Il principe azzurro è gay

By TheRabbitWriter

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✨IN FASE DI PROFONDA CORREZIONE✨ In un'epoca medievale, eppure non così diversa dalla nostra, un giovane fanc... More

⚜C'era Una Volta⚜
⚜Fiato corto⚜
⚜Tuorlo⚜
⚜Cuore, mente & stomaco⚜
⚜Baci sotto il salice⚜
⚜La vera luce del giorno⚜
⚜Camelia appassita⚜
⚜Garofano⚜
⚜Giacinto rosso⚜
⚜La collina⚜
⚜Iris⚜
⚜Europhanelle⚜
⚜Lavanda⚜
⚜A polmoni pieni⚜
⚜Albume⚜
⚜Cuore, mente & spirito (pt.1)⚜
⚜Cuore, mente & spirito(pt.2°)⚜
⚜Preghiere udite⚜
⚜Il fiume mi ha condotto⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt1) ⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt2) ⚜
⚜Vent'anni Sotto Le stelle (pt3)⚜
⚜Molte sono le stelle⚜
⚜Diaspro & il gregge⚜
⚜La punizione del pastore⚜
⚜Presso il lago curuleo⚜
⚜Magra & sottile speranza⚜
⚜Palato amaro⚜
⚜Giacinto porpora⚜
⚜Piccolo agrifoglio⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 1)⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 2)⚜
⚜Dente di leone⚜
⚜Principessa Calendula⚜
⚜Malva, l'amore di mia madre⚜
⚜Castagna⚜
⚜Mietitura⚜
⚜Glicine, a te il mio sorriso⚜
⚜Erica bianca⚜
⚜Adonide⚜
⚜Fior di loto⚜
⚜Ortica viola⚜
⚜La montagna⚜
⚜Bethelthea⚜
⚜Confronto⚜
⚜Manto azzurro⚜
⚜Baci per dimenticare⚜
⚜Mughetto⚜
Ringraziamenti

⚜Sulle orme del pastore⚜

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By TheRabbitWriter

CAPITOLO 4⚘

Il sole conosce la sua ora e si è elevato portandosi via il dolore e l'amarezza di ieri come una veste. Nella notte la stoffa di Mihangel si è nutrita delle mie lacrime, le sue parole hanno consolato il mio animo leso e la sua mano ha continuato ad accarezzarmi il capo.

Ho trovato pace nonostante non ve ne fosse molta in me, grazie a lui sono riuscito a dormire sereno.
Mi sono alzato dal letto senza provare fatica, avevo le labbra del sole sul viso, le gemme di Mihangel rendevano la stanza ripiena di colori e mi sembrava di stare in un tempio sacro; le polveri si ergevano leggiadre e io ho creduto di star sognando ancora.

Ora la giornata è nel fiore della sua età, l'azzurro sopra di noi ha fatto del sole il suo ombelico e le sue braccia illuminano il nostro cammino.
L'aria è fresca e limpida, porta con sé l'effluvio di stagno ed erba cresciuta,
ci scuote entrambi dalla sonnolenza e ci spettina i capelli.

Nel mio stomaco trabocca la colazione preparata dalla madre di Mihangel, ho ancora la dolcezza del miele intriso nel latte sul palato e il profumo dell'uovo sotto il naso.

Gli scalpiti del cavallo colmano il silenzio tra me e lui, il cinguettio degli uccelli ci distraggono l'uno dall'altro, le labbra del vento sussurrano al mio orecchio e fa cascare il boccolo sul viso costringendomi ogni volta a sistemarlo.
Sia io che lui siamo quieti, ognuno medita in sé sui propri pensieri e non pronuncia parola.

I pensieri suoi saranno forse rivolti al suo comodo letto profumato di calla, per tutto il viaggio non ha fatto altro che sbadigliare e accasciarsi sul dorso del cavallo per sonnecchiare un po'. I miei pensieri invece sono dedicati tutti alla situazione che dimora al palazzo.

Avranno trovato quella lettera?

