Capitolo 22

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*Scusate il mega ritardo e il capitolo corto, ma sto scrivendo la tesi e sono un pò fuori dal mondo in questo momento. Data la piccolezza del capitolo spero di riuscire a farne un altro a fine settimana*

Pov Brutus

È ora 

Due parole, solo due parole. Devo andare. Mi alzo dal letto. Devo affrontarli è arrivato il momento, non posso più fingere. Guardo Livia distesa sul letto. È strano vederla cosi calma, di solito è un tornado di vita, sempre in movimento o sempre a lamantarsi, adesso invece dorme come un cucciolo. 

Mi avvicino cercando di non far rumore. Nonostante sia buio riesco a vederla benissimo. L'ho notata fin da subito non perché fosse particolarmente bella o perché cercasse di tenermi testa... ma perché è sempre stata se stessa.

Livia è. Non ci sono modi per definirla, non ci sono aggettivi con cui posso descriverla, perché semplicemente è se stessa... e nessuna parola è all'altezza di ciò che è.

Si muove leggermente, cambiando posizione. Sento le ossa della sua schiena far rumore compressa dal peso del corpo. Sento l'aria che le entra nei polmoni, il sangue che le scorre nelle vene, il battito tranquillo del suo cuore.

Tutto mi affascina in Livia... e non ho mai provato questo con nessun'altra. Ormai ho preso la mia decisione. Forse ha ragione nonna Jo, sto sbagliando tutti, sto rinunciando a tutto... Livia arriccia il naso facendo una piccola smorfia... ma io ho scelto lei, ho scelto quello che sono con lei. La rabbia scompare quando mi è accanto... ed è proprio questo quello che ho sempre voluto. Mi 

Mi avvicino al suo volto e le bacio la fronte. Non le ho detto niente di quello che sto per fare. So che mentirle non è esattamente un'inizio entusiasmante ma la verità è che da tempo ho deciso la mia strada... lei è un motivo in più per affrontarla. Questa è una cosa che devo affrontare da solo. Lei deve restarne fuori, sopratutto per il suo bene. 

So cosa pensano gli altri di lei e non gli permetterò di allontarnarla da me o peggio di ferirla. 

Mi allontano per guardarla ancora... è bellissima... la sua è quel tipo di bellezza che non ti colpisce subito... la devi scoprire piano, piano, la intravedi nei sorrisi, nelle espressioni sbuffe, nel modo in cui si imbarazza o nella sua abitudine di portarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 

Si muove di nuovo stavolta più frettolosa. "Nocciolina, burro, sporco" dice decisa. Mi scappa da ridere ma mi trattengo. Riuscirebbe a farmi ridere anche ad un funerale. La guardo un'ultima volta prima di attraversare la porta. 

Scendo di fretta le scale e faccio un profondo respiro. La luna  alta in cielo, ormai è a metà del suo percorso e perciò il bosco risulta più oscuro del solito. Per me non è un problema perché riesco a vedere tutto. Il bosco è sempre stato mio alleato, so sempre dove andare, so sempre cosa fare... il bosco è dentro di me, un richiamo continuo. 

Comincio a procedere lentamente dirigendomi all'interno della boscaglia che si fa sempre più fitta. Il freddo pungente della sera non mi colpisce, sento solo un grande calore partire dal petto... come sempre... ed è proprio questo il problema. 

Sento tutto ma non sento niente. Posso sentire la forza nelle gambe, ma non la stanchezza, posso camminare nudo sui ghiacciai, ma non sentire la punta del freddo congelarmi le pelle, ferirmi una mano e non sentire il dolore... non sono umano... non sono come vorrei. 

Quando un umano cade si fa male e prova dolore... questo vorrei provare, dolore... non perché sono masochista ma perché il dolore fa parte delle emozioni e per quanto brutto possa essere, io  nono posso di provarlo... sono geneticamente creato per non sentire niente, per essere un animale. 

Resta con meWhere stories live. Discover now