statua di Alice nel paese delle meraviglie, dove la porta sempre Brigitte a giocare. Stesso posto, stessa ora.»

«Tu non vai da sola. Non esiste.»
Harry ha lo sguardo oscuro. Nei suoi occhi é calato un manto di nebbia fumosa di quella densa che esce dai piloni delle fabbriche, appena fuori città. L'ho spuntata sul discorso di tornare in quel posto, ma qualcosa mi dice che non la spunterò anche sul resto.
«Devo farlo.. devo farlo da sola.»
«No. Non farai più niente da sola. Qualunque cosa tu ti sia messa in testa di fare, la faremo insieme.»


*


Se pensate di poter dormire nel cuore di New York e svegliarvi col canto degli uccellini e la trasparenza dell'aria invernale che vi purifica il respiro, vi state illudendo di grosso.
A Manhattan il cielo è denso, verrete svegliati sempre e comunque dal suono di qualche sirena o dal ronzio costante degli elicotteri, mentre dalle rive dell'Hudson River filtra attraverso i palazzi un riverbero di luci dorate e luminarie di vetro.
Le città si svegliano sempre molto presto.
E io poco prima dell'alba osservo quella timida luce a metà tra il giorno e la notte che si riflette sul corpo di Harry, che dorme al mio fianco a pancia in giù con le mani sotto al cuscino.

Abbiamo avuto una nottata complicata e io non credo di aver chiuso occhio per tutto il tempo, in un limbo fluttuante tra sogno e realtà in cui non capisci se quello che stai vedendo lo stai guardando ad occhi aperti o lo stai solamente immaginando.

Un fruscio tra le lenzuola mi avverte che lui si sta muovendo nella mia direzione, e mi abbraccia con il languore di chi ancora ha i movimenti rallentati dal sonno.
Sento il suo corpo coperto solamente da un paio di boxer che mi avvolge con il suo tepore mascolino mentre io rabbrividisco a pensare alla temperatura esterna, e mi ci aggrappo di rimando. A quel corpo sempre troppo puro e perfetto per non essere un prodotto della mia fantasia.
Resto a contemplare la piena durezza dei suoi muscoli dorsali mentre il profumo della sua pelle che si risveglia con lentezza mi investe i pensieri. Il suo profilo intatto e statuario è una carezza sul mio disordine interiore.
Percorro lentamente il deltoide posteriore con i polpastrelli mentre cerco di evitare che lui si renda conto che vorrei egoisticamente che si svegliasse, e mi illuminasse una giornata buia con i suoi occhi screziati di smeraldo.

La sua pelle si riveste di brividi eppure rimane liscia come una superficie di marmo bollente, e mi stringe ancora più forte.
«Pensi che ci sia la possibilità che possa essere davvero lei?»
Sussurro lentamente quando mi rendo conto dal respiro e dalle ciglia che sbattono contro il mio collo, che ormai Harry è sveglio.
«Non lo so Estelle, mi sembra veramente assurdo. Non avrebbe senso.»
«E se invece ce lo avesse, solo che noi non lo conosciamo?»

Harry mi scosta un ciuffo di capelli che mi cade sul volto, e mi guarda come se avessi perso il lume della ragione e lui se ne fosse ormai rassegnato.
Sembrerà un pensiero illogico, ma in quel momento mi fa quasi piacere, che lui mi stia prendendo per matta. Spero ardentemente di sbagliarmi, ho bisogno di crederlo quanto ne ha bisogno lui.

Getta un'occhiata alla sveglia sul comodino, stupendosi leggermente di quanto io mi sia svegliata presto.
«È prestissimo, che ci fai già sveglia?»
«Penso di non aver chiuso occhio.»

Harry mugugna contro il mio collo, e il suo respiro caldo mi rigenera la pelle come ciglia di cera bollente, i capelli ricadendo sul mio collo come petali di cioccolato fondente mi sfiorano l'esistenza e la dipingono sempre di nuove tonalità di desideri.
«Beh, possiamo approfittarne.
Starla non si sveglierà prima di qualche ora.»

Comincia a muovere il bacino a contatto con l'interno delle mie cosce e mi rendo presto conto di quanto abbiamo entrambi bisogno di sfogare una nottata allucinante a colpi di reni e pelle levigata dai baci.

La familiare pugnalata di fuoco attraverso le mutandine mi scoppietta sotto l'ombelico, e io mi lascio scivolare nei meandri di quel nostro spazio indimenticato e tutto nostro.
Prendi una chiave, schiudi un lucchetto, apri una porta nascosta.
È un luogo dove non esiste inverno né pioggia ma solo rumore bianco e fasci di luce, e io ed Harry balliamo sempre senza musica.

E non puoi soddisfarlo completamente perché resterà insaziabile, quel desiderio, il suo tanto quanto il mio. Non ci sono anelli né matrimoni che reggano quanto quel collante: è una fiducia completa quella che ci fa abbandonare costantemente l'uno ai vizi reciproci lasciandoci sprofondare l'uno nel corpo dell'altra.

Scivola tra le mie cosce senza aspettare che io risponda. Lo sa che sono assente, ma sa anche come farmi tornare presente a me stessa e soprattutto a lui. Mi abbassa le mutandine fino alle ginocchia senza nemmeno sfilarmele del tutto, mentre sento le lenzuola tiepide sfiorare la mia pelle più sensibile.
Di prima mattina è estremamente pigro con i preliminari e mellifluo nei movimenti, tanto quanto bisognoso e urgente di risvegliare tutti i cinque sensi e di farmi sentire sua.

Mi sussurra tra la pelle e i capelli come se cercasse di afferrare un pensiero che gli è rimasto incastrato sulle labbra, mentre mi lancia rapide scariche di occhiate perforanti.
Per assurdo potrei dire che sembra quasi.. emozionato? Sembra esserlo più di quando ieri mi ha mostrato quella scatolina.
«Ci proveranno in tanti a spegnerti.. ma tu continua a splendere.»

La sua lunghezza scivola lentamente dentro di me mentre mi fissa dritto negli occhi costringendomi a guardarlo, mentre io mi abbandono ad un gomitolo di gemiti strozzati e di scosse di piacere. Abbiamo gli stessi slabbri di ferite identiche, io e lui.
«Fallo per me.»

Un rantolo mi spezza le gambe di gioia liquida che si diffonde tra le vene e le nostre cosce aderenti, mentre con un secondo colpo secco mi distoglie dai miei pensieri ossessivi e li spazza via come incoerenti particelle di polvere posate su un foglio di carta.

*

Solo qualche ora dopo, mi ritrovo a passeggiare con Harry e Starla per i viali di quella giungla nel cemento che è Central Park, come una famigliola serena che gode di una giornata invernale assolata.
La tranquillità è la calma apparente di un uragano in dormiveglia, la quiete dentro un tornado. Tutto attorno, percepisco la forza centrifuga e distruttrice con cui ruggisce il vento.

