Il principe azzurro è gay

By TheRabbitWriter

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✨IN FASE DI PROFONDA CORREZIONE✨ In un'epoca medievale, eppure non così diversa dalla nostra, un giovane fanc... More

⚜C'era Una Volta⚜
⚜Fiato corto⚜
⚜Tuorlo⚜
⚜Cuore, mente & stomaco⚜
⚜Baci sotto il salice⚜
⚜La vera luce del giorno⚜
⚜Camelia appassita⚜
⚜Garofano⚜
⚜Giacinto rosso⚜
⚜La collina⚜
⚜Iris⚜
⚜Europhanelle⚜
⚜Lavanda⚜
⚜A polmoni pieni⚜
⚜Albume⚜
⚜Cuore, mente & spirito (pt.1)⚜
⚜Cuore, mente & spirito(pt.2°)⚜
⚜Preghiere udite⚜
⚜Il fiume mi ha condotto⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt1) ⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt2) ⚜
⚜Vent'anni Sotto Le stelle (pt3)⚜
⚜Molte sono le stelle⚜
⚜Sulle orme del pastore⚜
⚜Diaspro & il gregge⚜
⚜La punizione del pastore⚜
⚜Presso il lago curuleo⚜
⚜Magra & sottile speranza⚜
⚜Palato amaro⚜
⚜Giacinto porpora⚜
⚜Piccolo agrifoglio⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 1)⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 2)⚜
⚜Dente di leone⚜
⚜Principessa Calendula⚜
⚜Malva, l'amore di mia madre⚜
⚜Castagna⚜
⚜Mietitura⚜
⚜Glicine, a te il mio sorriso⚜
⚜Erica bianca⚜
⚜Adonide⚜
⚜Fior di loto⚜
⚜Ortica viola⚜
⚜Bethelthea⚜
⚜Confronto⚜
⚜Manto azzurro⚜
⚜Baci per dimenticare⚜
⚜Mughetto⚜
Ringraziamenti

⚜La montagna⚜

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By TheRabbitWriter

Ho dato al mio cuscino altre lacrime mie, mi sono consolato con turpi pensieri immondi per gratificare il mio corpo, i dolci ingeriti mi hanno alterato l'animo e lo stomaco, e l'aroma di liquore non abbandona il mio palato.

È stato il ricordo del mio amato a tranquillizzarmi e a condurmi in un misero riposo, gli occhi miei hanno trovato pace al sorgere del sole, quando i galli selvatici delle praterie avevano già cominciato a cantare, e gli uccellini fischiare tra un ramo all'altro.

Gli occhi hanno versato così tanti stagni che ora sono aridi come terreni deserti, fervono e pizzicano.

È stato arduo per me lasciare il castello, ho pregato affinché la notte tornasse ma i miei doveri bussavano forte alla porta e l'amico mio ha insistito affinché mi alzassi.

Non ho neppure sognato, anzi, oramai ho cessato di farlo da molto tempo. Le mie notti sono diventate ore di totale oscurità, non vi è più luce né salmo serale da udire, mi accontento della morbidezza delle mie lenzuola e del cuscino.

«Voi quattro verrete con me, perlustreremo la zona ovest mentre voi altri restate con il principe, assicuratevi che nulla gli accada»
Ordina Mihangel agli uomini venuti assieme a noi in questa ricerca, ognuno dei nostri volti è ricoperto di fiacchezza e scavato di sonno, questo gelo ci priva del nostro vigore e ci lascia sfigurati come i resti masticati dai cani.

La vigoria di Mihangel è ciò che ci tiene saldi e caldi, procede a testa alta tra la neve e affrontando in viso la brinata, l'aria fredda smuove i suoi lunghi capelli ma non il suo spirito.

Gli uomini annuiscono al suo ordine e cominciano ad avviarsi verso l'area indicata, ma l'amico mio, cogliendomi privo di forze, ordina a loro di procedere senza di lui e preoccupato si avvicina a me.

Mi disto dal suo sguardo volgendo i passi del cavallo nella via opposta alla sua. Come potrei guardarlo in faccia dopo quello che mi ha fatto ieri notte? Abbandonarmi così nel letto? Anche se ero leggermente stordito, avrebbe potuto dedicarmi le sue attenzioni come ha sempre fatto, dunque perché ieri sera mi ha ignorato in quella maniera? Ha allontanato la mia mano da sé e ha lasciato la stanza pronunciando quella frase che tanto mi tormenta.

«Va tutto bene? Siete riuscito a dormire ieri notte?»