Oppure giace ancora sotto il mio cuscino come un velo di polvere sopra un libro dimenticato? Se fosse così allora si staranno solo domandando che fine abbia fatto e chissà, forse entrambi gli uomini che erano con me se la saranno date a gambe sollevandosi dai loro incarichi pur di non affrontare l'ira funesta del re e la regina.

Tuttavia, una volta fatto ritorno a casa, come farò a strappare una confessione da mio padre e mia madre? Il mezzo elfo ha ragione, perché fare ritorno se non ho neppure la chiara certezza che i miei genitori mi confesseranno la sorte che hanno imposto ad Hansel, li conosco bene, dove vira lei vira anche lui senza obiettare, proprio come un cane legato alla fune. Entrambi potrebbero mettersi d'accordo di non pronunciare parola, mi basterà corrompere uno per far cedere l'altra, ma sebbene non abbia il futuro in una sfera né sulla palma della mano; ritengo sia più giusto cominciare a cercare Hansel per mezzo del buon pastore.

«Mihangel, raccontami un po' di più di questo pastore. Egli può davvero aiutarci a trovare Hansel come dici?»

Domando sporgendomi per vederlo di profilo, egli dopo l'ennesimo sbadiglio si volta e si strofina l'occhio.
«Non lo conosco come un fratello...»
E soggiunge un altro sbadiglio dalla sua bocca, se ne avessi tenuto i conti ora mi sarei smarrito.
Sorride e si scusa per l'intoppo «Tranquillo» gli rispondo sorridendo.
Riprende a parlare ma la mia attenzione viene catturata dall'eleganza di una farfalla in volo mi concedo un po' di tempo per ammirare i suoi colori vivaci e invidiare la sua virtù.

Dopodiché ridedico il mio riguardo alle parole di Mihangel, oramai giunto a fine discorso.

«Perciò è anche comodo fare affidamento su di lui»
Per non fargli sorgere dubbi gli pongo un'altra domanda.
«Perché mai hai lasciato il gregge?»
Il ragazzo si volta e mi adocchia stranito.
«Ma ve l'ho appena detto, vostra maestà»
Risponde.

Colto da imbarazzo esito e dichiaro di non aver sentito bene, allora ripete quanto già detto e questa volta gli presto orecchio.
«Sono stato accolto nel suo gregge quando ero in una fase di ribellione, avevo quindici anni ed ero solo un ragazzino a cui erano cresciute troppo le ali. Ero fuggito di casa perché volevo la mia indipendenza, bramavo di provare cose nuove e sentirmi un adulto»

«E per quanto tempo ci sei stato?»
Chiedo.
«Un paio di stagioni, non molto»
«E cosa ti ha fatto allontanare di preciso?

«Come vi ho detto ero nel miei quindici anni e non comprendevo la gravità delle mie azioni, ma grazie al Signore alla fine sono tornato sulla retta via. Quella gente pagana, parlano agli spiriti della foresta, offrono olocausti al diavolo e praticano ciò che la Bibbia abolisce. Per questo me ne sono andato, io non sono uno di loro e mai lo sarò»

La voce di Mihangel è nutrita di amarezza, il suo tono denota tutto l'odio e il disprezzo che serba verso quella gente.
Tuttavia le forme di questo personaggio non mi sono ancora ben dritte, anche se conosco Mihangel da poco, io mi fido di lui, ma questo buon pastore è una pozza di cui il fondale non si vede e più ne parla più i miei dubbi accrescono.

Alzo il capo pervaso di pensieri.

L'azzurro sopra di noi scompare sotto le punte degli alberi che cominciano a sorgere e a farsi più folte e dense man mano che ci addentriamo nel cuore pulsante della foresta, dove tutto ciò che si compie qui è occultato a quel che sta fuori, difatti, il mezzo elfo erge la guardia e tira fuori la sua cara e fedele balestra dalla borsa.
«Se Dio vuole il nostro unico problema saranno le fate periferiche»

Ridacchia mirando a qualsiasi cosa emetta il più esile movimento, anche la grazia di una foglia che cade lo allarma, e la punta della freccia della balestra vira senza pietà e senza vacillare.
Assottiglia gli occhi tenendoli entrambi ben avveduri, tormenta ogni piccolo angolo della foresta e il suo busto non trova riposo.