Starla indossa un cappottino in tartan che le ha regalato Gemma, e sembra un piccolo angioletto natalizio di quelli con cui si decorano gli alberi di Natale.
Harry ha voluto portarla a tutti i costi perché è convinto che lei possa ricordare chi ha visto e dove, ma io lo so che ha avvertito le guardie del corpo.
Cerca di mantenere una parvenza di tranquillità per non mandarmi completamente nel panico e io non posso che apprezzare la sua discrezione, mentre camminiamo in mezzo a qualche runner mattiniero, qualche lavoratore che va in ufficio attraversando il parco con il caffè in mano e un paio di coppiette di anziani signori che sfidano il gelo.

«Non ti odiavo così tanto da quando hai fatto quel servizio di nudo integrale per non so quale fotografo. Non capisco il senso di venire qui.»
Mi sussurra guardandosi intorno sperando almeno di evitare i paparazzi, quando entrambi sappiamo che sarebbero il male minore, mentre Starla mi stringe con la manina infreddolita.
Central Park è talmente immenso che a volte, quando ci si inoltra verso il centro, i grattacieli smarriscono alla vista lasciando la sensazione di trovarsi lontani dalla città.

«Potevate restare a casa, almeno tu e Starla.»
«Non esiste. Non ti lascio sola, è inutile che continui a ripeterlo.»
Da quel momento non parliamo più.

Perché qualcosa ha attirato la nostra attenzione e restiamo immobilizzati in un attimo dove confluisce tutto quello che è stato, e improvvisamente trova il suo spazio nel buio.
Dei passi in lontananza scricchiolano su un ramoscello e un tappeto di foglie secche e inumidite da un sottile strato di nevischio attutisce qualsiasi rumore e mi impedisce di carpirne la provenienza.
Eppure lo sento, distintamente, e mi mette all'erta.

Trattengo il respiro, tendo le orecchie e acuisco la vista.
Il rumore di rami schiacciati si ripete e il mio cervello si svuota completamente.
Il sangue mi si gela di colpo, sento talmente tanto freddo che ho l'impressione che le ossa si stiano polverizzando.

C'è una giovane donna che viene verso di noi, e io vorrei distogliere lo sguardo eppure rimane incollato lì, sulla sua sagoma dai contorni definiti e i lineamenti ancora indistinguibili.
Una ragazza imbacuccata in un cappotto color cammello lungo fino ai piedi, la figura esile ma slanciata, indossa un paio di stivaletti con un mezzo tacco e un fedora a falda larga tirato giù fino alla fronte. Un paio di occhiali da sole la rendono praticamente impenetrabile, ma riesco a notare il colorito slavato della sua carnagione.
Un brivido ci scuote come se stessimo incrociando un fantasma.

Il fantasma di Charlene Reder.

Ci passa accanto superandoci a sinistra, mentre ci getta un'occhiata disinteressata, come se non fosse stupita di trovarci lì.
È lei. Ne sono convinta.
E ci stava aspettando.

Ha lunghi capelli ondulati del colore della pece, ma la sua forma del viso la riconoscerei tra mille, perché è troppo particolare e squadrata per dimenticarla, con i suoi zigomi pronunciati sull'incarnato argenteo.

«È viva. Charlie è viva.» Sussurro tra me e me e un picco di adrenalina mi rende tremante come una foglia, mentre Harry si blocca sul posto e rimane semplicemente senza parole, le mandibole tese come due schegge di vetro e lo sguardo sgranato di crepe.
Non so cosa gli stia passando per la testa, ma non può essere più sconvolto di me.
I miei occhi non reggono, e forse nemmeno la mia forza vitale.
Mi accascio contro di lui coprendomi gli occhi, che ormai già sento completamente umidi di lacrime, mentre cerco di placarmi ascoltando il suo battito accelerato attraverso il petto indurito.

Lo shock è qualcosa di talmente forte che ti fa sentire vivo e morto allo stesso momento.
L'incredulità mi annebbia i cinque sensi mentre mi chiedo perché attorno a me si sia improvvisamente fatta notte mentre sento le mani salde di Harry che mi sorreggono e mi aiutano a reggersi a lui, e la sua voce ovattata mi arriva lontana mentre pronuncia una serie di improperi, e attorno a me sento anche la vocina sottile di Starla che comincia ad inquietarsi.

Ci metto qualche minuto per realizzare che no, non sarei caduta a terra. Mi ha fatto cadere fin troppe volte e adesso può continuare anche con la peggiore delle bastonate sulle tibie, io non mi accascerò davanti ai suoi occhi.
Probabilmente è questo quello che ha sempre voluto.

La guardo e la rimetto a fuoco meglio senza credere ai miei occhi: si è seduta su una panchina proprio a qualche metro dalla statua in bronzo di Alice e tira fuori un libro ingiallito dalla borsa ampia.
Da quando Charlene legge libri?
«Vado da lei.»
«Sei sicura?»

Annuisco, anche se non sono sicura proprio per niente. Ho passato la notte a immaginarmi questo momento, sperando che potesse non diventare mai reale. Ma adesso lo è e io devo affrontarlo.
«Tu resta con la bambina.»

Tentenno sulla possibilità che sia davvero stato tutto un inganno della mia mente, fino a quando non trovo il coraggio di avvicinarmi.

«Estelle. Potrebbe essere pericoloso.»
«Non potrebbe farmi più male di quanto me ne ha già fatto.»

Harry mi guarda come se non ne fosse affatto sicuro, ma mi lascia andare. Solo a quel punto mi accorgo di quanto lo sconvolgimento gli sta imbastardendo i lineamenti come se si fosse tramutato in quel lupo avvelenato che non vedevo da un po'.
Un profondo senso di disgusto gli divampa nelle iridi accese mentre mi guarda allontanarmi e ho quasi paura di sapere a quante cose stia pensando nello stesso momento.

Una manciata di falcate decise e sono di fronte a quella figura rarefatta e silenziosa, chiedendomi ancora se sia davvero reale.
«Charlene.»

Mai avrei pensato che avrei pronunciato più quel nome ad alta voce, se non nei miei sogni.
Lei abbassa il libro con lentezza e lo poggia accanto alle sue ginocchia, poi solleva lo sguardo come se mi stesse facendo una grazia.

«Era da un po' che nessuno mi chiamava così.»
La sua voce mi risveglia un terrore malsano che pensavo di aver seppellito insieme a lei e ad una manciata di terra proveniente direttamente dal girone infernale.
Tira fuori una sigaretta mentre comprendo che sta celando un certo nervosismo, ma io non riesco a pronunciare mezza parola, per quanto sia rimasta inebetita.
«Da una vita.»

Quel gioco di parole non mi fa affatto ridere, proprio per niente.
«Tu.. tu sei viva, maledizione.»

Fa un cenno positivo con la testa.
«Latitante, ma viva. Vuoi sederti?»

Ho le mani che bruciano, per quanto vorrei mettergliele addosso. Ma Starla dietro di me mi sta guardando e la mia muscolatura sta soffrendo, per lo sforzo che sto facendo a trattenerla.
I miei nervi stanno per crollare: è così, me lo sento.

