I'm not o-fucking-kay.

由 cctvjh

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Eravamo riusciti a raggiungere le 66.6K visualizzazioni ma é durato tipo solo un'ora, poi é diventato subito... 更多

La mia camicia sa di tonno.
Questa va su Facebook.
Ricordi.
Liquidi Arancio.
Infortuni.
Non sei la mia ragazza, Way.
Presunto bulletto.
Pallidino.
Predatori.
Stai attento.
A domani, Gee.
Pansy.
Ci vendicheremo.
Non puoi scappare.
Pasticche.
Tremiti.
Principessa.
Approvazioni.
Lui mi rende felice.
Nuoto.
Farai il bravo?
Canta per me.
La gara.
Ricatto.
Non parla.
Non mi conosci.
Richiamami.
Fischio.
Ritardo.
||NON É UN CAPITOLO||
Come il vetro.
||Avviso||
Solo un egoista.
Tu, Frank, cosa provi?
Vattene.
||Nuova storia!||
Mikey, l'ho distrutto, non è così?
La cena.
La fotografia.
Piccolo avviso.
Non sarà un addio, vero? (pt. 1)
Non sarà un addio, vero? (pt.2)
||PICCOLA CONSOLAZIONE||
Epilogo - To the end.
Nota autore.
Just another chapter in the end.

Occasioni sprecate.

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由 cctvjh

Non appena era rincasato, dopo circa tre ore, si era ritrovato davanti un Mikey in apprensione.

Sembrava preoccupato per lui.

Per andare e tornare da casa di Frank ci aveva impiegato un ventina di minuti.

Poi, si era buttato sui gradini del pianerottolo.

Sentiva le lacrime premere per poter uscire, voleva solo svuotarsi. E non poteva farlo, non poteva piangere davanti a suo fratello.

Era uno spettacolo pietoso. Lì, seduto, scosso dai singhiozzi, che tentava di far silenzio, emettendo versi strozzati e aspirati.

Sentiva il viso gonfio, le guance tirate, le palpebre pesanti.

Non aveva mai pianto per quasi tre ore, dopo la ripresa. Non se lo era mai concesso. Ma questa era un'eccezione: questa volta piangeva per Frank.

Si era alzato, controvoglia, aggrappandosi alla ringhiera. Sentiva le vertigini, aveva la nausea.

Mikey rimase a studiarlo per qualche istante, le sopracciglia corrugate, gli occhi che piano piano si addolcivano, rendendosi conto di cos'aveva davvero fatto Gerard in quel lasso di tempo.

«Tutto bene?» E lo sapeva che era una domanda stupida, ma che altro dire?

Suo fratello maggiore era ceduto. Non sapeva in che modo aiutarlo.

Capitava spesso che fosse giù di morale, che dovesse prendere delle pillole. Un tempo, aveva cercato di suicidarsi.

Depressione, questo gli avevano diagnosticato. E già allora Mikey aveva capito che non avrebbe mai potuto consolare Gerard come avrebbe voluto.

Il tempo passava, la situazione era migliorata, specialmente negli ultimi giorni, con tutta la storia di Frank.

Ma ora, vederlo con gli occhi lucidi, l'espressione distrutta, gli spezzava il cuore, e la sensazione di inutilità ritornava.

Era inutile, se nemmeno poteva dare un po' di conforto a suo fratello.

Il più alto annuì, evitando il suo sguardo, tirando sul col naso.

Sembrava quasi più piccolo.

Si avvicinò lentamente, con cautela, come si fa con un cane randagio, quando si ha la paura di venir morsi.

«Andiamo, Gee. Perchè sei uscito così di corsa?» Disse piano. Non chiese "perché hai pianto?" Sapeva che lo avrebbe infastidito.

Lui, di rimando, scrollò le spalle.

Michael non l'aveva capito ancora bene, il paese delle lacrime. Non aveva capito a pieno il fatto che Gerard molto probabilmente, se avesse parlato, avrebbe avuto una voce rotta e tremante. Che forse, sentendola così, si sarebbe sentito patetico, e sarebbe scoppiato di nuovo.

Ma non poteva saperlo; lui era quello agitato e allo stesso tempo quello tranquillo, quello con gli scatti, ma anche quello più pacato, quello un po' più allegro dei due.

Stava tentando in tutti i modi di capire.

C'entrava qualcosa con Frank, ne era certo, era quasi l'unica cosa che importava al maggiore.

Ma cosa?

Quella storia di Marceline?

Probabile.

Però cosa l'aveva sconvolto così tanto?