«Non sembrano esserci pericoli per il momento»
Assicuro, ma lui si rifiuta di rilassarsi e continua a spogliare l'area.
«Conosco queste foreste come le mie tasche»
Dice
«C'è sempre un granulo di polvere o un bottone alla fine»

Gli do una mano vegliando le nostre spalle, non vi è alcun movimento sospetto e così come il resto di tutto ciò che ci circonda, anzi, l'unica cosa che scorgo guardando è quanto questa foresta sia meravigliosa.
Chissà quali creature hanno fatto di questi alberi e cespugli la propria dimora, o questi graziosi pleuroti, sono sicuro che ospitano una famiglia di nani.

Il cavallo di Mihangel procede a passo lento e instabile, il terreno è vestito di continui ostacoli come tronchi ceduti e rocce ricoperte di muschio, è difficile per i suoi zoccoli trovare un buon appoggio e avanzare con sicurezza e sia io che Mihangel barcolliamo su di esso.

«Dunque ti rechi spesso qui?»
Domando reggendomi alle vesti sue per non scivolare.

«Ci vengo per cacciare i trolls o bestie varie come cinghiali, cervi e a volte anche lepri» risponde.
«Da solo?» Replico sorpreso.
«Come un lupo solitario»
Risponde fiero guardandomi con la coda dell'occhio, regalandomi la bellezza del suo profilo e della sua piccola fossetta.
Non replico, poiché quasi senza fiato, posso solo pensare tra me e me quanto lo spirito di Mihangel sia valoroso e forte, ci vuole fegato per addentrarsi in una foresta così fitta e pericolosa armati solo di una balestra.

Giungiamo sotto l'ala di un robusto albero, improvvisamente il cavallo di Mihangel erge il capo e agita la coda, comincia a scuotere e sbuffare, si allontana dal tronco dell'albero e batte con violenza gli zoccoli.

Mihangel abbassa l'arma e domanda al suo cavallo che cosa gli succeda.

L'animale s'irrequieta e non cessa di soffiare, perciò il giovane si preoccupa e realizza che qualcosa non va.

«Dorian che ti prende?»
Gli domanda.
Il puledro risponde bruscamente alle carezze del ragazzo, continua a indietreggiare e dopo alcuni richiami ammattisce e scalcia in alto le gambe superiori facendo cadere sia me che il mezzo elfo a terra.

«Insomma, Dorian!»
Sbraita furioso Mihangel alzandosi, poi si volta e si assicura che io stia bene.
«Qualcosa lo ha spaventato»
Dico prendendo la mano tesa dal giovane, qualcosa a noi invisibile ha turbato il cavallo.
Mihangel si avvicina a Dorian e comincia a consolarlo accarezzandogli il muso e la fronte, ma l'animale si atteggia sempre in maniera più insicura, così intervengo anch'io poiché comprendo il suo parlare.

«Che cosa ti turba, oh giovane Dorian?»
Gli domando, il cavallo scuote la criniera e batte forte lo zoccolo a terra, rivolgo i miei occhi a quelli suoi e provo a placarlo con carezze e posando la fronte sul suo muso.
Ma esso emette un forte e acuto schiocco, tende i muscoli e ampia le froge.

«Di che hai paura, giovane Dorian?»
Gli chiedo, Dorian non sapendo come esprimersi, compie un giro su se stesso e di nuovo nitrisce.

«Non lo so di preciso ma ha una strana sensazione»
Concludo, anche Diadime, il mio cavallo tempo fa fece una cosa simile, la sua agitazione era provocata dalla presenza di un ingresso magico inciso sul terreno.

«La magia non disturba gli animali»
Rivelo a Mihangel «Ma quella nera sì invece, forse questo è un ritrovo di streghe, oppure è stato tenuto un rituale giorni fa»

Il ragazzo esita e riflette tra sé e sé, dopodiché sussulta e realizza.
«Cercate sui tronchi se vi è traccia di un marchio»
«Il marchio del pastore?» chiedo.
«Sono marchi magici incisi con il suo stesso sangue, la loro presenza agita gli animali e le creature magiche per tenerli distanti»

Cominciamo dunque a cercare sui tronchi degli alberi il marchio del pastore, non so che aspetto abbia ma Mihangel ha detto che è inciso con il sangue, di conseguenza sarà facile da riconoscere.