«Io sono venuta a portare i fiori sulla tua tomba. Ti ho pianto molto di più di quanto meritassi. E tu sei.. tu sei viva.»

Charlie fa uno scatto di sguardo verso l'alto, nella mia direzione.
«Era giusto che lo sapessi, Estelle.»

«Perché? Perché tutto questo? Che senso ha?»

«Per mandare mio padre in galera, ovviamente
Quella frase mi getta a terra, perché conoscere il movente di quella folle messinscena me la rende ancora più concreta, e mi rendo conto che lei è davvero lì, davanti a me, in carne ed ossa. Non sto sognando: la vede anche Harry dietro di me.

«Siamo stati noi, io e mio fratello. Era un piano premeditato e doveva andare esattamente così. Tu ed Harry siete stati delle pedine. Mio padre è un mostro e si meritava anche di peggio.» Conclude con una certa decisione. Parla con la freddezza ed il distacco di chi non si rende chiaramente conto di tutte la scia di colpe che si è portata dietro.

Prima di saltarle addosso e strapparle quell'espressione quasi serafica dalla faccia, devo assolutamente capire cosa diavolo sia accaduto alle nostre spalle.
«Channing sapeva tutto?»

«Ma certo, lui è stato fondamentale.
È stato lui a portare gli agenti nelle cassette di sicurezza del Capital Group che sono inaccessibili per chiunque perché non sono intestate a mio padre, ma ad una società che ha il domicilio in qualche isola delle Bahamas. È lì che hanno trovato la partita di droga con cui lui mi avrebbe avvelenata.»
Questa cosa Channing me l'aveva accennata l'ultima volta che l'ho visto, ma di certo non potevo immaginare che la sua collaborazione con la polizia facesse parte di un piano ben congegnato.

«E adesso mio padre mi crede morta, assieme al resto del mondo. Spero che quantomeno marcisca in cella con un minimo di senso di colpa, per aver fatto fuori il sangue del suo sangue.»

Copro il volto con una mano a coppa, perché nella mia testa sta mitragliando un tiro concentrato di artiglieria pesante.
«Mi ha mentito anche lui. Mi avete mentito tutti.»

«Non avrebbe potuto dirti la verità! Ma su una cosa mio fratello non ti ha mai mentito. Non ha mai saputo del video. Non lo ha mai nemmeno sospettato.»
Quando accenna a quel dettaglio, Charlie abbassa la voce.

«Ma un giorno è venuto a sapere da Crumb che mio padre aveva deciso di far fuori Jayden, e mi ha avvertito immediatamente. Ci pensi, se ci fosse riuscito?»
Fa una boccata di sigaretta e poi si leva gli occhiali da sole. Il suo sguardo di ghiaccio mi fa rabbrividire mentre continuo a chiedermi se io non stia dormendo e non sia finita dentro ad una dimensione che ha le forme e i confini dell'incubo.

«Dovevo sbrigarmi, dovevo agire in fretta. Dovevamo prendere una decisione che fosse rapida e definitiva.
Ho fatto in modo che io e Jayden ci sposassimo a Las Vegas in modo tale che lui
diventasse il mio unico erede, e mio padre non avesse un centesimo di quello che mi spettava di diritto.»
I suoi occhi si spengono, la voce comincia a diventare insicura.
«Poi gli ho parlato del video, e cazzo, quella è stata la parte più difficile, perché mi guardava come se fossi pazza.»

Appena nomina quel video, i miei centri neuronali implodono come una rete elettrica in cui salta improvvisamente la corrente. Il prorompere violento di un impulso incontenibile.
«Tu sei pazza, Charlene!»

Lei continua a parlare ignorando completamente il mio sbotto, mentre mi accorgo che Harry si è voltato verso di me.
«Avevo bisogno, dovevo assicurarmi che quel video tornasse nelle tue mani, in qualche modo, dove era giusto che fosse. Dove potesse essere distrutto.
Ho lasciato l'unica copia esistente nella cassaforte che avevamo in comune, perché sapevo che Jay avrebbe fatto la cosa giusta. A quel punto mi restava solo di prendere quella cocaina tagliata con la stricnina al posto suo, e sperare di salvarmi.»

«Avete manovrato tutto. Oh mio Dio..»
Vorrei seriamente dire qualcosa di più incisivo, ma le parole mi restano bloccate in una ragnatela di emozioni aggrovigliate.
«Fino ad ogni minimo dettaglio. Era l'unico modo per fermare tutto, Elle. Far tornare il video nelle tue mani.»

Il mio sguardo diventa improvvisamente di pietra e sale.
Davvero si sta dimenticando il piccolo particolare che è stata lei a girarlo e a consegnare il frame a suo padre?

«Quanta gente avete dovuto coinvolgere per questo.. schifo di teatrino?»

«Ci ha pensato Channing al lato economico. Abbiamo capitali immensi, possiamo muovere interi ospedali. Non è stato poi così difficile convincere qualche medico a firmare un documento di morte falso. Tra le mie volontà c'era la cremazione e tu lo sai, così il corpo è magicamente sparito dopo poche ore dalla mia morte. Non avevano ancora aperto un'indagine per omicidio. Ma quello che è rimasto sono stati i referti, e sono ampiamente bastati, insieme alla registrazione di Harry a casa sua.»

«È disgustoso. Tu sei malata. Voi siete malati. Potevi trovare un modo migliore per far sbattere tuo padre in galera, c'era davvero bisogno di creare tutto questo inganno spaventoso?»

«L'ho fatto per tutti noi. Avevo bisogno di fermare quell'ingranaggio pericoloso che era mio padre. È un uomo potente, non era facile incastrarlo. Ci serviva qualcosa di veramente grosso, qualcosa che avrebbe scandalizzato e mosso le coscienze di tutto il paese. Ci avrebbe fatti fuori tutti, prima o poi.»

Infilo le mani in tasca per evitare di stritolargliele al collo, e la guardo come se volessi suggerirle che se davvero decidessi di farlo, nessuno se ne accorgerebbe. Non lo saprebbe nessuno. Nessuno la cercherebbe, perché lei è già morta.
Mi mette in testa pensieri disumani e io avrei disperatamente bisogno di stordirmi e scordarmi di questo incontro.
«Andrò alla polizia, Charlene. Ho intenzione di denunciarti. Non puoi giocare con la vita delle persone e sperare di farla franca.»

Si concede il lusso persino di una risatina accennata.
«Oh no.. tu non ci andrai. Se scoprissero che io sono viva mio padre verrebbe scarcerato per un omicidio che non ha mai commesso.
E indovina chi sarebbe la prima persona che andrebbe a cercare?»
Il suo sguardo fissa un punto preciso dietro le mie spalle mentre una nuova stalattite mi ha perforato la gola.
«Chi lo ha fatto sbattere in galera. Chi lo ha incastrato come un topo in trappola.»