Chiede, irato per la sua domanda, procedo senza dargli risposta.
«Vostra maestà?»
Comincia a seguirmi e dopo pochi passi mi sopraggiunge.
«Che succede?»
Chiede nuovamente.

Odo gli zoccoli del suo destriero calpestare la neve sottostante emettendo versi profondi e croccanti, questo rumore serba il silenzio di entrambi, egli in attesa che risponda e io indeciso se rispondergli o meno.

«Nulla»
Ribatto volgendo lo sguardo lontano.
«Che significa "nulla"?  Avete il volto pallido come un lenzuolo e gli occhi scuri e scavati»

Dunque ciò dovrebbe essergli sufficiente per comprendere che io non abbia trovato riposo, non colgo la ragione della sua preoccupazione, è stato lui stesso ad abbandonarmi in quello stato, ha visto com'ero e ha deciso di lasciarmi.

Non ottenendo altre risposte da me, si arrende e sfoglia pagina, domandando della venuta della principessa di ieri. Gli rispondo solo per lasciar scorrere e per non tornare a parlare di me.
«Voleva che facessi di lei la mia consorte affinché insieme governassimo un nuovo regno, umani ed elfi»

«Non è una cattiva idea, non trovate? Certo, Lavanda non è la donna dei sogni di ogni uomo, però è un bene per voi e per entrambi i regni»
Dice.
«Allora perché non la sposi tu?»
Concludo avanzando in avanti, ma la via mi vien tagliata ancora dal cavallo di Mihangel e dalla sua petulanza costante. Provo ad aggirarlo ma egli blocca ogni mio passaggio e perseguita il mio sguardo ovunque provo a posarlo.

«Vostra madre non vivrà in eterno, lo sapete vero? Dunque credo sia giunto il momento per voi di iniziare a prendere qualche buona decisione»

Reggo i miei occhi cadenti verso il basso per non unirli a quelli suoi, seppure belli tra tutto questo bianco e gelo, non sopporto di guardarlo in questo momento, un sermone dopo una lunga notte in lacrime è l'ultima cosa che desidero.

«Non dico che dobbiate considerare di sposarla e amarla, ma l'offerta da lei proposta non è a scopo malvagio. Siete entrambi reali di due regni molto potenti e sono certo che l'unione di entrambi porterà solo gran prosperità per tutti, oppure se non con lei c'è sempre la principessa Penelope del regno dei mari, anche il loro è un popolo molto forte»

Rigonfio il petto e lo guardo fulvo di rabbia, non posso credere che lo stia dicendo, crede davvero che la proposta di Lavanda sia a scopo benevolo? Non pensa che ciò che ha fatto a sua sorella potrebbe farlo anche a me? Ella sarebbe capace di avvelenarmi e deviare le menti di tutti quanti, salirebbe al trono mio e di mia madre e farà del mio popolo suo schiavo.
Sarò pure accecato di rabbia ma riesco ancora a vedere la realtà e il fatto che l'amico mio non lo comprenda mi rammarica, mi ricolma di rabbia e frustrazione.
È qui dinanzi a me a parlarmi come se conoscesse come governare, parla simile a uno cresciuto sotto l'ala di un reale quando in realtà ha vissuto tra campi e boschi in mezzo al nulla.

«Sei mia madre?»
Chiedo indignato avanzando e costringendolo a indietreggiare.
«No, sono il vostro migliore amico, il vostro glicine, e come tale ho il diritto di dirvi dove sbagliate, e non perché mi va ma perché vi voglio bene»
Risponde guardando il terreno alle sue spalle, e giunto contro un tronco d'albero decide di fermarsi.

Serra le labbra e resta a fissarmi irrequieto, non dista gli occhi da me neppure per un attimo e se i suoi pensieri potessero parlare ora ne sarei sgomentato.
Non voglio infuriarmi con il mio unico e solo glicine, ho giurato a lui nient'altro che i miei sorrisi e non la mia rabbia, e anche se ora serbo furia verso di lui, non trovo piacere nell'avere contese con l'unica persona che fin'ora mi ha sempre fatto sentire meno solo.

Sospiro e mi volto permettendogli di passare, dopodiché alzo il capo verso le solenni montagne che ergono da nord e medito il pensiero nato ieri alla finestra.
È l'unico luogo della mappa che non ho ancora visitato, bramo dal desiderio di vedere che cosa ci sia dall'altra parte, sono certo che laggiù, tra la neve e le foreste, troverò l'amato mia in attesa di me.
Tuttavia vedere con gli occhi vale più del lasciare vagare i propri desideri, e io sono stanco di aggrapparmi a esili e sottili speranze, non posso più accontentarmi dei ricordi.