«Trovato!»

Esclama il ragazzo, mi appresto a raggiungerlo e finalmente vedere con i miei stessi occhi il marchio.

«Significa che siamo vicini? Lui
è qui?» mi vacillare le membra, vengo pervaso di gioia e tremore. Se egli si trova presso le vicinanze, ciò significa che posso chiedergli di Hansel.

«Il sangue è secco, vuol dire che ci sono passati tempo fa, magari anche giorni fa» attesta Mihangel toccando i segni, e il suo dito difatti non ne rimane unto.

«È come facciamo ora a seguire le sue orme?» chiedo.
«Se seguiamo l'ordine dei marchi riusciremo a raggiungerlo»

Mihangel si avvicina al suo cavallo e lo tranquillizza, non vi ci sale poiché la via dinanzi a noi è ostile e ignota.

«Dovremo procedere a piedi»

Detto ciò ci mettiamo subito in marcia, ricolmo il petto d'aria e mi preparo a compiere quel che potrà rivelarsi come il tragitto più lungo che abbia mai fatto a piedi.
I nostri passi seguono il cammino lasciato dal pastore, sebbene i marchi si fanno sempre più sbiaditi e scarsi in numero, ci addentriamo tra la natura verde spinti dal desiderio di trovare questo uomo.

Ogni passo compiuto è un rischio, ogni angolo di me arde dalla voglia d'incontrare questo pastore e ne rimarrei profondamente deluso se non dovessimo trovarlo.

Ergo gli occhi al cielo, esso è diventato solo un mosaico adesso, questi alberi sono rigogliosi e alti, soffocano ogni raggio di sole che cerca d'incontrare la terra.

«Fate attenzione a dove mettete i piedi, i trolls sono abili costruttori di trappole di ogni genere» avverte il mezzo elfo compiendo ogni passo con cautela e precisione, posa i propri piedi come sopra un soldato sulla scacchiera, esita di tanto in tanto prima di posare lo stivale e si volta per accertarsi che sono dietro di lui.


~⚜~


Alberi, alberi e ancora altri alberi. Se mi fossero state date delle monete per ogni tronco visto, ora ne avrei le tasche pesanti.
Sebbene il sole fatichi a raggiungere il suolo, il caldo di questa foresta è insopportabile e la mia schiena è bagnata fradicia.
Mihangel ha l'aspetto di un uomo appena alzato dal letto, le sue lunghe gambe robuste non vacillano e il suo respiro è pacato e sereno, non gonfia il petto né si passa la mano sulla fronte.
Il mio affanno è solo dovuto all'abitudine di spostarmi spesso in carrozza, egli come ha dichiarato, si addentra spesso in questa foresta.

Giungiamo alle sponde di uno stagno, la vista della limpida acqua mi disseta, la mia lingua è un campo arido e non ho deglutito nemmeno una sola goccia di saliva per tergere il palato.
Immergo una mano nello stagno per rinfrescarla.
«Ah, perché non sono nato fata? Saremo già potuti volare e raggiungere queste stupide valle verdi da soli»

«Tre giorni di volo sarebbero stati»
dichiara il giovane mezzo elfo avvicinandosi, resto a fissare i suoi stivali ma non mi alzo, le mie gambe non riuscirebbero a sopportarlo e la mia forza si è ridotta a un briciolo di pane.

«Faccio bere il cavallo, voi non vi riposate un po' nel frattempo?»
Mi chiede facendo nel mentre bere dalla fiaschetta Dorian.
Mi alzo da terra, asciugo la mano sul pantalone e mi siedo sopra una roccia affianco.
Levo gli stivali per sgranchire i piedi, poi distendo le braccia per dar sollievo anche quelle, infine comincio a levare dai miei capelli i fili d'erba e tutte il foglioline e i rametti che si sono impigliati lungo il cammino.
Il mezzo elfo finisce di dare da bere al suo cavallo, si volta a me e resta a guardarmi nella mia azione.