Da quando aveva superato il suo periodo più buio, si era auto imposto di non piangere più, di essere forte, di trattenersi. A volte falliva, ma si trattava solo di qualche goccia. Questa era un'inondazione.

Ora guardava a terra, la tendina di capelli neri a coprirgli il viso.

«Per favore. Voglio...Voglio solo aiutarti.»

Gerard fu percorso da un tremito.

Non di nuovo. Trattieniti. Resiti.

Teneva gli occhi spalancati, pur di lasciarli asciutti. Si sentiva stupido. Si sentiva una femminuccia. Si sentiva incredibilmente squallido.

Piangere per un ragazzo. Che cosa ridicola. Aveva pianto solo una volta, per amore, se così si poteva chiamare quello strano rapporto che aveva con Clara.

Lei era una ragazza meravigliosa, allegra, solare. Lui l'aveva addocchiata, e sempre lui se l'era lasciata scappare. Non avrebbe mai immaginato che una ragazza del genere potesse considerarlo.

Ma era successo. Ed era così incredibile e impossibile che passò tutta la loro relazione a domandarsi se non fosse una presa in giro.

Clara dopo un po' si era stancata dei suoi dubbi. Non aveva fiducia in lei. E aveva perso quell'occassione.

Se ne pentiva, ogni giorno un po' di meno.

Da quando Frank si stava prepotentemente facendo strada nel suo cuore, però, quella sensazione era sparita.

E ora scopriva di essersi solo illuso.

Erano passati pochi giorni, ma gli dispiaceva già perdere quello che si era creata tra loro, qualsiasi cosa fosse.

Prese un respiro profondo.

«Sto bene, Mikey, non è successo nulla.

Alzò appena il viso, sperando che il minore non lo stesse osservando, cosa che invece stava facendo.

«E' per...»

«Sì.» Non gli lasciò nemmeno finire la frase, agitando una mano.

Sospirò. Si stava calmando, stava tornando normale.

«Racconta.» Quasi lo implorò con lo sguardo.

Gerard gli porse un sorriso forzato, un po' sbilenco, tentando di alleggerire la situazione.

«Non c'è niente da raccontare. Ho capito che non ce l'avrei fatta a stare senza Frank. Un giorrno e già mi manca parlargli. Sono un disastro. Ho deciso di chiamare Marceline per chiederle di lasciarci stare...Lei non ha voluto sentirne. Mi ha ingannato. Ho aspettato una sua risposta, e quando ho deciso di prendere l'iniziativa e andare...lui...lui...e lei...» La sua voce era diventata un sussurro. Non si sentì in dovere di terminare. Mikey avrebbe capito lo stesso.

Percepì delle braccia abbracciarlo, mentre le sue erano ancora abbandonate lungo i fianchi. Poggiò la testa sulla spalla del biondo, gli occhi ancora spalancati. Non gli andava nemmeno più di chiuderli.

«Gerard, io...c'è qualcosa che io possa fare?»

Scosse appena la testa. No, non poteva fare nulla.

Non poteva cambiare Marceline, e non poteva evitare che lei si prendesse Frank.

Ormai era così.

Aveva sprecato anche questa occasione.

-

«Marcelline, vattene.»

Cos'aveva appena fatto?

Perchè aveva ricambiato quel bacio?

Non lo voleva davvero.

Lei era lì davanti che lo fissava confusa, con una punta di delusione nello sguardo.

Di chi erano quei passi?

Forse...

No.

Non poteva essere Gerard.

Aveva passato tutta la giornata ignorandolo, perchè sarebbe dovuto venire a cercarlo proprio ora?

Marceline indugiò davanti all'ingresso.

Non voleva andarsene.

Ci era quasi riuscita, ce l'aveva quasi fatta, ed era stata interrotta.

Era frustrante.

Per una volta non l'aveva respinta. Di chi diavolo erano quei passi che l'avevano fatto irrigidire?

Ma era ovvio di chi fossero.

Quel bastardo.

Meglio tardi che mai.

Era dispiaciuta per la brusca interruzione, ma anche soddisfatta, in un certo senso.

Aveva visto. Finalmente aveva visto. Li aveva visti.

E forse finalmente ora si sarebbe ritirato.

Avrebbe capito che Frank non voleva lui, che non era come lui.

Il più basso si stava grattando la testa.

Sotto sotto anche lui saspeva che quei passi erano di Gerard.

Non voleva crederci, ma lo sapeva.

Quella camminata leggera, leggermente strascicata...Era sua.

Lo conosceva troppo bene.