Un senso di nausea mi attanaglia lo stomaco. La persona che amo di più al mondo.
Harry.

«Non penso che sarebbe particolarmente clemente, con lui.»
Sussurra come se mi stesse facendo una confidenza, e sappiamo entrambe che stiamo pensando alla stessa persona.

«Ma allora che cosa vuoi? Che cosa vuoi da noi?»

Charlie tira fuori un'altra sigaretta dalla tasca e la accende con evidente difficoltà, visto che la temperatura è talmente rigida da congelare persino il gas della fiammella.
«Volevo che lo sapessi. Che lo sapeste. Sono anni che volevo dirtelo, ma Jayden ha sempre cercato di fermarmi. Sono stata io a fermare tutto, con la mia morte.»

«Sei stata tu anche a crearlo, questo disastro! È stata tutta colpa tua. Sei arrivata persino a baciare Harry!»
Charlie mi guarda come se avesse rimosso quel particolare, scaraventandolo in qualche angolo remoto della sua memoria.
«Razza di stronza.» Farfuglio mentre mi rendo conto di non essere in me, o forse lo sono fin troppo.

Scuote la testa e se la regge tra le mani, come se le avessi appena ficcato un ago in testa che le provoca un dolore lancinante. Tutto il dolore fisico che potrei farle svanirebbe di fronte a quello che lei ha fatto a me.
«Non stavo bene, in quel periodo. Non so se te l'hanno spiegato, ma ci sono dei periodi in cui io non sono io, provo a controllarlo con dei farmaci ma non sempre ci riesco. Come quando..»

Prende un lungo sospiro e io mi rendo conto che ha ancora qualcosa da rivelarmi, di cui dovrei essere a conoscenza, mentre mi chiedo se avrei davvero voluto sapere tutto quello che mi ha appena detto.
«Come quando ho cominciato a contattare Lemon.»

Un altro tremito mi scuote a sentire un altro stralcio di passato ripresentarmisi di fronte, mentre mi chiedo se il nome che ha pronunciato sia stato sentito anche da Harry. Cosa diavolo c'entra Lemon con lei?

«Lemon

Mi accorgo che la mia voce ha tremato scricchiolante di foglia secca, perché non oso immaginare il nesso tra quella ragazza e Charlene.
«Credi che una sempliciotta di Rosario cresciuta nel Wyoming avrebbe mai potuto procurarsi dei documenti falsi per mettere in scena una gravidanza? Figuriamoci.»

«Tu hai.. tu hai.. convinto Lemon a fingere una gravidanza??»

«Voleva tanto rimanere con il tuo Harry, l'ho solo aiutata ad esaudire il suo desiderio.»

Il disgusto è quella sensazione che sale quando hai ingerito una sostanza tossica per l'organismo, e io sto respirando la sua stessa aria. Le punto il dito contro e vorrei davvero poterla vedere scomparire come neve al sole.
«La pagherai per tutto questo Charlie, non sperare di cavartela con una nuova identità.»

Stringo i pugni e parlo digrignando i denti. Non ci sono più parole per esprimere tutta la mia rabbia e io sono a un punto di non ritorno: o le salto addosso strappandole i capelli e mi faccio arrestare, oppure mi allontano senza più voltarmi indietro.
È persino riuscita a separarci nel momento in cui io e lui ci siamo ritrovati, e questa é forse la peggiore di tutte le sue malefatte.
«Tutto questo per tenermelo lontano. C'è un limite alle bassezze che hai deciso di raggiungere?»

Charlie non perde tempo a darmi torto: sa che ho perfettamente ragione, eppure non si preoccupa nemmeno di scusarsi. O forse sa che le sue scuse sarebbero come una goccia d'acqua che cerca di spegnere l'incendio del parco di Yosemite.
È venuta solo per spiegarmi delle cose che tutto sommato avrei preferito non sapere mai.
«So di aver sbagliato, ma volevo solo farti capire quanto lui fosse sbagliato per te. Non ha esitato a mettersi con un'altra dopo quello che avevi passato, e questo mi ha confermato il pensiero che ho sempre avuto di lui.»

«E invece l'unica cosa che era sbagliata nella mia vita eri proprio tu.»
Charlie sgrana gli occhi, e per la prima volta crolla quella maschera di freddezza che ha indossato fino ad ora, come se per un istante un senso di colpa caricasse il suo sguardo di inadeguatezza.
«Come ti è saltato in mente, di manovrare così la mia vita?»

«Immaginavo che la tua gravidanza fosse andata male. Me l'hai confessata tu stessa in ospedale e poi non hai avuto alcun bambino. Ti conosco abbastanza bene per capire che non ti saresti mai liberata volontariamente del figlio di Harry. Così ho utilizzato quello strumento per tenerti lontana da lui, perché il bambino di un'altra vi avrebbe separati per sempre.»

Quello che mi sta trattenendo dal saltarle addosso è solamente la mia bambina, e improvvisamente capisco perché Harry è voluto venire con me a tutti i costi.
«Il come l'ho capito. Quello che non capisco è il perché

Ad un certo punto il suo sguardo sicuro muta come un cielo che da sereno improvvisamente si macchia di nuvole ombrose, e io mi trovo davanti una persona incerta e lievemente balbettante.
«Ero.. ero davvero convinta che lui fosse il male per te. Che potessimo diventare come sorelle, se non ci fosse stato lui di mezzo. Fino a che non ho visto.. lei

Mi pizzicano gli occhi e mi sento impotente, mentre osserva mia figlia che gioca con Harry di cui è l'esatta riproduzione in miniatura. Il suo caratterino volitivo, la sua tempra, la sua creatività impulsiva. Il nasino che si arrossa facilmente col freddo e le labbra sporgenti con il profilo disegnato, gli occhi screziati di pepite d'oro sul fondale di due laghetti alpini in cui si riflette il bosco.
Una piccola creatura fatata da cui è impossibile non rimanere abbagliati a prima vista.

«Ho cercato di aiutarti mentre tu tramavi alle nostre spalle per separarci. Prima o poi dovrai scontare tutto quello che hai fatto.»

«Ero convinta che Harry non facesse per te. Non te lo ricordi, come eravate all'inizio? Per il sesso andava anche bene, ma non pensavo che avrebbe potuto darti la stabilità che voleva darti mio fratello.»

Non perderò tempo a spiegarle cosa siamo io e lui, perché dare in pasto ad una pazza simile il nostro rapporto equivarrebbe quasi a sminuirlo.
Lancio un'occhiata ad Harry che sembra giocare spensierato, ma in realtà appena mi vede voltarmi mi punta gli occhi addosso come una lince che attende solo un mio segnale per attaccare.
«Ma quindi anche Jayden.. lui è coinvolto. Ci ha presi in giro.»

Charlie scuote la testa come per negare la mia affermazione.
«Quando è venuto a Londra a rivelarti tutto sul video e su di me, e mio padre ha provato a far fuori anche Jeffrey, lui non sapeva un bel niente. Pensava davvero fossi morta, rischiava di essere indagato per il mio omicidio ed era troppo pericoloso metterlo al corrente. Sono tornata da lui più di un anno dopo e contro la volontà di Channing, perché non riuscivo a stargli lontano.»