«Sapete»
Dice.
«Avete davvero dei bei capelli vostra maestà, ma ditemi, perché ve li siete colorati di rosa?»

«Mi piaceva il colore»
Rispondo.

«Un po' femminile, si addice molto di più a una principessa, non trovate?» Risponde ridacchiando.

«Questo vi è scritto nello stesso libro in cui è riportato che la gonna è per la donna?» ribatto adirato, non tollero tale ignoranza e non accetto critiche del genere, specialmente da uno di basso ceto.
Efli si fa cogliere dall'imbarazzo, porge le proprie scuse, e si ritira con il proposito di guardare l'area.

Resto seduto sulla roccia in attesa che si spogli della propria vergogna, chissà cos'è andato veramente a svolgere dietro quegli arbusti, magari sta cercando altri alberi marcati oppure ci siamo davvero persi ed egli starà provando a rimettersi sulla giusta via.

Oh Mihangel, ti prego di non farmene pentire.

E se ci fossimo persi veramente? Che farò io? Non ho nulla con me se non il vangelo di Ettore e il mio sangue turchino, la mia sicurezza dipende tutta dalla balestra e dalle capacità da cacciatore di Mihangel.

Il ragazzo fa ritorno, in volto suo però vi dimora tutt'altra espressione, diversa da quella con cui mi aveva lasciato. Sorpreso lo guardo e gli domando a cosa sia dovuto quello strano sorriso in faccia.
«Principe Eledhwen, venite» dice agitando la mano.

Curioso mi alzo dalla roccia e mi avvicino a lui, mi prende per il gomito e mi conduce nel luogo da cui è venuto.
Giunti sul luogo, mi fa inginocchiare dietro un folte cespuglio, posando il dito sulle mie labbra m'intima a tacere, poi si china al mio orecchio coprendone il lato con la mano.

«Guardate chi ho trovato»
Sussurra spostando un po' il fogliame.

Oltre l'arbusto vi sta una fanciulla, ella però è priva di vesti e ciò è la prima cosa che mi salta all'occhio. Ma mi faccio sereno come noto che sul capo indossa il manto di una pecora, del tutto insolito e bizzarro.

«Significa che siamo vicini al pastore, questa è una delle sue pecore»
Dice Mihangel avvicinando gli occhi al pertugio nell'arbusto.

«Allora chiediamole di condurci da lui»
Propongo, ma il mezzo elfo scuote il capo e respinge la mia idea sostenendo che la pecora non sarebbe disposta a condurci dal pastore, neppure se minacciata.

«Io propongo di seguirla, prima o poi dovrà fare ritorno nel gregge»
Dice.

La giovane pecora, non avendo ancora fatto caso alla nostra presenza, prosegue a cogliere fiori e sassi, se ne riempie le mani fino a quando non c'è più spazio, così ne lascia alcuni a terra.
Dopodiché guarda il bottino colto, sorride con fierezza e comincia a prendere passo.

Io e il mezzo elfo ci issiamo lentamente dal nostro nascondiglio e iniziamo a seguire le orme della fanciulla come la sua ombra.
Ci accostiamo un paio di volte per concederle maggior terreno, più erba ci sarà tra di noi e più è improbabile che ci sorprenda alle sue spalle.

La seguiamo restando protetti e nascosti dietro i tronchi e gli arbusti, Dorian è troppo grosso per riuscire a essere celato bene, tuttavia se si accorgesse di lui non sarebbe un problema per noi, vi sono spesso cavalli smarriti nelle foreste.

La pecora comincia ad accompagnare il leggero rumore dei suoi passi con uno strano e allegro canto, la lingua sebbene suoni bizzarra e quasi buffa, è dolce per l'orecchio d'ascoltare, così soave che chiamerebbe per amico ogni animale.
Sono tentato nell'unire la mia voce alla sua nonostante non conosca neppure una sola sillaba del brano, la sua voce mi tenta ma mi trattengo schiarendo i pensieri sul buon pastore e lo scopo del nostro incontro.