«Lasciate perdere, a lui penserete più avanti. Ora avete altro di cui preoccuparvi»
Dice Mihangel posando la mano alla mia spalla, ma la sollevo e comincio
a dirigere i passi del mio destriero verso la via che conduce alle montagne, ma ancora una volta il mezzo elfo m'impedisce di procedere.

«Insomma siate ragionevoli, da quanto tempo lo state cercando?»
Esclama scendendo dal proprio cavallo, scendo a mia volta per affrontarlo dirimpetto.
«E dunque?»  Ribatto.

«Non offendetevi ma potrebbe essere già morto!»

Vengo colto da un sussulto, sorpreso e indignato allo stesso momento, lo guardo in volto senza riconoscerlo più.
L'avvenuta del gelo gli ha innevato la mente e raffreddato il cuore, qualcosa sta accadendo al mio glicine, questo freddo lo sta appassendo.

«Ascoltami, quarterone...»
Pronuncio tornando indietro da lui e volgendogli il dito addosso.
«Sarai pure il mio migliore amico, ma ciò non ti rende maggiore della corona che porto in testa, intesi? Presto sarò re, perciò vedi di abbassare la criniera altrimenti mi costringerai a fare cose che non vorrei»

Leva il mio dito dal proprio petto con gesto gretto ed equo e regge in pugno il mio polso senza titubare.
«Certo, come volete, tuttavia per voi niente e nessuno ha più importanza, nella vostra testa c'è solo lui e il resto di noi può anche andare all'inferno»
Risponde.
«Dov'è il problema in questo?»
Domando agitando il polso per liberarlo dalla sua presa, ma egli lo stringe ancora di più fino a innalzarlo. I miei stivali sfiorano il terreno e la punta del mio naso si avvicina a quella sua.
«Il problema siete voi che non ragionate più bene! Non potete pensare di trottare tra una valle all'altra alla ricerca del vostro amore quando sulle spalle avete un popolo! Avete delle responsabilità! Non state badando a niente! Siete fortunati che vostra madre sia ancora in vita ma, se non lo fosse stata Elvesreldelle oggi non esisterebbe più!»

Libera bruscamente la presa, ne rimango oltraggiato mentre massaggio il polso e gli ordino a gran voce di ritirare ciò che ha detto.

«Anche se lo facessi sapete che è la verità»

«Rimangiatelo!»
Ripeto furioso.
Desidero tanto percuoterlo e costringerlo a pormi delle scuse, ma sono così afflitto da ogni sua parola che non ho neppure la forza di recuperare il fiato.
Ogni frase da lui pronunciata mi ha ferito, la sua lingua ha falciato e indebolito il mio spirito e ora il mio cuore ne risente e palpita lesto e pesante contro il mio petto.

«Certo piangete pure, versate oceani! Ma sappiate che non importa quanto saranno abbondanti le lacrime agli occhi, alla fine la realtà rimane quella che è» 

Aggiunge guardandomi con sdegno, è la stessa espressione che aveva in volto mio padre quando mi rimproverava; non sopporto di esser guardato in tal modo, non voglio rimembrare ciò che mi ferisce e non voglio essere beffato.
Ricoperto di vergogna, mi rinfranco massaggiandomi da solo la spalla e gli rivolgo le mie spalle.

«Andrò alle montagne da solo, che tu lo voglia o no!»

Dichiaro avanzando solo nel cuore del bosco spoglio e bianco, la mia vigoria e l'amore che ho sono una risorsa più che sufficiente.
«Certo, andate pure a congelarvi il deretano mentre il trono resta vuoto! E sapete cosa? Spero che voi possiate trovare Hansel una volta morti di gelo!»

Il suo mal augurio trafigge la mia schiena come una strale e mi priva di ogni parola, mi volto per vederlo in faccia e capire se sia stato egli a pronunciare quella frase.
Sono pervaso dalla sua rigida espressione, il mio glicine è ora un rovo spinoso che formula frasi pungenti per il mio cuore e non posso più sopportarlo.
«Tu non lo hai detto per davvero»
Titubo tornando da lui a passo insicuro e lento, non sono neppure più certo di chi ho prospetto a me.