«Come ha potuto accettare una cosa del genere?»

«Non ha voluto parlarmi per mesi. Ma poi.. come fai a non capirlo? Lo ha fatto per amore. Io ho fatto tutto questo per lui. Gli ho salvato la vita.»

La osservo meglio, mentre solleva gli occhiali da sole che le coprono metà viso e si tira indietro i lunghi capelli castano scurissimo.
Ha persino i capelli mossi, lei che si è sempre lamentata di avere i capelli sottili e lisci come spaghetti, mentre gli occhi cerchiati sono ancora identici a come li ricordavo. È un cambiamento spaventoso quello estetico, eppure dentro sembra rimasta sempre la stessa. Non quella che io ho conosciuto, ma quella che ho imparato a conoscere dopo aver saputo tutto ciò che era stata in grado di fare.

I suoi occhi color ghiaccio riflettono il gelo che ci circonda e io non posso evitare di tremare. È una persona che ha bisogno di aiuto eppure è realmente convinta di aver fatto del bene per tutti noi.

«Ma quindi.. quindi Helene.. la nuova fidanzata di Jayden..»
Sei tu.

«È il mio nuovo nome. Ti piace? Trovo che mi stia bene.»

Scuoto la testa mentre un temporale si abbatte sulle nostre teste.
«Quando lo saprà Harry, lui..»

«Harry non farà un bel niente. Se ci beccano siamo tutti fottuti Estelle, a partire dal tuo.. futuro marito?»

Nascondo la mano che mi stava osservando infilandomela nella tasca della giacca, perché sul dito anulare spicca quel diamante rosso che non può passare inosservato, soprattutto ad una come Charlene.
È proprio da Harry, una gemma del genere. Rosso come una rosa, come il sangue, come la nostra bandana.
Il colore di diamante più raro del mondo, così raro che la maggior parte dei gioiellieri sulla faccia della terra non ne ha mai visto uno. Così misterioso e indecifrabile che i più esperti gemmologi ancora non hanno concordato su quale sia la sua origine. Su quale elemento lo abbia fatto impazzire tale da farlo cristallizzare nel colore più caldo e intenso di tutti.

Una distorsione del reticolo cristallino che rifrangendo la luce e producendo calore ha incrociato un elemento che lo ha reso eccezionale.
Una pressione straordinaria su carbonio purissimo di colore neutro.
Atomi fuori posto, probabilmente come noi due.
Che cosa ne possono sapere gli altri, del modo in cui abbiamo dato vita a qualcosa di prodigioso?

«Vorrei sapere se hai una vaga idea di tutto il dolore che hai creato. Vorrei proprio sapere chi sei, tu.»

Charlie ammicca un sorrisetto divertito.
«La tua migliore amica.»

Non riesco più a guardarla in faccia, senza volermi mettere a urlare.
«Non esagero quando dico che mi hai rovinato la vita, Charlie.»

«Non essere drammatica. Hai una bambina meravigliosa, un uomo che ti ama follemente, una carriera strabiliante e puoi camminare libera per la tua città senza paura di essere riconosciuta e sbattuta in carcere.
Direi che puoi ritenerti soddisfatta.»

«Ci sono cose sotto l'apparenza che tu non puoi vedere.» Cicatrici che ancora tirano nei giorni di maltempo. «E questa.. vita, te la sei costruita tu, con le tue mani.»

«L'ho fatto anche per voi.»

Parlo sopra la sua voce, ignorando completamente i suoi deliri di onnipotenza e le sue risposte che sembrano studiate a tavolino e ragionate da tantissimo tempo.
«E adesso sei qui solo per il tuo egocentrismo, perché non ce la fai a vivere nell'ombra, e il pensiero che tutti ti credano morta ti fa semplicemente impazzire.»

«Estelle, apri gli occhi. Se io non avessi fermato tutto, tu saresti ancora sotto ricatto di mio padre, lo capisci?»

«Dovrei ringraziarti, secondo te?»
Devo aver urlato a quella pretesa intollerabile, perché Harry e Starla si bloccano e mi osservano. Starla è incuriosita, mentre Harry ha tutta l'aria di qualcuno che vede rosso e sta per partire alla carica, ed è limpido come il cielo che ci sovrasta che si stia trattenendo solo per lei.
Non so come faccia a farla stare così tranquilla, ma ci riesce perfettamente, mentre io probabilmente le trasmetterei solo nervosismo.

«Sono stata io a..»

«Adesso basta, sta zitta! Smettila di fare l'eroina che non sei! Vedi di tapparti la bocca.»
Stritolo i pugni mentre un dolore mi attraversa il costato. Deve essere il ricordo di tutto quello che ho passato per superarlo, e lei ha il volto di tutti i miei traumi che tornano a galla.

Mi guarda con aria innocente come se non sapesse quello di cui sto parlando, per cui decido di farle un quadretto riassuntivo.
«Se tu non avessi girato quello schifoso video mentre io ti aiutavo e mi prendevo cura di te, tuo padre non avrebbe avuto modo di ricattarci. Se non fossi stata divorata dai sensi di colpa per essermi allontanata da te, io non avrei perso il bambino. Tu non lo puoi sapere, quanto male hai causato. E adesso vieni qui a raccontarmi tutto e hai la faccia tosta di avvicinarti a nostra figlia, solo perché non ti è rimasto più un cazzo. Al di là di un mare di soldi e della compassione di Jayden.»

Charlie azzera lo sguardo come se la sua anima fosse davvero stata divorata anni fa, mentre tira un'altra boccata di fumo, e poi lancia la sigaretta a terra in uno scintillio che si spegne non appena tocca il suolo.
La rabbia e la compassione non sono sorelle, e io comprendo di aver toccato i tasti giusti: se la prima è un sentimento vivido con cui poteva nutrire la sua soddisfazione, la seconda la costringe a regredire nel banco di nebbia di chi ormai è ridotto allo spettro di se stesso.

«Non ero in me.» Lo ripete con ossessività, a convincere soprattutto se stessa. «So di averti fatto del male, ed è persino inutile che io stia qui a chiederti scusa. Ma da quando ho visto Starla..»

«Stai lontano da lei.»
Mi blocco, perché quella bambina è la cosa più importante della mia vita. Ché di cose buone ne ho fatte veramente poche, ma lei è sicuramente una di queste.
E Charlene, o il suo fantasma, ha già infangato tutto ciò che di bello potessi sperare di avere, tranne quel piccolo fiore indifeso che guarda me ed Harry come se fossimo tutta la sua esistenza.