Avanza scalza ma spine e sassolini sembrano non incontrare mai le piante scure dei suoi piedi, sarà che il terreno riconosca le impronte di una pecora? Oppure è solo una fortuna che si porta dietro?

Dopo un breve inseguimento, la pecora giunge di fronte una grossa roccia, la picchietta tre volte con il piede poiché avendo le mani occupate a reggere i sassi e i fiori.
Una volta messo giù il piede la roccia si dimezza scoprendo un passaggio, la ragazza si scruta attorno due volte prima di accedere attraverso il portale, la roccia si ricompone una volta che questa vi ci cala e infine riassume esattamente la stessa forma di prima, apparendo come una semplice roccia.

Usciamo dal nostro nascondiglio e ci avviciniamo al masso per replicare l'azione della pecora, Mihangel picchietta tre volte con il palmo della mano sulla muschiosa superficie ed ecco che la roccia si smezza per scoperchiare il passaggio, lo stesso in cui è entrata la fanciulla.

«È un portale»
Dico immergendo le dita nell'ombra tetra di questo.
Mihangel conferma e rivela che una volta attraversato ci troveremo esattamente a pochi passi dal gregge.

Entusiasta, mi calo lentamente nel portale fino a raggiungere con tutto il corpo l'altra parte.
I miei piedi incontrano subito il terreno e una volta con la testa fuori, mi concedo una profonda studiata dell'area.
È semplicemente una schiena di prato, nient'altro che innumerevoli fili d'erba.
Assomiglia al luogo del sogno solo che qui non vi è presente la collina con il salice piangente.

«Dorian avanti, sei pesante» sbuffa Mihangel sforzando il cavallo ad entrare con la parte inferiore del corpo.
«Mi sembra di esserci già stato qui»
Confesso a Mihangel, ma egli occupato a far passare il cavallo non mi ode parlare.

"Che sia per volere di qualcosa che io mi trovi in questo luogo?"
Mi domando guardando con amarezza l'oceano verde, proprio come nel sogno, la mano del vento le accarezza creando in loro dune e onde. Tuttavia non vi sono morfi blu e il cielo è sereno.

«Guardate laggiù»
Dice Mihangel indicando un raduno ai piedi di una collina, sulla testa di questa, ecco che sorge un grosso e rigoglioso albero verde.

È quello? È davvero il gregge? Abbiamo trovato il pastore allora!

Colto dalla gioia mi appresto a raggiungere i piedi della collina ignorando i richiami del mezzo elfo.
Oh, se davvero lui sa dove si trova il mio Hansel non so che farei per ringraziarlo, non so che farei per ricompensare Mihangel per il suo aiuto.
Arrivo al gregge di fronte a tutti i giovani fanciulli, ognuno di loro assomiglia al mio amato, stesso color di pelle, stessi capelli a buccia di albicocca e volti e spalle sabbiose.

Mi sembra di aver di fronte la sua famiglia, la sua patria, se solo ci fosse lui tra questi visi così belli e unici.

Faccio per parlare e presentarmi, ma essi ancor prima che pronunci qualcosa, si alzano e si agitano correndo in ogni direzione come un gregge attaccato da un lupo.

«Aspettate! Non ho intenzione di fare nulla di male!» confesso scoprendo i palmi.
Il mezzo elfo mi raggiunge assieme al suo cavallo e osserva con piacere il panico che ho creato.
«Io non ho fatto niente» dico.
«Questa gente non interagisce mai con elfi di altre razze, voi ora siete una volpe nel pollaio»

«Ma non ho neppure alcuna arma con me» gli faccio notare.
«Il colore dei vostri capelli e la tonalità della vostra pelle, sono sufficienti per spaventarli»
Risponde.

Improvvisamente le pecore cominciano a difendersi lapidando sia me che Mihangel.
«Andatevene, stranieri!»
Sbraitano, e disperati chiamano il loro pastore.