«Potrei anche ripeterlo più forte se non avete sentito»
Rimarca, ma una volta giunto al suo cospetto, rilassa le spalle e il viso, si addolcisce nel vedermi deluso e pone le proprie scuse.
«Dovete dimenticare, dovete andare avanti. Ora Basta ve ne prego»
Aggiunge, ciò rende le sue scuse amare e vuote.
«Come faccio a dimenticarmi di qualcosa che ha letteralmente cambiato la mia vita?» Domando, poi proseguo dicendo.
«Dimmelo, come? Tu parli così perché non hai mai trovato l'amore, non hai mai avuto nessuno che ti amasse come Hansel ha amato me!»
Afflitto e percosso di rabbia, riverso la mia frustrazione su di lui sfinendo tutto quanto il mio fiato fino a ridurlo in uno sbriciolio spezzato e sottile.
Dai miei occhi sgorgano abbondanti torrenti amari e il bianco neve che ci circonda diventa un mare di lacrime, non cesso di piangere perché non ne sono capace, porto le mani al volto ma è tutto futile.

«Il suo amore per me era la mia fonte di tutto, me ne nutrivo, lo respiravo e m'imbevevo con quello ogni giorno. Da quando non c'è io zoppico e respiro con un nodo alla gola, certo sono felice di avere te e mia madre al mio fianco ma dentro di me sento che manca qualcosa e non posso sopportarlo. Non voglio sposarmi con una donna per il bene di qualcun altro, sono stufo di fare per gli altri e mai per me. Calendula non è riuscita a lottare per i suoi diritti, io non voglio finire come lei»

Cedo sulle mie ginocchia perché non ho più vigore nelle gambe, il mio glicine non osa neppure chinarsi e cogliere il mio corpo afflitto, resto chinato alle punte dei suoi stivali ricoprendoli di lacrime.

«Vorrei solo essere di nuovo nutrito con quell'amore, chiedo troppo? Dimmi, chiedo troppo se domando di essere nuovamente amato?»

Rivolgo i miei occhi in alto a lui e gli ripongo la domanda, ma egli non risponde e tace silente in una morsa afflitta.
Difatti cosa potrebbe dire? Non ha mai incontrato la donna della sua vita e da quando è mio glicine non ha mai mostrato alcun interesse verso di loro, non potrà mai comprendere il vero significato dell'amore, io ne sono a conoscenza perché ne ho avuto gran assaggio, so che sapore ha e so l'amaro che lascia in bocca una volta finito.

Io ho visto con gli occhi miei, e toccato con le mani, che aspetto ha l'amore.
Ho visto com'è la sua bellezza quando è ancora vivo e fiorente, all'ora tutto stillava come il miele.
È fino come oro, è blu turchino perché viene dai cieli.
Io sono stato testimone della morte dell'amore ed è l'unica morte dove non c'è né sangue né corpo, solo il niente.
Non ero preparato per la fine e mai mi sentirò tale.

«Tu non puoi comprendere il mio parlare, perché non conosci l'amore»

Mi alzo dalla neve e mi asciugo dalle lacrime versate, nonostante ciò, continuano a rigare le mie gote.
«Io andrò oltre quelle montagne, lascio il comando a te»
Gli dico.
«Invece non lo farò, non spetta a me. Non sono nato io principe azzurro, perciò non ricoprirò un ruolo che non mi appartiene. A differenza vostra io riconosco le mie responsabilità e i miei doveri, e il mio unico compito fin'ora è stato quello di starvi accanto come un fratello. Quel vuoto di cui parlate sempre io ho cercato di colmarlo, ma vedo che voi non lo avete mai apprezzato e ciò mi dispiace molto. Ma va bene, procedete, spero che possiate vedere con i vostri occhi che tutto ciò che avete fatto fin'ora è vano. Ecclesiaste capitolo cinque versetto due dice di non essere precipitoso nel parlare, e che il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei in terra, le tue parole siano dunque poche, poiché con le molte occupazioni vengono i sogni, e con le molte parole, i ragionamenti insensati»

La via delle sue parole è a me sconosciuta e incomprensibile, ma leggo dal volto suo un calice traboccante di dolore serbato in petto da molto.
Quando c'è il suo Dio in mezzo i suoi discorsi tende sempre a ornarli di amarezza e lacrime, solo lui conosce se stesso e sa ciò che gli scorre nell'animo. Io invece no, non capisco perché d'un tratto il suo portamento sia cambiato con l'avvenire della nuova stagione.

«Trovatevi un altro glicine. È stato un onore per me servirvi» 

Conclude con un inchino e senza aggiungere altro sale sul proprio cavallo e galoppa per la via da cui siamo giunti, scomparendo tra alberi e bianco.
Odo gli scalpiti del puledro sfumare, non ho ottenuto l'ultima parola perché così ho voluto, gli ho concesso l'onore di starmi accanto e ora gli ho concesso anche di andarsene via da me.
Ebbene, che cosa importa? È forse lui il mio amato che cerco da anni? È lui che mi nutriva di amore sotto il salice piangente con carezze e baci? Non è il mio albicocca perciò senza di lui posso anche vivere.
Che faccia pure ritorno dalla sua famiglia, da coloro che lo hanno istruito con la legge di un dio sordo che pratica il favoritismo, gli auguro a mia volta ogni bene.