Lo sguardo di Charlie oltrepassa le mie spalle e lo vedo che guarda con dolcezza Harry e Starla che cercano di avvicinare uno scoiattolo affamato, in una porzione di prato poco distante da noi.
«Non ho intenzione di avvicinarla ancora, ma avevo bisogno di incontrarla. Vostra figlia mi ha fatto capire che mi sbagliavo, che mi sono sempre sbagliata.
È come se il tuo viso e quello di Harry, le vostre espressioni si fossero mescolate per creare qualcosa di talmente prezioso e perfetto. Fa impressione, quella bambina è speciale.»

Anche solo il fatto che la nomini continua ad arroventarmi le viscere, l'idea che l'abbia avvicinata per parlarle è disturbante come unghie che stridono sulla lavagna. Sembra sincera ma con una persona che ha messo in scena il proprio omicidio ed è sparita dalla circolazione per anni mentre continuava a tramare contro di noi, di certo non posso definirmi tranquilla.
«È troppo tardi, per accorgerti che ti sei sempre sbagliata.»

«Mi dispiace Elle, per quanto possa importare. Ho girato quel video perché avevo bisogno di compiacere mio padre. Poi ho capito che andava eliminato, perché non sarebbe mai stato fiero di me, qualunque cosa avessi fatto.»

Ha ragione, su una cosa sola: non mi importa. Tutto quello che potrebbe dire, ad oggi non basterà.
«Dimenticati di lei, Charlie. Dimenticati di tutti noi. Io mi scorderò della tua esistenza e credimi, è meglio per te che io lo faccia.»
Tuono ferocemente mentre il mio sguardo le suggerisce che sarei capace di qualsiasi cosa, per tenerla lontana da Starla. Non pagherà mai per quello che ha fatto, non si si pentirà mai sinceramente, ma io la farei pensare di essere nata se solo pensasse di poterle dare fastidio ancora.

L'ha usata come mezzo per arrivare a me, una bimba innocente di soli tre anni, e questa consapevolezza mi stravolge facendomi sentire il bisogno di metterle le mani addosso.
«Siete felici, adesso. Il merito è un po' anche mio.»

Il merito è nostro, solamente nostro. Quella frase mi fa scattare qualcosa in testa come un proiettile di troppo sfuggito durante una roulette russa, come se accusassi improvvisamente tutta la fatica di una guerra combattuta senza nemmeno conoscere il volto del mio nemico. Il colpo secco che ricevo in petto mi costringe ad avanzare verso di lei e sovrastarla, mentre la afferro per la collottola del cappotto.
«Sparisci dalla mia vita Charlie, altrimenti io..»

«Estelle.»
La voce di Harry mi raggiunge da dietro e mi riporta alla realtà, e risuona di una lunga serie di echi ininterrotti, quantomeno nella mia testa.

Mi sta guardando mentre sovrasta imperioso la scena falciandomi la vista con la linea dritta e ampia delle sue spalle. È fermo immobile e il suo volto è scolpito nella pietra lavica.

«Andiamo a casa.»
Il tono è deciso, severo, mentre tiene per mano la bambina e mi lancia un'occhiata che non ammette possibilità di replica.
Non rivolge la parola a Charlene e io ho l'impressione che non la guardi nemmeno in faccia, come se non esistesse. Come se la vedessi solo io.
Lei è solo un riflesso, un ologramma di tutto ciò che ci hanno fatto. Il passato che ritorna ma non può toccarci.

Andiamo a casa prima che possa farci fare qualcosa di incredibilmente stupido.

Quando mi accorgo di essere caduta in una provocazione e sto facendo esattamente il suo gioco mostrandomi troppo coinvolta, perché lei è in cerca solo della mia attenzione, mi asciugo una lacrima che cade lenta sul mio viso e percepisco il gelo che mi porta sulla guancia.
Lei non può più ferirmi.
Può riaprire delle ferite che fanno ancora male, ma ha perso la capacità di scalfirmi di nuovo perché io, alla fine, ho capito.
Ho capito che non ha senso lasciarsi andare al vittimismo.
Ho capito che bisogna rialzarsi pur sporchi di fango e rivoli di sangue che sanno di rancore.
Ho capito che al mondo non si è mai veramente soli.

Mi volto e lo abbraccio, mi aggrappo ad Harry con tutte le mie forze. Devo stringermi a lui per placare il respiro, per evitare di cadere a terra, perché la pressione del sangue è ai massimi consentiti e mi sembra che mi stia per scoppiare un'arteria.
Tutto quello che ho appena saputo è tanto, troppo per essere metabolizzato da sola.
Ho bisogno di lui, ho bisogno di Harry, perché non posso pretendere di essere sempre forte da sola. A volte ho bisogno di sapere che siamo forti in due.

Il rumore dei suoi battiti è quello del sangue che ribolle in tempesta, avete mai fatto caso al profumo travolgente di un uragano estivo? La sua muscolatura freme sotto il cappotto invernale e riesco a percepire ogni nervo in tensione del suo corpo massiccio, eppure tra le sue braccia mi sento immediatamente a casa.

Non dice una parola, resta in silenzio a sorreggermi e mi stringe forte tenendo Starla in mezzo alle nostre gambe. Lei deve aver percepito qualcosa perché è una bambina sensibile e riflessiva, la sento stringersi ad una mia coscia e mi rendo conto che a quel punto è turbata anche lei.

«Il suo elastico, mamma.. non lo voglio più.» Lo lascia cadere nella terra umida tra qualche filo d'erba secca bruciato dal gelo invernale e da quel timido strato di nevischio calpestato da fin troppe impronte.

Harry mi asciuga una guancia con l'aria di chi ha l'iride scolpita a picconate di decisione, ma la pupilla è un pozzo senza fondo di ruggine e risentimento, e io lo conosco fin troppo bene per sapere che un centinaio di idee pericolose si stanno affacciando nella sua mente. Eppure rimane immobile mentre tende il volto fisso su un punto che io non voglio più guardare.

Quando mi giro, Charlene non c'è più.
Se n'è andata come qualche anno fa, svanita in quella bollente giornata californiana.

E mi accorgo, sotto il cielo limpido di una giornata ghiacciata e cristallina, che forse ad essere inafferrabile e sfuggente come l'uccello del paradiso è proprio la felicità umana, così piccola da svolazzarti accanto smuovendoti solamente un filo d'aria accanto ai capelli, e appena ti volti ad afferrarla è già volata in alto verso il cielo.

Ma c'è qualcosa di più grande di tutto questo, quando mi guardo indietro, qualcosa di più grande dei rimpianti e delle cose non dette, dei rimorsi e delle ferite che ci siamo imposti, e di quelle che ci hanno inflitto gli altri, in quei momenti in cui tutto sembra essere precisamente dove deve essere, e tu sei esattamente nel mezzo.
E realizzi che qualcosa ti avvolge, ed è una sensazione in cui ti sembra che dopo tanto peregrinare, sbandare, vagabondare e camminare, finalmente hai trovato il tuo posto nel mondo.

Qualcosa che ti fa capire che c'è molto di più di questa vita mortale passata a rifuggire le emozioni e a controllare il respiro.
L'eterno presente di una manciata di istanti che anche quando finiscono, continuano.
E tu devi solo scegliere quali non far finire mai.



