Epilogo

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20 anni dopo

Pov Brutus

"mamma" una voce. Un odore. Mi giro verso la voce, cosi piccola, acuta, ma forte. Un bambino corre verso di me, i grandi occhi marroni spalancati, il volto che si gira a destra e a sinistra, le mani protese in avanti alla ricerca di qualcosa.

"Mamma" continua a chiamare a gran voce. Vado verso di lui... il suo odore. Appena mi avvicino i suoi grandi occhi si posano su di me, innocenti e marroni... degli occhi normalissimi, ma cosi splendenti. "Non so dov'è la mamma" risponde con voce tremante. Italiano... un bambino italiano in un supermercato canadese.

Mi piego alla sua altezza. "Tranquillo la troviamo" rispondo. Io so già dov'è. Il bambino, se è possibile apre ancora di più gli occhi. "Tu parli come me" risponde ridendo... non si aspettava qualcuno che parlasse la sua lingua. Fidandosi si avvicina ancora di più posandomi una manina sulla gamba. Al suo tocco una scarica mi attraversa il corpo... è uguale a lei.

Il suo volto, i suoi occhi, il colore dei capelli, il profumo, la forza... tutto grida lei. "Come ti chiami?" Gli chiedo con la voce spezzata... e se lui... lui è... "Lorenzo... la mamma si chiama Livia". Continuo a guardarlo, come se avessi trovato la cosa più preziosa al mondo. Allargo le braccia e lui si avvicina permettendomi di sollevarlo. Il suo volto è vicino al mio, lui è vicino a me. Lo stringo quando sento le sue piccole braccia attorno al mio collo.

Non ti lascio più andare via, piccolo mio.

Comincio a camminare verso di lei... verso il suo odore... io non la merito, non ho saputo accettare quello che mi stava dando... io l'ho fatta scappare. Livia... il suo nome mi rende di nuovo vivo... la sua presenza mi permette di tornare a respirare. 20 anni... 20 anni senza di lei, senza la sua risata, le sue idee strane, la sua forza... e adesso è tornata... per me? È qui per... mi giro verso il bambino che tengo in braccio. Si gira in tutte le direzioni per vedere la sua mamma... la cerca con una bramosia pari solo alla mia.

Lui è mio? Questo bambino è mio?

Il suo profumo si fa sempre piu intenso e sento che potrei rompermi in mille pezzi. Un barlume di speranza si riaccende... immagini di me e lei nella nostra casa, con il nostro bambino si formano nella mia mente. La voglio vedere con il pancione e il mio anello al dito... voglio avere una casa e lei che mi aspetta dopo una giornata di lavoro
Voglio di nuovo fare l'amore con lei, voglio stringerla e dirle quanto la amo e quanto sono stato stupido a mandarla via... quanto ero ragazzo per accettare la sua offerta di donna.

20 anni e sono ancora suo. Per sempre.

"Lorenzo... Lorenzo" la sua voce allarmata fa scattare anche me sugli attenti. La sua preoccupazione è la mia... lei è mia, la mia compagna. Lorenzo la sente e comincia a scalciare per essere messo a terra. In un secondo è da lei. "Lorenzo ma dove ti eri cacciato... non si fa questo alla mamma" lo brontola... mi ricorda la sua di mamma... stessa espressioni corrucciata, stesso tono amichevole.

"Volevo vedere le macchinine" Livia alza gli occhi al cielo sbuffando. Finalmente mi guarda e il mondo si ferma. Abbiamo di nuovo 17 anni e siamo insieme. Alpha e Luna. Le sorrido. È ancora bellissima, ha un aspetto più adulto, la pelle è sempre splendente, la mia Livia. "Brutus" pronuncia. Mi è mancato il modo in cui pronuncia il mio nome... lei è l'unica. Faccio un passo avanti ma mi blocco quando vedo un uomo avvicinarsi.

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