Non mi mancherà, posso vivere anche senza un glicine, ciò che conta più per me è l'amore di Hansel che presto raggiungerò una volta oltre quelle montagne bianche.

~⚜~



Avanzo sotto soffici fiocchi di neve, la mia veduta è così alterata da questo paesaggio innevato che vedo nient'altro che questo.
Se mi volto non vedo più i passi compiuti e se mi guardo avanti vengo accecato dalla vastità di bianco che mi circonda.
Mi sono smarrito, non so più dove condurre gli zoccoli del mio cavallo, man mano che avanzo mi sembra di venir inghiottito da questo nulla di niente, sono un punto perduto in un manto, come una sola stella nel cielo notturno.

Se solo mi fossi portato la mappa dietro, ora saprei dove mi trovo, il mio glicine era molto abile a orientarsi anche solo con il naso, ora posso dimostrare a me stesso che sono più capace.

Scendo dalla sella del destriero e tirandolo per la continuo ad avanzare.
Ma l'animale si rifiuta di procedere e tira indietro, irrequieto lo esorto a muoversi con ringhi di rabbia.
«Avanti! Muoviti!»
Nitrisce e scuote il capo soffiando dalle froge, non ha alcuna intenzione di eseguire un altro passo.
«Ho detto muoviti!»
Continuo a tirare ma esso si rifiuta e alzando le gambe anteriori dal suolo scalcia impetuoso sfilando le mie mani dalla briglia.
cado all'indietro e il cavallo mio se ne fugge per dove siamo giunti ai piedi della montagna.
Oltraggiato per la sua disobbedienza mi alzo e gli sbraito contro mentre scompare tra la fitta neve, ma il mio fiato vien di meno e mi placo.

Ora come farò a giungere dall'altra parte a piedi? Non ho niente con me e mi sono anche smarrito.

Il mio olfatto non si avvicina a quello di Mihangel e il mio senso di orientamento non è buono.
Proseguirò aggrappandomi alla buona sorte, condurrò i mei passi solo in avanti senza mai voltare né a destra né a sinistra.

Questo freddo non m'impedirà di adempiere la mia volontà, non mi altererà il desiderio di cercare il mio amato e non congelerà la fiamma dentro di me.
Ho trascorso quattro anni solo a cercarlo, potrei continuare anche per il resto della mia vita.
Mi hanno dato del folle per questo, mia madre dice che io ne sia oramai ossessionato, ma io credo che questo sia il vero scopo della mia vita; ritrovare la mia felicità.
Non chiedo troppo, dunque ho diritto di ricevere la gioia perduta, ho diritto di compiere delle scelte a mio beneficio. Ho sempre lottato per gli altri ma mai per me stesso, ora che posso non lascerò a un po' di neve d'indebolirmi.
Sono senza il mio cavallo, senza una mappa e senza il mio glicine; ma una volta trovato Hansel queste cose non saranno più importanti.

Compio un passo alla volta, man mano che procedo le mie gambe si assentano ma mi rinfranco correndo col pensiero a notti caldi e costellate.
La punta fulva del mio naso brilla sotto gli occhi miei, i miei denti fremono gli uno contro gli altri e le mie dita si addormentano sotto i guanti.
Gl'indumenti che ho addosso non sono capaci di trattenermi al caldo, il mio respiro diventa affanno e l'aria che espiro dalla bocca è tutto ciò che ora mi riscalda il volto.

Questo dannato inverno, non mi farà collassare, non farà di me simile ai cadaveri che giacciono ricoperti di brina sotto il manto di neve.
Non sono debole, non permetterò a esso di spogliarmi dalla mia chioma e dai miei petali. Sono cinto di vigore, le mie radici sono fondamenta salde e robuste.

Io sono dell'albicocca, verso me va il suo desiderio.

Verrà con me l'amato mio, usciremo nei campi, passeremo la notte nei villaggi. Fin dal mattino andremo nelle vigne, vedremo se la vite ha sbocciato, se il fiore si apre, se i melograno fioriscono.
Là gli darò le mie carezze.
Le mandragole mandano profumo, sulle nostre porte stanno frutti deliziosi di ogni specie, nuovi e vecchi, che ho serbato per te, Hansel.

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