Tutti gli sguardi si rivolgono alla cima della collina, i sassi cessano di venirci addosso e le pecore s'inginocchiano o si accovacciano tenendo d'occhio qualsiasi cosa stia per sorgere dalla collina.
Benché il sole batta da dietro l'albero, l'ombra che insorge è buia e poco delineata, non riesco a vedere neppure il colore della sua pelle, ma scorgo subito la presenza di due corna di cervo sulla testa della sagoma. «Un uomo cervo?»
Chiedo confuso.
«No, è Lilith, il giglio del pastore»

Chi è codesta? Non avevo mai sentito un nome così particolare.

Ecco che la sagoma fiorisce in una forma, in un volto, e nel corpo di una giovane donna.
Vestita di un lungo telo latteo stretta in vita da una cordicella, sul capo indossa un intreccio di ramificazioni, dalle quali poi sorgono due corna di giovane cervo.
Avanza seguita dagli sguardi delle pecore, la sua presenza è come se risvegliasse il prato, anche il vento si placa al suo arrivo.

«Chi siete voi e come avete fatto ad arrivare fino a qua?» domanda fermandosi a qualche passo da noi.
Ammiro incantato i suoi meravigliosi occhi, non avevo mai visto uno sguardo tale il suo.
L'iride destra è verde come il terreno su cui cammina ma quella sinistra è color cenere.

«Che cosa? Il mezzo elfo è tornato? Mihangel, che cosa ti riconduce qui? Perché sei tornato?»
Domanda sorpresa alla vista del giovane, il ragazzo la chiama per nome e la saluta.

«Sono tornato perché dobbiamo parlare al pastore»
«Dobbiamo?» chiede.
«Sì, lui è Eledhwen, il principe azzurro»
La giovane Lilith si avvicina ancor di più, fino a raggiungere quasi la punta del mio naso, i suoi occhi si colorano di gioia ed entusiasmo.

«È un vero onore avervi qui vostra maestà» confessa.

«Ditemi, a cosa dobbiamo questa meravigliosa visita? Che cosa abbiamo fatto per ricevervi qui vostra
maestà?»
«Sto cercando una persona, Hansel, è un elfo delle campagne costiere»
dico, è Mihangel aggiunge che per trovarlo ci serve la guida del buon pastore.

«Al momento è un po' occupato, è assieme il suo agnello, riuscite ad aspettare?» domanda.

«Aspetterei ma non posso, è davvero molto importante per me trovare Hansel»
Le dico.
«Va bene, comprendo, allora seguitemi»

Conclude, poi si volta e si avvia alla collina.
Io e Mihangel le stiamo dietro e avanzando veniamo perseguitati con curiosità dagli sguardi delle pecore, si alzano mormori da ogni angolo e c'è chi ancora tiene in pugno un sasso.

Arriviamo alla vetta della collina, sotto il grosso albero vi sta una grande tenda.
«Ora lo avverto della vostra presenza» dice la donna entrando sotto il velo di questa.
Io e il mezzo elfo attendiamo con ansia che ci venga concesso il permesso e l'onore di vedere il buon pastore,.

La tenda si muove e da essa esce un elfo.

«Pastore?»
Chiedo, ma Mihangel mi avverte che l'elfo appena uscito non si tratta del pastore.
Guardo allibito il fanciullo nella sua completa nudità, la sua pelle sabbiosa è così esposta che mi rivesto di brividi. L'unica parte del suo corpo coperta sono gli avambracci, che portano attorno strani bracciali d'oro simili a manette.

Conduce il polpastrello del pollice attorno le labbra e con acidità pronuncia il nome di Mihangel.
Quest'ultimo fa lo stesso e chiama l'elfo con il suo nome.
«Gliuri»

Il giovane avanza passando tra me e il mezzo elfo, non riesco a impedire ai miei occhi di non guardare ogni meraviglioso angolo di lui. È come se un filo si fosse appigliato dal mio occhio al suo fisico.
Ci osserva con fastidio e ribrezzo, scende giù per la collina fino a scomparire dai nostri sguardi e di lui non resta solo che il suono del campanaccio che porta al collo.

«Il pastore è pronto per ricevervi, togliete gli stivali ed entrate»
Dice la voce di Lilith, ma di lei c'è solo la mano che sporge dalla tenda.

Ecco, finalmente posso incontrare questo uomo che si fa chiamare "il buon pastore."

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