«Si è già addormentata.»
Mi dice Harry mentre mi si avvicina, e abbiamo parlato per ore di quello che è successo e di tutto ciò che Charlie mi ha detto, eppure ancora mi sento come se non riuscissi a capacitarmi di quanto a volte la vita può sconvolgerti e travolgerti con l'inaspettato.
La verità è che la vita fa dei giri immensi mentre tu sei tutto occupato a pensare ai fatti tuoi, innesca dei meccanismi inimmaginabili e alla fine ti presenta sempre il conto e ti restituisce quello che hai seminato, nel bene e nel male.
«Era stanchissima.»

Sono stanchissima anche io in realtà, mentalmente più che fisicamente. Mi abbandono allo spiraglio di fiducia che vedo in fondo ai suoi occhi.
Lui ha fiducia in noi. Lui crede in noi, e questo improvvisamente mi basta.
Appoggio la testa nell'incavo del suo collo come se d'un tratto pesasse più del dovuto.

«Harry.» La mia è una richiesta disperata di aiuto dopo che quel ciclone tropicale si è abbattuto sul nostro atollo di spensieratezza, quel pezzetto di paradiso che ci siamo portati dietro dall'isola di Guana. «Come faremo ad assicurarci che non ci daranno più problemi?»

Lo sa che ho bisogno della sua fermezza, io, pallida e tentennante tra le sue braccia, lui risoluto ed energico come se fosse pronto a combattere qualsiasi battaglia.
«Quella famiglia ci ha rovinato fin troppo la vita per lasciare che lo faccia di nuovo. Charlene tornerà in Argentina, mi assicurerò che lo faccia e che ci resti il più possibile. Parlerò con Jayden e spero che la tenga a bada sul serio, stavolta. Quel deficiente.»

«Jayden non è mai riuscito a tenerla a bada.»
«Ma non ha mai minacciato di lasciarla, prima d'ora.»

«Che cos'hai in mente?»
Harry aguzza lo sguardo mentre lo rivolge nel vuoto, in un punto imprecisato lontano da me.
«Non è solo Charlene a poter ricattare me.»

«Ti fidi ancora di lui?»
I suoi occhi si fanno fortezza mentre vanno a posarsi sul mio corpo, colmando le mie crepe d'insicurezza con la sua resilienza.
«È capace di nascondermi qualcosa di estremamente grave come questa messinscena. Ma non mi volterebbe mai le spalle, se si tratta di me o di mia figlia. O di te.»

«Pensi che andrebbe persino contro Charlie?»
«Penso di sì. Penso che lui non abbia mai saputo che lei stesse manovrando Lemon a distanza. Mi avrebbe avvertito, ne sono sicuro.»

È talmente convinto che quasi persuade anche me, ma per quanto io non possa prevedere il futuro, inevitabilmente torno a stringere i denti pensando al passato.
«Dovrebbe pagare, per tutto quello che ha fatto.»

Mi prende il volto tra le mani e mi parla sfiorandomi le labbra con le sue, chiedendomi di abbandonare il rancore per abbandonarmi a lui.
«Non pensarci, stella. Lascia andare tutto il resto.. lascia andare tutto e buttatelo dietro le spalle. Ci siamo solo noi, Estelle, te lo ricordi?»
Mi sussurra mentre intrufola le sue dita tra i miei capelli e lascia scivolare le labbra lungo la mia mandibola.

«Non è facile. Adesso c'è anche Starla.»
«La proteggeremo. Lo sai come sono fatto. Lei sarà al sicuro a qualsiasi costo.»

Lo guardo con occhi languidi e il verde speranza dei suoi occhi mi rinvigorisce come una spruzzata di clorofilla sul bocciolo spento e rinsecchito che quella giornata mi ha ridotto ad essere.

Mi fa crollare ancora contro il suo collo e mi riduco a strofinare il naso contro la sua pelle fino ad arrivare al neo sotto la sua mandibola. Con le labbra arrivo a sfiorare il tatuaggio di una data che ha disegnato sul trapezio e mi fermo lì.

Le sue mani scendono lungo i miei fianchi per arrivare ad allargare l'elastico della tuta e intrufolarsi al di sotto di esso. Il languore che mi percorre lo sterno fino a sotto il ventre mi fa sentire il rumore del cielo che vanisce in lontananza.

Mi ama con i miei lividi e con le mie ammaccature, ama le mie mani sfiduciate quando sono stropicciata dalla vita o quelle incrollabili di quando invece la bevo d'un fiato come uno shottino di tequila.
Sono più forte di quello che penso. Sono più forte anche di questo. Ho solo bisogno che ogni tanto qualcuno me lo ricordi.

«Quindi, ci sposiamo?»
Chiedo, spostando l'argomento altrove.
«Lo sai che non sono un tipo da matrimonio. Ma con te l'idea mi rende stranamente eccitato, amore
Calca l'accento sull'ultima parola perché conosce perfettamente la sua energia, e la sprigiona sempre dosandola con estrema attenzione, come per evitare che si disperda nell'atmosfera.

Incastra le dita nel laccetto del mio perizoma e lo arrotola attorno ad una falange.
«Tu hai impegni, per questa vita?»

«A parte sfuggire a una famiglia di pazzi che ci perseguita?»
Harry fa una risatina incastrata tra le sue fossette da ragazzino. Non so in realtà dove io stia trovando la forza di scherzarci su, ma suppongo l'abbia infine trovata in lui, e lui in me.
La verità è che per la prima volta dopo tanto tempo ci sentiamo forti separati e indistruttibili insieme.

«E sfilare in biancheria intima mentre io mi ingelosisco con tutti quei tizi che ti guardano il culo.
E insegnare a Starla a suonare la chitarra, e portarla a Holmes Chapel a farle vedere il
cortile dove ti ho vista per la prima volta.»
Lo sguardo gli si ravviva e torna criminoso, acceso come un predatore notturno, di quelli che ti scovano nel buio e tu sai di non avere più scampo.
«E venire ai miei concerti, in tutti i sensi.»

Un sorriso mi illumina il volto mentre penso che non c'è niente di più bello di quello che viene vissuto intensamente, nel bene o nel male.
E se penso che l'ho perso così tante volte e ho pensato davvero di averlo perduto per sempre, e ho passato tanto tempo lontana da lui quando la più insignificante fibra del mio corpo gridava dal bisogno di allacciarsi nuovamente a quelle di lui.
Troppi addii passati a rincorrersi gli uni con li altri, piccoli intervalli irrilevanti tra uno spiraglio d'Eden e quello successivo.

«Se solo potessi cancellare questa giornata come se non fosse mai esistita.»

«Ma tu puoi farlo. Lo sai a me a cosa ha fatto pensare, quell'elastico?»
«A cosa?»
«Al fatto che quando tu eri in ospedale da Charlie che stava male, in quel momento io stavo comprando questa casa.»