Era imbarazzante il fatto che riuscisse a riconoscerlo dalla camminata. Non se ne era mai accorto, eppure era a conoscenza di ogni minimo dettaglio di Gerard. Dal modo di parlare, dalla risata, dai tic, dalla camminata, fino al modo di riavviarsi i capelli, di giocherellare con le dita, di realzionarsi, di esprimersi.

«Ho fatto qualcosa di sbagliato?» Domandò Marceline, risvegliandolo.

«No.» Disse lui, addolcendo appena lo sguardo. «No ma vattene e basta. Per favore.»

Indugiò ancora.

Poggiò una mano sul suo petto, puntando gli occhi nei suoi.

«Frank.» La sua voce era un soffio. «Non mandarmi via. Posso aiutarti. So che lo vuoi anche tu.»

Si spinse sulle punte, senza lasciargli il tempo di rispondere, o anche solo di allontanarsi, e lo baciò di nuovo.

Dopo un'attimo d'esitazione, se la scrollò via.

«Non lo voglio, Marcy. Questo è il punto.» Per quanto rude potesse sembrare, si ripulì la bocca col dorso della mano.

Lei fece una smorfia addolorata.

«Ma io...»

La zittì, scuotendo freneticamente la testa.

Doveva tornare in casa. E lei doveva andarsene. Subito.

«Ciao.»

Si voltò verso la porta, tirando il pomello. Dietro la sua schiena, la giovane parlava.

«Dai, torna qui, parlami. Per favore. Che diavolo ti prende? Te ne vai per quel tuo amico? Io potr...»

Ma si era già richiuso la porta alle spalle, spezzando la sua voce.

La sua priorità era Gerard.

Corse in camera, cercando il cellulare.

Lo chiamò senza esitare, picchiando i piedi per terra, la mano che faceva scorrere più volte tra i capelli.

Partì la segreteria, e dopo qualche istante, il beep, segno che poteva lasciare il suo messaggio.

Ancora si sotinava a non rispondergli.

Ancora preferiva ascoltare la sua voce dopo, e non in tempo reale.

«Ciao. Gerard. Eri tu, vero? Davanti a casa mia? Io...Io...Mi dispiace, Gee. Non è come credi. Non m'importa di lei. Non come m'importa di te. Io...Parlami. Chiamami, Ti spiegherò. Va bene? Per favore. Non voglio saperti triste. Ti...»

Ci pensò su.

«Ti voglio bene.»

E riagganciò.

Dieci minuti dopo, Gerard accese il telefono.

Un nuovo messaggio in segreteria.

Da: Frank.

Undici minuti dopo, Gerard eliminò il messaggio in segreteria, senza ascoltarlo.

Dodici minuti dopo, Frank capì che l'amico non voleva più aver niente a che fare con lui.

-

Dopo quella sera, le giornate passarono lente.

Frank al quarto giorno aveva rinunciato a qualsiasi tentativo di comunicare con Gerard.

Gerard invece continuava a guardarlo da lontano parlare con Ray o Marceline, mentre Mikey tentava di stargli accanto.

Dopo una settimana, Frank era già uscito tre volte con la ragazza.

Aveva lasciato perdere.

Si era lentamente abituato alle sue attenzioni.

Non l'aveva più baciato, ma lui sapeva che avrebbe voluto farlo.

Gerard tentava di non pensarci, ma non ci riusciva.

Il sapore del loro ultimo bacio stava sparendo da entrambi.

Dopo due settimane, non aspettavano altro che un modo per tornare a parlarsi.

Frank aspettava che Gerard si facesse avanti.

Gerard aspettava che Marceline si tirasse indietro.

Dopo due settimane, finalmente successe qualcosa.

***

Bulletproof Heart

CHE NE DITE DELLA NUOVA COPERTINA?

Non è male, dai. DAI.

Comunque.

IL CAPITOLOOO

Ce l'ho fatta.

Ce. L'ho. Fatta.

So' che è brutto, ma eh, ce l'ho fatta!

L'avrò riscritto una cosa come tipo cinque volte.

Inizialmente, era impostato in modo diverso.

Ora va un po' meglio.

Bene.

Niente, ho deciso che alla fine, se mai ci sarà una seconda storia, sarà una storia alunno-insegnante.

Choose a Girl lo terrò come riserva,

Bene, è tutto.

TRA POCO BILLIE HA 43 ANNI WAAAAA.

So' che l'ho detto anche nell'ultimo capitolo-non capitolo, ma ci tengo a precisare.

Uhm, ora è davvero tutto.

||A||

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