Capitolo 5

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Ok lo ammetto... Livia 2, Botolo ringhioso 1. L'ultima l'ha vinta lui anche se non per merito suo. Sono stata portata via di forza da quella casa. Mi ricordo ancora il brivido di paura che mi è salito su per la schiena alla vista del volto di Brutus... giuro che stava cambiando.

Sentivo la sua furia verso di me. Scorbutico. Batto un piede per terra. Sto andando a scuola. Per tutto il weekend non ho sentito nessuno. Allison si è volatilizzata non appena mi ha accompagnato a casa, Charlotte non pervenuta. Sono sicura che se chiedessi a lei mi direbbe che mi sto preoccupando troppo.

Ribatto il piede per terra. Quei maledetti occhi. Sono diventati di un verde completamente diverso. Mi ritorna in mente anche il tono preoccupato di Erik "Brutus calmo". Attraverso la strada... ovviamente non sulle strisce pedonali. Sospiro. Mi sono svegliata male, non ho fatto niente per tutto il weekend, quindi ho avuto un sacco di tempo per pensare e questo non è stato un bene. Intravedo la scuola sul fondo della strada. Molti ragazzi stanno andando nella mia stesa direzione. Evviva... si comincia una nuova settimana di persone che non conosco e di occhiatacce da parte di gente che mi resta antipatica.

Vedo Charlotte da lontano ferma davanti al cancello della scuola. Si guarda attorno. Ho notato che non ha molti amici e non capisco perché... mi sembra la classica ragazza che può andare d'accordo con tutti, anche con l'ordine superiore delle piante. In questa settimana si è sempre seduta a mangiare con me e a salutato solo poche persone, quando le incontravamo nel corridoio. Non le faccio tante domande perché a me sta bene che stia con me... però mi sembra strano.

La città mi sembra strana, cristo santo! Tutto qui è poco chiaro, spiegato male o nascosto. Sembra che la città sia sempre avvolta nella nebbia, riesci a vedere i contorni delle persone ma mai i particolari. Sono curiosa di natura... le cose poco chiare di solito mi spingono in un casino di guai.

"ciao" la saluto e lei mi rivolge uno dei suoi sorrisi. Venerdì sera non sono venuti a prenderla i suoi genitori, se n'è semplicemente andata via da sola... alle 2 di notte... nel bel mezzo di un bosco. Allison ha proposto di accompagnarci entrambe ma Charlotte ha rifiutato. "non ti preoccupare, non abito molto lontano" ha detto per poi avviarsi. Ho subito pensato che fosse una balla. Chi diavolo vivrebbe immerso nella natura? Io no... e sicuramente no mia madre.

"ehy" allargo le braccia. "vieni qua..." dico aprendo e chiudendo le mani. Lei mi guarda male. "no, Livia" dice imbarazzata. "invece si... il lunedì mattina ne ho bisogno" dico chiudendo gli occhi e aspettando. La sento sospirare... alcune volte penso che le ho attaccato questo vizio, poco dopo sento le sue braccia intorno al busto. Mi stringe. L'abbraccio. "ohhh, un bel abbraccio di prima mattina è quello che ci vuole" le dico staccandomi. Le sue guance sono completamente rosse.

So che non è abituata a questo tipo di contatto, ma io le abbraccio le mie amiche... che si abitui. "che lezioni hai oggi?" mi chiede. Alzo le spalle. "non lo so" ancora non mi sono imparata a memoria le varie lezioni e non ho intenzione neanche di farlo. "io oggi ho la giornata piena" mi fa presente. "ci vediamo in mensa no?" le dico guardandomi attorno. "certo".

Intravedo i lunghi capelli di Allison. La cerco con lo sguardo ma lei mi ignora. Si gira verso Erik e il gruppo degli stronzi. Intravedo anche Scott, Lucas con Khaterine e anche Damian. Nessuno di loro mi saluta anche se io alzo la mano. Mha... "ci ignorano" dice Charlotte. Sento che è dispiaciuta... una bambina con i sogni infranti. Assottiglio gli occhi. Deve essere successo qualcosa questo fine settimana.

Entriamo nella scuola, trasportate dal fiume di corpi adolescenziali. Accompagno Charlotte all'armadietto. Sospira. "secondo te ce l'ha con noi?" mi domanda. Mi appoggio agli armadietti mentre lei ha la testa quasi sepolta dentro il suo. "non lo so" dico un po' preoccupata. "non abbiamo comunque fatto niente di male" le ricordo. Non può avercela con noi, alla fine ci ha invitato lei a casa sua... o meglio di Erik. Non è colpa nostra. "si lo so... però... "

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