«Scherzi?» Non pensavo che quella decisione fosse arrivata così presto. All'epoca pensavo ancora che con lui era stata una cosa talmente unica e straordinaria da essere destinata a non ripetersi.
«No, per niente. E anche quella volta ho fatto impazzire Jeffrey.»

«Mi sa che sei tu ad essere pazzo.»

«Ero sicuro che me lo avresti lanciato in faccia, quest'appartamento.»
«Infatti è quello che ho fatto.»
Scrolla le spalle, sghignazzando come se gli importasse poco e niente.
«Per cinque minuti. Non avevi ancora capito quanto fossi follemente innamorata di me. E poi..»

«E poi..?»

«E poi, se queste mura potessero parlare..»
Mi trascina verso di sé sollevandomi leggermente verso il suo corpo, mentre io appoggio le mani sul suo petto per sentirne le vibrazioni.

Il modo in cui si assicura che tutto ritorni al suo posto. Il luogo dove mi ha chiesto di sposarlo non lo ha scelto a caso, come il colore di quella pietra che non è uno qualsiasi. Il modo in cui sceglie di ripercorrere le nostre tappe senza rinnegarne neanche mezza, neanche le più dolorose, il modo in cui mi infonde il suo coraggio senza chiedermi nulla in cambio.

Non cambiare mai Harry, non cambiare.
Fammi male e fammi bene, tienimi e lasciami andare.
Resta sempre lo stesso, ché potrei sopportare qualsiasi cosa, ma non reggerei all'idea di te che smetti di guardarmi come stai facendo in questo preciso istante.
È la tua voce che mi tranquillizza, il tuo modo di parlare e di chiamarmi, che getta tempeste elettromagnetiche sul mondo eppure mi fa sentire al sicuro anche in mezzo a una trincea.

E reggeremo forte a qualsiasi scuotimento perché noi due siamo un ramo spezzato in più punti, che si rigenera di linfa vitale e miracolo di cellule danzanti. Perché siamo imperfetti e perfetti così come siamo, un deserto di fiori cresciuti nel ghiaccio in cui la prospettiva si azzera e si confonde, perché è la mia e la tua insieme.

E guardare il mondo da due prospettive ti aiuta a metterlo meglio a fuoco.

«Se queste mura potessero parlare direbbero quanto ogni parte di me ami ogni parte di te.»

Se a volte la bellezza è nell'ignoto, quel mistero che giace costante in fondo ai suoi occhi mi trattiene a sé e lo farà per sempre. Harry è trasparente come acqua cristallina eppure allo stesso tempo un velo di incognita è una stella fissata in eterno sotto le sue palpebre.
E io mi innamoro ogni giorno dei suoi silenzi pieni di presenza e delle scintille del suo corpo che si sfrega contro il mio.

«Spero solo di non passare la notte a fare un incubo dopo l'altro.»
Charlie é morta, almeno per me.
Che sia viva in qualche parte del mondo, scelgo che non sia rilevante.
Ho bisogno di andare avanti davvero nonostante tutto, perché al posto suo è Harry ad essere vivo, talmente vivo che mi sembra a volte che sia l'unico ad esistere realmente.

«Il modo migliore per non fare incubi è non addormentarsi affatto.»
Mi getta uno sguardo felino e acuminato, su un sorriso di pura malizia mentre un silenzio furbetto mi si attecchisce addosso costellandomi la pelle di brividi, e un'onda d'urto si irradia nella parte bassa del mio ventre.
Mi sporgo in avanti per cercare di capire cos'altro nasconde, mentre si poggia allo stipite della cucina coprendo qualcosa con il busto, e io resto incastrata tra le sue cosce.
«Che cosa hai lì dietro?»

«Che domande.»
Mi mostra un sacchetto azzurro distraendomi con i suoi denti perfetti e le due rondini che spuntano dallo scollo della sua maglia leggermente trasparente. È la riproduzione più fedele ad un dio greco con cui la natura si sia mai presa la briga di benedire il suolo terrestre.
Poi, mi squadra da capo a piedi come un felino che si lecca i baffi sulla sua preda, abbassandomi leggermente la canottiera verso il seno.

«Farina, naturalmente.»









FINE













Come iniziano gli amori che non muoiono?
Dalla fine.

Cominciò che era finita.
Finì che era appena cominciata.








                                     ⭐️
Aiuto. Da dove comincio.

Il fatto che io abbia scelto di non dirvi quanti anni sono passati dal capitolo 65 non è un caso. L'ho fatto apposta per lasciare un velo di indeterminatezza, lascio a voi di immaginarlo.

Immaginate anche quanto io stia piangendo in questo momento. Provate a immaginarlo.
Adesso raddoppiate, e poi moltiplicate per 100. Lasciare Harry ed Estelle sarà veramente tosta.

A prescindere dalla mia emotività, pensando a voi che avete appena finito di leggere, spero davvero che questa storia vi sia piaciuta e vi abbia tenuto compagnia, che vi abbia emozionato e magari vi abbia fatto pensare a qualcosa. Se volete farmelo sapere anche solo con una stellina, ne sarei davvero felice.
Non l'ho scritta solo per intrattenere, anche se spero di averlo fatto: l'ho scritta perché vorrei che ognuno mantenesse dentro di sé la speranza del finale che merita.

La vita non ha un vero e proprio finale, ha tanti finali, e spetta a noi scegliere dove e quando fermarci. Neanche Harry ed Estelle avranno mai una fine, sono solo io che ho deciso di smettere a questo punto di raccontarvi della loro storia. Perché quando si è felici bisogna fermarsi e prendersi il tempo per realizzarlo.

Se ci capiterà di vederci mai nella vita reale, vi devo diversi camion di cinnamon rolls. Non so come ringraziarvi per tutto l'affetto e il supporto che mi avete dato in questi mesi insieme, e mai vorrei essere una persona ingrata, quindi no, se ve lo state chiedendo non smetterò mai di ringraziarvi.

Passiamo a delle domande a cui mi preme dare risposta: visto che la storyline della famiglia Reder rimane più o meno aperta, ci sarà un sequel? Molto probabilmente no, a meno che non impazzisca completamente.
La questione per quanto mi riguarda è conclusa, nonostante la scioccante scoperta finale, per il modo in cui Harry ed Estelle hanno imparato ad affrontare gli ostacoli.
Insieme.

Ci saranno dei capitoli bonus di parti tagliate di Eyem? Certamente sì, e ho già in mente più che qualcosa, visto che il finale si svolge diversi anni dopo rispetto a quando li avevamo lasciato sull'isola dei Caraibi, ma non so quando e dove verranno pubblicati.
Vi terrò informate.

Ci saranno dei capitoli bonus su parti successive al finale? Può darsi, vedremo dove mi porterà l'ispirazione, se mi porterà ancora da loro sarò felicissima di mostrarvi qualche stralcio del loro futuro.

Ci rivediamo ai ringraziamenti ♥️ e soprattutto al primo capitolo di Deviant, non sto nella pelle ♥️

Elly

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